Continuiamo a sostenere Maria Grazia: giustizia per Davide

“Io sono la mamma di Davide Marasco vittima della strada e del lavoro, ucciso a Roma da un criminale, nella più completa indifferenza istituzionale. Per questo invito tutti alla massima condivisione di questa lettera e alla partecipazione nella giornata di venerdì 10 gennaio ore 9:30 presso il Tribunale di Roma Piazzale Clodio all’udienza che riguarda la sua morte.” 

maria-grazia-incidente.jpgL’anno vecchio è finito ed il nuovo è iniziato con bollettini drammatici sulle strade. Gli incidenti, causati da chi non ha consapevolezza dei rischi a cui espone sè stesso e gli altri, hanno distrutto giovani vite ed intere famiglie. E’ emerso un racconto mediatico imbarazzante, teso a trasformare in fiction pruriginosa una realtà nella quale ognuno potrebbe venire risucchiato, senza alcuna differenza sociale. Sembra si siano tralasciati i due elementi fondamentali che conoscono bene coloro che stanno soffrendo le conseguenze degli incidenti: la richiesta di massima attenzione delle istituzioni per trovare ogni strumento utile alla concreta prevenzione e la necessità di giustizia reale verso chi ha commesso quello che, deve essere chiaro, si tratta di un reato.  In questi giorni il pensiero va a chi questa battaglia la sta continuando a condurre da sola, piegata dal dolore per la perdita di suo figlio, ucciso da un assassino su quattro ruote mentre andava al lavoro, e nonostante questo forte per l’amore che prosegue e si estende a tutti coloro che, in suo nome, vuole continuare ad aiutare. Maria Grazia Carta domani, venerdì 10 gennaio dalle 9.30 sarà in Tribunale per l’udienza che riguarda l’omicidio di Davide, saranno con lei anche altri parenti di vittime della strada e chi ha voglia di sostenerla, speriamo tanti. Pubblichiamo la sua lettera, come da lei richiesto, per condividere nuovamente la sua storia nell’importanza delle sue parole.

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“Sono Maria Grazia Carta, ho perduto mio figlio Davide Marasco travolto in scooter il 27 Maggio 2019, mentre si recava a svolgere onestamente il suo lavoro di panettiere. L’investitore è un automobilista ubriaco, che lo ha preso in pieno, come è dimostrato dal referto autoptico, mentre percorreva a tutta velocità, contromano e pieno di alcool la Via Casilina a Roma. Non gli ha prestato soccorso, tipico comportamento di chi non ha alcun interesse e rispetto per la vita del prossimo. Davide è rimasto colpito a morte sull’asfalto, non ha avuto la possibilità di portare a termine i suoi progetti di vita e di amore come un ragazzo della sua età dovrebbe.

Al dolore più grande per una madre, si è aggiunto il dolore di dover apprendere della morte del proprio figlio dai social. Vergognosa assenza istituzionale. Eclatante e inverosimile, per una cittadina, apprendere una così dolorosa notizia mentre presta servizio con amore, dedizione, rispetto e attenzione per le diversità e necessità di tutti i bambini, come insegnante in una scuola della periferia romana.

maria grazia davideConosco bene i vuoti istituzionali. I bambini, le loro famiglie, gli insegnanti, i dirigenti e la scuola tutta sono lasciati soli quotidianamente a farsi carico di situazioni di incuria, degrado e tagli. Mai mi sarei però immaginata di trovarmi a toccare con mano la più inumana delle assenze istituzionali. Nessuno si è fatto carico di avvisare noi familiari della morte di un ragazzo di 31 anni, giustificandosi dietro una prassi burocratica incomprensibile nell’era digitale. Nessuno ha pensato che quella creatura che giaceva sull’asfalto priva di vita avesse una mamma, una famiglia che lo amava e lo ama ancora. Nessuna umanità ancora una volta gli è stata manifestata, così come a tante altre vittime.
Ancora oggi, nonostante le mie più disparate interviste alle radio, articoli di giornale (tra cui l’Espresso con l’articolo di Roberto Saviano) nazionali e locali abbiano dato voce al mio dolore, alla rabbia e all’indignazione, le istituzioni preposte non si sono presentate ad offrire a me e a mio figlio l’attenzione, il rispetto e il sostegno che questa tragedia umana consumatasi in territorio romano merita. Forse perché è diventata prassi quotidiana questo trattamento al quale sono già stati sottoposti altri familiari e altre vittime del lavoro e della strada.

La mia è una storia difficile da raccontare, non solo perché dolorosa, per le modalità nelle quali si è svolta, ma scomoda per chi leggerà queste righe. Scomoda perché storie come questa spesso vengono archiviate come una delle tante, senza tenere conto che l’assassino di Davide è un criminale della strada che andava fermato prima che nuocesse in maniera irreparabile. Le condizioni dei nostri territori, nel nostro caso Roma, sono inaccettabili e invivibili. La malavita impera e si insinua impunemente nel quotidiano delle persone oneste, tra l’incuria e il degrado si fa spazio e colpisce in ogni modo i cittadini, i nostri figli, e tutto tace. Il silenzio istituzionale è assordante mentre vengono continuamente disattese le necessità di sicurezza dei cittadini nei territori. Nessun controllo sulle strade, nessuna attenzione nei quartieri a rischio, nessuna sensibilità verso i cittadini più fragili che, stanchi dei vuoti istituzionali, spesso delegano le loro necessità di uguaglianza, giustizia e attenzione a “paladini giustizieri”, che altro non fanno che fomentare guerre tra poveri. Quanto d’incomprensibile e inaccettabile (come una morte ingiusta ed evitabile) a causa dell’incuria istituzionale dovranno vedere ancora i cittadini? Le persone oneste, i bambini stessi che incontro chiedono attenzione e considerazione. Una buona madre questo lo sa! Povera o ricca, di qualunque etnia o religione, una madre presta attenzione e premure, soprattutto protegge e accetta ogni sfida per amore dei propri figli. Le istituzioni questo non lo fanno, se quello che mostrano è assenza e indifferenza davanti a delle tragedie evitabili sempre più frequenti che semplicisticamente e superficialmente vengono fatte cadere nel dimenticatoio e classificate come incidenti.

maria grazia tgLe istituzioni, gli uomini di legge devono farsi carico di tragedie che possono e devono essere evitate, perché i potenziali omicidi non vanno lasciati liberi di circolare, le strade necessitano di controlli accurati perché si muore anche per carenza di controlli. Gli assassini stradali vanno condannati, ma vanno anche condannati tutti coloro che, responsabili della nostra sicurezza, si gireranno dall’altra parte. Davide, come tutte le altre vittime della strada, non sarà dimenticato e le istituzioni e gli uomini di legge dovranno farsi carico di una tragedia annunciata. La mia è una scelta forte che non chiede pietà umana o atti di grazia e favori, ma vuole mettere al centro dell’attenzione il livello di indifferenza, di ingiustizia e di superficialità con cui vengono trattati temi importanti come la tutela della vita dei cittadini.

maria grazia associazione davidePer tutto questo non smetterò mai di lottare perché mio figlio e tutti quelli che non hanno più voce abbiano voce e giustizia, affinché gli assassini siano puniti con pene consone alla gravità del reato commesso e le condanne servano da monito a chi con superficialità e irresponsabilità si mette alla guida, a chi crede di restare impunito davanti a crimini efferati, a chi usa la vita degli altri come un oggetto, a chi parla senza rispetto incurante delle persone e a chi è sordo alle necessità dei cittadini.

Io lotto e continuerò a lottare per i cittadini dimenticati, i lavoratori sfruttati, per chi attende delle risposte istituzionali, perché i miei figli e i bambini che incontro nel mio lavoro, che con i loro occhi chiedono attenzione e giustizia, abbiano un futuro migliore. Lotto per i diritti di tutti, perché altre madri non piangano altri figli.

Io sono la mamma di Davide Marasco vittima della strada e del lavoro, ucciso a Roma da un criminale, nella più completa indifferenza istituzionale. Per questo invito tutti alla massima condivisione di questa lettera e alla partecipazione nella giornata di venerdì 10 gennaio ore 9:30 presso il Tribunale di Roma Piazzale Clodio all’udienza che riguarda la sua morte.

tribunale di roma.jpgUdienza alla quale parteciperanno altri familiari di vittime della strada tra i quali Simone Biagiola e Silvia Emiliani, familiari di Manuel Biagiola, ingegnere di 40 anni di Potenza Picena (MC). Lo scorso luglio, mentre stava rientrando a casa dal lavoro per la pausa pranzo è stato travolto e ucciso da un uomo alla guida di un Suv. Enrico Botti papà di Massimo Botti di anni 30 ucciso a Roma sulla via Tuscolana il 22/12/2008 preso in pieno a 120 Km/h. La famiglia non è stata avvisata dai vigili e ha saputo del decesso del congiunto dopo 11 ore dall’ufficio informazioni dell’Ospedale San Camillo. L’uccisore è stato condannato a due anni e otto mesi senza però mai scontare nulla. Ho la solidarietà di molti cittadini che hanno perso i propri cari a causa di omicidi stradali, come Gioia Bucarelli e Anna Pistoor, compagna e figlia di Huub Pistoor, ingegnere olandese che viveva nelle Marche da 28 anni. Lo scorso marzo, mentre rientrava a casa dal lavoro, è stato travolto e ucciso vicino a Jesi (AN) da un rimorchio che a causa dell’usura e per la pessima manutenzione del mezzo si è staccato dalla motrice di un camion e ha colpito la sua auto.”

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