“Il nostro è stato un rapporto romantico. Non c’è mai stata quella prassi di quando si fa un disco “c’ho in mente un testo, facci la musica”, no: abbiamo tenuto vivo un dialogo continuo, il cui unico obiettivo era il piacere di scrivere insieme.”
Tra le prime tracce che ho voluto scrivere e pubblicare nel blog c’è stata quella di Claudia Delli Ficorelli, cantante dalla voce potente, traghettatrice della tradizione della canzone romana. Claudia mi raccontò di un legame speciale con un artista che l’aveva ispirata e guidata lungo il suo percorso artistico e anche umano. Mi parlò di Francesco Di Giacomo, anima del Banco del Mutuo soccorso, poeta, funambolo delle parole, timbro inconfondibile, sorriso generoso e pieno. Mi accennò ad un disco importante nel quale, Paolo Sentinelli, pianista, arrangiatore, storico amico di Di Giacomo stava raccogliendo degli inediti. Lasciò sospesa l’idea di un’atmosfera particolare attorno a questo progetto che non sarebbe stato un semplice omaggio alla memoria, ma un racconto di vite che si erano incontrate nella parola e nella musica. Il 21 febbraio, il mistero sarà note e poesia nel vinile La Parte mancante, pubblicato da Sprea Editori, prodotto da Antonella Caspoli e Paolo Sentinelli, distribuito nelle edicole in edizione limitata. Una magia che riporterà la voce, la creatività, la prospettiva sensibile e originale sulle cose e sul mondo di Di Giacomo, insieme alla musica che ha ispirato. Paolo Sentinelli, il secondo protagonista di questo viaggio incredibile che supera le assenze, mi ha concesso l’onore e il privilegio di raccontarmi un sentiero lungo e colorato nel quale, tra versi e accordi, si sono ritrovate amicizia, confidenza, stima e cuore.
La traccia: brani inediti scritti e arrangiati con Francesco Di Giacomo
“Prima di tutto io sono stato un fan del Banco del Mutuo Soccorso. Ho poi conosciuto Francesco e lavorato con lui e con il gruppo a partire dal disco 13 del 94. Dopo aver prodotto No palco insieme a Vittorio Nocenzi, nel 2004 ho cominciato a frequentare, in maniera assidua, casa Di Giacomo a Zagarolo. L’abitudine di ritrovarci a pranzo, una volta a settimana, è diventata lentamente una necessità, non legata più ai nostri impegni professionali. Passavamo del tempo insieme e stavamo benissimo. Lo facevo pranzare sempre più tardi, mai prima delle due: non importava cosa si mangiasse, se pasta al burro, panzanella o piatti gustosi che preparava, l’importante era bere un vino di qualità. Anche dopo pranzo continuavamo a parlare, a raccontarci. Era uno scambio di idee e di sentimenti così profondi che io ho sentito l’esigenza di prendere appunti perché non si perdessero le nostre parole. A casa mia poi mi mettevo al piano e provavo a vestirle di musica e le facevo risentire a Francesco.”
“Abbiamo cominciato a registrare qualcosa, sempre tra la cucina e il salotto o a casa mia nella stanza in cui ho gli strumenti, ma nulla di rigoroso in uno studio. Erano appunti di voce. Ci ripetevamo che, quando avremmo deciso di fare il disco, avremmo inciso in maniera regolare. Intanto alcuni pezzi li eseguivamo dal vivo in versione piano e voce o supportato dalla mia elettronica come nello spettacolo Cenerentola – La parte Mancante all’Auditorium di Roma. In cui Francesco volle rivedere la favola in chiave contemporanea, capovolgendo il senso e inserendo, già da allora, il concetto della parte mancante.” L’ultimo concerto è stato all’Auditorium di Brà il 6 dicembre del 2013 .
“Ora ci chiederanno spesso se abbiamo chiamato il disco in questo modo, perché lui non c’è più, in realtà era un titolo già presente. Non è però solo il verso di una canzone, la parte mancante di Francesco è in tutte le tracce nel quale emerge la sua storia artistica dei dieci anni dal 2004 al 2014 nei quali non è stato la voce del Banco, conosciuta a tutti, ma l’anima di testi nati da emozioni condivise.
E’ la parte mancante della sua storia artistica.
“Il nostro è stato un rapporto romantico. Non c’è mai stata quella prassi di quando si fa un disco “c’ho in mente un testo facci la musica”, no: abbiamo tenuto vivo un dialogo continuo, il cui unico obiettivo era il piacere di scrivere insieme. Io arrivavo di corsa, trafelato da una vita che andava più veloce di me e lui mi calmava. “Ti suda la lingua, stai tranquillo”, mi diceva. Aveva un effetto terapeutico.”
“Quando è morto, così all’improvviso, io mi sono ritrovato senza un amico, senza uno psicologo, ma con un grande bagaglio di brani che parlavano di noi. Potevo seguire la strada dello show business: era tutto pronto per realizzare un cd che avrebbe potuto far gola alle case discografiche, da far uscire a pochi mesi dalla morte. Avrei perso io e si sarebbe snaturato il senso di tutto quel prezioso materiale che avevo, nato dalla voglia di condividere momenti unici e non per una produzione commerciale.“
“Era necessario, anche per me, elaborare le canzoni che erano racconti di vita privata e non è stato facile. E’ passato tempo, ma come direbbe Francesco “Chissenefrega; vabbene così!”. Abbiamo messo nel disco i musicisti che avevano la particolarità, non solo di aver suonato con lui, ma di essere “quelli di sempre, noi”. Maurizio Masi alla batteria, Alessandro Papotto ai fiati, Tiziano Ricci al violoncello, Adriano Viterbini alla chitarra, Toni Armetta al basso, mio figlio Loeonardo Sentinelli che suona la batteria su un brano. Non cercavamo il nome che facesse parlare. Ho solo aggiunto una sezione di archi, Max Dedo agli ottoni e Danilo Fiorucci al basso su due brani. E’ un disco fatto con il cuore che non risponde ad una logica commerciale. Per questo non è stato facile trovare una casa discografica. A me interessava la confezione, quanti fogli inserissero, la qualità del vinile, non mi importava delle roialty. Volevo sapere quanta attenzione ci mettessero. Guido Bellachioma di Sprea Editore è un altro amico di Francesco da qui la scelta di uscire insieme alla sua rivista Prog che non si occupa solo di musica progressive. Guido ci ha messo il cuore come noi.”
“L’idea del vinile risponde ad un dubbio che avevamo già anche con Francesco, visto che la musica ormai non è legata a dischi fisici, la sfida è riuscire a fare un oggetto che chi compra vuole tenere con sé. E’ venuto fuori un vinile importante: 180 grammi, 12 pagine dentro con testi e foto inedite. Abbiamo deciso per la distribuzione nelle edicole perché fosse più capillare: non in tutte le città ci sono librerie che vendono anche dischi, ma i giornalai sì. Usciranno 4000 copie e tra due mesi il cd.”
“Nel cd ci saranno due chicche: Francesco che legge Cenerentola e in più, un brano ritrovato in un cassetto in cui racconta la storia di Alì, un ragazzo che durante la guerra del golfo perse le braccia, testo che ha ispirato il brano Effetti collaterali.”
“Se penso ad un momento che possa racchiudere il senso di questo disco mi viene in mente un silenzio condiviso. Eravamo all’Auditorium di Roma per la prima de La Cenerentola – La Parte mancante. Sul palco solo io, Francesco ed una bellissima attrice, ballerina, Ashai Lombardo. Eravamo io e lui dietro le quinte: buio in sala, l’assistente di palco disse “maestro quando vuole”. Io che non sono maestro. Ci guardammo sorridendo per trenta secondi, che in teatro sono lunghissimi, per noi racchiusero la durata di quei dieci anni di racconti. Un silenzio nel quale abbiamo raccolto, attraverso gli occhi, tutte le parole che ci siamo detti seduti a tavola o sul divano nelle nostre giornate insieme che sono state musica e poesia indimenticabili.”
La traccia volante: Ingenialità. Una delle parole che Francesco modificava, di cui si capiva perfettamente il senso. Ne La parte mancante cita “uno stesso percorso di ingenialità”.
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