La speranza corre sulle gambe di chi le crede

“Essere a fianco di realtà come la Città della Speranza che danno un contributo importante e sono motivo di orgoglio per una comunità è un privilegio di cui sento la responsabilità.” Il Comandante Giuseppe La Gala che correrà gli ultimi dieci chilometri della staffetta della Speranza con un testimone speciale da consegnare a Papa Francesco.

staffetta della speranza percorsoE’ un sentimento che merita l’iniziale maiuscola, perché c’è anche quando si pensa di non avere più appigli e luci lungo il percorso. Quando ci si ammala è compagna silenziosa e discreta della determinazione. Se ad ammalarsi, però, è un bambino è dura anche per la Speranza resistere perché si scontra contro l’impossibilità di accettare la sofferenza di un’anima pura con il futuro negli occhi. Si fa meno taciturna e diventa coraggio, grazie a chi decide di afferrarla e legarla alla forza della scienza e alla condivisione dei progressi scientifici a sostegno proprio delle aspettative di guarigione. Tutti i bambini hanno diritto a conquistarsi il loro avvenire. Con questo obiettivo nel 1994 a Padova un gruppo di imprenditori veneti, guidati da Franco Masello ha dedicato alla Speranza una Città dove si migliorano le condizioni di cura e di assistenza dei bambini e si sostiene la ricerca scientifica in ambito oncologico e in tutti i rami della pediatria. La Fondazione Città della Speranza ha aperto i suoi confini con strutture che accolgono piccoli pazienti da tutta l’Italia e anche da altri paesi. Nel 1996 è stata inaugurata la nuova Clinica Oncoematologica Pediatrica di Padova, centro di riferimento nazionale per la diagnosi di leucemia, linfomi e sarcomi; tra il 1998 e il 2010 ha aperto un Day Hospital e un Pronto Soccorso Pediatrico sia a Padova, sia a Vicenza.  Nel giugno del 2012 l’ultima grande opera: l’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, il più grande centro di ricerca europeo sulle malattie infantili. Qui nel 2018, è stata individuata una nuova strategia di cura sul rabdomiosarcoma, un tumore raro che ha origine nel tessuto muscolare: a distanza di cinque anni dalla diagnosi, è aumentato il tasso di sopravvivenza del 13%, facendolo passare dal 73,7% all’86,5%. La Speranza si fa concreta nei numeri, anche dei volontari che condividono l’impegno e organizzano ogni anno 350 iniziative di sensibilizzazione sul territorio. Domenica 21 aprile si supereranno i confini regionali anche di queste manifestazioni: attraverso una staffetta, realizzata in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri e l’Esercito, la Speranza viaggerà lungo un percorso di 530 km, da Padova a Città del Vaticano, incontrando famiglie, medici, rappresentanti istituzionali. Obiettivo far sapere al maggior numero possibile di persone che alla Città della Speranza si lavora affinché possano essere individuate cure sempre più mirate e risolutive. Al traguardo i maratoneti troveranno Papa Francesco a cui consegneranno i messaggi dei bambini che non hanno potuto partecipare, contenuti nel testimone, affidato nell’ultimo tratto ad un rappresentante speciale: un bambino di 4 anni, guarito da retinoblastoma. A correre tra Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria e Lazio saranno circa 40 i corridori, rappresentanti di Carabinieri ed Esercito. Il passaggio di testimone avverrà ogni 10 o 20 km. Gli ultimi 10, della tratta da Formello a piazza Pio XII, li percorrerà il Generale di Divisione, Giuseppe La Gala, Comandante della Legione Veneto dei Carabinieri, già impegnato in altre imprese sportive legate a realtà benefiche, che ha accettato di raccontarmi non solo le motivazioni, ma anche lo stato d’animo con cui si appresta a questa avventura sportiva e umana. La Speranza corre, si ferma e poi riprende il cammino per raggiungere proprio chi sembra averla persa e riaccendere una luce reale negli occhi e nel cuore.

La traccia: 530 chilometri per far conoscere la Speranza di cura e di guarigione per i bambini malati.

“L’attenzione dell’Arma dei Carabinieri del Veneto nei confronti della Fondazione Città della Speranza è precedente al mio arrivo, perché è una realtà importante e preziosa del nostro territorio. La vocazione dell’Arma è vivere nella comunità e quindi dare una mano a tutte le strutture che vi operano.”

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“Io partecipo come altri colleghi carabinieri: siamo in 14 e ci divideremo le tappe tra Veneto ed Emilia Romagna e poi nel Lazio; nella tratta Marche e Umbria ci saranno rappresentanti dell’esercito a cui passeremo noi il testimone, per poi riprenderlo nella parte finale del percorso. Ho l’onore di essere io a raccoglierlo per ultimo e a consegnarlo al presidente della Fondazione e al piccolo testimone di 4 anni che lo consegneranno direttamente nelle mani del Papa.”

“Aspetterò la maratona a Roma dove sono nato e dove ho deciso, a 19 anni, di intraprendere questa mia strada professionale che mi ha portato ad operare in diverse realtà del territorio. Io mi definisco italiano anzi ogni volta divento siciliano, campano a seconda del luogo in cui mi trovo, perché mi identifico con la comunità del posto. Da due anni e mezzo sono quindi veneto.”

“Da dieci anni ho invece cominciato l’attività sportiva della corsa, in maniera amatoriale. Ho trovato in questo sport valori utili anche per il mio servizio. Si corre per battere sé stessi non gli avversari, la maratona, in particolare, richiede molta concentrazione. Ho iniziato a correre per Telethon in Sicilia dieci anni fa, negli ultimi due ho partecipato alle maratone della Città della Speranza. Sempre per la Fondazione, domenica 28 aprile correrò i 42 km della maratona di Padova. I 10 che percorrerò per la staffetta sono per me, quindi, un quotidiano allenamento, ma hanno un significato profondo. Mi sto preparando soprattutto per affrontare la sfida emotiva della responsabilità di questa impresa e anche dell’incontro con il Papa.“

“Non ci tengo alla mia visibilità, ma se si riesce a richiamare l’interesse dell’opinione pubblica sulla Città della Speranza e sul sostegno che l’Arma ad essa riserva, convintamente, sono felice, come carabiniere, di partecipare.”

“Qui in Veneto, la Fondazione è conosciutissima, ma è diventata un punto di riferimento anche per tanti bambini di diverse regioni italiane e anche di altri paesi, è giusto che si faccia conoscere quanto si fa e quanto si offre a chi è malato e alle famiglie.”

“I Carabinieri in questi 25 anni di attività della Città della Speranza hanno contribuito a diverse manifestazioni: con la banda e con il sostegno ad iniziative editoriali, sono contento di aver dato una spinta per unirsi anche in queste imprese sportive. Molti di noi singolarmente fanno volontariato fuori dai canali conosciuti o si occupano della cura dei proprio cari ammalati, credo che tra i miei compiti di comandante ci sia anche quello di coagulare e finalizzare questa attitudine naturale di ognuno.”

“Sono quasi 40 anni che porto la divisa, mi sembrano volati, mi hanno dato molto e soprattutto insegnato che un carabiniere, quando viene assegnato ad un territorio, come comandante ho esperienza diretta perché ho girato molto, deve diventare parte integrante della comunità nella quale opera. Lo scambio di relazioni crea una fiducia che sostiene anche l’aspetto tecnico del nostro lavoro. Il contatto con la realtà nella quale ci si trova, fa percepire meglio le dinamiche quando si fa un’indagine o un intervento: si vengono a possedere elementi che aiutano soprattutto nella prevenzione oltre che nell’azione di garanzia e tutela della sicurezza quotidiana dei cittadini. Conoscere la comunità ed essere da essa riconosciuti, aiuta a risolvere dei problemi prima che diventino emergenze sulle quali intervenire in maniera repressiva.”

“Essere a fianco di realtà come la Città della Speranza che danno un contributo importante e sono motivo di orgoglio per una comunità è un privilegio di cui sento la responsabilità.”

“Il 24 aprile correrò gli ultimi chilometri per poi lasciare che siano, giustamente, il fondatore Franco Masello e il bambino, simbolo della speranza, a consegnare il testimone nelle mani del Papa. In questo modo sarà ancora più evidente come noi, sia Carabinieri, sia Esercito, ci siamo messi al servizio come strumento per far arrivare al Santo Padre le parole dei piccoli pazienti che, in questo momento, non possono correre.

Ho già partecipato a corse, come quella dei Santi, che si concludevano lungo via della Conciliazione, in questo caso, però l’emozione del traguardo sarà, forse, pari a quella della mia prima maratona di 42 chilometri. Sono il messaggio e il destinatario a fare la differenza.”

staffetta della speranza

“Credo che non la dimenticherò per tutta la vita. Sono un padre fortunato, ho due figli ormai grandi che sono sempre stati in salute, anche per questo ogni mia fatica, chilometro percorso, piccolo contributo è fondamentale per sostenere chi questa fortuna non la sta avendo. Ognuno deve fare per quello che può e mai cedere allo sconforto.”

La traccia volante: “Dietro ad ogni problema c’è un’opportunità.” Lo diceva Galileo Galilei, figura che è legato in maniera speciale a Padova, in particolare all’Università cittadina. E’ la frase che ho fatto scrivere sui muri della mensa del Comando, perché è ciò che cerco di trasmettere agli oltre 5000 carabinieri che guido. E’ il modo nel quale devono interpretare sia il lavoro, sia la vita.

 

 

 

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