“Non scapperemo, ma non versate il nostro sangue!”
Kyal Sin, soprannominata Angel

Correva per la vita libera del suo popolo. Era convinta, come lo si è a 19 anni, che sarebbe andato tutto bene, tanto da indossare l’auspicio sulla sua maglietta.
Kyal Sin, soprannominata Angel, la portava anche mercoledì 3 marzo, quando è stata uccisa durante un corteo a Mandalay, la seconda città del Myanmar. Le hanno sparato alla testa, mentre insieme a moltissimi, coetanei e non, protestava per chiedere la liberazione di Aung San Suu Kyi, presidentessa, democraticamente eletta, destituita da un colpo di stato.
Da settimane a chi lotta per il ripristino della legalità e per la pace, risponde una repressione durissima.
54, la cifra che il regime ha fatto filtrare, sarebbe il numero dei morti.
Kyal Sin non voleva certo essere tra questi, ma consapevole dei rischi, aveva scritto i dettagli del suo gruppo sanguigno su Facebook e chiesto che i suoi organi fossero donati nel caso fosse morta.
“Se non sono in buone condizioni non salvatemi, donate i miei organi e contattate mio padre”.
Kyal Sin era una ballerina e praticava arti marziali. Al suo funerale in migliaia l’hanno accompagnata: simbolo di una rivolta dimenticata nel rumore del mondo, angelo di chi continuerà a portarla avanti.
19 anni, amava la vita, correva per la libertà, non l’hanno fermata i proiettili: il suo cuore batterà nel petto di un altro.
Non dimentichiamola!
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