Pina disegna l’identità della sua isola

“Mi spaventa l’ignoranza. Per questo non voglio rappresentare i volti dei politici sul muro, ma la nostra storia e identità. Il mio lavoro si anima del mio sole della Sardegna: l’isola è cruda, ma fonte incredibile di ispirazione. ”
pina murales copertina possibile“Siamo una terra antica di lunghi silenzi/ di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta./ Noi siamo sardi.” Scriveva Grazia Deledda, voce e anima di un’isola che ci appartiene pur rimanendo distante. Popolo di mare profondamente radicato nella terra, i sardi custodiscono le loro tradizioni spesso costretti a portarle lontano alla ricerca di opportunità che l’isola sembra non garantire. Un legame che non si spezza, tenuto forte da una lingua impastata di storia in un vocabolario che appartiene a chi non perde la volontà di conoscerlo. Un’artista, attraverso la ceramica e i murales ha scelto di rendere visibile questo patrimonio di identità in un museo all’aperto. Pina Monne ha raccontato la sua isola in oltre 500 opere, disseminate nei paesi assolati ed ogni giorno sale sull’impalcatura per continuare la narrazione. Sono soprattutto le donne protagoniste su grandi superfici, nelle quali appaiono fiere negli abiti tradizionali a tramandare antiche usanze e costante forza di cambiare il corso degli eventi. Da Tinnura, 241 abitanti nella provincia di Oristano, ha fatto conoscere la Sardegna nel mondo, dalla Grecia al Giappone, alla Palestina. A Londra le avevano offerto un atelier, ma lei ha detto di no: la sua arte vive del sole e della sua gente che non smette mai di rappresentare perché la storia, la costanza e la creatività possono salvare il mondo. Mi racconta la sua traccia, scendendo dalle impalcature, mentre sta dipingendo la storia di un’associazione di giovani artigiani sulle mura di Ottana, 2300 abitanti in provincia di Nuoro. Riesce a farmi vedere i colori degli ampi orizzonti e a sentire il profumo misto di piante fosche e vernici.

La traccia: storia e identità della Sardegna in murales e ceramiche

“Gli artisti riescono a creare dimensioni virtuali per evadere da questa brutta realtà. Ora sono attaccata al muro a dipingere, questo mi ha salvato e continua a salvarmi. Sono cresciuta nella costa est della Sardegna, ad Irgoli, paesino racchiuso tra due monti e attraversato dal fiume Cedrina. E’ in pianura, a sei chilometri dal mare. D’estate trascorrevamo tutto il tempo lì. Il mare è sempre stato dentro di me come la passione per la pittura.”

pina mare
“Quando ho dovuto scegliere che studi fare, senza dubbio sarei andata alla Scuola d’Arte, ma i miei genitori non me l’hanno permesso, facendomi iscrivere al Magistrale. Mi sono diplomata e ho cominciato a lavorare alla scuola materna e all’asilo nido. Continuavo a sentire dentro di me la voglia di far esplodere il mio amore per l’arte. Mi percorreva come una rabbia perché la mia via dell’arte doveva trovare una strada per liberarsi. Era più forte di me. Questa rivoluzione ha coinciso con la crisi del mio matrimonio. Volevo liberarmi da tutto ciò che mi impediva di vivere la mia vita come volevo.”

Libera nell’arte
“Ho scelto, finalmente, grazie ad un concorso per murales vicino a Bosa, a Tinnura. Ho vinto e da allora non ho mai smesso. Ad oggi ho realizzato circa 500 murales in diversi paesi dell’isola. “

“Quello che avevo e ho da dire è così grande che avevo ed ho bisogno di sempre più spazio. Non ho voluto proseguire sulla strada del muralismo politico, così come era nato come segno di protesta a Orgosolo. Io considero importante raccontare la nostra tradizione: la storia attraverso la mia arte per recuperare il senso della nostra identità.
A Tinnura ho portato 5 progetti che mostrassero questa mia volontà. Il sindaco mi ha chiamato e mi ha confermato che potessi farli tutti. Da allora, sono 19 anni che salgo e scendo dalle impalcature, una volta sono anche caduta, ma non ho mollato.”

“Amo lavorare per la strada. Conosco tanta gente: catturo i volti, le espressioni dei personaggi di ogni paese. Scatto delle foto e poi li rappresento. Spesso sono figure che aggiungo all’ultimo momento nel mio disegno. A Cheremule, in provincia di Sassari, ho ritratto tutte le centenarie del paese. Ho conosciuto e disegnato anche un uomo che aveva 102 anni: ora ne ha 106.“

pina murales centenario
“Mi piace rappresentare la figura femminile perché è la donna che imprime una svolta nel mondo, anche nelle realtà più difficili. La racconto attraverso gli abiti e i gioielli tradizionali. Mostrare le tradizioni in arte, in una maniera così realistica, attrae tantissimi turisti che, da aprile ad ottobre, girano a vedere i miei murales e vengono anche a casa mia per capire come lavoro.

 

I paesi raccontano la loro identità a cielo aperto.”

pina murales donne

Amata terra amara

“E’ una tradizione da tramandare. Mi capita di insegnare agli studenti. Ora sono ad Ottana, paese bellissimo, travolto dall’industria chimica, che ha fallito e chiuso gli impianti. Nell’angoscia del periodo, ci sono dei ragazzi che hanno deciso di ripartire dall’artigianato e dalla storia locale: creano maschere lignee tradizionali. Uno di loro, uscito proprio dalla fabbrica, ha aperto una sua bottega. Altri hanno fondato un’associazione culturale Sos Merdules Bezzos de Otzana. Sono in 75, compresi anche dei bambini. Sto facendo un murales proprio per raccontare questo ritorno al passato per guadagnare un presente ed un futuro diverso. Hanno fatto una scelta che viene ripagata dall’apprezzamento che ricevono da ogni parte d’Italia: sono stati invitati anche al Carnevale di Venezia.”

“Capisco il loro attaccamento alla terra, nonostante la nostra sia dura, grezza e spesso ci obblighi a lasciarla per la mancanza di opportunità. Io sono ripartita da Tinnura, da una vecchia casetta che ho risistemato: il mio giardino dell’anima. Qui ho il forno per le ceramiche che è la mia altra espressione di arte. Le ho utilizzate anche in alcuni murales, commissionati da amministratori illuminati.”

pina il giardino dell'anima“I murales hanno bisogno di manutenzione, non sempre la difesa dell’arte è una priorità dei sindaci: c’è chi preferisce abbandonare la mia opera perché è stato commissionata dall’amministrazione che lo ha preceduto. Ci sono poi paesi come Semestene, dove mi hanno chiamato a realizzare opere, tre sindaci di diverso colore politico. E’ un luogo meraviglioso, con una cattedrale bellissima, purtroppo i giovani lo abbandonano per la mancanza di lavoro.”

pina murales al lavoro
“Con la mia arte mi piacerebbe dimostrare che si possono costruire le possibilità per rimanere. Dopo aver lavorato per tanti anni da sola, da 10, ho con me Anna. E’ di Maratea, venuta in Sardegna seguendo l’amore, l’ho conosciuta ad uno dei miei laboratori. Ho rintracciato in lei il rispetto massimo per ciò che facciamo. Insieme non ci spaventa nessuna dimensione sulla quale dipingere. Temiamo di più le menti piatte che vorrebbero si rappresentasse un raccontino semplice e banale, senza lasciare l’artista libero. “

pina de andre e dori

La creatività come salvezza

“Mi spaventa l’ignoranza. Per questo non voglio rappresentare i volti dei politici sul muro, ma la nostra storia e identità. Vengono le scuole a vedere il nostro lavoro. I più piccoli non sono ancora completamente contaminati, ma i ragazzi sono sempre meno interessati: guardano il cellulare e non l’opera. Sono troppo distratti. Ho una sorella che insegna ai bambini arte e stimola continuamente i loro talenti. E’ quello che dobbiamo fare, ognuno per quello che può: l’ingegno e la creatività ci possono salvare.
I miei genitori lo hanno capito, oltre ad aver accettato il mio lavoro, mi hanno chiesto scusa per avermi ostacolato.”

pina e i bambini

“Ho faticato tantissimo, purtroppo qui resiste in alcuni la convinzione che associa la donna che lavora in strada a dei comportamenti “facili”. Li metto a tacere, mostrando cosa realizzo, senza farmi distrarre o frenare dalla loro povertà di pensiero. C’è chi si è scusato per non aver capito e avermi giudicato. Difendo la dignità del lavoro anche di chi decide di fare altre professioni per strada.  Sembra che l’arte mi appaghi di ogni fatica. Ho tutto l’anno pieno di lavori da realizzare: da Semestrere a Sorradile. In questo piccolo comune dell’oristanese mi hanno commissionato un bassorilievo di ceramica di quattro metri per tre. “

pina murales ceramica
“Ogni paese della mia isola è speciale, diverso: accetto la sfida di raccontarne lo spirito e l’identità. Ho viaggiato molto, ma non ho mai pensato di lasciare la Sardegna. Sono stata in Grecia, ho realizzato un mio murales ad Atene. Sono andata in Palestina: ho fatto dei  dei corsi di ceramica ai ragazzi palestinesi del centro artistico salesiano di Betlemme. Grazie al Vis ( Servizio di Volontariato Internazionale), siamo riusciti a portare un gruppo di loro a Tinnura: abbiamo fatto insieme un murales per rappresentare il confronto pacifico tra le diverse culture. L’arte riesce ad arrivare ovunque.”

“Supera anche le grate delle celle. Qualche anno fa sono stata contattata dalla direttrice dell’istituto penitenziario di Nuoro per tenere un laboratorio con i ragazzi dell’istituto. E’ andata così bene che sono tornata per tre anni e sono stata chiamata anche per una iniziativa nel carcere di Macomer. La creatività ti rende libero nel vero senso della parola: è come avessimo abbattuto le pareti disegnando i murales.”

pina murales finale

“Il mio lavoro si anima del mio sole della Sardegna. In Inghilterra avevano proposto di aprirmi un laboratorio, ma io non potevo rimanere, ho bisogno della mia isola: è cruda, ma fonte incredibile di ispirazione.

La traccia volante: Mio padre, che purtroppo ci ha lasciato un anno fa, ripeteva sempre che il lavoro dà dignità alla persona. Non ci si deve mai vergognare delle proprio origini e del sacrificio: la costanza e l’umiltà ci permettono di migliorarci e di scoprire.

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