Sara con le scienziate dal passato al futuro

 “Oltre al rischio di essere messe in disparte, di vedere nascosti o poco esaltati i risultati delle proprie ricerche e scoperte, ad accomunare le donne di scienza di tutti i tempi sono la passione, la determinazione e la genialità“

sara scienziate giornata della scienzaDomani 11 febbraio sarà ” La Giornata Internazionale delle donne e ragazze nella scienza”. Lo ha stabilito l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 15 dicembre 2015, per incentivare tutti gli Stati membri, le università, gli individui e la società in generale “a promuovere la piena ed equa partecipazione di donne e ragazze nelle scienze, in materia di istruzione, formazione, occupazione e processi decisionali.” Sono state e continuano ad essere tante e determinanti coloro che hanno sfidato un ambiente storicamente maschile, per imporre i risultati del loro genio e dei loro studi. Da Teano di Crotone, maestra della Scuola Pitagorica a Marie Curie, premio Nobel per la fisica nel 1903, per la chimica nel 1911 e prima donna docente alla Sorbona; dalle astrofisiche Margherita Hack e Cecilia Payne passando per quel 60% di donne che fanno funzionare i laboratori, come le ricercatrici dello Spallanzani che hanno isolato recentemente il Coronavirus: Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita e Concetta Castilletti, fino a Esther Duflo, l’ultima scienziata a ricevere il Nobel nel 2019. Storie, scoperte e ricerche che hanno faticato e faticano a diffondersi in un’opinione pubblica, ancora sorpresa se a sintetizzare un vaccino o a inventare un software siano donne e utilizza una terminologia da romanzo, non certo scientifica, per narrarne le gesta. Sara Sesti, professoressa di matematica e ricercatrice sulla storia della scienza, ha deciso di dedicare il suo impegno professionale a invertire la rotta, partendo dalla conoscenza, per togliere dall’ombra le grandi scienziate del passato e tramandare la loro testimonianza alle tante eredi per spingerle ad andare avanti senza paure. Ha curato, per il Centro di Ricerca PRISTEM dell’Università Bocconi, la prima ricerca italiana sul rapporto delle donne con la scienza, uno studio che ha prodotto nel 1997 la mostra “Scienziate d’Occidente. Due secoli di storia”e, nel 1999, il Quaderno “Donne di scienza. 50 biografie dall’antichità al duemila.” La ricerca è continuata producendo il libro “Scienziate nel tempo.” che nell’ultima edizione pubblicata da Ledizioni, Milano, nel 2020 contiene più di 100 biografie. Uno studio che Sara continua ad aggiornare, portandolo nelle scuole e nei teatri. La Pagina Facebook Scienziate nel tempo  che cura con passione quotidiana, ha ricevuto il premio ”Immagini amiche” istituito dall’Unione Donne Italiane con il patrocinio del Parlamento Europeo per “premiare la comunicazione che costruisce un’immagine positiva, senza stereotipi di genere e senza immagini sessiste”. La sua è una traccia preziosa di conoscenza, civiltà e futuro.

La traccia: la diffusione della storia delle donne di scienza

“Sono una matematica, sin da bambina consideravo i numeri il mio bel gioco. Sono stata una ragazza ribelle e un po’ confusa: vedevo nella matematica il mondo perfetto nel quale rifugiare le mie inquietudini. Ancora oggi incornicerei l’equazione di Einstein E= MC2 perché la considero bellissima: è molto semplice, ma contiene la spiegazione dell’Universo. Mia madre era una maestra e mi ha fatto amare l’insegnamento così ho deciso di diventare una professoressa di matematica. Da insegnante ho sempre sofferto nel constatare come nelle discipline dure, le cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e nei relativi corsi di studio, prevalesse un volto maschile, a partire dai libri di testo, nonostante il grande contributo delle donne.”

“Nel 1997 con un gruppo di colleghe e ricercatrici ci siamo ritrovate all’Università Bocconi, al PRISTEM, il Centro che ha proprio lo scopo di promuovere la cultura e l’informazione matematica anche al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, e abbiamo realizzato la prima ricerca italiana sul rapporto delle donne con la scienza. Rappresentavamo tutte le discipline in questione: ognuna ha attinto dai propri archivi di riferimento. Non è stata una ricerca facile. Internet era agli albori e forniva poco materiale, siamo dovute risalire alle fonti: per le biografie delle Nobel ci siamo rivolte direttamente a Stoccolma all’Accademia. Come altra base potevamo contare su quanto portato avanti dal femminismo italiano che ha cominciato ad occuparsi di questi temi nel 1986 dopo il disastro di Chernobyl. A questo periodo corrispondono i primi testi sull’argomento come L’Eredità di Ipazia di Margaret Alic e I Pantaloni di Pitagora di Margaret Wertheim. La prospettiva era già quella del racconto attraverso le biografie.”

Fuori dall’ombra

 

“Il primo risultato prodotto dal nostro lavoro è stata la mostra fotografica “Scienziate d’Occidente. Due secoli di storia”. Lo scopo era far vedere a studenti, studentesse e al mondo intero i volti delle scienziate, strappandole dall’anonimato nel quale sono state relegate per secoli. Dopo la mostra abbiamo deciso di continuare la ricerca, ma ci siamo spostate all’Università delle donne di Milano (un’ altra istituzione che dal 1987, vuole parlare al pubblico femminile degli argomenti più disparati, scienze comprese) dove abbiamo deciso di approfondire proprio le singole storie delle donne di scienza. Al PRISTEM ne raccogliemmo 50 che vennero inserite in una pubblicazione interna all’Università. Con la storica Liliana Moro, con cui ho collaborato fino al 2016, siamo arrivate a settantacinque biografie, contenute nel libro “Scienziate nel tempo”. Liliana si è poi occupata di altri temi, mentre la mia passione per le donne della scienza non accenna a diminuire. Nell’ultima versione che ho da poco iniziato a presentare con conferenze e serate nei teatri, sono arrivata a più di cento biografie compreso le pioniere e le protagoniste dell’informatica. Grazie all’editore Ledizioni la diffusione della ricerca si è ampliata ancora più”.

“Il libro sta producendo effetti bellissimi a partire dalle scuole. Affiancare allo studio delle discipline quelle delle biografie di scienziate e scienziate aggiunge fascino alle loro scoperte: incarnandole, colpisce ancora di più gli studenti. A Pescara c’è un professore di una scuola media che ha assegnato, tirando a sorte il nome scritto su dei bigliettini, l’interpretazione della storia di una o uno scienziato ad ogni alunno e alunna. Ci sono stati ragazzi che hanno dovuto studiare e immedesimarsi nella figura di scienziate poco conosciute e viverne le difficoltà e ragazze a cui è capitato Einstein o Fermi e il loro enorme successo. A Palermo un’altra scuola ha portato in scena lo spettacolo “Scienziate oltre il tempo”. Il canovaccio che mi hanno fatto leggere è geniale: in paradiso si ritrovano scienziate di ogni periodo storico e dialogano tra di loro, anche in dialetto siciliano.”

“Credo che si debba alla nostra ricerca anche l’ispirazione di alcune delle pubblicazioni recenti dedicate alle ragazze e alle bambine. Finalmente si cominciano a raccogliere i frutti di un lavoro che considera come data fondamentale di partenza il 1876, quando il Politecnico di Zurigo consentì finalmente l’accesso all’università anche alle donne. Fino a quel momento la mancanza di figure femminili nella scienza era legata soprattutto al fatto che fosse loro preclusa l’istruzione superiore. Prima del 1876 se ne potevano occupare solo le donne che provenivano da famiglie benestanti e colte e che erano accompagnate da figure maschili importanti: un marito, un padre, un fratello, in grado di dare loro l’accesso alle conoscenze necessarie. Ricordo per esempio le coppie formate da Ipazia con il padre Teone, filosofo e matematico; Caroline Herschel e il fratello Wilhem, pionieri dell’astronomia; la marchesa du Chatelet e l’amante Voltaire che si dedicarono alla divulgazione della fisica di Newton, o i coniugi Lavoisier, fondatori della chimica moderna. Da quando le donne hanno potuto accedere all’Università, finalmente ce l’hanno fatta da sole.”

Dalle difficoltà del passato al futuro senza paura

“Purtroppo, anche quando la loro strada è stata autonoma, alcune sono rimaste nell’ombra di uomini con cui hanno intrapreso le loro scoperte scientifiche. Tra le storie che più mi hanno toccato c’è sicuramente quella di Mileva Maric. Lasciò la sua famiglia in Serbia per andare a studiare fisica al Politecnico di Zurigo, già un comportamento rivoluzionario, come lei anche Marie Curie che si allontanò dalla sua Polonia senza dimenticarla come testimoniato dal nome che assegnò al polonio, uno degli elementi radioattivi scoperti.

sara scienziate milena e albertMileva incontrò Albert Einstein proprio all’università. Si innamorarono, ma furono ostacolati dalla famiglia di lui perché non era ebrea. Ebbero una figlia, Lieserl, che fu data in adozione e morì di una malattia infettiva, provocando ad entrambi un dolore fortissimo. Si sposarono solo dopo la morte del padre di Einstein e lavorarono insieme fino al 1905 quando fu pubblicata la teoria della relatività ristretta. Mileva non riteneva necessario apporre il proprio cognome alle opere del marito perché non lo riteneva necessario. “Io e Albert siamo una sola pietra (Ein-stein)”, diceva e, forse anche per questo, uscì per sempre dalla storia della scienza. Successivamente si dedicò ai due figli e alla famiglia mentre lui continuò a girare tra incarichi prestigiosi in diverse città europee, fino a Berlino dove iniziò una relazione con la cugina Elsa che segnò la fine del matrimonio con Mileva. Si pensa che la devoluzione di quanto guadagnò dal Premio Nobel del 1921 fosse, per Einstein, il modo di compensarla per averle impedito di portare avanti anche la sua carriera. “

sara scienziate hedy“Oltre al rischio di essere messe in disparte, di vedere nascosti o poco esaltati i risultati delle proprie ricerche e scoperte, ad accomunare le donne di scienza di tutti i tempi sono però la determinazione, la passione per il loro lavoro e soprattutto la genialità, proprio perché, a differenza degli uomini per cui è più semplice ottenere un riconoscimento, devono avere un genio speciale. Penso a Hedy Lamarr, diva degli anni Quaranta considerata la donna più bella del mondo, primo nudo della storia del cinema, che è stata l’inventrice della tecnologia alla base del wi – fi. La sua vita è stata costellate di successi, ma anche di dolori e umiliazioni. Geniale la caustica risposta che diede ad un giornalista quando le chiese se fosse dispiaciuta perché non aveva la sua stella sul boulevard di Hollywood: “sono stata calpestata abbastanza per non esserlo anche sul marciapiede.”

“I ragazzi applaudono con le lacrime ascoltando la sua storia come quella di Mileva: sono sensibili alle ingiustizie, le trovano intollerabili. Le ragazze, invece, si emozionano perché si identificano con le biografie delle scienziate. Farle conoscere è fornire loro una carta di identità. Prendono la forza: se le antenate ce l’hanno fatta, ce la possono fare anche loro, come la ventinovenne Katie Bouman, informatica nel team di scienziati che sono riusciti, nell’ aprile 2019, a fotografare il primo buco nero della storia. Il suo software ha messo in collegamento i dati di 8 laboratori per ottenere un risultato di portata storica. Ce ne sono di stimoli per continuare a raccontare e far conoscere, nel modo giusto, il contributo costante delle donne alla scienza!

La traccia volante: “Ragazze non siate perfette, siate coraggiose!“ La prendo dal movimento Girl Who Code che promuove lo studio delle discipline STEM per le ragazze. Ed io aggiungo “E non state un passo indietro!”.

 

 

 

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