Sebastiano ama la sua Etna

“Vista da qui, da Riposto, ha una forma desueta: una silhouette diversa rispetto alle montagne e ai vulcani. Si apre tutta e appare quasi come una catena montuosa a significare accoglienza. Con le eruzioni, tanti anni fa, ammirata invece da Acireale, sembrava un’aquila che stava per spiccare il volo.”seb etna 4

A Muntagna di Catania ha ripreso ad eruttare mentre la terra, in alcuni paesi intorno, ha tremato forte, lasciando purtroppo paura e distruzione. Per capire cosa stesse accadendo ho seguito le foto e il racconto di chi, per questi luoghi e per quel vulcano, ha un amore speciale: Sebastiano Gulisano giornalista, fotografo, siciliano, anzi, come si autodefinisce, jonico etneo. La sua traccia è impressa forte nei sentieri di sabbia lavica alla ricerca delle prospettive migliori da cui l’Etna, che è fimmina, può emergere in tutto il suo splendore. Perché questa terra si deve rispettare ed amare e le parole di Sebastiano sono una dichiarazione anche per chi ora sta lottando nei paesi terremotati per ricominciare. 

La traccia: prospettive ed emozioni dall’Etna

“Sono nato a Sant’Anna di Mascali, ma sono sempre stato a Riposto, metà strada tra Catania e Taormina. Alle elementari quando il maestro mi chiese dove fossi nato, risposi Sant’Anna, ma lui scrisse che ero di Riposto. Un segno del destino. L’ha dovuto cancellare con gomma rossa e blu e correggere. Sono nato sul lungomare, ma per tutti sono di Riposto. L’Etna, è la mia certezza: la vedo da sempre. Non si scappa: è la mia prospettiva quotidiana. Per un anno abbiamo abitato anche a Zafferana, ero troppo piccolo per ricordare, ma poi ci sono tornato spesso a trovare i miei parenti.”

seb ritratto“Il mio rapporto con la Muntagna comincia in una littorina della Circumetnea. Da sempre, quando posso, la prendo fino a Randazzo: l’altro versante fino a Bronte, Maletto è bello, ma non mi appassiona perché il resto del percorso è perlopiù underground. I ricordi più lontani risalgono all’adolescenza. Giocavo a pallone nel CSI (centro sportivo italiano). Facevamo il campeggio a Linguaglossa: due settimane, erano una bella esperienza, sempre vicino a lei. Per me l’Etna è femmina, non sono un profondo conoscitore, ho un rapporto emozionale. Abitare in questi posti vuol dire convivere con i boati forti, la cenere quando se la pensa e “nevica” sabbia lavica ed assistere allo spettacolo quando erutta.”

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“Amo la mia prospettiva, ma sono riuscito a vivere 25 anni lontano, a Roma. In estate venivo però sempre in vacanza qui con la macchinetta fotografica di ordinanza. Un anno me la sono scordata, ho comprato la mia prima macchina digitale ed ho imparato a guardare il mondo in maniera diversa: sia nei dettagli, sia nell’insieme. Ed è iniziato quindi anche il mio diverso rapporto fotografico con l’Etna. Rapporto forte che qui hanno in tanti. A Fiumefreddo in questi giorni c’è una mostra: è una collettiva che si chiama Idda, lei, la Muntagna, la grande madre di questa terra. “

La magia che commuove

“Quanto questo sia vero me lo ha reso chiaro una donna di Venezia, in un giorno d’estate del 1990. Con il circolo ARCI di cui ero fra i fondatori, avevamo organizzato insieme all’amministrazione comunale un progetto per far conoscere e vivere la città e il suo territorio. Quell’anno avevamo deciso di andare oltre i confini per salire sull’Etna: da Riposto fino a Randazzo in littorina. Ricordo lo scetticismo del personale della Circumetnea rispetto al nostro entusiasmo. La abbiamo affittata per 4 giorni e portato in giro turisti e cittadini: con sole, pioggia, vento e l’ultimo giorno anche l’eruzione. Con noi a bordo c’erano artisti, musicisti ed io registravo tutto: Radio 3 prese anche alcune delle mie registrazioni, per le due trasmissioni che dedicò all’iniziativa. Durante uno di questi viaggi notai una signora che piangeva, le chiesi, istintivamente: “cosa ha, posso esserle utile?” Riprendendosi dal pianto silenzioso, mi raccontò che era commossa per l’emozione. Salendo aveva notato le stratificazioni di lava di diversi colori, i vigneti che si alternavano alla terra brulla e aveva pensato a chi aveva reso fertili quei terreni, li aveva coltivati, poi l’Etna aveva portato via tutto, ma erano tornati a coltivare e così il ciclo proseguiva. Nel pensiero di quel rapporto tra uomo e Muntagna si era messa a piangere. Il ciclo della terra che racconta il rapporto tra gli abitanti dell’Etna e lei. “

“E’ la stessa inspiegabile magia che lega i catanesi al loro vulcano. Ogni tanto se la pensa e tira giù sabbia, si fa tutto nero, chiude l’aeroporto, cambia la vita della città. Non si può respirare, si gira con le mascherine. Anni fa durò un mese, durante il quale abbiamo dovuto imparare a camminare senza scivolare sul basalto: cambiano i rapporti con gli altri. Un antropologo avrebbe dovuto studiare come nonostante tutto, si resistesse. E’ un rapporto viscerale, forse inspiegabile se non si è nato e cresciuto qui.”

seb etna 12“Più che paura, abbiamo rispetto: un sacro timore verso la forza della natura. Ce l’abbiamo sia verso la Muntagna sia verso il mare. Qui sono un tutt’uno e anche le due fonti di sostentamento del territorio. A Riposto c’è l’Istituto nautico, il secondo in Italia per data di fondazione, dopo Camogli, Genova. I contadini per garantire la mobilità sociale ai propri figli, li mandavano al Nautico perché da lì trovavano lavoro, partivano, facevano carriera e si potevano comprare casa. Ora purtroppo l’Istituto vivacchia, la marineria mercantile è cambiata tanto e non ci sono più i posti di lavoro di una volta.”

La resistenza dei paesi etnei

seb terremoto

“Verso l’Etna c’è un grande rispetto, chi vive vicino ha una forza e una resistenza che deriva dal legame profondo con queste terre. La popolazione di Fleri, Zafferana e Poggiofelice ha conosciuto il terremoto nel 1984. Hanno avuto le case e le attività distrutte, sono tornati lo stesso ed hanno continuato ad essere comunità, e non ho motivo di credere che non sarà così anche dopo le scosse forti di Santo Stefano. “

“Parliamo di luoghi che già si stanno spopolando perché la terra, come il mare non dà più molto lavoro, però resiste il legame. Aspetteranno i tempi giusti e torneranno. Chi vive in questi territori è abituato a vivere con le eruzioni. Io le ho viste le case rurali inghiottite dalla lava. Certo mi fanno sorridere i colleghi quando arrivano a raccontare “le pensate” dell’Etna e le descrivono come un armageddon. Il rispetto è reciproco, quindi anche il vulcano dà il tempo di fare un trasloco prima di arrivare alle case: la lava scende giù con una lentezza incredibile. Non siamo a Pompei ed Ercolano.”

“Il terremoto è un’altra storia, anche in questo caso i colleghi hanno concentrato l’attenzione su Fleri, aspettando l’intervento dei vigili del fuoco sulla chiesa del paese che poi è crollata. Io, essendo libero, senza tv a cui render conto, mi sono spostato a 500 metri di distanza, a Poggiofelice, che è andato giù completamente. Quando sono arrivato ho incontrato le persone che si portavano via pezzi di vita, ma non ho scattato. Ho registrato però le loro voci che ribadivano “ci hanno lasciati soli.” Ora sono ospiti di alcuni alberghi della zona, c’è chi invece pur di non allontanarsi è nella palestra della scuola, oppure rimane in macchina. Dopo il terremoto dell’84 era stato tutto ricostruito in maniera antisismica, infatti molte strutture sono state danneggiate, ma hanno resistito. Ci sono stati crolli come quello che ho documentato con uno scatto a Fleri nel quale si vede lo specchio di un armadio riflettere le travi e il cielo entrato dalla parete venuta giù, ma per la maggior parte le case hanno retto, solo che servono le verifiche sull’agibilità. In questi paesi vivono contadini per cui la casa significa una vita di sacrifici, vogliono tornarci.”

“Questa terra ha un richiamo troppo forte. Io ho vissuto per 25 anni lontano, a Roma dove ho molti legami, amici, affetti, ma ogni volta tornavo, prendevo la mia littorina fino a Randazzo, non riuscivo a rinunciarci. Era un appuntamento obbligato. La vegetazione che cambia; lo spettacolo della serie di colate che hanno segnato il territorio nei secoli; le sciare di colori ed epoche diverse, dissodamenti di terra che diventano giardini e poi ritornano terreni riarsi. Se guardi con attenzione, vedi tutto: toglie il fiato, è di una bellezza. E’ un viaggio dell’anima.  Non posso stare troppo lontano da questo colpo d’occhio: la Muntagna vista da qui è una catena montuosa che si apre. Non ho una foto preferita tra le tante che le ho scattato, ma ho la mia prospettiva del cuore.”

seb etna 2

La traccia volante: Rispetto perché l’Etna va rispettata ed Amore perché in questa terra ci stai se la ami, oppure sarebbe deserta.

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