Corpi sulla luna

La bellezza per me è Chiara Bersani, quel suo corpo che sa esprimere e provocare emozioni senza infingimenti. Le parole alla consegna del premio UBU come migliore attrice teatrale under 35, aprono un varco di luce rispetto alle vuote provocazioni di intellettuali che si fanno pubblicità attraverso la presunta distinzione anagrafica tra la bellezza dei corpi. 

chiara bersani

Uno scrittore francese poco attraente utilizza una provocazione per lanciare il suo prossimo libro. Attacca le donne di 50 anni, definendole invisibili ai suoi occhi rispetto a quelle di 25, infierendo sui difetti del corpo che invecchia. Lo dichiara sulla rivista femminile Marieclaire. Un genio o un cretino? Sinceramente chi fa pubblicità alle proprie opere, rivelando con orgoglio le sue scontate preferenze sessuali, non mi ispira una ricerca per capirlo. Mi ha colpito, però, molto più la reazione, soprattutto che ci sia stata. Siamo evidentemente proprio stanche noi donne di sentirci considerare in maniera materiale e strumentale. All’idea che per un presunto intellettuale possa sembrare connotativo della sua personalità, citare i corpi delle donne come oggetto del suo diletto intercambiabile, ha smosso reazioni, per fortuna, molte anche ironiche. Temo si sia consentito in questo modo all’autore, che voleva essere Nabokov ma manco una goccia del suo inchiostro, di raggiungere il suo obiettivo. Si è parlato di lui. Credo di avergli dato anche troppa importanza, perché in realtà ieri è stata altra bellezza a coinvolgermi, forse legata, ma non provocata, al ragionamento che si è agitato sulla necessaria perfezione dei corpi.

E’ il discorso che ha pronunciato Chiara Bersani, premio UBU 2018 ( massimo riconoscimento per il teatro in Italia) come migliore attrice teatrale sotto i 35 anni. Chiara è un’artista di Piacenza, affetta da una forma medio-grave di Osteogenesi Imperfetta. Nel suo percorso si è interessata proprio al significato politico che un corpo può assumere quando entra in contatto con la società. “Corpo politico” è il nome del progetto che nel 2015 e nel 2016 ha presentato al pubblico in tre parti: Tell Me More (con un coro di 8 voci maschili), Miracle Blade (con una famiglia disfunzionale) e Goodnight Peeping Tom (in scena un giovane uomo, una giovane donna, una persona disabile, una porno attrice, un transgender ). Ha vinto per il suo primo assolo “Gentle Unicorn” nel quale è sola in scena, protagonista con il suo lento muoversi e con lo sguardo. Ieri durante la premiazione ha illuminato con la sua voce chiara e le parole semplici. Ciò che ha detto è un dono e come tale va riportato. Anzi andrebbe diffuso per continuare a portare luce dove regna ancora il buio del pregiudizio e della superficialità.

chiara bersani 2
Se dovessi raccontare come mi sento ora, mentre provo ad organizzare i pensieri in un breve discorso, mi vengono in mente gli astronauti quando si avvicinano alla luna, o almeno come io li immagino in quel momento: confusi, euforici e un po’ soli. Loro sanno che pochi altri uomini li hanno preceduti su quel satellite. Sanno di essere un’eccezione perché la norma vuole che i corpi come i loro restino sulla terra e sulla terra camminino e vivano. Se i corpi degli astronauti sono arrivati sulla luna è perché molte persone prima di loro li hanno immaginati là e hanno fatto il possibile per mandarli.
Se io, con il mio corpo disabile oggi sono qui, a ricevere un riconoscimento così prezioso, è perché qualcuno da chissà quanti anni ha iniziato lentamente a smussare gli angoli di un intero sistema. Se il mio corpo è qui è grazie a tutti i maestri che hanno scelto di accogliermi come allieva anche se questo significava adattare i loro metodi ai miei movimenti. È grazie ai registi, ai coreografi, ai curatori, ai colleghi attori e performer che hanno abbracciato la specificità della mia forma. È grazie a chi inizialmente non era d’accordo e poi ha cambiato idea. Quando gli astronauti sono arrivati sulla luna hanno messo una bandierina volevano segnare una conquista: quello era il punto più lontano nell’universo raggiunto dall’uomo. Anche io oggi vorrei mettere una bandierina qui, ma non per fissare un punto d’arrivo. La mia bandierina vuole essere una linea di partenza perché io non voglio più essere un’eccezione! I premi servono ad aprire questioni e io vorrei che si iniziasse a riflettere in maniera più strutturata sull’importanza di rendere veramente accessibile la formazione per attori e performer anche a corpi non conformi. Vorrei che sempre più autori, curatori, registi e coreografi iniziassero a vedere nella variabilità della forma un potenziale e non solamente un rischio. Vorrei che si uscisse dal pensiero narrativo – naturalistico per cui uno spettacolo contenente un attore appartenente ad una qualsiasi minoranza debba necessariamente affrontare tematiche relative ad essa. Oggi desidero leggere questo premio come un’assunzione di responsabilità da parte del teatro italiano nei confronti di tutti quei corpi che per forma, identità, appartenenza, età, provenienza, genere faticano a trovare uno spazio in cui far esplodere le loro voci.”

La bellezza per me è Chiara, quel suo corpo che sa esprimere e provocare emozioni senza infingimenti. Me lo ripeto mentre mangio un insipido yogurt nel tentativo di stare a dieta, potenzio la cipria sulle prime rughe e mi sento, sempre, dannatamente imperfetta.
Mettiamo la bandierina sulla nostra luna che è la consapevolezza della nostra immagine che ingrassa, dimagrisce, invecchia, ci fa amare e dannare, ma ci rende unici nel contatto con gli altri.

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