Angelo, Alfia e la carica dei 110 cuccioli

“Lo sappiamo che c’è chi ci considera un po’ matti per le decisioni che abbiamo preso: lasciare il nord, il lavoro, per occuparci, qui in Sicilia, dei cani randagi. C’è però anche chi ci riconosce quando andiamo in città, ci fa i complimenti e ringrazia per quello che facciamo. Grazie a chi ci sostiene, stiamo realizzando il nostro sogno: L’Oasi del Randagio.”

oasi bella coppiaIn rete spopolano i gatti, ma c’è un cane che sta insidiando il trionfo social dei felini : è Lazzaro. Non risponde ai canoni da sfilata dei fedeli amici delle star, anzi: è stato trovato in fondo ad un burrone, più morto che vivo, ma ogni giorno la sua lotta per tornare a correre, cattura migliaia di like. A prendersi cura delle sue condizioni, che sembravano all’inizio disperate, sono Angelo ed Alfia Scuderi, anima, cuore e braccia dell’Oasi del Randagio, a Mascali in provincia di Catania. La storia del loro rifugio all’interno del parco dell’Etna, in mezzo a un frutteto, potrebbe sembrare una favola per i bambini, in realtà racconta la tenacia di una coppia a realizzare un progetto di vita. Angelo e Alfia sono cresciuti nell’isola per poi trasferirsi a nord alla ricerca del lavoro. A Varese hanno creato una famiglia di 4 figli, senza mai dimenticare una passione comune per i cani. Non appena hanno potuto, hanno scelto di rischiare: sono tornati in Sicilia per realizzare il loro paradiso per i cuccioli e per tutti quei cani che altrove avrebbero una vita breve. Il destino ha giocato con loro, alternando momenti di crisi e di ripresa: disgrazie che si sono trasformate in opportunità. Ora, sostenuti da migliaia di persone nei social, molte delle quali adottano i loro cuccioli e donano contributi per prendersi cura degli altri, stanno per realizzare definitivamente il loro sogno con una struttura nuova, spazi sempre più ampi nei quali far vivere, liberi e protetti, i loro amati cani. A chi li prende per matti rispondono con i fatti, con la salvaguardia del territorio e con un messaggio che va oltre la loro passione per gli animali per arrivare a trasmettere la volontà di prendersi cura di chi nessuno vorrebbe aiutare. Lazzaro sta meglio, ma continuerà ancora per un po’ ad approfittare delle attenzioni dell’Oasi del Randagio.

La traccia: salvezza e cura dei cani abbandonati

“A Varese facevo il custode della ditta per cui lavoravo. Avevamo tanto spazio esterno nel quale tenevamo 20/25 cani a cui badava mia moglie che stava a casa con i nostri quattro figli. Ci siamo conosciuti giovanissimi nella nostra terra, in Sicilia. Io avevo 17 anni e Alfia 15. Mio suocero era un grande amante dei cani: se c’erano randagi a cui dare da mangiare, se ne occupava. Io, invece, sono cresciuto in una masseria, sempre a contatto con gli animali. Non ho mai pensato ad una vita senza. Quindi, anche quando abbiamo deciso di andare al nord per trovare lavoro, abbiamo subito preso diversi cuccioli, oltre ad occuparci di far adottare quelli che ci segnalavano dalle associazioni siciliane.”

“Il legame con la nostra isola rimaneva forte proprio attraverso i nostri adorati cani. Quando due dei nostri figli si sono sposati e gli altri due cresciuti, abbiamo deciso di tornare in Sicilia. Io ero un po’ più timoroso rispetto all’entusiasmo di Alfia: dopo 38 anni al nord, temevo di dover ricominciare da capo. Avevo in mente di realizzare un progetto di fattoria didattica con un frutteto, l’orto ed un’area per i cuccioli abbandonati.”

Difficoltà e sostegno della rete

oasi cinque per mille

“Ho trovato lo spazio, mi sono licenziato e siamo scesi giù. Mi ero fidato dei proprietari del terreno che avevano anche voluto entrare nella società. Quando però si sono accorti che dai cani non avrebbero tratto il profitto che credevano, ci hanno chiesto di andare a lasciarli sulla montagna. Noi, che intendevamo il progetto in tutt’altro modo e soprattutto che non collegavano i cuccioli al business, non li avremmo mai abbandonati. Abbiamo scelto di uscire dalla società. Siamo finiti in causa. Alla fine hanno riconosciuto che il terreno sarebbe rimasto ai proprietari, ma che avremmo potuto rimanere nella casa, se non ci avessero restituito tutti i soldi che avevamo investito con i lavori fatti.
Solo che i cani erano nella loro parte: dovevamo trovare uno spazio alternativo dove stare con i nostri 40 cuccioli.”

oasi logo“Avevo visto il posto nel quale siamo ora, ma non avevo più soldi per potermi permettere nuovi contratti. Ho chiesto aiuto ad un gruppo che ci seguiva su Facebook. Ci hanno sostenuto oltre ogni nostra previsione. Abbiamo potuto prendere in affitto il terreno e creato l’associazione l’Oasi del Randagio. Nei social è riuscito a trapelare il nostro amore per i cani. Chi non è venuto a vedere direttamente ha capito dalle foto che noi non teniamo gli animali chiusi nelle gabbie, sono liberi e hanno delle cucce come casette per ripararsi.”

“Abbiamo cominciato a crescere e pensavamo di essere finalmente sulla strada della serenità. La vita ci ha messo di nuovo alla prova. Dopo poco che c’eravamo trasferiti, Alfia ha avuto un aneurisma celebrale. Mentre era in coma, all’ospedale i medici ci dicevano che non ce l’avrebbe fatta. Mio figlio piccolo aveva 13 anni, gli altri erano a Varese, mi sono sentito perso. Mia moglie ha dimostrato la sua forza e la sua voglia di vivere. Ha subito un intervento e l’ha superato, rimanendo inizialmente paralizzata su un lato, per cui aveva bisogno di fare molta fisioterapia.”

Mamma Alfia e altri miracoli
“Tornavamo a casa dall’ospedale, quando, all’altezza del paese, S. Alfio, abbiamo visto un capannello di persone con i vigili intorno ad uno scatolone. Dentro c’erano dei cuccioli che erano stati abbandonati. Alfia ha detto “ci penso io.” Li abbiamo presi, portati a casa e ha cominciato ad allattarli con il biberon. E’ stata la sua fisioterapia: li lavava, curava, sfamava e controllava. Per molti è diventata Mamma Alfia: i cuccioli si sono salvati tutti e la maggior parte dei 110 cani che abbiamo ora sono stati allattati con il biberon da lei.”

“Una disgrazia si è trasformata in una opportunità. I contatti nei social sono aumentati. In tanti ci portavano i cuccioli e in molti venivano a prenderli. 800 cuccioli adottati in sei anni. E’ un lavoro meticoloso. Un buon numero viene richiesto da aspiranti padroni del nord, questo prevede un controllo preliminare per verificare ci siano le condizioni e la quantità di amore necessari, a cui seguono tutte le pratiche per organizzare il volo e l’arrivo a destinazione del cucciolo richiesto.”

“Il viaggio inizia dalle foto che postiamo sul nostro profilo, si passa poi alla richiesta di intervento della rete reale, costituita dalle associazioni con cui siamo collegati in diverse zone d’Italia: sono loro a mandare i volontari a controllare l’idoneità della famiglia. Si conclude con la consegna in aeroporto. Di solito proviamo ad organizzare spedizioni di almeno 4/5 cuccioli, per ammortizzare i costi, visto che ci sosteniamo con le donazioni e i 5 per mille.”

oasi cuccioli

“Tutto quello che abbiamo, lo investiamo per i nostri cuccioli, presenti e futuri. Entro il mese prossimo speriamo sia completata tutta la nuova area che stiamo allestendo. Spazi nei quali saranno sempre liberi con box confortevoli come case per ripararsi dalle intemperie; a terra non il cemento, ma un pavimento speciale. Non avremmo potuto nemmeno ideare il progetto, essendo in affitto: è intervenuta nuovamente la rete. Il gestore di una casa di riposo, “Villa Sorriso” di Rapallo, aveva adottato uno dei nostri cuccioli, ci conosceva: ha deciso di comprare la proprietà e darcela in comodato d’uso.”

 

“Finora la struttura è stata comunque confortevole: ho costruito tutto io in maniera artigianale, ma questo miracolo ci voleva proprio. Abbiamo dovuto superare la lunga trafila degli uffici comunali e della sovrintendenza per ottenere tutte le autorizzazioni. Alla fine ci hanno dato la concessione. Sarà una struttura senza cemento che si può spostare in ogni momento, a terra metteremo un pavimento di monostrato vulcanico, che abbiamo acquistato ad un ottimo prezzo da una ditta, gestita da amici animalisti.
Siamo a buon punto, contiamo di finire in tempi brevissimi. Intanto per consentire i lavori senza alcun rischio, i cuccioli si trovano, per la prima volta, dietro una recinzione, ma durerà poco, poi saranno ancora più liberi e ben protetti.”

Lazzaro

“Come i figli, i cuccioli sono la nostra vita. Ci siamo divisi i ruoli. Alfia pensa ad allattarli quando ci vengono portati: li svezza, li pulisce, segue le vaccinazioni che il veterinario viene ad eseguire qui sul posto. Si occupa della parte social dell’attività: pubblica le foto, gli aggiornamenti e cura tutte le richieste. A me tocca la gestione esterna: ogni mattina raccolgo gli escrementi, paletta e rastrello; porto chi ne ha bisogno dal veterinario, do da mangiare ai grandi e poi seguo tutte le procedure dei viaggi degli adottati, comprese le trasferte notturne in aeroporto per evitare il traffico.”

oasi scatolone cuccioli“E’ sempre una soddisfazione quando riusciamo ad affidarli. Noi non prendiamo i cani adulti come fanno i canili, dovremmo essere riconosciuti dall’ASP e soprattutto rispondere a delle caratteristiche che non vogliamo avere: box piccoli, cani chiusi con pochi spazi di libertà. Da noi arrivano i cuccioli, portati o segnalati da chi li trova o da chi non può prendersi cura di loro. Oppure ci occupiamo delle emergenze, di quei cani malconci, picchiati e abbandonati che al canile avrebbero vita molta breve, non potendosi certo permettere i costi di interventi e riabilitazione.”

oasi lazzaro ok“I cani come Lazzaro che rappresentano l’ennesimo regalo che il destino ci ha fatto. Il segnale ancora una volta che, da una possibile tragedia, possa discendere un nuovo luminoso inizio. Era in un sacco in fondo ad un burrone dove lo ha trovato una coppia di ragazzi di pomeriggio. La sera alle dieci ci hanno chiamato: mio figlio è andato a prenderlo. Pesava pochissimo, era tutto pelle. Quando abbiamo visto come era messo, non abbiamo avuto dubbi di prendercene cura, ma abbiamo anche realizzato che in quel periodo sarebbe stato difficile, dato l’impegno che stavamo sostenendo per il progetto in costruzione. Invece, un’altra volta, è accaduto il contrario. Abbiamo messo le sue foto nei social e da tutta Italia si sono appassionati alla sua storia: 30 mila contatti nuovi nel solo mese di marzo. L’aumento della visibilità significa la possibilità di avere in futuro altre possibili donazioni. Abbiamo potuto affrontare con maggiore serenità le spese per interventi e terapie che proseguiranno ancora nel tempo. Lazzaro aveva bisogno di noi, ma, indirettamente, anche noi di lui. Uno scambio incredibile.”

alfia lazzaro“Ci sono arrivate anche richieste di adozione, ma per il momento non è ancora pronto. Lentamente sta riprendendo fiducia verso gli altri. Gli do da mangiare con le mani, per fargli capire che si possono usare per gesti d’amore e non per le botte che ha subito prima di essere abbandonato. Ha ancora bisogno di essere seguito in maniera costante: Alfia lo controlla e lo gira sul fianco ogni due ore.”

“E’ vero che non è la prima volta che un cane in condizioni difficili viene richiesto. Anzi spesso ci sorprende in quanti vogliano chi è più malmesso. Ambrogio era stato investito, lo abbiamo accolto, curato, salvato e una ragazza se lo è venuto a prendere direttamente da Milano. Quando è arrivata, ha deciso di adottare anche un altro cucciolo che stava crescendo con dei problemi alle zampe.”

oasi copertina“C’è un amore che ci sorprende, dà forza e sprona a crescere. Abbiamo predisposto un’area nella nuova struttura nella quale mio figlio si occuperà di seguire i cani fobici, predisposta a corsi di rieducazione cinofila. E’ un modo anche per far proseguire la nostra passione di famiglia, in maniera indipendente.
Lo sappiamo che c’è chi ci considera un po’ matti per le decisioni che abbiamo preso: lasciare il nord, il lavoro, per occuparci qui, in Sicilia, dei cani randagi, ma poi c’è anche chi ci riconosce quando andiamo in città, ci fa i complimenti e ringrazia per quello che facciamo.”

“Accoglieremo tutti coloro che vorranno vedere quanto riusciremo a realizzare con quella che sarà veramente un’Oasi per i randagi. Ci sarà anche il modo per le famiglie di poter passare del tempo con i cuccioli e per le scuole di portare i ragazzi a conoscere una cultura diversa che si oppone a quella dell’abbandono degli animali. L’immagine della Sicilia come la terra dei cani randagi deve e può cambiare in quella di regione che ama i cani.”

oasi famiglia

“Noi ripetiamo spesso che non siamo angeli, ma persone normali che hanno creduto in un progetto che non mira solo a salvare gli animali, ma anche un territorio: un luogo salvaguardato dal randagismo è più sicuro. Il nostro sogno si sta realizzando, dimostrando un’altra realtà importante: uniti si raggiunge prima l’obiettivo. Lo siamo stati, come sempre, io ed Alfia, ma insieme a noi ci sono state e ci sono tante persone meravigliose che ogni giorno ci sostengono e danno la forza per prenderci cura dei nostri cuccioli.”

angelo e alfia copertina

La traccia volante: Salviamo i cani, salviamo il territorio, salviamo la reputazione della Sicilia.

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