“E’ stato tutto un divenire, perché non si nasce già pieni di senso, si sperimenta a mano a mano che si costruisce con le esperienze. L’aggettivo che abbiamo utilizzato per definire la nostra rassegna “inclusiva” è emerso mentre univamo vari puntini.”
I genitori sognano spesso di scrivere il destino dei propri figli: lo vorrebbero sereno, con qualche ostacolo superabile per rafforzarne l’indole, ricco di emozioni, per la maggior parte felici, senza dimenticare un buon numero di esperienze da vivere insieme. Nella realtà poi si accorgono che, sin dal primo vagito, si finisce immersi tra romanzi, gialli, trattati e versi, spesso senza capire i confini logici, persi nella ricerca di significati in vocabolari che sembrano non esistere. Nell’istante in cui si accetta di essere confusi si capisce di essere realmente genitori. C’è chi per condividere la condizione, provare ad affrontarla e lasciare un percorso possibile alla propria figlia, ha scelto di utilizzare lo strumento più antico di comprensione della realtà: la filosofia, adattandola. Giancarlo Chirico è un impiegato statale, laureato in giurisprudenza, alla nascita della sua Anna Giulia ha deciso di tornare all’Università ed è diventato un consulente filosofico. I suoi progetti di filosofia per i bambini, che spesso prendono l’avvio da una speciale rilettura delle favole, hanno vinto premi e coinvolto un numero sempre maggiore non solo di bambini, ma anche di autori, formatori, musicisti. Da oggi e per tutto il mese di maggio, molti di loro sono coinvolti nella Rassegna delle letterature inclusive, realizzata da Giancarlo insieme alle libraie Silvia, Barbara e Cristina nel giardino della loro Sognalibri ad Ostia. Un sistema di esperienze che si incontrano e si incrociano, senza obiettivi predefiniti, tranne l’intenzione di dimostrare che una possibilità diversa va sempre sperimentata, come l’inclusione che parte da un libro per provare ad arrivare alla vita reale.
La traccia: filosofia per bambini e letteratura inclusiva
“Quando è nata mia figlia sono entrato in crisi: ero laureato in giurisprudenza, avevo un buon posto nel settore pubblico, ma cosa avrei lasciato alla mia Anna Giulia per consentirle di fare la vita che pensa? Mi sono iscritto a filosofia con il benestare fondamentale di mia moglie: indirizzo “filosofia pratica”. Per questo è nata la filosofia: guardare il mondo dal proprio punto di vista per cambiare le proprie condizioni di vita. Mi sono laureato 6 anni fa e ho preso il diploma di consulente filosofico questo dicembre. Nel frattempo ho cominciato a mettere in pratica il mio progetto: fare pratica filosofica a partire dalle favole. Mi sono impossessato della tradizione millenaria delle fiabe per sollevare e provocare delle domande a partire da esse.”
La trasformazione delle favole
“Nel febbraio del 2016 la prima occasione per sperimentare. La responsabile dell’area ragazzi della biblioteca Elsa Morante di Ostia si è fidata e mi ha dato lo spazio e l’occasione per far conoscere la mia personalissima declinazione della filosofia per bambini. Era Carnevale, ho scelto la Fuga di Pulcinella di Gianni Rodari. Molti pensavano che avrei illustrato la figura della maschera napoletana invece ho spiegato il concetto di libertà a modo mio. Ho legato i bambini con dei fili per farli entrare nella condizione delle marionette.”
“L’esperimento è andato bene. Entusiasti bambini e genitori, ho proseguito. Nel repertorio ho aggiunto altri testi: oltre ai Musicanti di Brema e Giovannin senza paura, ho inserito anche una mia fiaba “Due gocce di rugiada”, mi capita di scriverne quando c’è bisogno. Ho aggiunto la musica classica con L’Apprendista stregone e lo Schiaccianoci. Un po’ raccontiamo, poi ascoltiamo la musica e ci immedesimiamo nella storia.
Le favole si basano su questo: l’eroe per superare le difficoltà deve trasformarsi, per capirlo bisogna sperimentare questa trasformazione. I bambini ci sorprendono sempre, otteniamo risultati finali impensabili che mi stimolano a continuare su questa strada.
Nella tesi con cui mi sono diplomato a dicembre ho raccontato il progetto e ho vinto il Premio nazionale filosofia 2019.”
La rassegna
“Non potevo certo fermarmi, ma l’ispirazione per la Rassegna delle letterature inclusive che comincia oggi e durerà tutto il mese di maggio, è stata casuale. E’ nata grazie all’amicizia con Silvia, Barbara e Cristina della Libreria Sognalibri di Ostia e allo stiramento del mio polpaccio a seguito di una caduta nella metropolitana.”
“Ero a casa bloccato, chiacchierando con le amiche libraie, abbiamo cominciato a condividere alcune idee. Siamo partiti dal lavoro di una mia cara amica, autrice di libri tattili, per elaborare il concetto dell’utilizzo della letteratura in diversi modi: il libro si può leggere, si possono osservare le figure, si può interpretare, ma ci sono anche i prelibri di Munari (pensati per adattarsi alle mani e agli occhi dei bambini e assemblati usando diversi tipi di materiali, colori e rilegature) e i silent book che sviluppano le storie solo attraverso immagini e illustrazioni.”
“Abbiamo buttato giù un elenco di tutti coloro che conoscevamo che si occupavano, in vari modi, di questi diversi tipi di letteratura. Ci siamo resi conto che stavamo unendo vari puntini, creando un sistema che guardava più cose insieme e le vedeva svilupparsi contemporaneamente. Molti dei punti erano amici o conoscenti che potevamo coinvolgere in maniera veloce. Laura Anfuso, una delle massime esperte di libri tattili l’ha contattata la professoressa di filosofia con cui mi sono laureato. Dalla Anfuso siamo arrivati alla famosa blogger Francesca Tamberlani. Shu Garbuglia, illustratrice emergente, viene perché conosco l’autrice del primo libro da lei illustrato. Gianluca Marasca, fisiatra neurocognitivo l’ho incontrato personalmente in un laboratorio nel quale io ero utente e lui formatore.”
“E’ stato tutto un divenire, perché non si nasce già pieni di senso, si sperimenta a mano a mano che si costruisce con le esperienze. L’aggettivo che abbiamo utilizzato per definire la nostra rassegna “inclusiva” è emerso mentre univamo i vari puntini. Partendo dal libro tattile abbiamo capito che va bene ai bambini ma anche agli ipovedenti, così come il silent ha una funzione fondamentale per l’accoglienza e l’integrazione di chi viene da altri paesi e non conosce la nostra lingua, abbiamo scoperto che a Lampedusa c’è una libreria di soli silent.”
“L’intuizione che stava nascendo qualcosa di grande l’abbiamo avuta quando la Federazione nazionale delle istituzioni prociechi, nonostante negli stessi giorni ci sia la fiera d Torino, ha deciso di aderire e di mandare dei suoi rappresentanti. Lentamente ci si sono riempite tante caselle e siamo arrivati ad occupare un intero mese di incontri e laboratori.
Il calendario anche è stato inclusivo.”
Tutto maggio e una prossima edizione
“Sarà un mese impegnativo, mi sto già organizzando con permessi, ferie, il sostegno di mia moglie e di Anna Giulia. Siamo una squadra, un trio affiatato. Mia figlia è fondamentale nella preparazione degli incontri e dei laboratori. Abbiamo deciso di organizzare la rassegna nel nostro territorio, Ostia, dove crescono i nostri figli, anche quelli di Silvia, Barbara e Cristina. E’ una realtà che viviamo sulla nostra pelle quotidianamente, ma poi siamo aperti alla città intera e felici se verranno a partecipare da qualsiasi quartiere. E’ tutto gratuito, i formatori non percepiscono nulla, al massimo abbiamo detto loro che potevamo pagarli con un libro.
Abbiamo sostenuto spese, autofinanziandoci, esclusivamente per la promozione. Il giardino della libreria, che ospiterà le varie iniziative, ce lo siamo risistemati da soli.”
“Siamo contenti che stia crescendo l’interesse. Parteciperanno anche alcune scuole. Il valore aggiunto della nostra manifestazione è proprio questo ciclo che non si chiude, ma si allarga, suggerendoci ulteriori prospettive.
Non tutti hanno aderito. Qualcuno ha osservato che di inclusione si possa parlare solo in sedi istituzionali perché è un argomento serio da non trattare in luoghi come le librerie, adatte solo a laboratori per bambini. Sarò lieto di dimostrare loro la mia tesi per cui non ci sono luoghi dove abitano le idee buone ed altri utili solo per ospitare quelle leggere. Sono le esperienze, vissute, non calate dall’alto a dare un senso a ciò che si fa e si promuove. La scorsa settimana eravamo a Villa Borghese, ad un laboratorio nel Villaggio della terra, c’era una bambina piccola sorda che non leggeva nemmeno il labiale, due adulti potevano segnare per lei, ma invece ha voluto farlo la sorella ed è stato tutto più naturale. L’esperienza che immaginiamo per la Rassegna si è incarnata in un fatto di vita.”
“In una libreria possiamo quindi parlare di inclusione e fare (in)formazione, non con delle conferenze formali, ma con incontri di un’ora e mezzo, aperti a tutti, nei quali un formatore porta la sua esperienza o dove si può sperimentare direttamente attraverso i laboratori.
Nel programma ci sono due colori che distinguono gli appuntamenti: rosso per gli adulti, genitori, insegnanti ma anche studenti di liceo che possono essere ispirati per la scelta dei loro studi; verde per i bambini, da soli o insieme ai propri genitori.”
“Siamo pronti a partire e anche a continuare. Una professoressa è disposta a realizzare dei video per approfondire i temi che affronteremo e a metterli in rete, potremmo così aprire un canale che si possa alimentare se ci sarà chi vorrà farlo. Un modo per far proseguire il cammino delle informazioni verso una seconda edizione.
Quest’anno proponiamo contenuti, l’anno prossimo alziamo l’asticella. La sfida è coinvolgere anche coloro che per ora ci hanno detto di no: auspichiamo una maggiore partecipazione delle case editrici e di altri enti che abbiano voglia di sperimentare con noi.
Io ci credo e non sono solo, quindi si può fare.”
La traccia volante: Bisogna essere pronti ad aprirsi sempre a possibilità diverse da quelle solite e usuali. Siamo convinti che il sole possa sorgere ogni giorno, ma non è detto, se non accade dobbiamo essere preparati a vivere una mattina senza. Una possibilità diversa va sempre sperimentata.
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