Rosalba racconta la storia con i cartoni

“Che dici facciamo un cartone sulla Shoah?” Ho risposto con meno dubbi: “Lo abbiamo fatto sulla mafia, possiamo trovare il modo di farlo anche sulla Shoah!”. Abbiamo capito che era necessario per evitare che si cancellasse altra memoria.” In occasione della giornata della Memoria, domenica 27 gennaio, Rai gulp trasmetterà La Stella di Andra e Tati alle 17.55 e alle 22.40. 

libro rosalbaIL 27 GENNAIO SARA’ LA GIORNATA DELLA MEMORIA DELLE VITTIME DELL’OLOCAUSTO. ROSALBA VITELLARO, AUTRICE CON ALESSANDRA VIOLA DEL FILM LA STELLA DI ANDRA E TATI, ORA ANCHE LIBRO PER LA DE AGOSTINI EDITORE, HA ACCETTATO, CON PIACERE, DI RIPROPORRE LA SUA TRACCIA. MAI COME IN QUESTO PERIODO BISOGNA RICORDARE A COSA PORTO’ L’ODIO E L’IGNORANZA. SENZA IPOCRISIA, MA SENZA POTERSI PERMETTERE DI NON SAPERE. SI COMINCIA, TROVANDO IL MODO DI SPIEGARE AI BAMBINI, COSA E’ STATO E NON DEVE RIPETERSI.

rosalba andra e tati 5Il 16 ottobre per noi romani è una data dolorosa, una ferita della storia: la deportazione degli ebrei del ghetto. Passando per i vicoli e le piazze, tra il teatro Marcello e la Sinagoga, in una delle zone più suggestive della città, sembra di avvertire il rumore delle camionette, le grida, i passi, i pianti di donne, uomini e bambini che furono strappati alla loro vita, esclusivamente per la loro appartenenza religiosa. Mia madre mi ha cresciuto nel culto della memoria, perché è da lì che arriva la migliore terapia per evitare che simili atrocità si possano ripetere. Con Viola e anche con Luca, provo a non aver paura della storia: il 16 ottobre di quest’anno abbiamo avuto un aiuto prezioso da un cartone animato “La Stella di Andra e Tati”, il primo sulla Shoah. I bambini per i 50 minuti della durata non hanno fiatato, tenendosi tutte le domande, alcune banali, tutte importanti, per la fine. Ho provato allora subito a contattare Rosalba Vitellaro, la regista e produttrice, per ringraziarla ed ho scoperto un’arca di storie racchiuse in una passione artistica da raccontare. La traccia di Rosalba che, per amore del cinema e delle persone, ha creato il suo neorealismo.  

La traccia: un nuovo linguaggio per raccontare la storia

rosalba e freeda“Io adoro Rossellini e De Sica. Ho praticamente visto tutto di questi registi. Il fatto che loro aiutassero la popolazione con il loro cinema mi ha guidato. Non ho frequentato scuole di specializzazione cinematografica, ma volevo fare la regista da quando ero bambina. Sicuramente da quando, a 8 anni, cominciai ad invidiare mio cugino a cui avevano regalato una cinepresa per la comunione. Quanto volevo usarla, ma non me la prestava mai! A 22 anni, appena ho avuto qualche soldo, mi sono comprata una Nordmende VHS. Una “casciabanca”, come si dice a Palermo, ma è stato il mezzo che mi ha dato il coraggio definitivo per lasciare la facoltà di Giurisprudenza e provare la mia strada da film maker. La mia scuola sono stati i film: visti più e più volte, a studiarne i dettagli. Alcuni mi hanno folgorata come “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” di Peter Greenway. Ha dei quadri, c’è tutto: citazioni pittoriche, musicali, è un film corale e teatrale. A 28 anni ho fondato un’associazione teatrale, occupandomi però della parte produttiva degli spettacoli.”

Da Rosetta a Alessandra verso Larcadarte

rosalba alessandra“Amo il teatro, ma c’è il cinema nel mio destino. Nel 1995 ho la conferma che la mia idea di trasferire messaggi sociali attraverso la pellicola, è la mia strada. Vinco il concorso Il Gattopardo con Rosetta, un cortometraggio sulla violenza contro le donne. Soprattutto incontro Alessandra Viola, giornalista eclettica e curiosa che diventerà l’alleata di tutta la mia avventura cinematografica. Tutto è iniziato con una discussione sui film in finale al Festival di Venezia. Su di uno eravamo completamente in disaccordo, ma il progetto di raccontare la realtà ci vedeva in assoluta sintonia. Abbiamo comprato insieme le prime attrezzature e iniziato a girare.”

rosalba larcadarte“Nel 2001 fondo Larcadarte, tutta una parola, senza apostrofi, per farlo capire è sempre un dramma. Ha la pretesa di essere l’arca dove salvare l’arte tutta: audiovisivo, pittura, teatro che rimane una delle mie passioni. Realizziamo documentari e corti con al centro la nostra meravigliosa Sicilia, tra risorse e problemi. Li commissiona di solito la Provincia di Palermo. Al lavoro per Larcadarte alterno quello in una televisione regionale, mentre Alessandra continua la sua attività da giornalista.

Fino al giorno in cui, proprio lei, mi fa una domanda per cui inizialmente la prendo per matta. “Ma perché invece di documentari, non proviamo a fare cartoni animati e li presentiamo alla Rai?”

La mia riposta automatica è stata: “Hai fumato? La Rai qui a Palermo!”

Benedetta in Rai

“Invece è andata. Non conoscendo nessuno, abbiamo aspettato un po’ per essere ricevute, ma poi siamo partite con la cassetta con i nostri progetti. Siamo state ricevute da Max Gusberti, direttore di Rai fiction che si occupava dell’animazione. Ci ha accolte e ascoltate. La sua domanda è stata: “avete dei progetti?” Noi abbiamo portato storie di mondi paralleli che non ci convincevano, ma pensavamo potessero piacere. In realtà io avevo scritto il soggetto di Benedetta che è sempre una storia legata alla Sicilia e volevo far diventare un corto da portare ai festival. Sull’uscio mi è venuta l’idea e, all’ultima domanda di Gusberti, ho osato. “Non avete proprio un progetto che parta dalla vostra terra?” Ed io l’ho detto. “In realtà, una storia che parla di Palermo, ce l’abbiamo…” Ci ha fatto entrare di nuovo. Ho esposto con entusiasmo massimo il mio soggetto di Benedetta. “Trovate un coproduttore e noi ci stiamo.” Solo il ricordo mi emoziona, credo di aver abbracciato Gusberti.”

rosalba benedetta ok

“A quel punto ce la dovevamo giocare. E’ il 2006. Siamo andate al Comune. “Vediamo se ci calcolano” è lo spirito. Ci ha ricevuto Dario Falzone, allora vicesindaco. Una gentilezza che anche in questo caso ci ha sorpreso. Ha spento tutti i telefoni. Ci ha ascoltato e quando ha sentito dell’interessamento della Rai, ha chiamato Antonio Di Liberto che si occupava di comunicazione per il sindaco. Tutti insieme abbiamo deciso di andare a Roma da Gusberti. E’ stato chiaro il gioco di squadra sui numeri. La Rai ha proposto di mettere il 30 per cento, Dario e Antonio, pronti, hanno ribattuto che avrebbero messo tutto il resto, allora in Gusberti deve essere scattato il timore che poi si sarebbero presi anche il 70 per centro di un prodotto in cui credeva. Si è concluso per un 46 per cento a testa e un 8 per noi che comunque ci garantiva una piccola entrata SIAE.”

“Il cartone è andato benissimo e anche questo è stato un segnale: il mio neorealismo aveva trovato un altro mezzo per esprimersi. La conferma che si poteva raccontare la realtà, anche quella meno facile da descrivere, attraverso un linguaggio semplice e diretto come quello dei cartoni.”

La lotta alla mafia animata

“Questa volta sono stata io a fare la domanda ad Ale, mentre ascoltavamo in macchina la canzone Mulini a Vento di Carmen Consoli. Tutto di un fiato ho chiesto. “Perché non facciamo un cartone su Falcone e Borsellino?”

E’ il 2007, la sua risposta è stata come la mia, due anni prima. “Ma sei matta: ti pare che ci fanno parlare di giudici e mafia?”

rosalba falcone e borsellino“Dovevamo però prima di tutto ottenere il consenso della famiglia Falcone e Borsellino. Io ero stata alunna di Maria Falcone. Ricordo quando una volta portò in classe suo fratello, era il 1978, aveva appena cominciato a lavorare con l’antimafia. Era un tipo affascinante con la barba. Io a quel tempo mi interessavo di manifestazioni studentesche, ma non ancora di mafia.

Attraverso la Fondazione Falcone sono arrivata a Maria, parallelamente sono riuscita a contattare anche Manfredi Borsellino.”

“Ho vissuto una delle emozioni più forti della mia vita: sono andata a casa di Borsellino e ho potuto toccare la sua scrivania. Tutto era ancora intatto, come lo aveva lasciato lui. C’erano Agnese, Manfredi e Lucia con cui siamo rimasti in ottimi rapporti e ci sentiamo spesso. Hanno letto tutti la nostra sceneggiatura, rimanendo colpiti dalla metafora del mago e dalla delicatezza con cui abbiamo affrontato la loro storia. Manfredi ha anche accettato di scrivere la prefazione del libro che è seguito al cartone. Noi facciamo al contrario dei film, il libro lo scriviamo dopo.”

rosalba giovanni e paolo 3“Il consenso partecipato delle famiglie era già un risultato importantissimo, ma il cartone ci ha portato altre soddisfazioni inattese. Lo hanno proiettato in tutte e nove le province della Regione. Siamo arrivate a Cannes con dieci minuti di applausi. Non ce lo aspettavamo. Ai festival a cui abbiamo partecipato, chi assisteva al nostro cartone, usciva con gli occhi rossi. “

Se avessi fatto l’avvocato, non avrei mai vissuto emozioni così forti!

 

“Con il cartone c’è la possibilità di andare nelle scuole e, allo stesso tempo, di ottenere attenzione dalla stampa perché sono argomenti mai trattati con l’animazione, ma sempre con film e documentari. I messaggi poi arrivano prima attraverso le metafore ed un linguaggio più semplice come quello per parlare ai ragazzi.”

3 P e tutta una nuova famiglia

Sicuramente è stata la lingua del cuore che mi ha guidato per trattare la figura di Padre Pino Puglisi. Avevo deciso di realizzare un cartone anche per raccontare la sua storia. Per trovare i contatti con la famiglia mi sono rivolta al centro Padre Nostro, ma ancora non avevo riferimenti precisi, tanto che ne discutevo preoccupata con un’amica in un bar di Selinunte. A un certo punto mi si è avvicinato un ragazzo: “Ho sentito che parlavate del centro Padre Nostro. Io sono Nicola Puglisi, il nipote di padre Pino.” Nicola e sua moglie Enza sono stati preziosi. Mi hanno portato dal fratello di Pino, Gaetano, a Castelvetrano, poi ho conosciuto l’altra nipote Giusy e l’altro fratello Franco. Ho continuato il mio rapporto con il Centro che ha voluto mettere persino un contributo nella produzione: Maurizio Artale è diventato uno dei miei migliori amici. La mia famiglia per realizzare 3P si è allargata. La prima del cartone l’abbiamo organizzata a casa di Gaetano: hanno cucinato per due giorni per servire la cena a 25 persone. Naima la figlia di Nicola ha pianto così tanto…”

rosalba 3 p “La famiglia Puglisi è di una bontà che stordisce e fa capire come padre Pino non potesse essere diversamente: ci si fa del male a vivere per salvare gli altri.

Eppure io continuo a pensare che se ognuno desse il proprio contributo per aiutare gli altri, si otterrebbe molto di più che con l’elemosina. A volte basta un sorriso. Quello con cui riesco a dialogare nel quartiere nel quale ho scelto di vivere: Borgo Vecchio, cuore contraddittorio di Palermo. C’è di tutto qui, persone che vivono una condizione di difficoltà eppure si aiutano tra di loro. Loro dicono che “scendono a Palermo” eppure abitano già nel cuore della città. Si sentono distanti, ma basta fare un sorriso e ci si ritrova insieme.”

Patrizia per superare i pregiudizi

“Mi piace ancora credere che con la gentilezza e l’attenzione si possa migliorare la realtà.  Ci spero, anche se ho una sceneggiatura pronta, tratta da un libro sui migranti, e non riesco a trovare chi voglia produrla. Nel 2016 invece ancora si poteva parlarne liberamente in un cartone. Noi lo abbiamo fatto con Il traguardo di Patrizia che è una storia vera. Me l’ha raccontata l’insegnante che ha visto una sua alunna, nata e cresciuta a Palermo, allontanata dall’ingresso di un museo durante una gita, solo per il colore della sua pelle. La professoressa dovette pagare per farla accedere, mentre gli altri ragazzi, italiani, entrarono gratuitamente. L’incredulità di chi è italiano e si sente all’improvviso trattato con ostilità e diffidenza non può lasciare indifferenti. Se si vive in mezzo alla gente queste storie bisogna raccontarle. Per fortuna c’è chi riesce a far arrivare il messaggio ai ragazzi come la preside della scuola Maria Adelaide di Palermo, Angela Randazzo. Mi aveva chiamato per proiettare La Stella di Andra e Tati, ma mi ha detto “adesso è necessario far vedere Il traguardo di Patrizia”.

rosalba patrizia

Mi ha fatto anche preparare i ragazzi prima. L’anno prossimo vedremo la Stella di Andra e Tati.”

La Shoah in un cartone

Un’altra impresa che sembrava impossibile: raccontare la Shoah con un cartone. Alessandra è ebrea, sua nonna viveva nel ghetto di Roma ed era partita con quello che sarebbe diventato suo marito, due giorni prima del rastrellamento del 16 ottobre del 1943. Quando tornò, il pomeriggio del 17, non trovò più nessuno dei suoi cari. Da quel giorno nonna Marisa ha subito il dolore, come pure la sua unica figlia, Paola, la mamma di Alessandra: il dolore dell’assenza di una storia. La nonna non ha mai voluto parlare di questo, purtroppo è morta prima di sapere del cartone.”

andra e tati 5“Questa volta quindi la domanda è toccata ad Alessandra. Ancora a bruciapelo: “Che dici facciamo un cartone sulla Shoah?” Ho risposto con meno dubbi: “Lo abbiamo fatto sulla mafia, possiamo trovare il modo di farlo anche sulla Shoah!”. Ho cercato in internet e ho scoperto che tranne un cartone dello studio di Myazaki tratto dal Diario di Anna Frank e mai distribuito in Europa, non c’era altro.

“Allora dobbiamo farlo noi!”

“Abbiamo capito che era necessario per evitare che si cancellasse altra memoria.”

“E’ stato un lavoro folle e estenuante. Siamo arrivate a 50 minuti di storyboard, potevamo fare un film, ma alla fine i finanziamenti li abbiamo trovati per 26 minuti, con il rimpianto di parti fondamentali che non abbiamo raccontato.“

rosalba andra e tati 2“La storia delle sorelle Bucci ci è entrata dentro, come tutte quelle che avevamo trattato fino a quel momento. Alessandra attraverso la Fondazione Shoah di Roma è riuscita a mettersi in contatto con Marcello Pezzetti, lo storico che ha dato la sua consulenza, sia a Spielberg per Schindler’s list, sia a Cerami per la Vita è bella. Marcello è stato un altro segnale che dovevamo andare avanti in questo progetto. E’ riuscito a trovare la storia che gli avevamo chiesto che avesse miracolosamente un finale non tragico. Le sorelle di Fiume sono state quindi un’altra folgorazione. Siamo andate a trovarle: all’inizio non erano molto d’accordo a raccontarsi. Ci hanno fatto aspettare un anno per il consenso, ma ne è valsa la pena. Hanno visto tutti i nostri lavori e alla fine ci hanno mandato una mail che abbiamo conservato per la bellezza e la fiducia che ci hanno commosse. Hanno deciso di aiutarci. Ci mancavano anche in questo caso i fondi per realizzare l’opera. C’era la Rai, ma il contributo straordinario lo abbiamo trovato al MIUR. “

“Le idee forti non hanno bisogno di raccomandazioni.”

“Abbiamo lavorato 10 mesi, giorno e notte, ma La Stella di Andra e Tati c’è. Gira nelle scuole, dalle primarie ai licei, ma colpisce anche gli adulti. A Torino tutti i dirigenti Rai dopo la proiezione avevano gli occhi rossi.”

rosalba andra e tati“Per questo, tra i nostri progetti futuri, c’è anche quello di trovare i finanziamenti per far diventare il cartone un film per le famiglie. Vorremmo che tutti quelli che credono nell’importanza di questa storia, ne diventassero produttori. Io ho prodotto in parte il cartone e lo farei con tutto il cuore per il film.

“Intanto la Rai lo sta mandando in giro per i festival di diversi paesi del mondo, siamo in finale al Japan Prize ed è già un premio. C’è interesse per il nostro cartone che appaga il lavoro, mai quanto la partecipazione di chi lo guarda: abbiamo bambini che dopo averlo visto ci hanno chiesto dove poterlo acquistare. E’ soprattutto, però, la commozione delle sorelle Bucci, come quella delle famiglie Falcone, Borsellino e Puglisi che continua a dare un senso forte al nostro impegno.“

La traccia volante: un aquilone, perché vola, ma è tenuto da un filo. Tutte le storie devono essere raccontate con leggerezza per non appesantire gli animi dei bambini e dei ragazzi, ma condotte con la saggezza e la sapienza di qualcuno che le sappia guidare.

 

 

ha vinto un prestigioso riconoscimento allo Xiamen International Animation Festival,

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