Di amore e speranza

In una giornata dedicata all’amore, non riesco a pensare cosa altro possa movere il sole e l’altre stelle: gli occhi dei bambini che, dalle culle di un ospedale alle intercapedini di un muro, sono stati protetti per illuminarci.

Gli occhi dei bambini sono luci sul futuro piene di storie. In due piccole sfere contengono inconsapevole conoscenza infinita e codici unici da trasmettere a chi li riesce a osservare. Solo chi ha forza o incoscienza ce la fa a sostenerne il bagliore. Nei momenti di incertezza costituiscono il segnale per la salita: aperti e sorridenti ,consentono di riprenderla; chiusi o persi, decretano la definitiva resa collettiva.

Del sisma che ha devastato due paesi, abbattendo i resti dell’antichità, mentre ne flagellava il presente, ci sono tante evocazioni del dolore, impresse in video ed immagini, poche riescono a smuovere altre emozioni: sono i fotogrammi in cui si impongono gli sguardi dei piccoli sopravvissuti.

Avvolti dalla terra dell’incubo che li ha ricoperti mentre sognavano, fissano i loro soccorritori, restituendo senso alle loro mani instancabili, ferite e fiere di contenere quell’inatteso dono. Contemporaneamente squarciano chilometri e indifferenza, raggiungendo chi è spettatore attonito o distratto. Sono un lampo di speranza che si offre al mondo, interrogando sull’ingiustizia che si perpetua in alcuni luoghi dove la sopravvivenza è un obiettivo, non solo a causa del terremoto, anche per i neonati. Provano a richiamare attenzione e aiuto.

I bambini estratti vivi dalle macerie di una vita appena iniziata dovranno viverla. Forse non avranno che un frammento di ricordo della tragedia che li ha privati di ogni riferimento, ma si spera che riescano a ricostruire una bellezza possibile anche grazie a chi da loro ha ricevuto la fiducia per non arrendersi.

C’è un video che più di altri esemplifica le parole in un gesto. Non è stato girato a posta, ma è tratto da una registrazione dell’ospedale di Gaziantep in Turchia. Riprende due infermiere nella stanza di terapia intensiva neonatale. E’ il momento della scossa, la sala sembra capovolgersi, chi può dovrebbe fuggire, ma loro si guardano e restano lì, strette con tutto il corpo alle incubatrici per evitare si rovescino.

In una giornata dedicata all’amore, non riesco a pensare cosa altro possa movere il sole e l’altre stelle: gli occhi dei bambini che, dalle culle di un ospedale alle intercapedini di un muro, sono stati protetti per illuminarci.

Non dimentichiamolo domani e il resto dei giorni, restituiamo in minima parte il dono, contribuendo agli aiuti. Condivido le modalità di azione di Nawal Soufi quindi suggerisco una delle strade per farlo. Versare con Causale: “Terremoto” Iban: IT58Y0760101600001037851985 BIC/Swift: BPPIITRRXXX Nawal Soufi Bancoposta Paypal: nawalnoborder2@libero.it

Non bruci la compassione a Samos!

Mazì è la scuola, fondata da Nicolò Govoni nel 2018, che ogni giorno accoglie i bambini siriani del campo di Samos. Ieri notte ha ospitato le famiglie in fuga dall’incendio, scoppiato in quella stessa polveriera. In greco vuol dire insieme, solo così si può stare. La traccia di oggi prova a legare la Samos di Nicolò alla Bologna di Don Matteo Zuppi: perché è la stessa terra, la stessa speranza e siamo noi che abbiamo la responsabilità di non mandarle in fumo completamente. Continua a leggere “Non bruci la compassione a Samos!”

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