Jesus Jaime Mba Obono, cittadino italiano, originario della Guinea Equatoriale, contagiato dal virus mentre si trovava nello stato africano, sta tornando in Italia con un volo di stato per essere curato a Palermo, la sua città. Una storia di amore e di fratellanza che parte dalla forza di sua moglie Chiara Beninati e coinvolge un’intera comunità.
La politica si divide sulla scelta civile di regolarizzare i cittadini stranieri che lavorano nelle nostre campagne. Alla tutela della salute di chi da anni viene sfruttato, vittime silenziose del caporalato, si preferisce il gioco degli slogan: ricominciano a diffondersi strali di razzismo che sembravano apparentemente sopiti e l’ostilità nei confronti di chi ha meno diritti.
In questo clima, colpisce e insegna, una storia di unione e solidarietà che arriva dalla Sicilia. I protagonisti sono Chiara Beninati di Palermo, suo marito Jesus Jaime Mba Obono, originario della Guinea Equatoriale e i tanti, istituzioni comprese, che li hanno sostenuti nella loro sfida d’amore e di vita.
A febbraio, Jesus Jaime, informatico con nazionalità italiana, si trovava nel suo paese di origine per far visita alla famiglia. Quando è scoppiato il virus gli è stato consigliato di non ripartire: nel piccolo stato africano non si erano ancora presentati casi positivi di Covid-19, ma proprio qui è stato contagiato. Mentre la Guinea chiudeva tutti i voli fino al 15 maggio, la malattia mostrava il volto più aggressivo su Jesus Jaime. Il 27 aprile è stato ricoverato nella terapia intensiva dell’ospedale di Malabo, capitale del paese. Le condizioni sono apparse molto gravi, non sostenibili con i mezzi e i farmaci a disposizione.
L’unica possibilità di salvarlo era farlo rientrare in Italia.
Ci ha pensato Chiara, sua moglie: colei con cui ha vissuto dieci anni in Guinea, prendendo in affidamento due ragazze che ora studiano a Palermo; la mamma del loro bambino di sei anni, nato qui in Italia. Chiara, la donna con cui hanno creato una famiglia, unita oltre ogni possibile pregiudizio, simbolo di un sentimento in grado di superare qualsiasi difficoltà e di donare al prossimo.
Una modalità di vivere le relazioni con gli altri che ha reso naturale il percorso che Chiara ha dovuto affrontare, seppur in un momento di emergenza eccezionale. Ha subito contattato l’ambasciata, dove ha trovato personale gentile e disponibile; parallelamente, ha avviato una raccolta fondi su Gofundme per organizzare un volo in sicurezza per riportare Jesus Jaime a Palermo, dove dall’ospedale Cervello hanno assicurato l’accoglienza per curarlo.
In tre giorni sono stati raccolti oltre 104 mila euro. Una comunità che si stringe per salvare un uomo buono e la sua famiglia. La situazione purtroppo si è fatta critica, rendendo vitale velocizzare le necessarie pratiche per consentire il trasferimento. Chiara si è rivolta direttamente al Ministro degli Esteri, Di Maio, al ministro della Salute, Speranza, al capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli e ha chiesto aiuto al Presidente della Repubblica Mattarella. Al suo fianco si sono mobilitate le associazioni come Mamme per la pelle: l’appello a fare presto è stato ripreso dai giornali e dalle televisioni.
Ieri, finalmente, è arrivata la comunicazione ufficiale dalla Farnesina: un aereo di stato è pronto per andare a prendere Jesus Jaime. A bordo del mezzo dell’aereonautica militare che è decollato da Malabo verso Palermo, vola il senso e la speranza di una società che si è mostrata compatta.
Da questa storia che deve avere un lieto fine, arriva la conferma di come non si possano utilizzare giochi politici sulla salute, che non esistano confini, mentali e fisici, quando bisogna salvare la vita di un uomo.
“Jaimeeeee adesso tocca a te! Forzaaaa”. E’ l’esultanza di familiari e amici esplosa sui social dopo la notizia delle autorizzazioni al rientro.
Chiara e la sua famiglia, aspettano, con la fiducia di aver fatto tutto quello che potevano e di non essere mai stati soli.
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