Simonetta porta il mondo in gelateria

“La scelta del locale dove far crescere le nostre idee è stata ispirata dal pavimento del negozio di Via Eurialo, 100: sampietrini rossi. Sembrava il proseguimento della piazza, dove poi con gli eventi di Splash abbiamo creato un’agorà senza steccati per conoscersi e incontrarsi.”

“Dice che una buona idea deve essere sconfinata come gli spazi freddi dell’universo e precisa come la scelta di un gelato.” La considerazione di Stefano Benni sembra scritta anche per iniziare il racconto di un posto speciale: sembrerebbe solo una gelateria, ma è un luogo quasi magico nel quale si incontrano sapori, lingue, tradizioni da ogni paese. Così hanno voluto far vivere Splash, Simonetta Cervelli e Enrico Tittaferrante. Gelatai un po’ per tradizione, un po’ per caso, sicuramente per passione: dal 1996 in via Eurialo a Roma, accolgono chi voglia assaggiare gusti derivati da materie prime selezionate e prodotti di stagione; assistere e conoscere i segreti della preparazione della loro miscela, ma anche frequentare un laboratorio di scrittura, partecipare ad un concerto, alla presentazione di un libro, ad una mostra, far parte di un evento collettivo di sensibilizzazione. Negli anni, Splash è diventato uno dei centri multiculturali più attivi del quartiere Appio Tuscolano. Simonetta, Enrico e la loro figlia Futura, non si sono fermati nemmeno durante la pandemia: appena hanno potuto si sono organizzati per le consegne a domicilio, hanno continuato le loro diverse attività online e organizzato, da casa, le iniziative future. La traccia di Simonetta, che è stata riconosciuta tra le migliori figlie di Roma, insignita del Rome Best Practices Award, dimostra come si possa generare bene dall’amore per ciò che si fa e per gli altri. Passare a prendere un gelato da Splash significa fare un piccolo giro tra le emozioni e i vari sapori del mondo.

La traccia: gelati, libri, arte e uncinetto da Splash

“Nasco da una famiglia di gelatai, sono cresciuta in mezzo al gelato, per questo avevo deciso di non seguire la tradizione: troppo faticoso ed esclusivo. Sapevo che avrebbe significato non trovare il tempo per fare altro. Ho cominciato un percorso diverso. Prima segretaria di uno studio legale, poi è nata mia figlia e ho accettato un lavoro part time nella Società geografica italiana a Villa Celimontana. Mi sono appassionata e ho frequentato un corso per bibliotecari. Per sette anni ho ricoperto questo ruolo, informatizzando tutto il patrimonio della Società geografica. Nel 95 mio padre ha avuto un piccolo infarto: ho dovuto occuparmi della gestione della gelateria di famiglia a Grottaferrata. Le mie giornate sono diventate rocambolesche: portavo mia figlia Futura a scuola a Cinecittà, poi passavo in clinica da mio padre, andavo a lavorare a Villa Celimontana e dal pomeriggio alla sera stavo in gelateria. Mio padre si è ripreso, ma ha avuto una recidiva mesi dopo che mi ha messo davanti alla scelta: riuscivo a fare tutto, ma male, dovevo decidere cosa lasciare. Nel bivio insieme a me c’era mio marito Enrico che lavorava alla IBM, anche come sindacalista. Ci siamo licenziati entrambi: lui ha messo a frutto ciò che aveva imparato, osservando mio padre preparare il gelato; io ho ripreso in mano la tradizione di famiglia, ma sapevo sin dall’inizio che non avrei seguito la stessa identica strada.”

simonetta gelati logo“Mio padre è tornato in gelateria e noi abbiamo capito che dovevamo trovarne una nostra dove portare avanti un’attività nel modo che volevamo: ringraziando per quanto avevamo appreso dalle lezioni paterne, ma approfondendo, come è il nostro stile. La scelta del locale dove far crescere le nostre idee è stata ispirata dal pavimento del negozio di Via Eurialo: sampietrini rossi. Sembrava il proseguimento della piazza. Abbiamo passato un pomeriggio intero a cercare un nome che si ricordasse con facilità e fosse immediato, poi nostra figlia, all’epoca di 9 anni, dalla stanza gridò: ” e che ci vuole: Splash è perfetto! ” Si intuiva sarebbe diventata un’artista. Io e Enrico ci siamo guardati, ci è piaciuto ad entrambi subito: io poi ero innamorata del film di Nichetti “ho fatto Splash”. Il 13 febbraio del 1996 abbiamo inaugurato pieni di entusiasmo.”

simonetta gelato bambini“All’inizio abbiamo dovuto capire come interagire con un quartiere, l’Appio Tuscolano, abitato prevalentemente da una popolazione anziana: noi ci mascheravamo a carnevale, ma di bambini ne arrivavano pochi. Ci siamo rivolti alle scuole, offrendo laboratori per vedere come si prepara uno degli alimenti preferiti dai piccoli: hanno messo le mani in pasta centinaia di loro, assistendo alla pastorizzazione del latte e all’indurimento del cioccolato nella stracciatella. Lo assaggiavano e se ne andavano con il loro gelato e l’attestato. Tutto gratuito, ma una buona pubblicità. Ricordo ancora quando un bambino di quattro anni portò la mamma il pomeriggio, dicendole: “Vedi, qui è dove lavoro!”. I primi che hanno partecipato ai nostri laboratori oggi sono madri e padri che continuano a venire qui con i loro figli. Dalle scuole abbiamo allargato la prospettiva: stage formativi per le persone che si trovavano nelle case famiglia o nei centri di accoglienza. Alcuni di loro sono rimasti a lavorare nel settore. “

“Le idee aumentavano, ma lo spazio non ci bastava. Nel 2000 abbiamo preso anche il locale a fianco: finalmente il nostro luogo della cultura. La prima occasione per dimostrare cosa sarebbe diventato mi è stata suggerita in maniera molto particolare. Sistemavamo la casa dei nonni, dopo che purtroppo ci avevano lasciato, in un cassetto abbiamo trovato un quaderno: era il diario di guerra di nonno. Dalle pagine dettagliate di racconti ho scoperto un uomo diverso da quello che conoscevo e adoravo. Il mio nonno “godereccio”, quello che in agenda aveva solo numeri di ristoranti e nessun riferimento a dottori, aveva custodito la memoria nitida di un soldato in grado di ricostruire le vicende di un periodo storico da una prospettiva inedita. Una mia amica che aveva svolto il servizio civile al campo internazionale di Wobbelin, aveva delle foto significative di quei luoghi. Mettemmo insieme le due tracce per un evento durante la Giornata della memoria. Il 27 gennaio del 2001 creammo un percorso, nel quale, sopra alle immagini dei campi di concentramento, scattate dopo la liberazione, esposte su sacchi di iuta, si stagliavano le pagine del diario di mio nonno. Come sottofondo andava la registrazione di quelle stesse parole, incisa da una attrice negli studi di radio onda rossa.

 

A quel punto non potevamo più fermarci.”

“Da giugno a settembre dello stesso anno partì il giro del mondo in 90 giorni: 6 eventi che coinvolsero anche la strada. Dividemmo il mondo in fasce, ognuna raccontata attraverso la propria cultura, quindi leggende, danze, canti, cibo. Bastava passare, anche per caso, per essere avvolti dalla conoscenza dell’altro: sperimentammo l’efficacia dell’abbattimento delle frontiere del razzismo generato dall’ignoranza. Organizzammo anche una sfilata di abiti da sposa, ogni vestito narrava un’usanza, una storia legata alla tradizione del matrimonio nel paese di provenienza.

“La presenza di Splash sulla piazza era destinata a confermarsi una costante preziosa di incontri e confronti. Tre pranzi speciali hanno trasformato via Eurialo in una vera agorà senza steccati. Il primo lo dedicammo alla lotta contro lo spreco. “Resti…a pranzo?”, il titolo abbastanza evocativo dell’iniziativa che ci fece allestire il 14 aprile del 2013 il primo pranzo davvero ecosostenibile e solidale a partecipazione collaborativa. Gli ingredienti dei piatti sono stati per la maggior parte alimenti a scadenza ravvicinata forniti dal supermercato Simply. Siamo stati apripista in quella che poi dopo è diventata una regola: non buttare, ma riutilizzare. Frutta e verdura è arrivata dall’Azienda agricola biologica Carpineti di Cori, che aderisce al Gruppo Acquisto Solidale a km.0, e dalle frutterie intorno alla gelateria che hanno abbracciato il progetto. Niente plastica: sui tavoli stoviglie, tovagliette, bicchieri in materiale biodegradabile. Acqua, rigorosamente del comune, nelle brocche portate dai clienti: ne sono arrivate tantissime. Ognuno si è portato le proprie posate.  La Scuola TuChef di Anna Maria Palma ha messo a disposizione i propri spazi per la preparazione e la cottura delle pietanze, collaborato nella definizione del menù e messo a disposizione alcuni suoi allievi per la realizzazione dell’evento. I ragazzi stagisti dell’Istituto alberghiero Tor Carbone si sono occupati dell’accoglienza e del servizio ai tavoli. Il ricavato dell’evento, tolte le spese vive, è stato devoluto alla campagna “+DIRITTI, NIENTE SCONTI” a difesa dei bambini e donne nel mondo.”

simonetta gelati pranzo

“Abbiamo continuato a far conoscere e incontrare sapori e culture. L’8 agosto del 2018 abbiamo allestito la nostra mini expo: un altro pranzo in strada per 250 commensali con ricette provenienti da Somalia, Kenya, Perù, Turchia, Romania. Coinvolgemmo le diverse ambasciate. Lo sguardo all’altro con una sensibilità diversa che presuppone la voglia di conoscere e stare insieme ha caratterizzato anche Disabilia, il festival delle arti per disabili. Esponemmo i quadri di Piergiorgio Welby presentati da Mina Welby, suonarono per noi i Ladri di Carrozzelle, ci furono le esibizioni di arti marziali e di scherma degli atleti nazionali paraolimpionici.”

“Ciò che abbiamo creato in questi anni ha confermato come sia necessario appassionarsi per dare il meglio di sé. Per amare la gelateria ho portato dentro tutto il fuori che avrei potuto perdere passando le mie giornate solo al negozio. Per rimediare alle ore negate alla lettura, abbiamo attivato il laboratorio di scrittura, arrivando a pubblicare due libri, con la presentazione di uno abbiamo riempito Palazzo Merulana. Un giorno una delle signore che frequentava il corso mi ha portato uno stralcio di giornale nel quale si parlava del libro di Nicoletta Bortolotti “Chiamami sottovoce”, dedicato ai figli dei migranti in Svizzera, i cosiddetti bambini ombra. Ho deciso di chiamare l’autrice anche se stava a Milano, lavorava in una importante casa editrice e noi potevamo offrirle solo i 30 posti della nostra sala per la presentazione. Sono stata chiara: ”Lo spazio è piccolo, ma mio marito è uno di quei bambini.” Si è precipitata, all’incontro ha partecipato una giornalista di Rai 3, da lì la decisione di farne un docufilm: “Non far rumore” uscito a ottobre, sta vincendo premi ovunque. Tutto da uno stralcio di giornale.

simonetta uncinetto“Così va da noi: nessun progetto si ferma, ma continua negli altri. L’ultimo evento lo abbiamo organizzato il primo marzo al limite del lock down per Lucha y Siesta. Era il risultato dei nostri laboratori di uncinetto. Da gennaio il sabato pomeriggio dalle ore 17,30 alle 19,30 ci trovavano a sferruzzare in compagnia, anche sotto la supervisione della signora Pupetta Greco che metteva a disposizione la sua professionalità. Un’ ottima occasione per relazionarsi e confrontarsi tra persone di varie età e con esperienze diverse. Abbiamo raccolto tanto materiale, a settembre ci siamo messi in contatto con Gomitolo rosa che promuove il lavoro a maglia nei reparti ospedalieri Ci sono arrivati lavori da ogni parte del paese. Il primo marzo abbiamo creato un grande tappeto all’uncinetto su cui si è svolta una sfilata. A mezzogiorno l’evento, alle due è sceso un diluvio sulla città, ma c’era lo stesso tanta gente: abbiamo potuto coprire le spese e donare 1360 euro a Lucha y Siesta. Tutto il materiale rimasto ci ha dato da lavorare nei 40 giorni di lock down. Abbiamo realizzato una cinquantina di coperte che abbiamo messo in vendita nella piattaforma Produzioni dal basso per devolvere gli incassi a Salvamamme e Salvabebè. Con Gomitolo rosa stiamo lavorando per una iniziativa il 2 ottobre per La Festa dei nonni: a Natale, ogni quartiere di Roma che vorrà aderire avrà il proprio albero all’uncinetto.”

simonetta blocchi di foto“Il Bene genera bene, ne ho avuto la conferma durante questo periodo. Siamo stati chiusi solo una decina di giorni, poi ci siamo subito attivati con il delivery: ci hanno ordinato gelato da ogni parte della città. Abbiamo omaggiato alcuni di un dono speciale: i cubetti fotografici creati da Futura. Non si sono fermati i laboratori che abbiamo proseguito sul web e l’organizzazione dei progetti futuri attraverso mail e whatsapp. A settembre proviamo a ricominciare tutto come prima, puntando sempre al massimo, così, anche se raggiungiamo la metà, sappiamo di aver fatto tanto.”

simonetta gelati coperte

La traccia volante: nulla è impossibile, basta crederci.

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