Nel segno di Laura

La sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Roma a favore di Laura Massaro contro l’allontanamento coatto di suo figlio, è una traccia importante. Testimonia un percorso nel quale la legge ha incontrato una storia, dei protagonisti che si sono fidati e affidati alla giustizia, nonostante numerose incoerenze e ostacoli, conducendo battaglie dentro e fuori dai tribunali, per arrivare ad una conclusione che potrà aiutare altre madri e altri figli.

laura seconda copertina.jpg“Va assecondato il volere del bambino e vanno messi al centro le emozioni e i sentimenti del minore.” Questo uno dei passaggi centrali della sentenza che riconosce, finalmente, il diritto dei bambini ad essere ascoltati, come raccomandano l’articolo 12 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo e l’articolo 6 della Convenzione di Strasburgo. Nelle 25 pagine del decreto, pronunciato il 2 gennaio, viene poi messo in discussione il costrutto dell’alienazione parentale, la famigerata PAS, sindrome non considerata dall’Organizzazione mondiale della sanità, reputata inattendibile dal Ministero della salute, eppure ancora utilizzata come arma giudiziaria nei tribunali italiani. Si impone un precedente fondamentale in un periodo storico nel quale troppo spesso madri che subiscono violenze e si battono per la serenità dei propri figli, sono costrette a difendersi da chi vorrebbe condannare entrambi a vite di paura e di incertezza. E’ il risultato di una battaglia che ha coinvolto associazioni, avvocati, pochi ma determinati rappresentanti politici, condotta da una donna che non si è mai arresa e che ancora sa, dovrà superare altri ostacoli.

laura copertina

Laura ha denunciato le violenze subite dal padre di suo figlio; ha provato a ricostruire giornate felici per il loro bambino; ha lottato con gli strumenti della legge perché ciò le venisse consentito; si è scontrata con l’ottusità e la cattiveria di burocrazia e istituzioni ostili alla civiltà; ha manifestato, sensibilizzato con ogni mezzo sulla necessaria tutela dei diritti primari dei minori; ha sollecitato altre organizzazioni a prendere posizione e creato gruppi di sostegno; è arrivata a mettere a rischio la sua salute con scioperi della fame e sit in; ha creduto nella giustizia e l’ha, in parte, ottenuta. Lo ha fatto non solo per amore di suo figlio, ma per tutte le madri che, come lei, si sono trovate e tuttora sono, all’improvviso, in un tunnel di dolore insieme alle vittime più piccole e indifese.

Sei anni di tribunali, udienze, istanze, consulenze, confronti, nel timore continuo che a rimetterci fosse soprattutto lo stato emotivo di un bambino che ha sempre, solo, chiesto di essere lasciato tranquillo con la sua mamma e i suoi nonni. Contro un padre che pure Laura non ha mai rifiutato di far incontrare al figlio, benchè ne fosse turbato e spaventato e un sistema invischiato in teorie parascientifiche, tese a dimostrare come la paura sincera di quel piccolo fosse indotta dalla mamma, quindi fosse necessario allontanarlo. Non importa che venisse affidato proprio a chi generava più ansie nel bambino: meglio farlo vivere nel terrore che da un momento all’altro venisse strappato dalle braccia di sua madre per essere messo in una casa famiglia.

Finchè ha potuto, Laura ha seguito quanto veniva richiesto dai servizi sociali, ma ha osservato, ascoltato e sentito come la sua vicenda stesse diventando una prassi pericolosa, riletta in quella di altre madri nelle sue stesse condizioni. Allora ha deciso di alzare la voce per proteggersi e proteggerle. Ha utilizzato la rete e trovato supporto in diverse organizzazioni contro la violenza alle donne, perché di questo si tratta; ci ha messo la faccia e ogni sua energia. Comunicati congiunti in suo sostegno, con appelli diretti al presidente del Tribunale dei minorenni, hanno visto la sigla di varie realtà, dalla Casa Internazionale delle donne alla Fondazione Pangea all’Udi. Una petizione rivolta al Presidente della Repubblica Mattarella, lanciata dall’associazione Maison Antigone, ha raccolto migliaia di firme. Con una interpellanza urgente, la deputata Veronica Giannone del gruppo misto ha chiesto chiarimenti sul caso al ministero della Giustizia. Il 16 ottobre, sempre Veronica Giannone, ha organizzato una conferenza stampa alla Camera dei Deputati dal titolo “Il paradosso dell’alienazione parentale: quali iniziative intraprendere per tutelare la salute dei minori”. Laura ha messo la sua esperienza al servizio della causa, senza mai dimenticare il suo unico obiettivo che è poi quello che si prefiggono le altre madri come lei: il bene di suo figlio. Insieme hanno costituito, a Roma, il primo Comitato nazionale composto da madri vittime di violenza istituzionale.

laura comitato.jpgA tutte loro, le conclusioni della Corte d’Appello forniranno un valido supporto per portare avanti, con speranza di una soluzione logica, analoghe e dolorose battaglie. Come ha spiegato l’avvocato Lorenzo Stipa: “Grazie a questa sentenza molte madri potranno citare un precedente in cui finalmente viene messo davanti il bambino senza che sia soggetto a pratiche disumane come l’allontanamento coatto.”

laura finaleLa battaglia non è ancora vinta definitivamente: Laura deve riprendersi la responsabilità genitoriale ancora sospesa. In questa fase, però, durante la quale le tocca subire anche gli attacchi mediatici di alcuni irriducibili “pasisti”, può godersi il sorriso di suo figlio, certa sarà sempre questa luce la vittoria più importante.

Chiunque volesse sostenere il coraggio delle donne che aderiscono al Comitato Madri Unite Contro La Violenza Istituzionale può inviare una mail con i propri dati all’indirizzo: comitatomadriunite@libero.it.

 

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