Perché sabato sarò a Verona con mia figlia

“…perché ci tengo, perché se non lo facessi starei molto peggio di quando ho l’emicrania, perché i sensi di colpa, se non dessi il mio piccolo contributo di resistenza, mi perseguiterebbero in futuro, perché è giusto che con me, per la difesa dei diritti e della libertà, ci sia anche Viola e dia un senso concreto alle sue lamentele pre adolescenziali.”

verona 3“Ci ho pensato tutta la notte mentre tentavo di sconfiggere una delle mie solite emicranie furenti. Avevo litigato con Viola e Luca che insistevano per andare a cena da un’amichetta ed io distrutta, non riuscivo nemmeno a ribattere, a ribadire il concetto centrale: “non sto bene, non ce la faccio, non ve ne importa nulla di me!” Continuavo a cercare giustificazioni con loro e, quando ho ottenuto di rimanere a casa, con me: “proprio non ce la facevo, è stato giusto resistere, devono pur abituarsi a qualche no.”

“Ho dormito male con sensi di colpa nei loro confronti e nei miei. Hanno vinto questi ultimi e mi hanno consegnato la risposta al dubbio: sabato andrò a manifestare a Verona perché ci tengo, perché se non lo facessi starei molto peggio di quando ho l’emicrania, perché i sensi di colpa, se non dessi il mio piccolo contributo di resistenza, mi perseguiterebbero in futuro, perché è giusto che con me, per la difesa dei diritti e della libertà, ci sia anche Viola e dia un senso reale alle sue lamentele pre adolescenziali.”

verona transfemminista

“Devo ringraziare la mia vicina di palazzo, l’insospettabile pasionaria Ramona, che mi ha chiesto se andassi e poi si è informata nei dettagli per andare. Saremo con il gruppo delle Sisters on the block di Fano, nei pullman di Non una di meno Rimini. Già mi sento meno sola e impaurita all’idea che avrò uno zaino pieno di merendine, succhi di frutta e almogran.”

“Viola è emozionatissima: “devo preparare un cartellone, vero?” Le ho spiegato, per quanto possibile, il senso di ciò che andremo a rivendicare con le nostre gambe e le nostre voci. Non ho addolcito troppo.”

“Non andiamo solo per dire contro chi siamo, questi signori che si riuniscono per ragionare su strane proposte che limitano le mie e le tue possibilità di essere donne libere e determinate, ma saremo lì per ribadire chi siamo e cosa vogliamo per il nostro presente e il nostro futuro.”

verona lilli 2

“Lo sguardo si è fatto giustamente perplesso: alle otto di mattina, mentre cercava di districarsi i capelli, dopo una serata nella quale avevo minacciato di non farla andare più a nessuna festa o cena, si è ritrovata una esaltata, già vestita, che le proponeva una gita solo donne per la libertà.”

“Noi siamo debitrici di diritti con chi, prima di noi, ha lottato per ottenerli. A partire dalla possibilità di esprimere il nostro voto, la nostra opinione politica, a quella di poter lavorare, di decidere se e quando diventare madri, di non esserlo per forza.”

“Quest’ultimo punto affascina molto Viola che teme il mio livello di esaurimento e spesso, anche nei giochi con le bambole, la sento parlare da zia più che da mamma. Ha già espresso molte volte la sua volontà di diventare prima artista, cantante e attrice e poi pensare, eventualmente, alla famiglia. Sperando che non siano solo le mie grida di Magdiana memoria “non ce la faccio più “a ispirarla, sono fiera di questa sua precoce autodeterminazione.”

“Ecco noi andremo lì a dimostrare che ci siamo, non dimentichiamo e che nessuno deve provare a toccare quei diritti, anzi ne vogliamo altri.”

A quel punto ci siamo sedute, certe del ritardo incombente.

“Tu devi avere la certezza che avrai lo stesso stipendio del tuo amico F.; che potrai fare lo stesso percorso senza il triplo di ostacoli, solo perché sei donna; che non dovrai ringraziare nessuno, se non te stessa e se non per naturale educazione, per quello che ottieni; che potrai vestirti come vuoi, andare dove vuoi, viaggiare, uscire (fino a che sei in casa nel rispetto dei tuoi genitori) senza avere paura di rischi da parte di chi considera la libera espressione di sé e dei propri desideri una provocazione; che potrai amare chi e come lo vorrai, senza timore di giudizi, pregiudizi e limiti imposti da altri, se non dal rispetto per chi sceglierai di amare; che mai nessuno dovrà considerarti di sua proprietà, libero di farti del male e semmai dovesse accadere ( mi sono trattenuta dal dirle, lo dici a me che lo distruggo…) devi subito reagire, avendo la certezza che la giustizia ti proteggerà; che hai un valore perché sei tu, indipendentemente dal tuo genere e dalle scelte che farai; che se sarai madre, dovranno garantirti di poterlo essere serenamente e se non vorrai esserlo che nessuno si permetta di vietartelo o di considerarti meno per questo.”

“Giuro le ho detto tutto, me lo sono segnato: credo che il monologo fosse anche più fluido. Ovviamente siamo arrivate ai limiti dell’orario massimo di uscita di casa, mentre Luca dal letto, come un faraone, pretendeva la colazione. Devo lavorare e molto di più su di lui. “Io non posso venire?” mi ha chiesto, temendo soprattutto che la mia risposta dipendesse dalla lite serale. “Ti ci porterei, ma sei ancora un po’ troppo piccolo e se ti stanchi non saprei dove metterti” Il tono reggeva rispetto a quanto mi avesse fatto arrabbiare, ma teneva aperto uno spiraglio. Ripeterò il monologo anche a lui, magari con termini più comprensibili ai suoi 4 anni, venerdì sera prima della partenza o sabato notte quando torneremo: è necessario che anche lui sappia e faccia la sua parte.”

“Correndo, prima della chiusura del portone, abbiamo incontrato Ramona, già con il telefono in mano a confermare la nostra prenotazione del pullman e mia sorella che convincerò ad unirsi al gruppo.

Sono poi andata a fare la spesa, confesso il lieve senso di colpa di lasciare senza le scorte per un giorno Gian e Luca e l’esigenza di preparare quelle per il viaggio per Viola. Alla cassa c’era una mamma di scuola, lo sguardo stanco, un segno di riconoscimento tra noi madri, intenta a convincere il bambino piccolo a rinunciare alla cioccolata.
“Tutto bene? “ E’ la mia domanda retorica di ingresso.
“Veramente, insomma…” la risposta neutra, ma chiara.
“Lo hai iscritto all’asilo, dovrebbe avere l’età per la materna?”
“Ma mica me lo prendono alla pubblica, io sto a casa, non lavoro. Proverò a metterlo alla privata l’anno prossimo.”

“L’ho invitata a provarci comunque, anche perché Luca l’hanno preso pure se, come dice lei, sto a casa, quasi a far supporre un destino immutabile, dedito a sopportare l’esaurimento di figli fino alla scuola dell’obbligo. L’ho salutata con affetto, ma amarezza interiore.

verona lilli

Ho un altro motivo per cui essere sabato a Verona, per chi pensa che questo debba essere il ruolo e la rassegnazione di una donna, invece di potenziare tutti i servizi e le politiche per consentire di scegliere di continuare a lavorare anche se madri, che non è un limite semmai un’aggiunta di energie e competenze, senza ansie, con l’accesso più semplificato possibile ad asili e scuola, evitando sfide tra chi sta a casa ( che come dice mia mamma non si sa quanto lavoro si faccia, e poi dove può andare se le rifiutano l’iscrizione dei figli) e chi in un ufficio.”

“Un mio caro amico, un giorno, mi ha detto, provocandomi: “Dai ammettilo, Scafè: sei femminista!”. Gli risposi, piccata, con il mini monologo, tarato sulla sua età e sul suo livello di provocazione. Capendo il suo sfinimento finale, chiosai: “hai ragione sono femminista, e non mi dispiace.”

“Oggi aggiungo che ne sono felice, non solo perché ce ne è bisogno, ma perché mi sento libera di esserlo e di esprimerlo, con tutta l’emicrania che va già un po’ meglio.”

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