“Le Sirene sono sinonimo di bellezza e mistero, custodite da uno degli spettacoli più belli del nostro pianeta che è il mare: ingredienti perfetti per cercare di accostare la fotografia alla fantasia. Sembrano dirti che tutto è possibile, dipende solo da ciò che si vuole vedere.”
Ieri pomeriggio camminavo lungo le strade della mia città, prese dal caos della Fiera di San Nicola. Scorgevo, dietro i banchi che vendevano materiale scolastico e i camion dei cappotti, le spiagge dove ancora resistono gli ombrelloni aperti degli ultimi vacanzieri. Chi corre verso l’autunno e chi può ancora godere dello spettacolo unico del mare di settembre. E’ calmo all’apparenza, ma il colore intenso suggerisce il freddo che lo sta animando nella sua profondità: è pronto a riprendersi tempi, spazi e suoni, rubati, per qualche settimana, dagli uomini. Ho provato ad ascoltarlo con il vento che iniziava a sollevarne la voce rispetto a quelle dei bambini che cercavano di farsi comprare giocattoli, quando mi ha distratto un messaggio dal telefono. Il paradosso, che rende incomprensibilmente affascinante anche la vita troppo interconnessa, ha fatto apparire nello schermo del mio telefono delle sirene. Ero sobria, giuro. Non il vino, ma le emozioni provocate da tanta inattesa bellezza mi hanno fatto vacillare. Stefano Pia, fotografo sardo, anima del progetto Bi foto che decora ogni anno, con opere di artisti da varie parti del mondo, le vie del suo paese Mogoro da maggio in poi, ci ha già lasciato una traccia con la sua foto Diamo una mano al mare (https://traccevolanti.com/2019/06/11/stefano-da-una-mano-al-mare-con-le-sue-foto/), ed ha voluto condividere la sua ennesima dichiarazione di amore all’isola. In queste giornate di lenta, faticosa ripresa o di rassegnata continuazione per chi non si è potuto mai fermare, ho chiesto a Stefano se posso diffondere il suo invito, per immagini, a non rinunciare al sogno. Tornerò a riguardare il mare quando anche l’ultimo ombrellone sarà chiuso, avvolta dal bisbiglio che circonda le strade intorno alle spiagge quando la scena verrà rubata da quelle del centro: penserò alle onde che comunicano libere e, forse, non sono sole nel fluttuare. A volte, per riprendere il respiro, potrebbe bastare chiudere gli occhi o aprirli verso immagini meravigliose come quelle che arrivano dagli abissi della Sardegna, per ammettere: “Ho visto una sirena volare.”
Narra una leggenda che intorno all’isola della Sardegna vivessero le figlie di Oceano, metà donne, metà pesce. Nascoste tra le onde e dietro gli scogli erano, pronte ad ammaliare i marinai con la loro voce soave. Li portavano a gettarsi in acqua, rapiti da quel canto. Finché non attraversò quei mare la nave di Giasone e dei suoi compagni, diretti verso la Grecia, dopo aver rubato il Vello d’oro dalla Colchide. A bordo, Orfeo, musico divino, le vide e si rese conto del rischio delle Sirene. Iniziò a suonare la sua lira. La musica fu così avvolgente che ogni abitante del mare, comprese le figlie di Oceano, né furono rapite. La nave passò incolume, ma le Sirene, tristi e offese, si gettarono dalle rocce con i loro strumenti. Per consolarle, Giove dovette trasformarle nelle alte scogliere che dominano il mare dell’isola.
Questo il mito che ha guidato la ricerca del fotografo Stefano Pia e la realizzazione del suo emozionante viaggio a scoprire le affascinanti e misteriose creature.
“Attraverso le foto delle Sirene vorrei trasmettere il messaggio di non smettere di sognare e di aprire gli occhi anche alla fantasia, amando le cose belle, come la natura e appunto il mare. Oggi sembra che tutto sappiamo, basta entrare su Google per avere delle risposte, mentre la frenesia toglie ogni spazio per noi stessi: credo sia molto importante abbandonarsi ai sogni e alla bellezza.”
“Le Sirene sono sinonimo di bellezza e mistero, custodite da uno degli spettacoli più belli del nostro pianeta che è il mare: ingredienti perfetti per cercare di accostare la fotografia alla fantasia. Sono stato ispirato dalla leggenda “La sconfitta delle Sirene” che testimonia la presenza delle sirene nelle acque del mar di Sardegna, stesso luogo dove sono state scattate le immagini.”
“La fotografia è di per sé la testimone assoluta della realtà, e in questo racconto, dove le fotografie sono “vere”, sono state semplicemente convertite in bianco e nero, sembra dirti che tutto è possibile, dipende solo da ciò che tu vuoi vedere, dalla tua fantasia.
Questo lavoro fa parte del progetto che spero presto diventi un libro, che in sostanza sarà una lettera d’amore al mar di Sardegna.”
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