“Pensando alle tracce, ho capito cosa riesca a lasciarne di profonde, soprattutto nella psiche dei genitori:sono i pidocchi. Minuscoli portatori di prurito; inespugnabili veicolo di disonore pubblico; alibi in ogni periodo di crisi didattica; incessanti catalizzatori di guadagno per farmacisti o erboristerie (dipende da come si voglia affrontare l’assalto).”

A nessuno balena il sospetto si tratti di un sociologico incitamento morale: tutti si lanciano a dividere ciocche, come erette mamme e papà gorilla. C’è chi ormai ha l’occhio clinico per distinguere un frammento di polvere, un micron di forfora da una lendine.
“Non si staccano: sono loro, le uova!”
Lo sguardo si fa omicida, le dita frenetiche vanno a scarnificare il cuoio capelluto dei figli, vittime, ormai consapevoli, anche del rito ossessivo che seguirà. La battaglia non prevede ritardi o ripensamenti. Stopped, pid block, pid off, pido k.o, clia pid, mago pid, il potente aftir pre e post: questi i nomi di alcune delle armi che si imbracciano, sigle più e meno evocative. Ad esse si aggiungono a.lontan e lendinout, perché non osino il ritorno. Chi non ne ha almeno un tubetto o un flacone nascosto! Si tira fuori il gel, denso come il vinavil al sole, dall’odore intenso di catrame che soffoca tutti i presenti. Generose dosi spalmate, senza nemmeno più la precauzione del guanto come consigliato: la pasta pidocchicida domina e non importa se si sconfina sulla fronte e all’interno delle orecchie “non si sa mai, arrivano ovunque!”.
Esperti tricologici che nemmeno i pensionati della Dercòs, si pronunciano certezze: “ora tienilo anche più dei venti minuti previsti, almeno 40, tanto non cadranno i capelli.” Si indossa e fa indossare la maschera dell’ossigeno a malcapitati nonni o zii che, immediatamente, iniziano a grattarsi e a non appoggiarsi su nessun supporto morbido della casa. Il pericolo si annida nelle stoffe, cuscini, rivestimenti di divani, coperte che vengono freneticamente e compattamente rinchiusi in lavatrice ad almeno 60 gradi. Si finisce a dormire imbustati in federe e non più lenzuola, ridotte a misure lillipuziane.
Passata l’ora di soffocamento famigliare, quando sotto i capelli lo strato di pelle vira al viola intenso, si sciacqua con lo shampoo specifico, accanendosi con il temibile pettinino a denti stretti: i più agognati sono in acciaio inox temperato. Parassiti e ciocche intrappolate e salutate con soddisfazione nello scarico del bagno. Almeno tre passaggi fino ad eliminare persino la lacrimazione a colui o colei, che non è più un figlio o figlia, ma una palude da bonificare.
Se gel, shampoo e oli non bastano, si va con aspiratori, elastici dotati di colle speciali, pettini elettrici che provocano inquietante giubilo nel momento in cui scatta il suono sinistro della cattura ed eliminazione del nemico.
La pediculosi supera, in pericolosità percepita, malattie esantematiche che non si riescono a debellare. “Non ho vaccinato i bambini per il morbillo, ma da settembre inizio la prevenzione ai pidocchi con impacchi di lavanda e lavaggi di pipì di capra del Nepal.”
Milice, estratti di argento, aceti di mele, olio di albero di thè: i fedeli omeopatici spalmano dottrina anche in questo settore. La diffidenza degli altri, in questo caso, però è ben manifestata: le armi chimiche sono la sopravvivenza.
Vinta la battaglia personale, inizia la fase del sospetto e, parallelamente, il timore della delazione. “La mia/Il mio aveva solo qualche lendine, ma ho fatto il trattamento per stare più tranquilla” è la frase più ripetuta all’indomani della lotta intestina, anche stringendo la mano ad un piccolo rasato completamente. Si tratta di uno stigma sociale ed ognuno ne può finire vittima. C’è chi fa terrorismo per una lendine e chi nega l’evidenza di insetti grandi come lenticchie. Egoismo che si accompagna alla paura di isolamento.
Se ci fossero stregoni, per togliere l’onere ai genitori esasperati di affrontare questo morbo, avrebbero antri con la fila fuori.
Siamo fragili e lo scopriamo davanti alla forza degli esseri più piccoli che possano attaccare l’umano.
Quale metafora eccezionale costituisce l’emergenza pidocchi! Il rischio che l’osservazione delle teste dei nostri figli si limiti ad un meccanico gesto manuale, seppur fatto con amore, nella superficialità di credere che lo sforzo di protezione di quanto è sotto quei capelli si esaurisca qui.
Se si mettesse uguale apprensione e spirito di condivisione verso altre emergenze che colpiscono i nostri ragazzi, aspettando rimedi efficaci contro la pediculosi delle ansie e dei sentimenti: Paranoie off, Giudizio stop, Violenza k.o., Indifferenza out.
Sarebbero solo pidocchi, ma lasciano tracce per riflettere oltre il pettine di acciaio inox temperato.E mi gratto la testa, energicamente.
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