Alberto dall’aula di Galileo verso il futuro

“La politica come la storia sono gli strumenti con i quali io voglio affrontare il mio presente per garantire a me e agli altri una prospettiva diversa. Non mi importa quindi se mi dicono “chi te lo fa fare?”, io lo so perché e per chi lo faccio, e non vedo l’ora ogni volta di rimettermi in cammino.”

alberto politica ok“Sapete qual è la differenza tra me e Prince Jerry? Io sono vivo, lui è morto. Io potrò andare in Erasmus. Lui, già laureato, per cercare un futuro migliore, è dovuto passare attraverso l’inferno libico e il Mediterraneo. Altre differenze? Il colore della pelle. Lui era nigeriano, io sono italiano, e proprio perchè sono italiano la mia vita per qualcuno sembra valere di più.” Questo è stato uno dei passaggi del discorso tenuto da Alberto Rosada, presidente del consiglio degli studenti, l’8 febbraio all’Inaugurazione del 797° Anno Accademico dell’Università degli Studi di Padova. In platea oltre al rettore e a tutte le autorità locali, il presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Ho visto per caso il video riproposto dall’Unione degli Universitari, la lista a cui Alberto appartiene. Mi hanno colpito l’eleganza e l’educazione con la quale venivano lanciati colpi duri e netti su temi centrali, forse non solo per una generazione: dai tagli al mondo dell’Università e della ricerca, alla precarietà professionale fino all’apertura verso questioni globali come il confronto sull’immigrazione, Per finire con il richiamo forte a tre giovani vite, dedicate allo studio e all’impegno, presi come modello di alfieri del futuro: Valeria Solesin, Antonio Micalizzi e Prince Jerry. Alberto, che si è autodefinito uno studente privilegiato, ha parlato senza mai attaccare, senza cedere alla retorica, volando alto, grazie alla sua passione evidente per l’arte della politica e l’uso pubblico della storia. Mi è venuta voglia di conoscerlo, perché a 20 anni esporsi nell’aula di Galileo davanti alle autorità con quella sicurezza non arrogante, senza risparmiare fendenti, è degna di uno schermitore professionista. In una lunga telefonata di sabato pomeriggio ho avuto la conferma che nelle sue parole, nel suo lavoro per cesellarle, nei pensieri che le hanno generate e nella volontà di renderle azioni, c’è più di una traccia che seguita si fa speranza e prospettiva.  

La traccia: parole e impegno degli studenti universitari

“Sono iscritto al corso di laurea triennale in Storia all’Università di Padova. Faccio parte dell’Unione degli studenti universitari e sono presidente del Consiglio degli studenti. Al Liceo classico nella mia cittadina, Oderzo, in provincia di Treviso sono stato per tre anni rappresentante di istituto. Per me politica si fa sempre, in ogni contesto, non capisco lo stigma verso chi decide di impegnarsi. Occuparsi di politica non significa essere di un partito, ma vuol dire non essere indifferente. Come studente è un’attività altamente formativa. A 16 anni ho cominciato ad imparare aspetti della vita che non avrei conosciuto se non avessi intrapreso un percorso di impegno.”

“Non è una strada semplice, ma richiede una certa dedizione. Quasi ogni giorno c’è una seduta del consiglio o un evento degli studenti a cui devo partecipare. L’Università di Padova è attiva: ci sono diverse liste con cui si lavora per portare avanti tantissime istanze su molti fronti. Credo che, trovando il giusto equilibrio, ricordandosi di essere studenti, senza trascurare il proprio percorso accademico, la politica sia l’attività migliore a cui ci si possa dedicare.  In pochi mesi ci siamo occupati di immigrazione, disabilità, ambiente, cercando di approfondire, conoscere e anche proporre iniziative concrete per dare un piccolo contributo costruttivo. Abbiamo appena approvato una mozione al consiglio degli studenti per chiedere all’Ateneo di stipulare un protocollo di intesa con le aziende per fornire agli studenti borracce metalliche per disincentivare l’utilizzo di bottiglie di plastica.“

alberto borracce

La storia per capire il presente

“Nella mia famiglia nessuno ha mai fatto politica, sono il primo, a volte anche suscitando preoccupazioni nei miei genitori perché vedono che dedico molto tempo, ma poi capiscono, sono contenti e mi sostengono. Non bastasse la politica, spesso mi devo giustificare anche perché ho scelto di studiare storia. Sono in un collegio nel quale la maggior parte dei ragazzi frequenta medicina o ingegneria, pochissimi le materie umanistiche. C’è chi pensa che la mia scelta equivalga a voler studiare di meno. Non è così. Io sono anche rappresentante del mio corso di laurea e penso che tra i miei impegni ci sia quello di comunicarne l’importanza: la storia è fondamentale per la maturazione di una coscienza civica, per seguire e capire le vicende dell’attualità. Penso ad esempio all’arresto di Cesare Battisti, per comprenderne meglio la portata bisogna conoscere cosa è accaduto negli anni 70; per provare a valutare cosa stia accadendo in Venezuela, si deve studiare la storia dell’America Latina. Per questo sono convinto della mia scelta che si accompagna alla mia passione per la politica: mi piacerebbe capire di più del mondo in cui vivo, senza conoscenza della storia, non è possibile. “

“Luciano Canfora in una intervista ha detto che la storia non piace ai conservatori perché offre spunti per criticare il presente. Sapendo le scelte del passato, ci si rende conto che ci poteva essere la possibilità che il presente e il futuro fossero essere diversi. In questo modo ci si può approcciare alla politica con la concreta volontà di cambiare.”

“Con questo spirito ho deciso di interpretare il mio ruolo nell’Università sin dal mio primo discorso ufficiale, lo scorso 8 febbraio, durante l’inaugurazione dell’anno accademico. Una data che è simbolica per la città: l’8 febbraio del 1848 studenti e cittadini padovani, si ribellarono ai dominanti austriaci, dando vita al primo moto di rivolta. La rivolta del Bo anticipò le 5 giornate di Milano. Punto di ritrovo dei rivoluzionari oltre allo storico Caffè Pedrocchi, è stato proprio il palazzo del Bo, sede dell’Universi,tà. L’ateneo che nel 2022 compirà 800 anni. Noi storici serviremo in quell’occasione. “

alberto aula magna“Ho scelto una università al centro della storia del nostro paese. Certo parlare nell’aula di Galileo, con tutte le autorità presenti, a nome degli studenti, per me, ventenne, ha rappresentato un bel carico di responsabilità. Nessuna parola è stata casuale, le ho scelte e ponderate per fare in modo che arrivasse il senso di ciò che volevo dire. Ho fatto varie bozze, perché ero consapevole del luogo e del contesto, quindi della necessità di rispettare la forma. Volevo comunicare in maniera forte, ma con un tono istituzionale. “

Una generazione in un discorso

“Ho messo tutti i contenuti che volevo. L’obiettivo era portare l’attenzione sui temi che noi universitari sentiamo maggiormente e che sembrano assenti dal dibattito pubblico. C’è una certa narrazione diffusa che vede noi studenti, ancora di più chi sceglie materia umanistiche, come dei privilegiati che stanno fuori casa con i soldi dei genitori, in modo tale che si possa effettuare qualsiasi taglio alle risorse necessarie per il mondo dell’Università e della ricerca, nell’indifferenza dell’opinione pubblica. “

“C’è un altro tema che noi studenti in una società globale non possiamo far passare sotto silenzio: l’accoglienza e l’integrazione con chi arriva da altri paesi. Si parla tanto di Erasmus come opportunità per conoscere e incontrare luoghi, culture e persone diverse, mentre poi a Padova, gli studenti africani o sudamericani non riescono a trovare una stanza in affitto perché i proprietari non si fidano degli stranieri. Figuriamoci se non aprono le porte a chi studia e quindi viene da un contesto privilegiato, arriva per scelta, come si possono comportare con chi è fuggito da guerre o dalla povertà per cercare rifugio e una speranza nel nostro paese!”

alberto jerry“Proprio mentre stavo preparando il discorso, ho letto della morte di Prince Jerry, il ragazzo nigeriano, già laureato in chimica nel suo paese, che aveva ripreso gli studi in chimica a Genova. Ho pensato di partire da lui nel mio discorso. Ho avuto poi forti dubbi, non per i titoli di produttori di notizie false che hanno subito negato si fosse trattato di un suicidio legato al diniego del permesso di soggiorno, ma per le parole del parroco del centro dove faceva volontariato Prince Jerry, rispetto alla necessità di rispettare una scelta così intima e privata. Nel mio discorso, volutamente, non ho pronunciato la parola suicidio, né ho citato il decreto sicurezza: era una retorica che rischiava di prestarsi subito alla strumentalizzazione e di non far arrivare il messaggio che volevo veicolare, partendo dalla vicenda di questo nostro collega nigeriano. E’ la storia di una ragazzo come noi che ci deve interrogare. Doveva essere messa, nuda, sul piatto, per fare in modo che ci si rendesse conto.”

“Mi è sembrato doveroso citare, con la stessa forza e nettezza, l’esempio di altri due studenti come noi: Valeria Solesin, alla quale, a dicembre era stata dedicata un’aula di sociologia della nostra università e Antonio Micalizzi. Avevo parlato di lui con la direttrice di BoLive un progetto di divulgazione che utilizza la radio proprio come faceva Antonio. Ho sentito sia Valeria, sia Antonio vicini a me e al mio ateneo, esempi di impegno da non dimenticare.”

“Intervenivo dopo il rettore e il direttore generale, ho cercato di rimanere calmo e mirare all’obiettivo. Quando è finita la cerimonia, non mi aspettavo così tanti complimenti e risonanza. La mia presa di posizione è forte, ma condivisibile e condivisa: l’amministrazione e i cittadini si possono ritrovare in ciò che ho detto, anche se spesso rimane sullo sfondo a vantaggio di altri temi che dominano la comunicazione. Forse a volte c’è bisogno di ribadire ciò che ovvio non è. “

Lodi e polemiche

“Non mi aspettavo nemmeno le polemiche come quelle dell’assessore regionale presente che ha cominciato a commentare già durante il mio intervento con espressioni plateali. Alla fine non ha applaudito e ha dichiarato alla stampa locale: “Quando si vuole fare politica ci si candida e si chiede il consenso, non si approfitta di uno scranno pubblico. Se questi, poi, sono i nuovi Che Guevara, le nuove leve della sinistra, possiamo dormire sonni tranquilli per i prossimi cent’anni. Ho sentito tutto l’armamentario vetero-comunista della prima Repubblica, mancavano solo l’eskimo, la sciarpa grossa e il maglione di lana cotta peruviano, per il resto avevamo tutto. Peccato perchè avere il microfono era un’occasione per parlare di giovani e futuro, invece si è preferito presentare un documento politico di sinistra, che tra l’altro contrasta con le precedenti parole del magnifico rettore: cioè che il rigore scientifico è tale se non ha ideologie.”

Io mi sono limitato a rispondere che era curioso che un assessore regionale si preoccupasse del discorso di uno studente e ho ribadito che difendevo il diritto di parlare di certi temi, perché vietare di raccontare la storia di uno studente immigrato è pericoloso. Io ho discusso di giovani e futuro, condividendo le nostre idee non ideologie, peccato che un rappresentante istituzionale abbia letto altro, forse con qualche pregiudizio. Ha aggiunto risposte anche semanticamente confuse a cui hanno ribattuto alcuni rappresentanti sindacali che hanno scritto anche al rettore per sostenermi.”

alberto gatto.jpg

“Mi sono sentito in imbarazzo a ricevere tanti attestati di stima anche in risposta a questa vicenda. Io ho fatto il discorso, ma le parole non sono solo mie, appartengono a tanti studenti: è una generazione che la pensa in questo modo. Capisco che le dinamiche della comunicazione hanno bisogno di una faccia per rappresentare delle posizioni, ho prestato la mia. Ora devo però compensare questa visibilità facendo molto bene il mio lavoro di rappresentante tutti i giorni.”

“A Padova si può fare, perché nell’ateneo il dibattito è vivace e ci si può occupare in maniera seria di diverse istanze. Basti pensare alle tantissime iniziative sulla parità di genere previste per l’8 marzo. Proprio per questo dobbiamo darci da fare, ed uso il plurale perché siamo in tanti a credere che sia importante ottenere dei risultati: o lo facciamo qui, oppure, dove è meno accesa l’attenzione, diventa ancora più difficile. “

Verso il 21 marzo contro le mafie

alberto don ciotti“Siamo un gruppo coeso e ci dedichiamo con passione ad ogni discussione ed iniziativa sempre con una proficua accoglienza da parte dell’Ateneo. Il 21 marzo si terrà a Padova la manifestazione di Libera per la giornata della memoria delle vittime di mafia, partendo dal tema fondamentale delle infiltrazioni nella nostra regione. L’UDU ha recepito e diffuso l’appello contro le mafie e lo ha declinato in approfondimenti legati agli interessi centrali delle singole facoltà: penso agli incontri sulle ecomafie che si svolgeranno ad Agraria, ma anche ai seminari sul gioco d’azzardo e sulla trasparenza nella gestione degli appalti per le grandi opere. Non vogliamo solo partecipare ad una sfilata, comunque significativa, che percorrerà la città, vogliamo approfittarne per approfondire l’analisi. Ricordo di essermi occupato di mafie anche durante le autogestioni al liceo oltre ad esser stato in un campo della legalità di Libera.”

alberto memoria.jpg“Dobbiamo mettere in campo gli strumenti che abbiamo per creare coscienza civica sul tema. Abbiamo chiesto di sospendere le lezioni per quella giornata, non per avere la possibilità di una giornata libera dagli esami, ma per ribadire il senso della nostra adesione. Si può entrare in aula, fare lezione, isolarsi e pensare solo alla propria carriera universitaria, ma poi una volta laureati, dovremmo confrontarci con un contesto che, se sarà corrotto, infiltrato, non ci darà molte possibilità di esprimere liberamente quanto abbiamo appreso e vorremmo mettere in pratica. Se non ce ne occupiamo ora, concretamente, la criminalità, la mafia, colpirà il nostro futuro.”

“La politica come la storia sono gli strumenti con i quali io voglio affrontare il mio presente per garantire a me e agli altri una prospettiva diversa. Non mi importa quindi se mi dicono “chi te lo fa fare?”, io lo so perché e per chi lo faccio, e non vedo l’ora, ogni volta di rimettermi in cammino: conoscere, capire e realizzare.”

La traccia volante: La politica: se non te ne occupi, si occuperà di te. Frase di Ralph Nader, attivista e politico statunitense.

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