Per Sabina, la piccola Elisa e tanti altri a cui potremmo cambiar la vita

La richiesta di Sabina Maria per la sua piccola Elisa è rivolta a tutti: andare nel centro ADMO più vicino e donare il proprio midollo osseo. Non è un’operazione dolorosa, ma un semplice prelievo in day hospital che può risolvere situazioni complesse. Diffondere in rete la sua storia non ci rende migliori, ma impone, in maniera chiara e diretta, la necessità di aiutare chi non ha postato foto di lacrime e sofferenza, ma parole di riconoscenza e di amore, nonostante tutto.

 

sabina e elisa

Nei profili social di questo agosto ci si può perdere tra le foto delle vacanze, sospesi tra allegra condivisione e futile invidia; stordirsi con proclami di strategie politiche presenti e future; ma anche battere la propria coscienza su alcune richieste di aiuto di chi considera il mese principe delle vacanze, come altri trenta giorni nei quali portare avanti la propria battaglia contro una condizione di vita difficile permanente. Ieri, mentre mi lamentavo per la mia rituale febbre di fine estate, mi sono imbattuta in un appello. Lo condivideva un amico di cui mi fido. A lanciarlo è la mamma di una bambina malata di leucemia. Un breve racconto di vita che racchiude: la drammatica routine di una quotidianità in un reparto di onco – ematologia; la gratitudine verso i colleghi che hanno donato giorni di ferie per garantirle l’aspettativa e nei confronti di un compagno alleato; la conferma della fiducia nei confronti dei medici e delle terapie; infine e soprattutto la speranza per l’intervento salvifico di un trapianto.

Sabina ha una bambina, Elisa di 5 anni, di cui tre di fila trascorsi in ospedale (ci sono foto che la ritraggono comunque sempre sorridente, anche con la flebo nel braccio). Lavora nell’Ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone, potrà mantenere il suo posto grazie ai suoi colleghi che stanno donando giorni delle loro ferie perchè ha finito il tempo di aspettativa che le spettava. Da due anni e mezzo vive in simbiosi con la sua piccolina, affetta da Leucemia Mielomonocitica, forma rara che colpisce un bambino su un milione, al Bambin Gesù di Roma. Qui ha trovato le cure preziose, offerte con professionalità e, come precisa lei, “con amore”, dal professor Locatelli, direttore del Dipartimento di Onco Ematologia e da tutto il personale infermieristico del reparto nel quale sono ricoverate. Con Sabina e Elisa, c’è anche Fabio che ha lasciato il lavoro per seguire la donna e la bambina che ama.

Nel racconto di questa mamma, donna determinata, c’è una vita che si fatica a considerare tale dall’esterno, ma che respira tra tentativi, sofferenza, ansia, piccole gioie e una grande attesa, legata al trapianto, unica possibilità di salvezza.

Un primo tentativo, fatto il 19 gennaio 2018, non ha avuto purtroppo un buon esito. Elisa aspetta di fare un secondo trapianto. Pensare che pesa solo 12 chili fa riformulare il senso della parola “forza”.

Attualmente le condizioni di salute sono discrete nonostante, purtroppo, abbia avuto ultimamente un virus che l’ha debilitata molto.

Seguiranno altri giorni difficili per questa famiglia, ma è Sabina a ribadire come l’obiettivo valga qualsiasi fatica: “devo resistere ed andare avanti senza arrendermi perché la posta in palio è talmente alta da non riuscire a paragonarla con nient’altro al mondo. Siamo fiduciosi e positivi, dobbiamo crederci.”

per sabina admoPer aiutare Sabina, Elisa, Fabio, altri malati in attesa e anche sè stessi nella volontà di non rimanere indifferenti, bisogna rispondere all’appello per trovare un donatore di midollo osseo.

 

 

Chiamate ADMO www.admo.it (digitare su Google ADMO e il nome della vostra regione o della vostra citta’),oppure il centro trasfusionale dell’ospedale più vicino. Basta avere dai 18 ai 36 anni non compiuti, pesare almeno 50 kg e non avere malattie trasmissibili.

Nel racconto di Sabina si percepisce la stanchezza, la paura, ma anche la reale gratitudine che prova verso tutti coloro che stanno provando a farle sentire meno freddo in questa salita dura, con il calore di una presenza concreta.

Grazie, grazie a tutte le persone e associazioni che ci sono e ci stanno vicino da due anni e mezzo sia emotivamente che economicamente, grazie a tutte le persone che sono andate e andranno a tipizzarsi dando una speranza in più sia a Elisa che a qualcun altro.”

In un agosto di piedi all’aria, tuffi acrobatici trattenendo il fiato e teorie di statisti da tastiera, ritroviamo tracce di umanità, facendo il possibile per aiutare una bambina dagli occhi dolci e la sua mamma che non si sono spostate nemmeno per un’ora da una stanza di ospedale, senza perdere il sorriso. 

elisa admo

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