Flavia e gli stereotipi da eliminare

“Alcune di queste espressioni, falsamente buone, me le sono sentite dire anche io. Avevo qualche chilo di troppo e mi dicevano: “certo se dimagrissi un po’, saresti più carina.” All’inizio rimanevo spiazzata, poi consideravo normale che me lo dicessero.”flavia pioniere del cinema
Fatti crescere la barba o sembri una checca”; “Ti sei fatta pagare la cena e non mi inviti neanche a casa, meriti di rimanere sola, troia”; “certo che se ti acchittassi un pochino, qualcuno ti si inculerebbe pari una lesbica”; “ma tu ci sei andata vestita così, poi non ti lamentare se ti danno della zoccola” “Cosa? Stasera non esci con noi perché te l’ha detto la tua ragazza, ti fai comandare da una donna…” Colpiscono messe tutte insieme: sono le frasi che normalmente i ragazzi si dicono tra di loro. Li ha riportati in uno spot semplice, ma efficace, dal titolo significativo “Basta”, la Rete degli studenti medi del Lazio. La sceneggiatura l’ha scritta Flavia Enchelli, in arte Henke, studentessa di cinema che ha deciso di dedicare la sua passione e le competenze che acquisirà per trasmettere messaggi contro la cultura degli stereotipi. Dopo che una sentenza di tribunale ha assolto due ragazzi accusati di violenza sessuale, perché la vittima è stata considerata troppo mascolina per risultare attraente, il rischio che da uno stereotipo non considerato tale si arrivi ad una deriva culturale è sempre più imminente. Flavia ha 20 anni e vuole dare il suo contributo per invertire la rotta.

La traccia: spot e cortometraggi contro la violenza degli stereotipi

“Ho 23 anni, mi sto laureando in Arte e scienze dello spettacolo, mentre mi dedico alla scrittura di sceneggiature da auto didatta. Vorrei provare dopo la laurea a specializzarmi al Centro sperimentale o alla scuola Gian Maria Volontè. Da sempre, sin da quando ero bambina, sono appassionata di cinema. Chiamavo mia mamma a vedermi giocare con le bambole e le dicevo “Aspetta torniamo indietro con la scena, la rifaccio.”

“Prima ero più interessata alla recitazione, poi mi sono appassionata alla scrittura. Quando ho capito che potevo studiare le mie passioni all’Università sono stata felice di scegliere un corso che mi ha indirizzato meglio su cosa fare e come.
Ho scritto alcune sceneggiature, una insieme ad alcuni ragazzi di una scuola superiore a cui avevamo spiegato come si girasse un corto.”

rete studenti medi“L’idea dello spot è partita dalla Rete degli studenti medi del Lazio che volevano dimostrare come gli stereotipi siano presenti nella nostra quotidianità, anche tra noi giovani. Mio fratello è responsabile comunicazione della rete quindi ha chiesto a me di provare a ragionarci. Mi sono immedesimata nella realtà, partendo dalle frasi che ho sentito e sento dire non dai bulli, ma da cosiddetti amici. Affermazioni che passano attraverso un tono bonario quasi fino a sembrare naturali. In realtà riportano stereotipi. Il problema è che sono così radicati che chi ne è oggetto, non se ne rende conto, anzi avverte quasi un senso colpa perché reputa quei giudizi, quelle considerazioni, meritate.”

“Alcune di queste espressioni, falsamente buone, me le sono sentite dire anche io. Avevo qualche chilo di troppo e mi dicevano: “certo se dimagrissi un po’, saresti più carina.” All’inizio rimanevo spiazzata, poi consideravo normale che me lo dicessero.”

“Ti ho offerto la cena e non mi inviti a casa, troia!” quante volte mi è capitato di ascoltare questo attacco! Si aspettano altro solo perché ti hanno pagato da bere, come se ci fosse un codice nascosto, ma accettato: ad una cena deve corrispondere altro, se non accetti sei sbagliata. E’ uno stereotipo che poi rimane anche nell’età adulta. Come quello della barba che ti fa sembrare più uomo o della camicia rosa che automaticamente definisce un ragazzo omosessuale, come se poi questo fosse un insulto. Lo stereotipo negli stereotipi. “

“La maggior parte delle reazioni che si innescano quando ci si ritrova davanti a questi atteggiamenti è l’autoironia: almeno così me la cavavo io. Ci si rimane male, ma si cerca di riderne, si nasconde per non far capire che invece si soffre per quelle frasi che comunque segnano e condizionano. Vengono spacciati per consigli e si è stupidi se ci si rimane male o si esagera, se si considerano altro.
Nello spot ho provato a riportare tutto questo e credo che le reazioni stiano raggiungendo l’obiettivo. C’è una presa di coscienza soprattutto di chi è stato vittima di stereotipi. Mettere insieme tutte le frasi che finora vengono considerate banali ne ha fatto emergere il reale peso e le conseguenze. Chi dice queste cose da giovane cosa penserà quando sarà più grande? “

https://www.facebook.com/retedeglistudenti.lazio/videos/608781199545255/?t=22

 Il cortometraggio
“Unire la scrittura e gli strumenti dell’audiovisivo per trasmettere un messaggio è la strada che voglio percorrere. Mi è sembrato naturale quindi proseguire il mio impegno, dedicandomi alla sceneggiatura di un corto sul femminicidio 1/178 ( il titolo si rifà al numero delle vittime di femminicidio nel 2018: 178 donne ndr) che è in fase di montaggio. Ho raccontato la storia di una ragazza che sogna di diventare scrittrice. Va a convivere con il fidanzato, tutto sembra procedere senza che si possa credere in un epilogo tragico. Invece. Abbiamo usato una voce narrante in romanesco che spiazza perché sembra raccontare una storia felice, mentre poi narrerà quello a cui purtroppo assistiamo quotidianamente.”

flavia 1 178“Fortunatamente non ho vissuto in maniera diretta una vicenda simile, ma ho conosciuto all’Università, anche ex compagne di classe, o persone più grandi di me, vittime in qualche modo di uomini possessivi. Mi sono messa nei loro panni e mi si è scatenata una rabbia enorme.”

“Il cinema ha da sempre influenzato l’immaginario collettivo, è fonte di ispirazione. Oggi ci sono anche i social network, le serie tv: i luoghi dell’immagine sono molti di più e connessi. E’ necessario utilizzarli per trasmettere cultura. Se chi guarda, si appassiona ad un tema attraverso il racconto che può farne un film, anche un corto, magari accende e risveglia anche la coscienza.”

“Faremo partecipare il corto ai festival e poi lo pubblicheremo sui social. Abbiamo creato una squadra con le varie professionalità per realizzarlo: l’età media che non supera i 30 anni. Ci siamo dedicati tutti al tema e all’idea di trasmetterlo. Ci crediamo molto.
Mi sono resa conto che, grazie alla sensibilità dei miei genitori, mi sono sempre interessata alle questioni legate alla violenza contro le donne, ma poi, crescendo e studiando, ho cominciato ad approfondire. Ritengo sia giusto proseguire sulla strada che fonde la conoscenza dei fatti in maniera non superficiale con le tecniche e i linguaggi del cinema e del web. Se fossi stata musicista avrei scritto varie canzoni sul tema.”

“La mia tesi parlerà degli stereotipi sull’orientamento sessuale nel cinema: analizzerò come viene rappresentata sullo schermo la comunità LGBT. C’è chi fa un buon lavoro e chi ricorre a luoghi comuni.
Spero che teoria e pratica mi accompagnino sempre, perché vorrei offrire il mio piccolo contributo di cultura e coscienza. “

La traccia volante: Se ci credi, fallo. Da lì ognuno si muove: se ti senti di dover fare qualcosa significa che bisogna farlo.

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