Fabio e Gioele oltre l’obiettivo

“Io ho raccontato lui, ma la visione diretta del mondo me l’ha data Gioele.”
gioele il catalogoPer cambiare la propria prospettiva e approfondirne una diversa, occorre coraggio e sensibilità. Bisogna lasciare le certezze per provare a guardare oltre il recinto di convinzioni accettate con lo sguardo di chi non ne fa parte. Il risultato destabilizza, sconvolge equilibri per ricrearne differenti, inattesi e profondi. E’ la magia dell’incontro che l’arte può suggellare in opere che dialogano e coinvolgono chi le osserva. Fabio Moscatelli lo ha fatto con la fotografia. Il suo mestiere sembra una missione: “raccontare le storie nascoste di persone e luoghi, spesso cosi’ lontani dalle nostre menti, eppure cosi’ vicini al nostro quotidiano”. E’ il senso del progetto che sta conducendo su Tor Bella Monaca “Qui vive Jeeg” e soprattutto è l’obiettivo di un’avventura che da professionale è diventata personale: il rapporto fotografico con Gioele. Cinque anni di vita di un ragazzo autistico ripresi nella spontaneità dei gesti quotidiani.  A questo loro percorso di reciproca conoscenza è dedicata una mostra “Gioele – Un Viaggio nel Blu” che si inaugurerà sabato 11 Maggio dalle 18.30 nella sede dell’associazione Aurea in via Rodolfo Lanciani 15. Fabio voleva provare a raccontare la straordinaria normalità di chi vive direttamente l’autismo ed ha scoperto un’altra visione della realtà attraverso gli occhi di quel ragazzino, da scricciolo diventato gigante, che ha deciso di passare anche dall’altra parte dell’obiettivo. Già ne libro ‘Gioele – Quaderno del Tempo Libero’ (a cura dello studio Der Lab di Irene Alison) nel quale Fabio ha raccolto le foto del primo anno insieme c’erano alcuni scatti realizzati direttamente da Gioele, nella mostra ci sarà di più: c’è il meraviglioso racconto della nascita e il consolidarsi di un rapporto che solo la fotografia, capace di catturare gli attimi, può narrare. Un’alchimia che prosegue oltre i pannelli e forse verrà condivisa con un secondo libro più completo.

La traccia: la fotografia per scoprire il senso della realtà

gioele e siria

“La sfida che intraprendo sempre con la fotografia è ribaltare l’ovvio, superare il luogo comune per mostrare la realtà da un’altra prospettiva. E’ il mio mezzo di scoperta.

 Cinque anni fa avevo appena terminato un lavoro particolare sugli stati vegetativi e volevo lanciarmi alla conoscenza di un altro mondo inesplorato. Ne parlai con una mia amica, le confidai: “vorrei affrontare il tema dell’autismo.” Non volevo costruire una storia romantica o cinematografica, ma trovare un modo per rappresentare la prospettiva di chi vivesse l’autismo nella quotidianità. La fotografia permette di approfondire anche ciò che sembra più misterioso.”

gioele copertina

“La mia amica mi disse che conosceva la madre di un ragazzo autistico: Gioele. Aveva 11 anni la prima volta che ci siamo incontrati. Non è stato facile instaurare un rapporto, non per le sue condizioni, ma perchè da adulto dovevo conquistare la fiducia di un ragazzino. La chiave per aprire la porta me l’ha data mia figlia che all’epoca aveva 5 anni. Mi ha accompagnato, una volta a casa di Gioele ha preso un suo puzzle e lui si è messo seduto vicino a lei: è iniziata una triangolazione affettiva. Gioele e Syria hanno stretto un rapporto bellissimo ed io con loro.”

gioele e syria gioco

“Non ho mai finto con lui: sapeva che c’ero con la macchina fotografica, anzi ha cominciato ad incuriosirsi e a chiedermi se potesse usarla anche lui, solo che non voleva “quella che fa vedere subito le foto”. Gli ho messo a disposizione una analogica con cui ha scattato le foto che sono nel libro e saranno nella mostra.

Mi ero ripromesso di raccontare la sua straordinaria normalità durante la giornata: guardando il lavoro di questi cinque anni sembra che abbia realizzato un album di famiglia dedicato ad un bambino che sta crescendo. E’ lui il protagonista non la sua condizione.”

Un percorso oltre la condizione

“Difficilmente quando presento il progetto e il libro uso la parola autismo: chi lo conosce, lo sa. Ricordo che dopo l’editing del libro, in fase di stampa, lo feci vedere ad un amico fotografo che commentò: è bellissimo non si vede che Gioele è autistico.” La sua era un’osservazione costruttiva, ma mi ha illuminato sul luogo comune della rappresentazione fotografica della disabilità. Sarebbe stato più facile scegliere una prospettiva che mostrasse soprattutto i momenti di difficoltà o le situazioni dalle quali si potesse evincere la condizione di Gioele, ma cosa ne avrei tratto.

Stare con lui, tante ore, senza cercare la situazione, ma vivendo tutti i passaggi delle sue giornate che spesso tendono ad essere anche ripetitivi, ha portato ad un risultato molto più significativo: noi due abbiamo legato.”

fabio e gioiele insieme

“E’ stato e continua ad essere molto più interessante continuare lungo il nostro percorso, così come lo abbiamo impostato quell’agosto del 2014 quando abbiamo iniziato questa avventura insieme.”

“Sento ancora l’emozione di una mattina speciale, era l’8 dicembre dello stesso anno, ci vedevamo quindi da 4 mesi, mi chiese se volessi fermarmi a pranzo da loro. Gli risposi che mi aspettavano a casa. “Allora vengo io” mi stupì con questa affermazione che era più di una richiesta, bensì una dichiarazione di fiducia. E’ venuto a casa mia, senza i suoi genitori, la prima di una serie lunga di pranzi, merende e cene condivise.

Sono diventato, non so ancora bene come, uno dei suoi punti di riferimenti. Me lo ripetono gli operatori quando mi incontrano: “finalmente ti conosciamo, parla sempre di te!” Quando è andato all’open day del liceo artistico che frequenta, ha voluto che ci fossi io, oltre ai genitori.”

Per questo ho voluto che il libro, primo risultato del nostro incontro, uscito nel novembre del 2015, fosse un lavoro condiviso. Ci sono anche alcune foto scattate da lui. E’ la testimonianza, sulle pagine, del nostro rapporto che avrà una conclamazione ancora più netta con la mostra.

Nell’allestimento ho preparato delle opere speciali: lo screen shot plastificato dei nostri messaggi whatsapp.”

Il viaggio continua

“Le foto stampate e visibili in un percorso fisico, richiamano una partecipazione attiva diversa. “Il catalogo lo firmiamo insieme!” Gli ho annunciato, la sua risposta come sempre mi ha spiazzato. “No, fallo solo tu per me.”

Gioele ha fotografato quello che gli piaceva, passando dalla analogica allo smartphone. Ci sono diverse foto di mia figlia Syria, ma non solo.

Io ho raccontato lui, ma la visione diretta del mondo me l’ha data Gioele.”

gioele e siria 2“L’ignoranza genera paura nei confronti di chi è diverso. Con Gioele ho incontrato altri ragazzi autistici con le loro famiglie, alcune associazioni mi hanno invitato a parlare, ho ricevuto diversi messaggi di ringraziamento per aver raccontato una storia simile alla loro. Sono io che devo ringraziarli per avermi dimostrato l’esistenza di una forza incredibile in chi, anche nelle situazioni più difficili, riesce a non abbattersi. Sono grato loro anche per quella inspiegabile atmosfera che si è creata alle presentazioni del libro con cui sono stato in tantissime città italiane: ogni volta si rifletteva insieme, ma si riusciva anche a sorridere. E’ il modo con il quale riesco a trasmettere ciò che ho vissuto direttamente: non ho scoperto il mistero dell’autismo, ma ho avuto il regalo grandissimo del rapporto con Gioele che non mi sarei mai aspettato potesse diventare tanto forte e intenso.”

“Irene Alison, curatrice del libro gli ha chiesto una volta: “Ti è piaciuto?”. Lui ha risposto “sì è un pochino simpatico.” All’ingresso della nostra unica mostra prima di quella che si inaugurerà l’11, ripeteva “ci sono le mie foto” ed invitava tutti a lasciare un messaggio e firmare il libro dei visitatori.”

gioele foto sue

“Gioele per me è questa disarmante spontaneità di cui posso custodire una chiave grazie ai nostri 5 anni insieme nei quali l’ho visto crescere da uno scricciolo ad un gigante come è oggi. Una storia che non finisce, continuerò a seguirlo anche dopo la mostra. Pensavo di completare il lavoro quando compirà 18 anni e per la burocrazia italiana non sarà più autistico. Nella prefazione del libro ho fatto correggere alla curatrice che l’autismo è una condizione, non è una malattia da cui si può guarire.”

“Intanto mostreremo il percorso svolto insieme fino ad oggi. Lo spazio nel quale stiamo allestendo la mostra ci dà la possibilità di far condividere appieno questo nostro viaggio. A giugno esporremo anche a Perugia e poi al Festival di Pontremoli.

Sulla copertina del libro ho scritto capitolo 1 perché sapevo ci sarebbe stato un seguito che non sarà un capitolo 2, ma una narrazione completa dei nostri 8 anni insieme.”

gioele uccelli

La traccia volante: “Speciali sono i bambini autistici, così come gli uccelli sono diversi nei loro voli, tutti però hanno diritto di volare.” Jessica Del Carmen Perez

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Una risposta a "Fabio e Gioele oltre l’obiettivo"

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  1. Ciao stupendo questo incontro di anime. Complimenti. Adoro chi con semplicità e vero amore sa guardare oltre i limiti e andare dritto nell’anima recependo ciò che si è realmente. Ho anche esperienze simili e ti e vi capisco cosa significhi triangolazione affettiva. Oggi sono mamma di una bimba ad alto potenziale cognitivo con i pro e i contro che ci sono. E mia figlia adora chi osserva l’anima in modo profondo delle persone. E quando sente dire agli “ignoranti di anima” “Ma lascialo stare poverino non vedi che è diverso? ” lei in tutta franchezza con i suoi 3 anni e mezzo in tasca ma la maturità di un adulto guarda storto e dice” Lei è mia amica, ed è bella più di te che la fai piangere. Vai via! ” si prende l amichetta e si allontana e sottovoce le dice all amica” Lascialo perdere, poverino, non capisce perché non vede, non vede Noi”….
    Quindi si si è ricchi avere lo sguardo vero quello che va oltre ogni apparenza. Complimenti. Venitemi a trovare nel mio blog
    Le Vs foto sono bellissime. Anche io adoro la fotografia. Ciao a tutti Emilia

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