“Il desiderio di cultura diventa esigenza per salvarsi dalla volontà di lasciare il mondo nell’ignoranza. Riscoprirne il valore, portando in scena l’eco di chi ci l’ha resa fondamentale per la nostra civiltà, è origine e scopo di Verso Dante.”Un viaggio tra le parole capaci di evocare storia, passioni, appartenenze, offerto sul palcoscenico di un teatro che, come veniva inteso da Giorgio Strehler, si fa parabola del mondo. Questa è l’alchimia di Verso Dante, spettacolo scritto e interpretato da Luigi Di Fiore insieme a Tommaso Agnese che ne cura anche la regia. Sabato 7 dicembre alle 21 nella Sala della Musica del Complesso Monumentale di San Firenze, la Fondazione Franco Zeffirelli ne presenterà la prima nazionale. Lo scopo di chi ha voluto fortemente ricreare un percorso di emozioni e consapevolezza è restituire importanza e rispetto alla cultura, riscoprendone il valore a partire dalle origini dell’antica Grecia, passando per Francesco d’Assisi fino agli scritti di Dante. Una narrazione affidata alla figura di un saggio colto, nascosto nelle sembianze di un uomo abbandonato, ormai disperato, tra i rifiuti, paradigma dello stato attuale della considerazione verso le espressioni delle arti, della letteratura e della poesia, salvezza della coscienza dal buio dell’ignoranza. Luigi di Fiore, attore con radici forti nel teatro, diplomato alla bottega di Vittorio Gassman, diretto in diversi spettacoli dal maestro Strehler, prestato alla tv con ruoli riconosciuti in fiction di successo, interprete di rilievo anche in produzioni cinematografiche, ha deciso di vestire i panni di questo cantastorie per porre un argine alla deriva nella quale si stanno relegando anche le speranze e le passioni degli attori. La sua è una traccia nella quale si rivendica un ruolo sociale, conclamando l’amore per un teatro che non ha pareti, coinvolto in un dialogo con linguaggio alto, ma comprensibile, verso la realtà, per salvarne chi la vive inconsapevole.
La traccia: Verso Dante il teatro che comunica
“Viviamo in un tempo nel quale la cultura sembra sia stata abbandonata. Basterebbe pensare che ingaggiare una grande orchestra costa meno di uno stipendio annuale di un calciatore. Non si ha coscienza del rischio di una superficialità accerchiante che trascinerà sempre più verso il baratro, fino al risveglio del mostro, la cui matrice, come diceva Brecht, in realtà “non è mai sopita e potrebbe essere ancora feconda.” Bisogna provare allora a porsi come una barriera. “Verso Dante” è il nostro contributo: mio, del regista Tommaso Agnese, della scenografa Mirjana Panovski e della Fondazione Franco Zeffirelli che ci ha permesso di realizzare il nostro sogno.”
“Protagonista dello spettacolo è un uomo abbandonato tra l’immondizia che custodisce dentro di sé il sapere della cultura occidentale. Non è un richiamo ad una posizione nazionalista, semplicemente il modo per portare a riscoprire chi siamo, risvegliando il legame con ciò che siamo stati: la bellezza della nostra civiltà quando ha dato grande prova di sé. La narrazione parte dalle radici greche, stimolata dal baffetto della Nike su una scarpa. Chissà se chi le indossa conosce cosa significhi realmente quel simbolo: la parola che rappresenta il concetto di vittoria in Erodoto, diverso dal senso del capitalismo che veicola ora. Si passa per la grande rivoluzione culturale di Francesco che nobilita la lingua volgare. In una società medioevale dominata dalla Chiesa anche nella comunicazione, declinata nel latino, utilizzato in ogni contesto per renderlo incomprensibile alle classi inferiori, Francesco spezza il giogo. Attraverso il Cantico della creature eleva la lingua volgare a poesia, dando la possibilità a tutti di capire. Noi riportiamo il Francesco guerriero, non il santo, bensì l’uomo che compie gesti rivoluzionari. Arriviamo all’italiano più lungimirante, Dante che ha segnato il solco sul quale noi stiamo ancora tracciando la nostra identità.”
“Non si procede in senso cronologico, ma il discorso focalizza sulla centralità della diatriba in un popolo storicamente abituato a dividersi e scontrarsi: dall’Antica Grecia, a Romolo e Remo, Mario contro Silla e le vicende che caratterizzano la figura emblematica del Conte Ugolino, ghibellino che fu accusato di aver parteggiato per i guelfi, per questo condannato. Nel viaggio delle parole si approda al tema dell’amore, dalla prospettiva della condizione femminile. Le donne che nel Medioevo fuggivano per emanciparsi e spesso venivano considerate streghe solo perchè avevano messo in discussione l’autorità maschile. Uomini come Gianciotto che aveva ingannato Francesca, prendendola bambina innocente, stuprandola e rendendola simbolo dell’amore negato. La strada che si indica è cercare una via per vivere i sentimenti e non solo le sofferenze.”
“L’uomo, preda dei suoi fantasmi, ferma il dialogo, aprendo il libro della conoscenza. Leggerà la descrizione del termine dall’enciclopedia Treccani, dichiarando: “io sono cultura.”. Così chiude lo spettacolo che nasce proprio dalle domande che ci siamo posti, soprattutto negli ultimi anni, vedendo la società stracciare le arti tutte in terzo o quarto piano. E’ un’esigenza che parte da lontano: noi che abbiamo studiato e lavorato per far ardere il fuoco sacro della passione, ci siamo avvelenati. Finalmente abbiamo ritrovato, con questa esperienza, un varco per dire ciò che pensiamo veramente a chi voglia realmente relazionarsi.”
“Preparare e vivere progetti come “Verso Dante” rappresenta una delle poche terapie a disposizione per ridare fiato alla nostra soffocante condizione di attori. Rappresentiamo la classe sociale lavoratrice più povera. Solo i protagonisti ce la fanno, tutti gli altri annaspano. La Fondazione Zeffirelli nella figura di Pippo, il figlio del maestro, ha accolto la nostra proposta, finanziata e curata, fornendoci anche l’emozionante contesto per la prima del 7 dicembre. Ha ridato respiro alla nostra passione. Nel 1985 è stato sempre Pippo a farmi scegliere per un ruolo in Camera con vista di James Ivory e da allora è proseguito un rapporto di stima e di affetto che ora si consolida con la fondazione che porta il nome di suo padre.”
“Il nostro obiettivo adesso è far arrivare più intensamente e profondamente possibile il senso contenuto sin nel titolo dello spettacolo Verso Dante. Quel “verso” dal significato bivalente, inteso come direzione nella quale andare e allo stesso tempo capacità di bellezza del verso. Bisogna trasmetterla, trovare ogni occasione possibile per farlo. In questo periodo ho avuto l’opportunità di fare da assistente alla professoressa Giovanna Pini di Roma 3 nel corso universitario di animazione pedagogica. Parallelamente porto avanti un impegno, che mi piace molto, di teatro amatoriale. La sera di lunedì mi confronto con chi non vuole fare l’attore, svolge altre professioni, ma desidera rinfrancarsi, approfondendo la lettura della poesia. “
“Questo per me è il valore massimo del teatro che, ribadisco, è ossigeno allo stato puro. La quantità che ne riceverò da “Verso Dante” mi servirà per anni. “Il teatro per il teatro” come poteva immaginare solo il mio maestro Strehler. Stiamo lavorando senza sosta per la prima di Firenze: scenografia e costumi, frutto di un grande lavoro artigianale stanno impegnando Mirjana, oltre dieci ore al giorno da un mese. Vogliamo che sia uno spettacolo unico, ma che possa girare: ce lo stanno chiedendo da diverse realtà. Spero di farlo per tanto tempo, provo un piacere incredibile anche solo provandolo: il tempo passa e non me ne accorgo. Ne avverto anche la responsabilità: fare ciò che posso per salvarci, riempiendo il vuoto con la bellezza delle parole.”
La traccia volante : “Io so e non so perché lo faccio il teatro ma so che devo farlo, che devo e voglio farlo facendo entrare nel teatro tutto me stesso, uomo politico e no, civile e no, ideologo, poeta, musicista, attore, pagliaccio, amante, critico, me insomma, con quello che sono e penso di essere e quello che penso e credo sia vita. Poco so, ma quel poco lo dico.”Giorgio Strehler
Rispondi