“Quando ho deciso di fare l’archeologa mi dicevano tutti che ero matta, ma io se tornassi indietro, nonostante le difficoltà, lo rifarei. Non è una strada facile, ma quando giro per Roma e so, che per ogni pietra, ho una notizia in più rispetto agli altri, sono felice.”
L’incendio di Notre – Dame ha lasciato un segno profondo, legato al rimpianto di non aver potuto ammirare la bellezza integra della Cattedrale per un’ultima volta o di aver rimandato l’occasione di rimanerne affascinati e ora non averne più l’opportunità. E’ una consapevolezza amara che deriva dall’abitudine diffusa di dare per scontata l’esistenza delle meraviglie che ci circondano, soprattutto dei beni del nostro patrimonio culturale. E’ come se ci fosse sempre tempo per andare a visitare una chiesa, un giardino, un museo, poi l’imprevisto, anche il più drammatico, fa sfumare ogni secondo. Per chi come me è nato e cresciuto, immerso nella storia, a Roma, capitale dell’antichità, è una sensazione con cui si convive: spesso ci sorprende un turista che rintraccia e apprezza più di noi i segni del passato, dove magari si è passati distrattamente ogni giorno. Marina Giustini, archeologa, nata e vissuta a Roma, si era promessa, sin dalla scelta dei suoi studi, ma forse anche prima, da bambina a Paestum, che non avrebbe tralasciato la conoscenza nemmeno di una pietra della sua città. Dal 2002 gestisce con la cooperativa Spazio Libero lo straordinario complesso archeologico delle “Case romane del Celio”, un tesoro custodito sotto la Basilica dei Ss. Giovanni e Paolo, appartenente al vasto patrimonio del Fondo Edifici di Culto, amministrato dal Ministero dell’Interno, e la piccola gemma della cappella del Cardinal Bessarione. Sempre con la sua cooperativa, organizza visite guidate nei luoghi meno noti della capitale, raccontandone la storia, ma soprattutto facendone rivivere le atmosfere attraverso la parola, la musica, i sapori. Della sua passione, che è lavoro e cura quotidiana, ha accettato di raccontare, in una traccia con cui facciamo tanti auguri alla nostra Roma alle soglie del suo 2772° compleanno.
La traccia: la cura e la promozione delle tracce di Roma antica.
“Le Case del Celio sono una meraviglia della città, poco conosciuta, che gestiamo come Cooperativa Spazio Libero dal 2002. Siamo sotto la Basilica dei Ss. Giovanni e Paolo, dove nel 1887 iniziarono i primi scavi. Fu proprio il rettore della Basilica, Germano di San Stanislao che, nel 1887, calandosi in una delle camere funerarie dell’aria presbiteriale, scoprì vasti ambienti sotterranei sulle cui pareti si conservavano tracce di pitture antiche. Bisogna aspettare il 1951 e l’architetto Prandi per la riscoperta dell’intero complesso archeologico. Nel 2002 l’apertura al pubblico e l’attuale ingresso, grazie agli interventi di recupero, realizzati dal Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza Archeologica di Roma, la Soprintendenza per il Polo Museale romano e l’Istituto Centrale del Restauro.”
“Fino al 2000 per visitare le Case si passava dalla Basilica, dopo i restauri si è predisposto l’ingresso dal Clivo di Scauro. Da sotterraneo sono diventate un monumento.”
“Il nostro scopo sin dall’inizio è stato curarle e farle conoscere. Risorse zero, investimenti promozionali idem: abbiamo puntato sulla qualità delle visite e degli eventi come migliore passaparola. E’ uno dei pochi luoghi culturali della città che vengono a vedere più romani che turisti, proprio perché non possiamo permetterci di spendere per avere grandi spazi di pubblicità sui mezzi pubblici, oppure nelle brochure internazionali. Ci attestiamo sui 20 mila visitatori l’anno che sono tanti, viste le basi di partenza e pochi, considerando che siamo a 300 metri dal Colosseo.”
Tutto per ricreare atmosfere della città antica
“Siamo un monumento di nicchia. Chi viene a Roma dà priorità ad altro, ma chi vuole approfondire viene da noi e rimangono tutti meravigliati. Quando escono, dopo aver percorso le sale, ci ringraziano e ci abbracciano perché considerano la scoperta di questo luogo, un regalo. Sono bellissime, ben conservate, circondate da una atmosfera particolare, mai affollate, con il tempo di ammirare ogni affresco con calma.
Dalla luce alla penombra e si scoprono tutti i colori della Roma antica.
“E’ come se fosse un viaggio nella Roma sotterranea, ma più comodo, perché non ci sono cunicoli o passaggi stretti. “
“Organizziamo degli eventi sempre legati alla particolarità del luogo. Abbiamo una libertà di gestione che deriva dal fatto di dipendere direttamente dal Ministero dell’Interno, senza organizzazioni articolate, per cui siamo noi a decidere di riaprire la sera per delle occasioni speciali. Non timbriamo il cartellino, ma non abbiamo nemmeno straordinari, siamo però felici di passare anche 12 ore nelle nostre Case, se serve per farle conoscere e apprezzare di più.”
“Nel 2003 sono cominciate le visite con intermezzi teatrali. Un attore legge brani di Marziale, Giovenale o Properzio cercando sempre di abbinare le parole ai posti. Mentre si percorre il vicolo echeggiano i versi dei Pericoli della Strada di Giovenale, nel Ninfeo si sorride, grazie al racconto della Scappatella estiva di Properzio. Lo stile si adegua, ma non cambia sia che i visitatori siano bambini della materna oppure manager delle multinazionali. “
“Ci siamo inventate le ricette dell’antica Roma: cene in cui si riscoprono anche i sapori dei cibi consumati ai tempi nei quali le case erano vissute. Si assaggiano piatti speziati con il cumino, perché questa spezia come moltissimi altri ingredienti arriva a Roma grazie alle guerre di conquista, prime tra tutte le guerre puniche, permettendo al ricco padrone di casa di ostentare la propria ricchezza con i suoi commensali. Non mancano concerti con i musicisti più famosi nel repertorio ispirato alle melodie classiche (musica antica). Lo spazio si è aperto anche a mostre d’arte.
In ogni modo noi proviamo a lasciare traccia del luogo visitato e delle atmosfere vissute.”
Una missione da Bessarione a Coppedè
“Lo facciamo anche con la piccola Cappella di Bessarione dentro sotto SS. Apostoli. Non la conosce quasi nessuno, anche se il cardinale è stato un protagonista indiscusso dell’Umanesimo italiano. Fu artefice del Concilio di Ferrara per l’unione della Chiesa romana con quella ortodossa. Soprattutto, grazie al suo amore per la cultura si è conservato l’immenso patrimonio dei manoscritti bizantini che raccolse in una ricca biblioteca, poi donata alla città di Venezia: la raccolta divenne il patrimonio iniziale della Biblioteca nazionale Marciana. La sua cappella funebre rappresenta uno dei luoghi più importanti per la storia della pittura del ‘400 a Roma con splendidi affreschi di Antoniazzo Romano e Melozzo da Forlì.”
“Fu scoperta solo nel 1959 dall’architetto Clemente Busiri Vici nel corso di alcuni lavori di manutenzione del lato di Palazzo Colonna attiguo alla basilica. Recuperata grazie ad un intervento finanziato dal Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’lntemo, ente proprietario, ed eseguito dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e la Soprintendenza per il Polo Museale Romano tra il 1989 e il 2005, nonostante abbia dimensioni ridotte riesce ad affascinare i visitatori. C’è una passerella metallica sospesa a mezza altezza che permette di avere un insolito e incomparabile punto d’osservazione per ammirare il capolavoro rinascimentale nel suo complesso e fino ai suoi più piccoli dettagli.
La apriamo due volte a settimana. Nel 2018 abbiamo accolto 800 visitatori.
E’ una chicca per chi vuole scoprire un piccolo tesoro nascosto.”
“Ci anima la volontà di far conoscere gli aspetti meno noti della città. Lo facciamo anche con le nostre visite guidate. In realtà è dal 1992 che mi occupo di guidare alla conoscenza di Roma, mi ero ripromessa che avrei fatto vedere ogni luogo, ma me ne mancano ancora diversi. Forse l’impresa è impossibile.”
“Chi ci segue ogni finesettimana può scegliere tra la Chiesa di Santa Maria dell’Orto, i sotterranei di S. Giovani in Laterano, il quartiere Coppedè, il percorso interno alla Piramide. Monumenti e luoghi che difficilmente si vedrebbero da soli. Noi li portiamo con la guida e con i nostri attori, per ricreare atmosfere di cui godono coloro che ormai si sono affezionati alle nostre iniziative. Sono giovani, dinamici, appassionati di Roma, non hanno fatto studi specifici, cono presenti con qualsiasi condizione atmosferica, manifestazioni o blocchi del traffico.
La nostra e la loro diventa una missione comune.”
Per le pietre di Roma lo rifarei
“Io ho deciso che avrei fatto l’archeologa a 6 anni a Paestum. Il mio amore per la cultura classica è proseguito al Liceo e poi all’Università. All’inizio pensavo di fare etruscologia per onorare le origini toscane dei miei genitori, ho avuto un breve periodo di passione per i greci, poi romani tutta la vita. Mi sono appassionata prima alla Roma classica, poi a quella tardo antica e Cristiana, Mi sono laureata in archeologia classica, diplomata alla scuola di specializzazione in archeologia medievale e poi al Pontificio istituto di archeologia cristiana.”
“Ho sempre fatto molto volontariato legato alla promozione del patrimonio romano. Ero all’Appia Day del 96, partecipavo alle giornate organizzate in onore di Antonio Cederna, ho assistito alla riapertura dell’area archeologica del porto di Claudio e Traiano.
E’ stata tutta esperienza acquisita. Quando ne parlo con i tirocinanti, mi accorgo della fortuna di aver conosciuto e collaborato con tanti archeologi famosi in diversi contesti: una ricchezza. Per Legambiente Lazio mi sono occupata anche dell’osservatorio dei beni culturali, segnalando tutte le speculazioni e le situazioni di degrado.
Poi ho scavato e condotto tante visite guidate. “
“Verso i 30 anni mi hanno chiamato per un progetto di una cooperativa sociale, pensavo di lasciare l’archeologia, invece sono andata a gestire proprio un bene archeologico della città. Era destino che non riuscissi a separarmi dalla mia passione, anzi che mi ci dedicassi con ancora più devozione.”
“Le Case del Celio sono come le nostre case, lo sanno anche i nostri figli che sono diventati “i figli delle case romane”. Vorrei che venissero maggiormente valorizzate nell’immagine del paese e quindi più conosciute. Capisco il turista che preferisce pagare un biglietto per vedere qualche monumento più noto, perché purtroppo non sa cosa si perda. La sfida è proprio far crescere la curiosità di chi arriva al nostro ingresso. Non basta solo il nostro lavoro, anche se ci dedichiamo con sacrificio.”
“Quando ho deciso di fare l’archeologa mi dicevano tutti che ero matta, ma io se tornassi indietro, nonostante le difficoltà, lo rifarei. La situazione purtroppo non è migliorata. Ai miei tempi la facoltà di archeologia la sceglievano i più bravi, ora ci si va per curiosità perché non ha test di ingresso, ma purtroppo spesso non ha nemmeno sbocchi. La vedo difficile per le nuove generazioni: i concorsi sono bloccati. L’archeologo fondamentalmente controlla gli scavi per la posa dei tubi dell’acqua e del gas e deve essere pure contento.”
“Sembro cinica, eppure non dissuaderei il giovane studente dallo scegliere archeologia: io ero stato avvisata, ma ho continuato. Bisogna seguire la passione e cercare di ottenere il massimo. Non è una strada facile, ma quando giro per Roma e so che per ogni pietra ho una notizia in più rispetto agli altri, sono felice.
Dall’inizio della storia della città fino al 900, conosco ciò che mi circonda. “
La traccia volante: Quanto sei bella Roma! Che poi noi archeologi non siamo tutti seri e noiosi…
Rispondi