Ho perso da qualche anno la certezza di un’appartenenza politica forte e sincera, non ho dubbi, però, su coloro che non avranno mai il mio appoggio: razzisti, populisti, incompetenti manifesti. Sono, invece, sicura che starò sempre con chi si impegna, lavora e lotta per il rispetto dei diritti. Quindi mi va di ribadire e di scrivere che sono dalla parte di Sabrina Alfonsi. La presidente del I municipio di Roma, il cuore della storia del mondo, concentrato nello spazio di due città medie di provincia, è un’amministratrice competente, seria e anche appassionata. Quando decide di portare avanti una battaglia non guarda in faccia a critiche o, peggio, a minacce, prosegue: lascia le sue tracce di buon cammino, a testa alta e con i piedi bene a terra.
Sabrina che per me è anche un’amica, non dimentica mai di ribadire che a guidare le sue scelte quotidiane è l’interesse delle cittadine e dei cittadini, non il suo personale, nel rispetto della legalità. Per questo, quando ha visto che nel suo territorio, un’associazione si è arrogata il diritto di attaccare una legge dello stato, la 194, che tutela le donne, è andata a esprimere il suo dissenso e a coprire la vergogna di un manifesto violento e insensato. Con alcuni rappresentanti della sua squadra non ha esitato a dichiarare con un flash mob che: “la legge 194 costituisce uno dei capisaldi del diritto delle donne all’autodeterminazione e alla libertà di scelta, e che semmai, a 40 anni dalla sua emanazione, bisogna lavorare ancora per eliminare tutte le resistenze alla sua piena applicazione.”
Le foto la ritraggono, come sempre fiera, con in mano cartelli dalle scritte chiare, alla luce dei lampioni, senza bisogno di gesti eclatanti, per interpretare, nella piena liceità del suo ruolo, la sua posizione: ”Sui diritti non si torna indietro”. Del resto è la cifra della sua politica che non indietreggia quando deve far rimuovere tavolini e strutture abusive, ricevendo per questa determinazione a mantenere il decoro, nel rispetto delle regole, minacce pesanti da chi voleva provare a sentirsi padrone del territorio. Va avanti a sistemare le strade con le risorse a sua disposizione perché consapevole, nella sua cultura, del tesoro che custodisce, lei che per anni ha lavorato a curare la memoria di opere d’arte, sculture e mobili antichi nel suo scrigno di via dei Ponziani. Nel suo ufficio che guarda la corrente del Tevere, accoglie idee per tenere accesa la creatività e si presta all’ascolto delle esigenze dei singoli. Non si contano poi le iniziative istituzionali, organizzate, in contro tendenza rispetto al clima generale, per far battere il cuore della città aperta con chi ha meno, chi è considerato straniero o diverso. Una competenza e accoglienza che può dar fastidio a chi si limita a slogan per esprimere idee di chiusura e arretratezza.
Giovedì scorso, i prodi militanti di Militia Christi si sono presentati, imbavagliati e con uno striscione sconnesso, mentre si teneva la riunione del consiglio municipale. Pronti a difendere la vita, a volto coperto e senza rispetto delle regole, nemmeno quelle del confronto, per chiedere le dimissioni di Sabrina, rea di aver difeso il diritto delle donne contro quello del pregiudizio medioevale.
Un buon amministratore non si lascia certo fermare: gli incappucciati sono passati senza nulla da dichiarare, il presidente del Primo Municipio ha completato il consiglio e spiegato alla stampa, senza incertezza alcuna, il senso di quella ridicola manifestazione, ribadendo, ancora una volta, e ce ne è sempre bisogno, che sarebbe andata avanti sulla sua strada. I coraggiosi difensori della vita, però, non si sono arresi e, di notte, coadiuvati da un’altra organizzazione di estrema destra, hanno attaccato manifesti contro la “politica della morte”, attribuendola a Sabrina. Ne hanno messi una decina sulle mura della sede del municipio, in spregio di qualsiasi norma anche sull’affissione. Pensavano di spaventare, di mostrare risolutezza.
“Chiaramente nessuna paura nei confronti di questi personaggi e nessun passo indietro sull’impegno in difesa della libertà delle donne.” La risposta di Sabrina che non ha dedicato più di pochi minuti alla provocazione, perché chi amministra va avanti. Così, mentre probabilmente i guerrieri della notte rosicavano per l’inefficacia dei loro insulti, lei e la sua squadra procedevano agli abbattimenti dei dehors abusivi Via Veneto e all’avvio dei lavori per la riqualificazione del bosco Parrasio al Gianicolo.
Non ha bisogno di solidarietà chi sa di essere nel giusto, ma forse di non sentirsi sola sì. Per fortuna non sono mancati attestati di sostegno in difesa della forza del presidente, che non è manifestazione di coraggio, ma testimonianza di un percorso che non si fa arrestare perché sa quali siano i punti di arrivo, senza dimenticare quale sia la partenza. «Quella dell’autodeterminazione delle donne in materia di aborto è una battaglia delle nostre madri e non può che essere anche la nostra. La legge 194 è una legge di civiltà che ha fatto diminuire sia aborti che le morti di donne a causa di aborti clandestini.” Ha dichiarato Sabrina durante il sit in di solidarietà organizzato dalla Casa Internazionale delle donne, venerdì pomeriggio.
Una dimostrazione ulteriore della necessità di un’altra delle sue battaglie per tenere aperto un luogo fondamentale della città e del paese. Dispiace non ci fosse una donna significativa per Roma a manifestare vicinanza ad una amministratrice valente che spesso le risolve dei problemi concreti. Spero però non manchi mai il sostegno convinto, non solo delle donne, ma anche degli uomini della capitale a chi non indietreggia, perché la libertà, tutelata pure dalla legge 194, non ha genere, non ha provenienza, non ha appartenenze: è di tutti, anche se non tutti hanno la forza di difenderla come la base di ogni agire politico.
“Gli attacchi che ho ricevuto in questi giorni – ha concluso sul tema Sabrina – dimostrano che siamo sulla strada giusta, e certamente questi tentativi di intimidazione non fermeranno me e non fermeranno la mobilitazione delle donne. Sui diritti non si torna indietro».
Parole e azioni che rincuorano chi ha bisogno di un’appartenenza: io sto dalla parte di Sabrina, perché le idee sono forti, ma senza gambe, braccia e voci pronte a sostenerle, rischiano di rimanere indifese e di non lasciare traccia.
Per la cronaca i manifesti e anche le insegne su strada dell’associazione medievale, sono state coperte, in maniera legale e per rispetto del decoro. Sabrina intanto era al Mercato Esquilino, insieme all’associazione Eco dalle Città e CGIL, a raccogliere generi alimentari invenduti da distribuire direttamente alle persone che ne hanno bisogno.
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