“Di solito siamo pienissimi di gatti, abbiamo paura che in questo periodo, girando poche persone, non vengano rintracciati i cuccioli abbandonati o i grandi, feriti per strada. Rischiamo di trovarli quando è troppo tardi per salvarli. Per questo il piccolo Olmo ci ha regalato una speranza, non solo a noi del gattile.”
Un leggero lamento, un lieve miagolio da un cestino vicino al supermercato Crai di Pesaro. Una ragazza che sta per entrare con la mascherina e i guanti, perde il posto nella fila per andare a controllare. Trova una busta, dentro purtroppo ci sono i corpicini di cinque cuccioli di gatto che non sono sopravvissuti al freddo. Nascosto e protetto da loro, ce ne è però uno vivo: è il piccolo Olmo. Non c’è tempo da perdere, una delle commesse del negozio, conosce una volontaria del Gattile cittadino che si precipita. E’ ipotermico, non riesce nemmeno a deglutire. La volontaria lo scalda, con un sondino e una siringa riesce a fargli ingerire un po’ di latte. Dal giorno dopo può mangiare dal biberon e iniziare la terapia antibiotica. Olmo è salvo ed è diventato una piccola star dei social. Un simbolo, suo malgrado, della rinascita possibile anche quando sembra che non ci siano le condizioni migliori per riprendersi. Il cucciolo ora è a casa di Laura Camilli, un’altra volontaria del Gattile sanitario “Oasi Felina” di Pesaro che ci offre la traccia di una attività che non si è fermata e che di storie come questa ne ha raccolte diverse in quasi 20 anni. Da Neve a Mr Brown racconti felini che infondono un sorriso e una speranza.
La traccia: la salvezza e la cura dei gatti abbandonati
“Faccio parte dell’associazione Animalia dal 2001 da quando il Comune ci ha assegnato la gestione dell’oasi felina. Siamo partiti da zero, esistevano pochissimi gattili nella Regione, qui in città è stato il primo. Accudiamo e curiamo gli oltre 100 gatti, mediamente ospitati, accogliendo cuccioli abbandonati (spesso anche da allattare), gatti feriti o ammalati, anziani e anche diversamente abili a causa di incidenti o malattie. Una volta ristabiliti ci occupiamo di trovare loro una nuova famiglia, quando possibile, altrimenti rimangono ospiti dell’Oasi. Anziani o malati, scherzando, li chiamiamo i nostri “catorci”. Il veterinario ci dice sempre che da noi si fa una grande scuola, passando ogni caso di malattia, ferita e invalidità studiata sui libri. Siamo circa sette volontari a prenderci cura di loro. Io seguo la parte amministrativa, i rapporti con il comune e mi occupo della comunicazione per far conoscere le storie dei nostri a- mici coraggiosi.”
“Spesso sono proprio quelli che hanno passato maggiori difficoltà a rimanerci di più nel cuore. Penso a Neve con il suo candido manto bianco e il caratteraccio. Abbandonata e salvata per miracolo da un tumore e da una brutta infezione, aveva legato con pochi di noi umani, ma aveva un rapporto speciale con Althea, arrivata al gattile senza una zampa. Dopo tantissimi anni in nostra compagnia, hanno deciso di lasciarci nello stesso giorno. Sono mici “a fondo perduto”, malconci o anziani: sappiamo che difficilmente li adotteranno, per questo li coccoliamo ancora di più. Passano la loro giornata nel nostro giardino o nei box termo riscaldati nell’attesa di quella carezza che vale per loro tantissimo. Chi ama gli animali sa quanto possano dare. Penso ad una nostra cara amica Stefania che per un lungo periodo è venuta quotidianamente a prendersi cura di Elizabeth, la piccola guerriera. Dopo un incidente, non riusciva più a camminare. Operata, doveva fare degli esercizi giornalieri, ma noi siamo poche e non sempre riuscivamo a garantire di poterlo fare. Ci ha pensato Stefania, ogni pomeriggio qui a sostenerla, fino a quando non ha ripreso a camminare da sola.”
“Li curiamo e speriamo che per tutti ci sia un lieto fine con l’adozione, ma siamo attenti che chi decide di prendersi cura di loro lo faccia realmente. E’ migliorata la sensibilità delle persone grazie al lavoro di associazioni e enti anche attraverso i social. E’ aumentata la consapevolezza sulla necessità delle sterilizzazioni. Le risorse purtroppo non sono mai abbastanza, potremmo sicuramente fare di più in termini di prevenzione. Abbiamo esperienza diretta di come, soprattutto nelle zone rurali, non si proceda alle sterilizzazioni perché si pensa di avere spazio per accogliere sempre più gatti di cui però spesso non si prende cura nessuno. Quando si accorgono di non poterlo fare li portano a noi. Ci sono poi molti anziani che hanno gatti per fare loro compagnia: quando si ammalano o peggio muoiono, rischiano di essere abbandonati. In tanti non considerano il proprio animale come un componente della famiglia.”
“In questo periodo purtroppo noi non possiamo occuparcene, ma sappiamo che ci sono organizzazioni come l’ENPA e l’OIPA che stanno cercando di aiutare chi è stato contagiato dal virus o deve stare in quarantena e non può prendersi cura del proprio gatto o cane. Noi stiamo ricevendo offerte di collaborazione da chi porta il cibo alle colonie feline che abbiamo in gestione e non possiamo raggiungere perché superano le distanze consentite. Diversa è la preoccupazione per le cucciolate che purtroppo temiamo continuino ad essere abbandonate. Tralascio la pericolosa falsa notizia che era stata diffusa sul rischio di contagio attraverso gli animali, per fortuna presto smentita. C’è chi ha trovato, però, il modo di sbarazzarsi, nel modo più violento dei cuccioli. Oltre a Olmo abbiamo trovate altri tre gattini questa settimana.”
“Di norma il percorso prevede che arrivino da noi dopo che il Servizio Veterinario dell’Asur li prende e procede alle prime cure necessarie. Non sempre c’è il tempo, quindi ormai alcune di noi hanno imparato a fare alcuni interventi di emergenza. Olmo è salvo grazie alla prontezza di Daria, una delle nostre balie. Ora sta a me dargli il latte ogni tre ore per arrivare allo svezzamento e poi avviare l’iter per l’adozione. E’ possibile quando raggiungono i due mesi, il servizio veterinario dell’Asur fa il primo vaccino e applica il microchip. A quel punto inizia il mio lavoro attraverso internet, i social e il passaparola. Le persone interessate vengono al gattile, principalmente di sabato e domenica, rispondono ad un questionario e facciamo un colloquio per capire la reale motivazione a tenere un animale in casa e se ci sono tutte le condizioni necessarie per procedere. Il gatto può vivere 20 anni, ammalarsi, aver bisogno di cure, ci sono dei costi da prevedere. E’ capitato, purtroppo che abbiamo portato indietro il gattino tanto voluto, non appena c’è stato bisogno del veterinario.”
“Noi li riprendiamo ovviamente, siamo aperti dalle 9 alle 11 ogni mattina, ma poi ci sono i nostri numeri attaccati alla porta di ingresso del recinto perché, anche se siamo pochi, siamo pronti ad intervenire se c’è bisogno. Prima si attiva il servizio veterinario e poi noi apriamo il nostro spazio e il nostro cuore per occuparcene. Felici di condividere l’amore che riescono a trasmettere i nostri mici con chi potrà e vorrà prendersene cura.”
La traccia volante: “Quando i miei occhi, attratti /Come da calamita, dolci si volgono/ A quel gatto che amo / E guardo poi in me stesso,/ Che meraviglia il fuoco/ Di quelle pallide pupille, Di quei chiari fanali,/ Di quei viventi opali/ Che fissi mi contemplano!” Charles Baudelaire
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