Era il 23 novembre del 1980 anche a Teora

“Tra le pietre dell’Irpinia e della Basilicata, in quella notte scura e terribile, c’è un pezzo della storia di tutti noi, indelebile. La Memoria non si spenga così come non si spegne il ricordo e l’amore che ci lega a quelle persone e a quella terra.”

40 anni fa, alle 19.34, un terremoto di magnitudo 6.9 colpì l’Irpinia, la Basilicata e una limitata area della Puglia: i morti furono quasi 3000, oltre 8000 i feriti e 300 mila circa gli sfollati. Una tragedia impressa nel cuore del paese, un solco in quello di chi, in soli 90 secondi, perse parenti, amici, la propria casa, il lavoro, ma anche abitudini e legami con un tempo ed una comunità. E’ resistita la memoria che unisce la profonda sensazione di smarrimento ancora viva all’amore forte per le radici. E’ nelle parole profonde, cesellate nell’anima di una ragazza: la traccia che Irene Gironi Carnevale ha scritto e che ringrazio di voler condividere con il blog. Proviamo a ripartire, per dimostrare che si può.

Teora è una delle mie radici, il paese dove nacque mio nonno Giulio, padre di mia madre. Il luogo dove ho vissuto per un anno e frequentato la prima media, dove ho intrecciato amicizie, incontrato persone che hanno fatto parte della mia vita, ritrovato parenti. Dove avevo ricordi bambini in una bellissima villa appena fuori dal paese, Villa del Guercio, regalata da uno dei fratelli di mio nonno, Olindo, ai genitori che non la abitarono mai preferendo restare nella casa del paese che affacciava sulla piazza. Avevo modulato la mia vita di bambina cittadina su quella del piccolo paese, un luogo piccolo e caldo, molto più a misura umana, che era stato per me una scoperta. Un anno che è impresso nella mia mente e nel mio cuore, indelebilmente con le immagini della stradine, delle case, dei volti e delle voci delle persone che in quell’anno hanno fatto parte della mia vita.

Ma la vita è una ruota e venne il momento del ritorno in città, la promessa di mantenere contatti con le amiche e gli amici, le lettere scritte per qualche anno, poi il vento della vita ti disperde, ma non ti perde se tu non vuoi. E io custodivo i ricordi e le persone, mi domandavo come fossero diventati, quali le loro vite.

Poi è arrivato il 23 Novembre 1980, una domenica. Ricordo perfettamente dove fossi alle 19,35 di quella sera, nella cucina della casa di famiglia di mio padre, a Pico, Frosinone, un altro piccolo paese, un’altra delle mie radici. La scossa la sentimmo bene, il paiolo di rame del camino si trasformò in un pendolo. Accendemmo la televisione e le notizie di morte e distruzione ci inondarono. La certezza di una tragedia di proporzioni enormi l’avemmo subito. I nomi dei paesi distrutti ci colpirono al cuore, oltre a Teora conoscevo la maggior parte di essi, ci ero stata per un acquisto, per una visita, di passaggio. Pochi giorni dopo, con un gruppo di volontari, andammo a Lioni, pochi chilometri da Teora. Attraversare quelle strade che conoscevo benissimo e non riconoscerle, vedere una casa sghemba, di traverso, come un dente parzialmente estirpato dalla sua sede naturale, integra, ma inclinata fu come stare in un angosciante quadro surrealista. E la morte e la disperazione si toccavano con mano.

Mille volte ho passato in rassegna i nomi, i volti familiari, mille volte mi sono chiesta quale sorte gli fosse toccata e non ho trovato il coraggio di guardare le liste. Di parenti avevo saputo, di alcune famiglie di quasi parenti, di conoscenti, ma i miei amici, Giuseppina, Renato, Valeria, Angelo, Nazario avevo il terrore di sapere, non riuscivo a pensarli sotto le macerie. Mi sono sentita vigliacca, lo ammetto. Volevo conservare solo i bei ricordi, volevo convincermi che non gli fosse accaduto nulla di male. Ma ogni tanto riaffiorava il dubbio. E alla fine un giorno li ho ritrovati, senza alcun merito. Ho ricevuto un messaggio qui su Facebook: ”Ciao Irene, sono Giuseppina”. Mi si è aperto il cuore. Ci siamo ritrovati quasi tutti ed è stato un momento bellissimo, ma il pensiero e la memoria di chi quella sera è andato via per sempre non può non essere con noi, non può non far parte della nostra vita.

Tra le pietre dell’Irpinia e della Basilicata, in quella notte scura e terribile, c’è un pezzo della storia di tutti noi, indelebile. La Memoria non si spenga così come non si spegne il ricordo e l’amore che ci lega a quelle persone e a quella terra.

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