“Nel nome di Davide proseguo il mio impegno di volontariato in una periferia che non permetto venga trattata con superficialità, dove vivono persone meravigliose di cui bisognerebbe occuparsi. Spero nella giustizia e vado avanti perchè la memoria di mio figlio sia un seme da cui produrre buone cose: prima di tutto il rispetto dei diritti.”
Domani, venerdì 6 dicembre alle 12 30 nel Tribunale di Roma, a piazzale Clodio inizierà il processo a carico dell’uomo che il 27 maggio del 2019 ha investito, non soccorso e ucciso Davide Marasco, ragazzo di 31 anni, padre di un bambino di 9, mentre andava a lavorare. Da allora Maria Grazia Carta, la madre di Davide, ogni giorno si sta battendo per la giustizia e perchè si mantenga l’attenzione alta su quanto è accaduto, richiamando anche le istituzioni ad impegnarsi per impedire che possano esserci altre vittime. Lo fa nella scuola in cui insegna a Torbellamonaca e insieme ad insegnanti di altri istituti, attivando progetti sulla prevenzione; nel centro sociale El Chentro in cui fa volontariato e dove ha attivato un corso di judo per ragazzi con l’associazione che porta il nome di Davide; in tutte le occasioni nelle quali può intervenire e partecipare per trasformare la sua dolorosa testimonianza in una opportunità per gli altri di sensibilizzazione. Lo farà in aula venerdì mattina: si è costituita parte civile. Con lei non ci saranno le istituzioni che in questi sei mesi non le hanno mai fatto sentire la loro presenza, assenti anche nei confronti del figlio di Davide, se si esclude un bieco tentativo di strumentalizzazione politica prontamente rifiutato. Si spera, invece, che le siano vicine altre, tante persone che vorranno dimostrare la propria solidarietà. Abbiamo già tracciato la storia di questa donna forte e determinata, continuiamo a raccontare la sua battaglia che è anche la nostra, attraverso le sue parole.
“Venerdì si dovrà decidere se procedere con un giudizio ordinario o abbreviato. Mi sono costituita parte civile e sarò in aula. Purtroppo temo che dovrò incontrare anche chi ha ucciso mio figlio: non lo ha mai fatto, ma sono sicura che approfitterà di questa occasione per chiedere il perdono che rifiuterò. Doveva pensarci prima di entrare in macchina. Ora è tardi. “
“Davide non c’è più da quel maledetto 27 maggio, quando con un inspiegabile ritardo da parte delle autorità preposte, la nostra famiglia ha scoperto della sua morte dai social. Il 17 novembre durante la manifestazione per ricordare le vittime della strada, mi è capitato, casualmente, di incontrare la sindaca Raggi, le ho chiesto che almeno indagasse sui motivi di questa modalità di gestione delle procedure. Non mi ha fatto ancora sapere nulla. Come stupirsi! Quanto può importare ad un amministratore della madre di una ennesima vittima? Se non considera un problema lo stato di sicurezza delle strade della città che le è stata affidata, figuriamoci se si può occupare di me. Nessuno del suo gabinetto ha cercato il modo di mettersi in contatto con noi, anche solo per un gesto di vicinanza. Sto aspettando ancora di avere un appuntamento con il presidente del nostro Municipio.”
“Seppure in questa frustrante dimenticanza delle istituzioni, io provo a continuare a credere nella giustizia e mi auguro che ci sia una condanna adeguata. Costituirebbe un monito a chi pensa si possa guidare senza rispetto per gli altri, contemporaneamente restituirebbe fiducia a coloro che invece sono terrorizzati nel pensare che si possa essere uccisi per strada, impunemente. E’ una battaglia che sto combattendo da sola sin dall’inizio con il mio legale, fuori dalle associazioni delle vittime con le quali dialogo e mi confronto. Insieme ho la mia famiglia e le persone comuni, i colleghi, i genitori dei miei alunni, tutti ancora sbalorditi per quanto è accaduto. Non si può accettare la superficialità di chi dovrebbero lavorare per garantire la sicurezza! La prevenzione non basta e non è giusto delegarla solo alle scuole.”
“Noi ne facciamo tanta e da sempre. Io svolgo il mio lavoro con passione: da quando non c’è più Davide sento ancora più forte la determinazione nel fornire ai miei ragazzi gli strumenti utili per essere cittadini migliori, ma anche per non consentire alle istituzioni che si dimentichino di loro e dei diritti che devono vedere garantiti. Chiedono solo sicurezza e libertà. La criminalità nelle zone marginali delle città è prodotto di questo atteggiamento superficiale da parte chi dovrebbe fare di tutto per fornire occasioni e investire proprio in questi territori, non solo con le forze dell’ordine che liberano le case occupate da chi non ha alternative.”
“Nel nome di Davide proseguo il mio impegno di volontariato in una periferia che non permetto venga trattata in questo modo, dove vivono persone meravigliose di cui bisognerebbe occuparsi. I bambini che vivono a Torbellamonaca meritano attenzione. Nel centro sociale El Chentro di largo Mengaroni, nel quale già andavo ad aiutare a fare i compiti il fine settimana, abbiamo attivato dei corsi di judo con l’associazione che abbiamo fondato: Davide, oltre ad essere un istruttore di calcio era anche un judoka. Avranno costi bassissimi, perchè ogni attività che svolgiamo non ha scopo di lucro. “
“Davide era uno sportivo, un uomo meraviglioso, un figlio e un padre attento di un bambino di nove anni. Anche nei confronti di mio nipote non c’è stata nessuna attenzione da parte del Comune o altri enti, ma c’è il nostro amore a sostenerlo. L’affetto e la vicinanza sono vitali. Per questo penso che sia importante che con me in tribunale ci siano altre persone: per loro perchè è utile capiscano cosa succede durante un iter processuale e per la memoria di Davide che deve diventare un seme da cui produrre qualcosa di buono per tutti.”
“Domani, alle 12.30, chi verrà a piazzale Clodio, lo farà per coloro che vengono lasciati soli nelle battaglie per la giustizia. Con Davide è stata uccisa un’idea di bontà. Ora non può essere calpestata anche quella di libertà: poter uscire e muoversi per le strade di Roma, senza pensare di essere uccisi da chi rimarrà impunito.
Io continuerò ad andare avanti nel mio impegno che dal 27 maggio ha il nome di Davide Marasco, mio figlio.”
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