“Spero che sia confermato l’ergastolo a questo uomo che non merita di essere nominato, anche se so che non restituirà una figlia alla sua mamma e un sorriso allegro al mondo. Resta e deve rimanere un abbraccio, oltre i simboli, che stringa non solo nel momento del bisogno, e protegga chi ha diritto alla felicità e all’amore.”
Laura aveva dodici anni quando il padre l’ha uccisa. Era il 22 agosto del 2014. La violenza premeditata dell’uomo che avrebbe dovuto proteggerla da tutto e tutti, si è avventata contro di lei, mentre, indifesa, sentendosi al sicuro, dormiva nel lettone con la sorella più grande. L’ultimo gesto d’amore Laura lo ha fatto per lei, urlando per svegliarla, allertando in questo modo anche gli altri due fratelli, impedendo a quel mostro vigliacco di proseguire nel disegno di sterminare tutti e 4 i suoi figli per vendicarsi di sua moglie che aveva deciso di lasciarlo. I fratelli Grimm o Euripide non sarebbero arrivati a tanto abominio per raccontare l’ira di un uomo.
Non c’è stata follia, ma odio e crudeltà che ha tolto il futuro ad un sorriso, chiudendone quattro, quelli dei suoi fratelli e di una madre. Giovanna, lei sì, da eroina, non ha ceduto alla disperazione, ma ha iniziato una lotta per la giustizia che oggi vede, nella sentenza della Cassazione, il suo epilogo.
Lo sguardo di questa coraggiosa donna siciliana non è vendicativo, ma colmo di amore, inesorabile nella sua dolcezza. Ponendolo sempre come una carezza sui suoi altri tre figli, ha permesso che crescessero guardando il cielo senza perdere la speranza.
Nel suo percorso di dolore, iniziato nell’istante preciso in cui ha abbracciato il corpo della sua Lauretta, Giovanna ha dato e ricevuto dalla sua determinazione. In particolare l’amicizia e l’appoggio di Vera Squatrita, un’altra madre a cui la furia omicida di un uomo ha portato via la figlia: Giordana il 7 ottobre del 2015. Una ragazza bellissima di 20 anni, una ballerina, già mamma, vittima dell’ex fidanzato.
Oggi sono insieme a Roma, con loro anche donne e uomini che hanno deciso di abbracciarle in un flash mob organizzato dalle associazioni Il Giardino segreto, Io sono Giordana e l’adesione di organizzazioni, come la rete REAMA di Pangea che supportano, quotidianamente, le vittime di violenza. L’artista Monica Pirone, ha chiesto di portare una loro foto da bambini in bianco e nero, ingrandita, da esporre sulla scalinata davanti al palazzo della Cassazione. Oltre il simbolo, è l’immagine di ciò che sta accadendo in questi ultimi oscuri anni. La violenza colpisce le donne, le ragazze come le madri, ma lascia segni indelebili su coloro che assistono: bambine e bambini privati della loro infanzia. E’ una realtà con numeri e dettagli che fanno rabbrividire, imponendo di non chiudere gli occhi e negarne l’esistenza.
Giovanna, Vera, testimoni di questa tragedia della coscienza, hanno dato un altro senso alla loro inimmaginabile sofferenza, andando nelle scuole, nei convegni, nelle piazze, dove è necessario, a raccontare, spiegare per fare in modo che nessuno possa più subire ciò che è accaduto a Laura e a Giordana.
Spero che sia confermato l’ergastolo a questo uomo che non merita di essere nominato, anche se so che non restituirà una figlia alla sua mamma e un sorriso allegro al mondo. Resta e deve rimanere un abbraccio, oltre i simboli, che stringa non solo nel momento del bisogno, e protegga chi ha diritto alla felicità e all’amore.
Io oggi voglio dedicare il mio a Giovanna, Vera e a Monica e tutte coloro che dedicano le proprie energie perchè non si sentano mai sole.
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