“Sapevo fosse difficilissimo vedere il lupo, un fantasma dei nostri boschi, elusivo ed invisibile. Eppure, all’alba di un giorno di metà marzo, vidi i miei primi lupi. Era una coppia, che si muoveva a bordo bosco: furono pochi secondi, rimasi immobile. Per un paio di giorni almeno, mi chiesi se avessi avuto una allucinazione o era stato tutto reale.”
Cercavo tracce che evocassero lo spirito del Natale e mi sono imbattuta in alcune foto di lupi. Si trattava del branco che è tornato a vivere nelle aree della riserva naturale del Litorale Romano dopo un secolo di assenza. L’immagine mi ha trasmesso gioia, non paura, per una vittoria della natura e per una speranza di coesistenza pacifica, nel rispetto gli uni degli altri. Ho contattato chi aveva scattato quei quadri e ho scoperto la figura di Marco Antonelli che ai lupi, e in generale alla difesa della fauna selvatica e dell’ambiente, dedica la sua vita professionale e non solo. Gli ho chiesto di raccontare la passione per un animale a rischio, anche per l’ignoranza diffusa che si alimenta di leggende e di paure. Lungo le tracce dei lupi, Marco ci porta così a scoprire la meraviglia dei nostri boschi e l’importanza del lavoro di un’Oasi della Lipu ( Castel di Guido) nel sensibilizzare i più piccoli: loro ci hanno dato in prestito questa terra, sperando che noi si riesca a restituirgliela non troppo danneggiata.
Io, il 24 dicembre, questa storia, ai bambini la leggerei.
La traccia: le orme dei lupi
“Ho una passione per gli animali fin da piccolo. Ho sempre avuto cani dentro casa, e forse questo mi ha aiutato a sviluppare una particolare sensibilità verso di loro. Inoltre, le mie vacanze da bambino sono sempre state in montagna, tra Abruzzo e Trentino. Mi piaceva andare per boschi, e mi ha sempre affascinato il senso di libertà che mi metteva vedere animali selvatici nel loro habitat naturale. In qualche modo quindi ho sempre sognato di occuparmi di animali e di natura. Ma la scelta consapevole è venuta negli anni del liceo, quando cominciai a coltivare questa passione indipendentemente, con le prime letture su lupi e natura selvaggia. Quando scelsi di studiare Scienze naturali all’Università era ormai chiaro che volevo dedicare la mia vita alla conservazione della natura e fino ad oggi, nonostante tante difficoltà, sono riuscito ad esaudire il mio sogno.”
“Durante gli anni mi sono via via specializzato nella zoologia e nella biologia e conservazione della fauna selvatica. Già durante l’Università ho cominciato a svolgere volontariati e tirocini nell’ambito in cui desideravo dare il mio contributo. Ho svolto attività di assistente a biologi che studiavano la fauna selvatica sull’Appennino. Feci alcune esperienze di ricerca su diverse specie, come camoscio, cervo, orso bruno e poi naturalmente lupo, la specie che più mi affascinava. E nel frattempo cominciai a lavorare anche come educatore ambientale per i bambini, proprio nell’Oasi LIPU Castel di Guido, dove arrivai grazie a due amici e là conobbi Alessia, la responsabile dell’Oasi. Facevo visite guidate nei boschi in cui il lupo ancora doveva arrivare.”
“Non posso dimenticare la prima volta che l’ho visto da vicino. Avevo letto e studiato tanto sul lupo, avevo visto video, foto e documentari. Ma il mio sogno era vederlo dal vivo, in natura. Così nel 2010 partecipai ad un evento in Abruzzo, organizzato da una guida che portava gente a fare trekking sulle tracce degli animali in montagna. Sapevo fosse difficilissimo vedere il lupo, un fantasma dei nostri boschi, elusivo ed invisibile. Eppure all’alba di un giorno di metà marzo vidi i miei primi lupi. Era una coppia, che si muoveva a bordo bosco: furono pochi secondi, rimasi immobile. Per un paio di giorni almeno mi chiesi se avessi avuto una allucinazione o era tutto reale. Da allora ho visto i lupi in natura in almeno altre 20 occasioni. Ma in questo sono stato fortunato. Non è affatto facile e conosco gente che ci lavora da anni e non li ha mai visti. Mi sono convinto di una cosa, poco scientifica lo ammetto, ma credo che decidano loro quando, come e da chi farsi vedere.”
“Il lupo è una delle specie più elusive che esistano. Vive a basse densità sul territorio, si muove di notte e evita tutto ciò che sa di uomo. Per questo anche i ricercatori devono basare i loro studi spesso più sulle tracce e i segni di presenza piuttosto che sull’osservazione diretta. Le tracce su neve e su fango ci consentono di capire gli spostamenti e contare gli individui: le trappole fotografiche ci permettono di capire quando e dove passano gli animali; gli ululati emessi dal branco consentono di rilevare se il branco di riproduce o meno (gli ululati dei cuccioli sono distinguibili da quelli degli adulti); la raccolta degli escrementi ci permette di studiare la dieta del branco, tramite l’analisi dei resti indigeriti delle sue prede, e di capire la composizione del branco oltre a riconoscere i diversi lupi dal loro DNA, tramite l’analisi genetica sugli escrementi di recente deposizione. Se poi si riesce ad apporre ad un lupo un radiocollare dotato di dispositivo GPS, allora si può ricostruire l’ecologia sua e del suo branco in maniera incredibilmente completa.”
“Dal 2013 il lupo è tornato nelle aree naturali della Riserva del litorale romano e noi abbiamo seguito il suo percorso. Incredibile a dirsi, ma tutto cominciò quasi per caso. Un ragazzo aveva fotografato, tramite una sua fototrappola, un animale che a prima vista sembrava proprio un lupo. Ma eravamo sul Litorale Romano, in un’area che seppur con boschi, macchie e tanti cinghiali, non vedeva lupi da un secolo o più. Eppure da quel primo dato di presenza, cominciò uno studio che oggi ha portato ad accertare il ritorno naturale del lupo nel comune di Roma dopo 100 anni di assenza. Mentre nei primi anni, tra 2013 e 2015, rilevavamo la presenza solo di individui solitari maschi, nel 2016 abbiamo accertato l’arrivo di una femmina, che fece coppia fissa con il maschio presente allora sul territorio. Nel 2017 è avvenuto ciò che sognavamo da anni: la coppia si è riprodotto ed è nata la prima cucciolata. Quei boschi non vedevano una riproduzione di lupi da inizio ‘900. La notizia ha fatto il giro d’Italia e d’Europa. Ne parlarono giornali e TV. Un evento storico: per noi un’emozione unica e una bella soddisfazione. E quest’anno è avvenuto di nuovo: una nuova cucciolata.
Ora si può dire, il lupo è effettivamente tornato a Roma.”
“Per osservare e seguire le tracce si usa anche la videotrappola, un apparecchio in grado di scattare foto e video, messo in azione dal passaggio di animali davanti il suo raggio d’azione. Grazie ad un sensore all’infrarosso, scatta immagini captando la differenza di temperatura tra un animale e l’ambiente circostante. Oggi è un apparecchio utilizzato moltissimo nella ricerca faunistica. È un po’ come avere sempre un occhio nascosto nel bosco.”
“Bisogna però sempre tutelare il branco anche, forse soprattutto, dall’uomo. Un primo passo può essere informare in maniera corretta, aggirando leggende e paure. Gestisco da qualche anno una pagina su Facebook dedicata al lupo in Italia. Si chiama Canis lupus italicus – Lupo appenninico, ed oggi ha un seguito incredibile. L’obiettivo per cui l’ho creata è cercare di dare un contributo all’accettazione di questa specie da parte dell’opinione pubblica. Purtroppo troppo spesso ancora oggi sul lupo circolano leggende e storie, spesso anche su mezzi di informazione nazionali, che non aiutano nel processo di accettazione. Così si alimentano paure e credenze distorte, che nel 2018 non sono più accettabili. È dovere di chi lo studia dunque informare e sensibilizzare le persone comuni. Solo conoscendo il lupo nella sua vera natura possiamo accettare la sua presenza. Solo così sarà possibile una coesistenza sul lungo periodo tra uomo e lupo.”
“A mancare nel nostro paese è una vera cultura ecologica. Educazione e formazione di una cultura vanno di pari passo. E si deve partire dai bambini e dalle scuole. In più in Italia mancano le Istituzioni. Le poche persone di buona volontà, che denunciano certi crimini, si trovano spesso di fronte a burocrazia lenta e lacune amministrative, che non aiutano. E neanche la giustizia riesce a fare il suo corso. Per fare un esempio, ogni anno in Italia vengono uccisi illegalmente circa 300 lupi. In nessuno di questi casi si è arrivati a vedere un bracconiere condannato. Così sembra di lottare contro mulini a vento.”
“In Italia la carenza di cultura ecologica è in tutti i livelli della società. A volte l’ignoranza in questo senso appare addirittura raggiungere l’apice nella classe politica. La maggioranza dei politici conosce poco o nulla le problematiche ambientali, e le decisioni sono spesso prese per racimolare più voti. Nel complesso in ogni caso l’Italia non è uno dei paesi peggiori in questo campo, anche se ancora c’è molto da fare per definirci un paese amico della natura. “
“C’è poi chi proprio è nemico dell’ambiente e non tollera nemmeno chi si occupa della tutela e della promozione. Lavoravo già per l’Oasi e ricordo bene quella giornata di metà gennaio del 2014. Il centro visite era il cuore della vita quotidiana della nostra oasi. Il luogo dove accoglievamo i visitatori, i bambini, le scuole e tenevamo custoditi anni e anni di materiali, raccolti e donati da chi ama Castel di Guido. Purtroppo qualcuno che non ama la natura e le nostre attività in difesa di questa, ha deciso di rendere quella casetta di legno nel bosco un cumulo di cenere. Probabilmente bracconieri che non accettano il controllo e la tutela del territorio che ogni giorno facevamo e facciamo ancora. Nonostante il brutto colpo, l’Oasi è rinata da quell’evento. Ci fu una mobilitazione pubblica e in pochi mesi riuscimmo a ricostruire il centro visite, più bello e più grande di prima, grazie alle donazioni e all’appoggio di tantissima gente. Fu bello vedere quanta gente avesse a cuore tutto questo.”
“Ed io continuo ad occuparmi del progetto di monitoraggio del lupo. Cerco di organizzare le attività e faccio il lavoro di ricerca sul campo. Ogni giorno in quei boschi, che ospitano una presenza così importante, è un’emozione unica. Ora, però, occorre anche un lavoro dietro le quinte, per permettere al lupo di convivere con l’uomo e all’uomo di accettare il lupo. Comunicare e sensibilizzare sulla presenza ormai stabile del lupo in un’area come la nostra non è facile. Tramite il web, ma anche con le persone più direttamente coinvolte da questo ritorno, penso soprattutto ad allevatori e cacciatori. Spesso ci si scontra purtroppo con l’ignoranza e il pregiudizio, causati dal fatto che le persone non sanno come comportarsi, non sono abituate a condividere il territorio con il lupo, dopo la sua scomparsa da quest’area quasi un secolo fa. Ma sono convinto che alla lunga si possa dare un contributo significativo, e riuscire a fare accettare questa magnifica presenza. Roma è legata storicamente al lupo, e il suo ritorno naturale nelle aree intorno alla città non può che essere un orgoglio per tutti.”
“La speranza è anche nelle nuove generazioni. Ho svolto, soprattutto in passato, tante attività con i bambini in Oasi. È bello vedere tanti di loro curiosi verso il mondo naturale, verso un qualcosa che purtroppo è uscito dalla loro quotidianità. Molto bambini faticano a riconoscere gli animali, le piante e gli odori del bosco. Questo credo sia una grave mancanza dell’educazione e dell’istruzione, delle famiglie e delle scuole. Recuperare un contatto diretto con la natura è fondamentale per creare nei più piccoli una coscienza ecologica. Solo se li aiutiamo a sviluppare in loro questa sensibilità possiamo davvero sperare in un mondo migliore nei prossimi decenni.“
La traccia volante: Mi ha sempre colpito un proverbio degli Indiani d’America, che sottolineava come sia fondamentale conservare la natura per le prossime generazioni, cercando di seminare in loro anche questo spirito: “La terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”.
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