Claudia ha la voce del papà nel Core

“La mia traccia è la musica, che è la mia vita in tutti i sensi. Ogni traccia vocale che ho lasciato incisa, ha avuto un senso per me e mi ha portata dove sono oggi, un po’ come Pollicino con le briciole di pane per ritrovare la strada di casa. Io l’ho trovata: Roma!”
disegno claudia

Una prova microfono ammutolì la platea del teatro Piccolo Eliseo. Insieme ad alcune amiche appassionate stavamo organizzando, con la Regione Lazio, una manifestazione per le scuole ed avevamo chiesto a Claudia, collega, che sapevamo cantante nell’altra parte della sua vita, di partecipare. Lei ci fece l’onore di portare con sé Francesco Di Giacomo. Senza musica, prima dell’esibizione, accennò “Nina si voi dormite” e ci fermammo tutti con i brividi. Una voce forte, allo stesso tempo roca e limpida, per riportare l’eco di una canzone lontana, trasformandola in una hit del momento. L’effetto è stato eccezionale anche sui ragazzi: forse il concerto più apprezzato dell’iniziativa. Da allora, non ho più smesso di ascoltare Claudia e il gruppo di cui fa parte, i CoreAcore. Il loro cd, Lottoventisette, intriso di atmosfere, parole e respiri di Roma, risuona spesso dalle mie finestre per le strade di Pesaro. Una ricerca nella tradizione della canzone romana che è una storia di legami con una città e con una famiglia che si libera in sonorità rock davanti al pubblico che affolla tutti i concerti. Claudia mi fa l’onore di raccontare le sue tracce di note e sentimenti. 

La traccia: la musica dal passato al presente di Roma

 “Ricordo bene la prima canzone romana che ho sentito: “Serenata sincera”, cantata da mio padre in una giornata estiva in macchina. Avrò avuto 7 o 8 anni. Finestrini aperti e la sua voce: “rondini, malinconia de sole…” In quel caso la traccia erano i suoi occhi tranquilli che mi hanno accompagnata per anni: la sua non era solo una passione per il folk, ma per la musica, suonava la fisarmonica in gioventù ed è stato un mio fan dal primo momento.”

Da Collatina a Garbatella

“Io sono nata a via collatina e per 18 anni ho vissuto in un quartiere romano, ma nemmeno tanto, lo hanno costruito negli anni 60. Era una periferia giovane rispetto a Trastevere o Garbatella. Certo è che la mia famiglia è romana seria quindi, a casa mia, c’è sempre stata Roma: dalle parolacce, ai proverbi, alla cucina fino alla musica. Ho vissuto con i miei fino a 19 anni, poi loro si sono voluti spostare in campagna ed io rimanere in città. Cantavo, facevo la figurante, avevo i soldi per mantenermi e sono andata a vivere da sola a Testaccio. A 23 anni ho conosciuto il mio compagno di vita che viveva a Garbatella, dove mi sono trasferita quasi subito e che, ormai, è casa mia, contribuendo a lasciare un segno nella mia anima nel percorso musicale romano.”

Funky, blues, rock e folk

“Se la mia appartenenza a Roma è indiscussa, ho aspettato un po’ prima di cantare una canzone romana in pubblico. Il folk era stato con me sin dalla mia prima esibizione pubblica: primo liceo artistico di via Ripetta, nel lontano 1987, cantai Napul’e’ di Pino Daniele.  A 19 anni però firmai un contratto con la WEA per un disco Funky: “Non mi diverti”, nome d’arte Claudia Bruni. Ho comprato una copia su e bay l’anno scorso. A 23 anni sono passata al rhythm and blues, incontrando il gruppo dei Jammers di Jo Jenkins che era conosciutissimo nei locali romani. Nella band c’era anche Maurizio Masi che diventerà il mio compagno, in segreto per un po’ di tempo per evitare problemi. Nel 98 abbiamo perso i fiati e cambiato sonorità, andando su un repertorio rock. Ah, nel frattempo avevo ripreso il mio nome vero e rivelato la mia storia d’amore. Da allora non ci siamo più lasciati, nemmeno artisticamente, ma sempre dividendo bene gli ambiti: sul palco e in sala di incisione, lui è Maurizio Masi, batterista e produttore artistico, non mio marito, per carità. Ed io ho la mia personalità bene definita. Quando abbiamo mischiato è stato un cataclisma.

Dal Teatro di Rebibbia all’Auditorium

claudia 1“L’amore però segna la vita che per me è un tutt’uno con la musica. Nel 2003 divento mamma della mia splendida bambina e per due anni mi fermo, fino al 2005 quando Francesco Di Giacomo mi coinvolge con il progetto Colpevoli Nati. Ho avuto il privilegio di conoscerlo umanamente e professionalmente perché Maurizio Masi è stato per 25 anni il batterista del Banco. Con lui canto “Sempre” nel teatro del carcere femminile di Rebibbia. Un’esperienza forte e allucinante nello stesso tempo. Da neo mamma di una bambina che non stava mai ferma, vedere quei piccoletti rispettare le regole, considerare la reclusione la loro normalità mi ha colpito molto. “

“Con quella esibizione che mi ha toccato il cuore per vari motivi, è iniziata la collaborazione con Di Giacomo che ha cominciato subito a segnare il mio destino. Mi ha fatto conoscere un grande musicista, suo amico, Paolo Sentinelli che ha voluto fortemente io partecipassi, all’Auditorium Parco della Musica, a Generazione X, una manifestazione per ricordare la signora Ferri. Ero restia, vista l’enorme stima per la Ferri, ma soprattutto per non aver mai cantato “veramente” la canzone romana. La traccia in quel caso è stato il mio arrivo in ritardo: l’unica canzone rimasta era Barcarolo romano (un caposaldo difficilissimo da rivisitare). E’ stato il brano a scegliere me, oppure ci siamo scelti, chi lo sa: quella sera è stata la prima volta in vita mia che ho cantato un brano folk. Tra il pubblico c’era mio padre e ho sentito addosso la sua commozione. Solo l’applauso finale mi ha destato da una trance strana.

In quel momento, dopo tanti anni, mi sono sentita al posto giusto al momento giusto: avevo seguito le tracce.

Che poi per mio padre era già una soddisfazione avere una figlia che cantava (e poco importava se guadagnassi o meno) era fiero di me comunque, ma dopo l’esibizione del Barcarolo l’ho asfissiato di domande, aneddoti e canzoni (credo di conoscere dei brani romani che pochi sanno).

Credibile, emozionata, pronta per i Coreacore

claudia 4“Quella esibizione all’Auditorium ha segnato un punto di svolta nella mia vita artistica e forse non solo. Mi sono sentita credibile sul palco: emozionata così tanto da emozionare gli altri, non solo il pubblico, anche gli altri musicisti. E’ seguita l’insistenza di chi, in quel periodo, ha trovato in me il mezzo per esprimere la propria romanità, ce ne era poca in giro, allora. Autori, cantautori e musicisti si sono voluti immergere nel progetto CoreAcore che nasce da un’idea di Maurizio Masi e Maurizio Mariani. Ero al centro di un cerchio umano: ognuno metteva dentro il proprio background e Maurizio Masi ha mixato ogni cosa, curando non solo la parte musicale, ma anche quella artistica.  Io ho dato la traccia, attraverso la mia voce, la mia faccia ed anche l’essere popolana, mio malgrado, alle idee di tantissimi artisti che hanno voluto dare vita a dei brani per troppo tempo dimenticati.”

Francesco Di Giacomo sempre con noi

“In questa famiglia allargata c’era una figura per noi importantissima: Francesco Di Giacomo. Un artista come lui ha voluto collaborare e insistere perché Lottoventisette prendesse forma. Ha partecipato con noi ad ogni manifestazione: penitenziari, piccoli locali, piazze e si divertiva. Mi ha parlato, spiegato tantissime cose sul palco, ma anche dietro. Ho duettato con lui ed ha contribuito a creare momenti magici con la sua andatura strafottente e la sua faccia così vera, con la sua voce che arrivava in alto. Insomma manca una presenza così, musicalmente ed umanamente. Lella, che ha voluto incidere nel nostro disco (non sapevamo fosse la sua ultima incisione), è stato uno dei brani più belli e la sua interpretazione, la più emozionante in assoluto.”

Sul palco con Califano

“Altro piccolo miracolo nella mia vita musicale è stato l’incontro con Franco Califano. L’ho incontrato tante volte nella mia vita, ma mai avrei immaginato di fare un duetto con lui al Sistina, come è successo nell’aprile del 2011, tanto meno che ci regalasse un suo brano Un’artra vita che la signora Ferri non aveva fatto in tempo ad interpretare. Altro grande artista, altra figura controversa piena di poesia.”

Gabriella Ferri mito ineguagliabileclaudia 3

“La Signora Ferri, la chiamo così per il rispetto estremo che ho nei suoi confronti: sin dall’inizio di questa mia avventura è con me. Lei è anche Roma ed era normale avvicinarsi al suo personaggio e alla sua discografia: di lei mi porto dentro il dolore, il tormento ma anche l’allegria e la voglia di non prendersi troppo sul serio. La Ferri era un artista, una di quelle che nascono ogni 100 anni. Lei è stata la prima donna che ha imposto la sua personalità in televisione con Dove sta Zazà; ha scoperto talenti; ha dato un contributo fondamentale all’arte attraverso il teatro, la poesia, la pittura. E’ molto, molto di più di una cantante con la chitarra che canta stornelli: lei è stata ed è il folk romano. Sono diversa? Non lo so. Siamo simili? Non so nemmeno questo. Mi piacerebbe aver trasmesso anche un dieci percento di quello che ci ha regalato lei. Un giorno, il figlio, dopo avermi sentito cantare, mi ha abbracciato e mi ha detto: “grazie, per un po’ mi hai ricordato lei.” Non so se fosse vero o se la circostanza, insomma: io lo porto ancora addosso quell’abbraccio.”

Lottoventisette

claudia 8“Il percorso però non è stato sempre facile. Ci abbiamo provato. La prima volta che abbiamo suonato un brano dal vivo, lo abbiamo fatto nel modo che ci somigliava di più. Le canzoni da poter scegliere e riproporre erano tantissime, ma i live ci hanno dato una mano: abbiamo ascoltato l’entusiasmo del pubblico e soprattutto i ragazzi che non conoscevano questo enorme repertorio. E poi è arrivato il disco. Per i testi ho solo raccontato agli autori, Alfredo Serafini, Maurizio Masi e Sergio Simeoni, chi sono, e loro hanno fatto il miracolo. Si sono spinti oltre, affrontando temi complessi come l’amore.  Del primo video La cortellata ho scritto soggetto e sceneggiatura insieme al produttore artistico, Maurizio Masi. Ci piaceva l’idea di una provocazione così contrapposta. Pietro Sermonti ha realizzato la nostra visione della cortellata, vestendo i panni della sua donna, non solo in senso metaforico, ma fisico. Il nostro chitarrista in birreria gli aveva fatto sentire la canzone, lui se ne è innamorato ed ha passato un’intera giornata con noi nella casa di Francesco a Zagarolo, senza volere un euro. Stesso entusiasmo da parte di Vinicio Marchionni e Milena Mancini. Il video dell’Amore è un incidente con loro protagonisti ci è costato solo 300 euro: il noleggio del risciò e un pranzo. Il legame con la cultura romana è riuscito ad unire tante persone in maniera magica. Ci sta anche che noi non abbiamo imposto un modo unico di interpretare la tradizione: chi ha deciso di collaborare con noi, compresi sceneggiatori, costumisti, tecnici ha portato la propria visione ed ha trovato spazio. Di nuovo un discorso a parte merita la nostra luce, Francesco Di Giacomo che per noi si è speso come nessuno, partecipando ad ogni nostro evento gratis, insieme, senza mai far pesare chi fosse.“

claudia 7Sempre con umiltà e generosità, dormendo poco

“Ad un miracolo così bisogna rendere grazia. Pure per questo non ci tiriamo mai indietro a partecipare ad iniziative e campagne sociali in cui crediamo. Sin dall’inizio abbiamo sostenuto Colpevoli nati, per i diritti dei bambini in carcere. Una scelta naturale da madre, da donna, ma credo soprattutto da essere umano. Abbiamo collaborato con Genitin, per far conoscere la realtà dei bimbi prematuri e ancora con sportello carcere per il tutoraggio e la riabilitazione dei detenuti e le detenute che rientravano in un contesto dopo anni. Insomma poter fare questo lavoro meraviglioso e nel contempo aiutare qualcuno, o anche solo sensibilizzare chi ci ascolta, credo sia bellissimo.

“La musica mi ha dato molto più di quello che io ho fatto per onorarla. Io ho scelto di essere una cantante part time invece la musica mi ha ripagato interamente. Non canto per lavoro, ho il mio posto in Regione a cui tengo e a cui mi dedico con passione. Posso fare tante cose in una vita sola, anche se dormo poco. Sono una presenzialista: lavoro 10 ore di fila, poi vado alle prove, porto in scena spettacoli e mi occupo della casa. Sono fiera di me e di quello che provo a trasmettere ogni giorno a mia figlia. E’ ovviamente cresciuta tra strumenti e microfoni, tra palchi e musicisti, ha giocato nelle sale prove, è venuta con me ovunque. La musica la accompagna da quando è nata: ha anche una bellissima voce ed un innato senso ritmico (il DNA non mente). Soprattutto, però, ha rispetto per la musica e sa che in questo ambiente, come in altri, è fondamentale l’umiltà di voler sempre imparare qualcosa dagli altri oltre alla volontà di non essere mai avari nel restituire. Noi facciamo scelte artistiche che rispettino il nostro percorso. Abbiamo partecipato a Musicultura a Macerata. Abbiamo vinto il premio come migliore performance dal vivo, ma la vittoria più grande era portare la nostra musica nello Sferisterio, emozionarsi e far emozionare.  Per questo, quando ci chiamano per eventi e campagne di sensibilizzazione, ci siamo.

claudia 2Nuove idee dall’ultimo concerto

Come nell’Auditorium di Cecchina, dove ci siamo esibiti dal vivo lo scorso 27 ottobre, dopo tanto che non lo facevamo. Siamo felici di aver accettato l’invito. Ai Castelli romani ci legano le origini di alcuni componenti della band e del brano L’amore è ‘n’ incidente. E’ nato proprio a Cecchina dalla mano poetica e straordinaria di Alfredo Serafini. Quindi è stato come visitare un posto già visto e conosciuto. L’aiuto artistico di Ursula Mercuri e Veruska Valeau ha reso questo evento ancora più intenso. Fanno parte entrambi, Ursula come regista e Veruska come attrice, di UVA, una compagnia teatrale di giovani talenti che ha alle spalle decine e decine di spettacoli: hanno aggiunto un tocco magico sabato sera.

Adesso però, io, che sono sempre un po’ restia a suonare dal vivo, dovrò rivedere i miei piani perché stanno uscendo idee e progetti. Ogni serata ti lascia tanto dentro, questa mi ha segnata particolarmente perché mentre cantavo, accompagnata da una band che in molti mi invidiano, mi sono commossa. In alcuni passaggi è stato difficile tenere a bada la mia voce, incrinata da una lacrima che era mezza dentro e mezza fuori. Questo è la musica per me: è viverla cuore contro cuore. Noi lo facciamo coreAcore.

 La traccia volante: ” Sì ma amore mio aspetta nun anna, che sta cosa e’ ‘n’po piu’ facile da di che a  fa’” Questo mi accompagna da sempre. Mio padre diceva “un conto è parla’ de morte un conto è mori’…”

Fuga dalla capitale: nuova vita in provincia.

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