“Ogni progetto artistico risponde ad un cambiamento della vita delle persone. #Io siamo è la perfetta trasposizione di quello che penso e sono. Il Teatro civile è un teatro urgente. Mi mancava un tassello per vedere davvero il bene che è intorno a noi, andare oltre il “sì, vabbè” della conoscenza per rimanere sconvolta dalla bellezza della semplicità.”
E’ inutile negare che viviamo tempi difficili per il bene e per chi crede che sia l’unico fine delle proprie azioni. Schiacciati tra individualismo, diffidenza e paura, dovremmo reagire, provando a guardare quanto di altruismo, fiducia e speranza riesca a resistere. Alla cultura, intesa come luce sulle tenebre della coscienza, spetta una parte del compito. Il teatro è un mezzo, forse piccolo, ma potente: come nell’Atene del V secolo a.C può svolgere una funzione di megafono sociale. Tiziana Di Masi con i suoi spettacoli lo fa da quasi dieci anni: l’ultimo, #Io Siamo, è un richiamo forte ad osservare l’amore che c’è e quello che insieme potrebbe vincere l’odio. Un percorso artistico e umano che regala sul palco e anche, con questo breve e intenso racconto di sé, per cui la ringrazio.
La traccia: le piccole luci brillanti della realtà in scena
“Nella mia vita c’è una linea di demarcazione netta. Mi sono laureata in filosofia estetica, in fretta, perché volevo dedicarmi al teatro. Da quando ho 20 anni fino al 2008 ho lavorato in compagnie teatrali. Il teatro dà la possibilità di vedere ciò che non si vedrebbe se non fosse sulla scena. Recitavo opere di teatro classico, finché non ho sentito l’esigenza di fare, di allargare la mia attività ad una indagine della realtà. Mi sono dedicata alla memoria con monologhi sulla Resistenza e la Shoah.”
“Il segno del passaggio è stato però lo spettacolo “Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore di una sfida”, realizzato in collaborazione con Libera (Associazioni, Nomi e numeri contro le mafie). Amo il cibo e i ristoranti, volevo collegare questa mia passione ad un valore. Ho sfruttato l’occasione per uscire dal mondo in cui le cose le capisci il giusto, senza approfondire.
Andai al Festival “Politicamente Scorretto”, a Casalecchio, per incontrare Don Luigi Ciotti ad un evento pubblico. Avevo chiesto alla segreteria di poterci parlare in maniera informale per chiedere dei suggerimenti. Gli ho parlato quindi della mia idea e ne è rimasto entusiasta.
Mi ha dato le indicazioni per partire per il grande viaggio nei terreni confiscati, suggerendomi però di cominciare da quelli del nord per uscire dal luogo comune classico che vuole la criminalità organizzata concentrata nel sud del paese. Così mi metto in cammino con il mio autore Andrea Guolo che è anche mio marito. “
In viaggio nei terreni di Libera
“Era il 2009. Il 10 ottobre del 2010 a Forlimpopoli ha debuttato lo spettacolo in occasione della consegna di un premio proprio a Don Luigi.
L’obiettivo è parlare di cibo, far mangiare le persone e trasmettere loro la consapevolezza di come, attraverso il cibo, si possa fare antimafia. Con l’acquisto di prodotti derivanti da una filiera che rispetta la legalità sin dal luogo dal quale provengono, si può fare la differenza, premiando la rinascita della terra e di coloro che su di essa ricostruiscono il proprio lavoro. Abbiamo fatto tantissime repliche, ma soprattutto abbiamo scoperto tante realtà, conosciuto territori nei quali si fa antimafia quotidianamente con impegno e memoria. Siamo entrati nella realtà di Libera, incontrando anche i parenti delle vittime della mafia e i militanti. Rapporti che hanno rafforzato la mia idea di non rappresentare una antimafia ideologica in una sorta di commemorazione museale. Volevo andare oltre la retorica che purtroppo vedo utilizzare da una parte della politica che si è riempita la bocca con la legalità e poi non ha fatto nulla perché venisse rispettata. “
“Ho vari ricordi della preparazione e della rappresentazione di Mafie in Pentola. Uno negativo che poi, però, ha avuto una conclusione diversa mi lega a San Donato Milanese. Lo spettacolo si arricchiva per ogni data e luogo di una storia di mafia a km0 che riguardasse proprio il territorio nel quale andavamo a rappresentarlo.
Quando ci si trova in un piccolo paese, dove magari tutti sanno, fare dei nomi sul palco può avere effetti dirompenti.
A San Donato c’era una famiglia mafiosa ed uno dei figli era in platea quando li ho citati. Sarebbe stato difficile anche scriverla una situazione del genere. Nacque una grande questione, sono stata attaccata da questa famiglia e per fortuna difesa dal sindaco e dalle associazioni di antimafia sociale.
Tutto si è risolto, ma non mi aspettavo che il teatro potesse interpretare ancora un ruolo di educazione civile come nell’Atene del V secolo a. C. “
“Un ricordo positivo lo porto invece da Cascina Caccia in Piemonte. Un bene confiscato a Domenico Belfiore mandante dell’omicidio del giudice Bruno Caccia ( Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino ucciso dalla ‘ndrangeta il 26 giugno del 1983). Un luogo in cui si respirava un’energia importante grazie ai numerosi laboratori per bambini che si portano avanti: tutto dedicato alla memoria di chi è stato ucciso dalla ‘ndrangheta.
E poi siamo passati da Casal di Principe dove non avevamo neanche l’elettricista ai 25 assistenti della replica emozionante al Piccolo di Milano. Senza dimenticarmi le date calabresi ad Isola Capo Rizzuto e a Cirò Marina dove affiggevamo le locandine e dopo dieci minuti le toglievano. Proprio qui, però, ho provato una delle emozioni più grandi: alla fine dello spettacolo le persone in processione vennero da me, ognuno con un dono, grati per aver gettato un seme di legalità nella loro terra. “
Per mostrare il male che c’è nella contraffazione
“Nel 2013 decido di occuparmi di contraffazione, costruendo lo spettacolo “Tutto quello che sto per dirvi è falso”. Promosso dalla Regione Veneto, patrocinato dalla Commissione Europea, dal Ministero dello Sviluppo economico e da associazioni nazionali ed europee nell’ambito produttivo, della tutela dei consumatori e dei lavoratori, è nato da un altro mio ragionamento ed un’altra mia urgenza di consapevolezza. L’antimafia sociale è sempre alla base del mio agire teatrale, questa volta per far emergere un’altra tematica legata alla criminalità, coperta però da un pregiudizio culturale. Quando si compra qualcosa di contraffatto, spesso, molti si chiedono “che male c’è?”, senza porsi il problema di quale sia in realtà la filiera. Andrea Guolo ha indagato per venti anni su questo percorso che precede la vendita e l’acquisto finale. Uno dei racconti dello spettacolo parte proprio da una sua inchiesta sulle scarpe al cromo esavalente, un traffico che era stato scoperto a Milano. Un danno per la salute, economico, ma anche culturale.”
“Bisogna far comprendere che la contraffazione è male. Si finisce per finanziare camorra e ‘ndrangheta. Nel 2013 non c’era una grande sensibilità sul tema, oggi è raddoppiata viste le richieste di rappresentare lo spettacolo che stiamo ricevendo ora. Io faccio nomi e cognomi di coloro che sono dietro le contraffazioni.
Ho avuto varie richieste dalle associazioni di categoria come Confcommercio, ma anche Confindustria con il comitato Made in Italy. “
“La formula più rischiosa dello spettacolo l’ho portata in scena questa estate sulle spiagge del Veneto. Mi mettevo in mezzo alla strada e riportavo quanto mi aveva raccontato un venditore straniero, ultimo anello di una catena e vittima di chi sfrutta coloro che sono nelle sue stesse condizioni. Mettevo in evidenza come fosse solo la criminalità organizzata a guadagnarci. Lo dicevo però nel clima che si è creato questa estate contro gli stranieri. Provavo a ripercorrere la filiera, ma in molti vedevano solo la mia difesa del venditore. Sono stata aggredita direttamente, ma la prossima estate rilancerò le rappresentazioni, andando anche in altri luoghi, magari in maniera più protetta.”
“Tutto quello che sto per dirvi è falso” è arrivato anche alla Camera dei deputati, dove l’ho rappresentato il 26 maggio del 2015. Per la mia visione del mondo, il luogo non cambia modi e stili dello spettacolo, ma certo è stato ed è importante per far arrivare il messaggio in maniera più diretta ed efficace, anche alle istituzioni e, al maggior numero di persone, attraverso le stesse. Lo spettacolo parte dal basso per riuscire a sensibilizzare, e rappresentarlo alla Camera ha moltiplicato l’interesse.”
“Gli spettacoli non sono il fine ma il mezzo, io penso alle cause che mi spingono a farli. Si deve andare oltre la realizzazione. Si possono sensibilizzare 300 o 500 studenti che assistono, ma non basta, si deve continuare.”
In scena la meraviglia del Noi
“Lo stesso sta accadendo con #Io Siamo, lo spettacolo che prova a raccontare il meraviglioso mondo del volontariato nel nostro paese. 10 storie raccolte dal nord e al sud, più una a chilometro zero che prendiamo dal territorio della singola data. Siamo partiti nel maggio 2017, ma è un viaggio che prosegue. Abbiamo avuto un inizio divino: l’ho rappresentato il 1 ottobre del 2017 nella basilica di San Petronio davanti al Papa in visita a Bologna. La vera consacrazione però ci sarà quando aumenterà l’attenzione sui temi che tratto nello spettacolo. Quando si sosterranno di più le cose piccole che possono cambiare la vita: la gratuità caratterizzante l’agire del volontari che non guardano all’interesse.
Non racconto primedonne, ma testimonial di un principio fondamentale, comparse che illuminano il protagonista principale: il darsi agli altri. “
“E’ lo spettacolo più politico che abbia scritto, individuando nei volontari che si impegnano per gli altri l’incarnazione della politica. Ho trovato una società che vuole vivere e non sopravvivere, creando valore. Coloro che racconto sono modelli fondanti che vogliono costruire sulla base della partecipazione e dell’attivismo non fine a se stesso. Le associazioni di volontariato sopperiscono alle mancanze del welfare, costituiscono un esempio senza considerarsi tali. “Lo faccio per me” è la frase classica di ogni volontario. Vige un principio religioso laico: dono agli altri come mezzo per avvicinarmi alla felicità. I volontari hanno una qualità della relazione con gli altri superiore a chi non fa volontariato. Creano speranza. Il mondo entra in crisi quando non c’è più fiducia in sé e negli altri: il volontariato investe in se stesso, investendo nelle relazioni con l’altro. La conseguenza più importante che ne deriva è la caduta di pregiudizi e paure. La vita si apre nell’incontro con l’altro senza timore della diversità.”
“In tutto questo periodo Don Luigi mi ha seguito e supportato moralmente. In una data di “Tutto quello che sto per dirvi è falso” ho coinvolto direttamente lui e Giancarlo Caselli: nel Salone del gusto di Torino li ho fatti accomodare come degustatori di olio per capire quale fosse contraffatto. “
“#Io Siamo non lo ha ancora visto e spero che lo faccia presto. Oltre al Papa, ho avuto però uno spettatore molto importante. La prima lettura dello spettacolo l’ho fatta davanti a Don Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, a cui avevo parlato per primo dell’idea. Ha visto poi lo spettacolo definitivo alla Bolognina e gli è molto piaciuto.
Ci stanno chiamando in molte città per rappresentarlo: sono contenta perché lo porto in scena sempre con gusto e felicità. Vorrei portarlo nelle zone terremotate e a Genova tra gli sfollati. Vorremmo dimostrare che il bene può essere ovunque, anche molto vicino a noi. Affrontiamo diversi settori nei quali si esprime il volontariato. Sono particolarmente legata al lavoro che si fa contro i pregiudizi sessuali: abbiamo raccolto la testimonianza allo sportello che tutela i trans a Milano e a Bologna, attraverso la storia di due grandi donne che si impegnano affinché venga preservato il rispetto verso tutti. “
“Il pubblico di Io Siamo è trasversale. Per “Mafie in pentola” e “Tutto quello che sto per dirvi è falso” c’erano spettatori più orientati, interessati al tema. In #Io siamo si tratta l’essere umano in quanto essere umano ed interessa tutti.
Alla fine chiedo al pubblico un gesto semplice: abbracciarsi. Arriva dopo la storia di Francesca, ex senza tetto che ha cambiato vita grazie all’aiuto di un volontario. E’ la dimostrazione che ognuno può avere bisogno di un altro, ma anche che ognuno può essere l’angelo che salva un altro. Andiamo incontro agli altri perché in questo modo diamo a noi stessi.”
La traccia volante: Dalle tenebre dell’egoismo alla luce dell’altruismo. Dice Tagore: “Tutto quello che tratterò per me svanirà con me, ma ciò che avrò donato resterà nelle mani di tutti.” La sfida è: superare l’individualismo per aprirsi al noi.
Rispondi