Eleonora al Sebastiani fa trovare il posto di ognuno

“Non è il momento ideale per chiedere, ma sicuramente il migliore per infondere speranza nella costruzione di ciò che resterà. Ho questa visione della montagna e dei rifugi: qui le persone passano, magari non tornano, ma poi vengono i loro figli o nipoti. Il Sebastiani è il luogo nel quale ho sempre saputo di trovare il mio posto. Sento il bisogno di contribuire a renderlo migliore per chi verrà. Non sono l’unica a pensarlo e ne sono felice.” eleonora rifugio 2Ci sono luoghi che il tempo segna con l’imprevedibilità degli eventi e la forza libera della natura. Resistono, mostrando con orgoglio il passaggio delle tempeste durante le quali hanno saputo accogliere e proteggere. Simbolo della vita che non si arrende, trovando sempre il modo per superare l’inverno nella bellezza di una primavera che torna: i rifugi nelle montagne custodiscono difficoltà e speranza. Dal 1922 a Rocca di Mezzo, nella provincia de l’Aquila, tra i Confini del Parco Regionale del Sirente-Velino, a 2102 metri sul livello del mare c’è il Sebastiani. Proprietà della sezione CAI di Roma, da 21 anni è gestito dalla cooperativa Equo rifugio, coordinata da Eleonora Saggioro. E’ lei che ha deciso di mettere insieme il suo amore per questo posto a quello dei suoi amici e di tutti coloro che passando di qui, decidono di tornare. Il Sebastiani è diventato un luogo dove si può ritrovare sè stessi e gli altri, nel silenzio garantito dalle montagne e dalla mancanza del wi fi, ma anche tra le note di un concerto, gustando insieme piatti della tradizione o presentati da chef. Escursionisti professionisti, famiglie, bambini sanno quale meraviglia custodisce questo paesaggio, ci si sono rifugiati con il pensiero anche durante la pandemia, chiamando Eleonora per prenotare per l’estate. Il rifugio si è organizzato per accoglierne alcuni nei pranzi che si stanno allestendo nei week end, ma da fine mese inizieranno i lavori per allargare gli spazi e consentire a sempre più persone di vivere il sogno che qui è assicurato. Finanziati dal CAI di Roma e da quello centrale, ci sarà la possibilità per ognuno di dare il proprio contributo, andando sulla piattaforma Buona causa per aderire alla campagna https://buonacausa.org/cause/rifugiovincenzosebastiani . Perché la montagna è di tutti chi la ama, ma soprattutto di coloro che verranno. La traccia di Eleonora è un piccolo viaggio verso una vetta da cui tutto sembra più chiaro.

La traccia: la cura di un rifugio di montagna

eleonora due o finale

“A 16 anni mi sono iscritta al CAI come aveva già fatto mio fratello. Ho stretto amicizie che ancora oggi sono forti. Era il periodo nel quale si sente l’esigenza di trovare un proprio posto e delle persone con cui condividerlo. Le montagne sono state il mio, anche se sono cittadina e non ho tradizioni di alpinismo in famiglia. Da quando sono piccola, però, ho trascorso i miei tre mesi di vacanze estive nella casetta che i miei genitori hanno costruito a Pescasseroli: facevamo lunghe passeggiate nel Parco Nazionale d’Abruzzo. Conoscevo il Rifugio Sebastiani: mi sembrò un’occasione speciale a 20 anni andare a lavorarci nel periodo estivo. Il gestore me lo ha chiesto per due estati consecutive, nel 92 e nel 93. La mia vita si è poi spostata un po’ lontano dalle montagne: sono andata a studiare all’estero, quando sono tornata il Sebastiani era stato chiuso. Il gestore si era spostato in un altro rifugio dove sono andata a lavorare. Nel 98 sono tornata alle origini: il CAI cercava dei volontari che presidiassero il Sebastiani mentre si tentava di capire come riaprirlo. Con il gruppo di amici ci organizzammo per preparare, servire da mangiare, e allo stesso tempo raccogliere fondi per la ricostruzione. Non eravamo più ragazzini, ma continuavamo ad essere legati a quel luogo.”

“Fatta la ristrutturazione, abbiamo fondato la cooperativa Equo rifugio e partecipato al bando indetto dal CAI per l’assegnazione della gestione. Lo vincemmo all’unanimità. Il nostro piano era basato anche sulla possibilità di rendere il rifugio non solo un punto di appoggio e di partenza, ma anche un luogo nel quale conoscersi, incontrarsi, offrendo spazi di cultura con concerti o presentazioni di libri, sempre affini alla montagna. Ricordo il primo evento. Era il 2003, una mia amica si esibiva con un trio voce, chitarra e contrabbasso a Rocca di Mezzo. Mi sembrava l’occasione perfetta per provare a portare il concerto da noi. Non avevamo forse calcolato il peso del contrabbasso da trasportare fino a su. Preparammo una locandina con il cartone in fretta e furia. Costituiva comunque un esperimento. Andò bene, fu bellissimo, e ci servì per capire come accompagnare le giornate senza esagerare. Il Sebastiani ha un cartellone di eventi, ma deve rimanere anche un posto nel quale non succede niente, o meglio, succede comunque qualcosa: va in scena la meraviglia dello spettacolo naturale.”

eleonora luogo ideale ok“Dopo tanti anni credo di sapere cosa cercano le persone che salgono da noi. Ci sono i diversi gruppi di escursionisti di passaggio e i nostri affezionati che ormai tornano da più di una generazione. Non è mancato chi qui ha scelto di organizzare feste di compleanno e persino di addio al celibato. Tante sono le famiglie con i bambini. Per loro, dormire in vetta si trasforma in una esperienza magica, permettiamo anche di mettere le tende fuori. Chi ama la montagna, coinvolge i propri figli in questo tipo di vacanze sin da piccoli. Quando il tempo è brutto, vederli stare nel rifugio, chiusi, senza wi fi, ci porta ad ammirare molto i genitori che non demordono: spesso sono proprio i bambini a sorprenderli, trovando il modo per appassionarsi di questo posto in ogni condizione. I miei figli, che ora hanno 19 e 14 anni, sono cresciuti con me al Rifugio, non è stato semplice, soprattutto perché non ci sono mai stati spazi separati per noi gestori, si sta insieme agli altri. Adesso salgono e scendono tranquillamente, si sono affezionati anche loro.”

“E’ una strana alchimia quella che si crea anche tra coloro che vengono a lavorare da noi. Ci sono le amiche che non mi lasciano mai sola come Valeria e Raffaella; chi collabora ad anni alterni; chi alla fine ogni estate non rinuncia a venire a dare una mano. Tutti alla fine sono coinvolti quando arrivano al Sebastiani. Capita persino con gli artisti: nei primi anni dovevo cercarli io, ora sono loro a chiamarmi per venire ad esibirsi nelle scenografie uniche che offriamo, con un rapporto speciale con il pubblico, molto ravvicinato.”

“Sono felice di quello che il Sebastiani è e rappresenta, non è stato e non è certo facile. Avevo 20 anni quando ho iniziato la mia impresa. Giovane, donna, romana e cittadina: difficile che gli abruzzesi non si chiedessero cosa ci facessi qui. Avevo una prospettiva molto diversa dalla loro: romantica e sognatrice vedevo la montagna come il posto dove ritrovarsi e riprendere il contatto reale con il mondo. Chi c’è nato, parte dagli aspetti duri della vita di questi luoghi, non comprende come si possa andare a cercarseli. Ottenere l’attenzione da parte delle istituzioni ha rappresentato un’ulteriore sfida, affrontata insieme agli altri gestori dei rifugi. Forse adesso siamo riusciti ad avere maggiore considerazione sul nostro lavoro. C’è, è tanto e faticoso. Bisogna organizzarsi sempre in anticipo: pensare a cosa deve venire su e cosa scendere, alla manutenzione, alla sicurezza di coloro che si trovano nelle nostre montagne, alla burocrazia, ai conti, con la difficoltà di seguire ogni attività stando qui in mezzo. C’è da aggiungere anche che io mostro un certo integralismo verso la tecnologia: non voglio il wi fi, il rifugio deve essere un’oasi senza bisogno di password. Chi sceglie di venire, sa che si sta senza cellulare e internet ogni ora, anzi proprio questo diventa un valore aggiunto.”

“Siamo mancati a coloro che sono abituati a ritrovare una dimensione perduta, ce ne siamo accorti in questo periodo nel quale non sono mancate le prenotazioni di chi voleva tornare a stare da noi. Purtroppo abbiamo dovuto bloccare quelle per i pernotti: nella camerata da tredici posti non si possono rispettare le norme di sicurezza prevista. Abbiamo aumentato i tavoli all’aperto e in questi week end stiamo garantendo il pranzo: entra uno alla volta a ordinare, poi noi portiamo fuori. Avendo spesso problemi di carenza di acqua, siamo organizzati con le stoviglie monouso in cellulosa. A breve partiranno i lavori, già previsti, per aumentare gli spazi: vorremmo raddoppiare i posti letto, predisponendo un’altra camerata; creare un salone più ampio per l’accoglienza in inverno; ingrandire la cucina e ricavare una saletta separata per noi gestori; un bagno in più e migliorare tutta l’impiantistica. Saremo impegnati per tutta l’estate, considerando la difficoltà a gestire i cantieri in alta quota. Ci dispiace per i tanti che avrebbero voluto riprendersi da questo lungo periodo, venendo a trovarci. Sono molti gli amici che hanno deciso di manifestarci la loro vicinanza contribuendo alla campagna di crowdfunding che ho creato sulla piattaforma buona causa: ho fissato come obiettivo 20 mila euro entro il 30 settembre, dopo solo un mese siamo già a metà. Ovviamente i finanziamenti principali della ristrutturazione vengono dal CAI di Roma e da quello centrale. Volevamo comunque che ognuno sentisse di partecipare al futuro del Rifugio.”

“Non è certo il momento ideale per chiedere, ma è sicuramente il migliore per infondere speranza nella costruzione di ciò che resterà anche dopo di noi. Ho questa visione della montagna e dei rifugi: ci sono persone che passano, magari non tornano, ma poi vengono i loro figli o nipoti. Il Sebastiani è il luogo nel quale ho sempre saputo che avrei potuto stare meglio, anche quando mi trovavo in difficoltà. E’ il mio posto: sento il bisogno di contribuire a renderlo migliore per chi verrà. Non sono l’unica a pensarlo e ne sono felice.”

La traccia volante: Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.
(William Blake)

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