“I miei nipoti mi chiamano “nonna bau”, devo ammettere che per le prime settimane sono innegabilmente la mamma di tutti quei cuccioli a cui è stata negata. Ho deciso che avrei dato amore solo a chi realmente merita e sa ricambiare.”
Sei cani, 11 gatti: la porta sempre aperta per accogliere cuccioli in difficoltà. La casa di Patrizia Pagliero a San Giovanni in Marignano è un rifugio allegro e sicuro per quegli amici fedeli e muti che troppo spesso non ricevono pari fiducia e affetto dai propri padroni umani. Senza troppe parole, sin dal giardino, paradiso di piante grasse e ulivi, qui si respira, invece un calore raro. La storia di chi riesce ogni giorno a tenerlo acceso si intreccia a quella discreta dei gatti, alternata alla densa e significativa di ognuno dei cani. Goerge pesa 54 chili, incrocio difficilissimo da decifrare con un pastore maremmano, ha una abbaiata forte e sicura, appena ti avvicini, però scappa nella stanza della sua padrona, nascosto dietro il suo enorme cuscino, si intravedono solo gli occhi, dolci e spaventati. La paura passa solo quando deve difendere i gattini, si posiziona ben fermo sulle sue zampone e nessuno può passare. Più socievole è Chicca, color champagne e andatura incerta, non si stanca mai di sollevarsi e farsi abbracciare; vogliosa di coccole anche Lola, la decana, 13 anni e una bandana al collo a decretarne la placida supremazia. Corre ovunque invece Briciola, la più piccola: ritrovata sotto la neve con tutti i suoi cuccioli, è un vero miracolo se ha ancora tutta questa voglia di abbaiare. Nessa con il suo occhietto chiuso prende vivacità da uno e saggezza da un altro, facendosi coccolare quando decide lei. E poi c’è Bruna che testimonia la paura di quanto ha subito, correndo veloce per poi rintanarsi, senza nessun ringhio, ma ritraendosi alle mani di chi prova a sfiorarla. Insieme formano la famiglia canina di Patrizia che riesce a convivere serena con quella molto più allargata dei gatti: 11 i fissi e senza numero coloro di passaggio. Patrizia ha deciso di essere una balia, definizione presa in prestito da un altro linguaggio per rappresentare le attenzioni che quotidianamente dedica ai suoi animali e a tutti quelli che le vengono affidati da gattili, canili, conoscenti che sapendo ciò che fa, le lasciano davanti al cancello anche micini di pochi giorni che lei riesce a far crescere e spesso ad affidare. Sabato siamo stati a conoscere il nostro futuro gatto e abbiamo incontrato la sua traccia, preziosa da raccontare per mostrare un altro modo di sconfiggere la solitudine attraverso la bellezza di uno scambio silenzioso e pieno.
La traccia: la cura di cani e gatti in difficoltà
“Ho cresciuto i miei due figli sempre con un cane e un gatto sotto la carrozzina. Dopo delusioni sentimentali pesanti, ho deciso che avrei dato amore solo a chi realmente merita e ricambia. Non ho una data che decreti l’inizio di questa diversa forma di matrimonio o convivenza, forse la lego all’età di Lola. Era la cagnona di mio figlio, quando lui ha avuto dei problemi di salute da risolvere, l’ha lasciata a me. Ho capito che potevo rendere la nostra casa un luogo dove accogliere e curare. Il nostro indirizzo ha cominciato a girare. Chi ha trovato Briciola sotto la neve, sapeva che poteva chiamarmi ed io mi sarei occupata di lei e dei suoi cuccioli. Chi ha sentito un leggero miagolio dentro un secchio, aveva il mio numero per chiedermi il miracolo di far diventare quel verso più forte. Io sono qui, anzi: noi siamo qui.”
“Nel giardino curo le mie adorate piante grasse. Dentro cerco di mantenere uno spazio pulito e profumato, tra i loro vari giacigli riconoscibili; in cucina, sono ordinate le ciotole diversificate, dalla più grande di George alle piccole dei gatti, anche se non manca posto a tavola per chi lo richiede. Nelle stanze giocano le diverse cucciolate di gattini, trovati, arrivati o prelevati anche durante la pandemia. Scott, che dovreste prendere voi, faceva parte di un gruppo di cinque che sono andata a prendere al confine tra Marche e Romagna a metà aprile. Me li hanno affidati dal gattile di Pesaro e li ho assegnati quasi tutti.”
“Nell’ attesa sono qui insieme agli altri. Ci sono le cucce, i cuscini, le strutture più o meno articolate per farsi le unghie: è il loro parco giochi. Ognuno ha un nome e una identità, purtroppo per i più piccoli legata alla storia del recente abbandono. Non li prendo quasi mai in braccio, salgono loro, sulle mie gambe, sulle spalle, non posso sedermi che si accoccolano dove possono. Quando li porto dai nuovi padroni, fino all’ultimo minuto penso che non ce la farò e li terrò: l’ho già fatto per undici di loro, quindi devo provare a vincere la tentazione, ma è dura.”
“A volte arrivano di pochi grammi, con gli occhi ancora chiusi e devo svegliarmi ogni tre ore per allattarli. Devono stare in una cuccia speciale che ho predisposto, illuminata da una lampada che diffonde calore. Ci sono anni che l’ho accesa a maggio e spenta a dicembre. Ogni notte, prendo il piccolo biberon, lo scaldo, li imbocco stando ben attenta che il latte non vada nei polmoni e li rimetto giù. Io non mi riaddormento, ma è la vita che ho scelto. I miei nipoti mi chiamano “nonna bau”, mentre devo ammettere che per le prime settimane sono innegabilmente la mamma di tutti quei cuccioli a cui è stata negata. Negli armadi il cambio stagione è dettato dal tessuto delle loro coperte e cuscini. In dispensa le riserve sono divise a seconda dell’alimentazione necessaria per ognuno: dai sacchi dei croccantini per i neonati, ai bidoni di umido per George. Tutto deve essere rigorosamente di buona qualità. Compro spesso online. Non faccio parte di associazioni pur collaborando con molte. I gattili sostengono le spese per occuparmi dei più piccoli, che sono elevate, oppure non ce la farei, il resto mi barcameno grazie al mio lavoro: faccio le pulizie in varie cose qui nel comune. Non guadagno molto, ma non ho dubbi: condivido con i miei cani e gatti.”
“Se non avessi avuto loro come avrei potuto sopravvivere alla quarantena! Mi dispiace che ci sia stato qualcuno che abbia pensato di prendere un cane solo per avere una scusa per uscire ed ora mi stia chiedendo di poterli riportare indietro. Se così sarà, saranno loro a perderci. Non sono però tutti egoisti, questa mia attività mi permette di incontrare anche persone belle e generose: come la famiglia che ieri ha accolto un cane di quattro anni che mi hanno fatto arrivare da Avellino, guarito e pronto per diventare la gioia di una nuova casa.”
La traccia volante: la felicità è un cucciolo caldo. Charles M.Schulz
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