“Come primo anno da sindaco non mi sono certo annoiato: dalle minacce, agli atti intimidatori all’emergenza dettata dal virus. Nessuna avversità è riuscita ad intaccare il mio entusiasmo. Mi hanno spesso definito un sognatore, mi sento tale perché ho scelto di intraprendere questa strada per realizzare delle grandi idee per la mia comunità. Spero di lasciare una bella traccia di questi anni nei quali continuerò a fare del mio meglio.”
Durante l’emergenza Covid ci sono stati diversi amministratori locali che si sono impegnati con forza e abnegazione per mostrare la vicinanza concreta ai propri cittadini. Per molti di loro la sfida non si è conclusa e prevede ora una fase, forse ancora più dura, per tentare di rispristinare la normalità, trovando le risposte alle nuove esigenze che il virus ha evidenziato o lasciato come conseguenze, nel rispetto delle regole e della legalità. Tanti hanno acquisito visibilità esponendosi in maniera quasi istrionica e stando al passo con i social, ci sono però molti che hanno preferito continuare a lavorare senza clamori, pur interpretando più di un ruolo con una determinazione che li rende un esempio raro della buona politica. Tra questi c’è Gianluca Vurchio, 35 anni, da quasi un anno sindaco di Cellamare, comune di circa 6000 abitanti dell’area metropolitana di Bari. La sua storia ha vari elementi che la rendono unica. Il primo cittadino è anche soccorritore del 118, ruolo che ha continuato a ricoprire soprattutto durante l’emergenza creata dal virus. E’ coordinatore dell’Anci Giovani Puglia, dopo essere stato eletto consigliere a soli 19 anni e il primo assessore ad occuparsi di politiche giovanili nel suo comune. E’ uno degli “amministratori sotto tiro”, inserito tra le testimonianze contenute nella nona edizione del Rapporto stilato da Avviso Pubblico che verrà presentato oggi, lunedì 22 giugno (a partire dalle 12.00 in videoconferenza diretta sui canali Facebook e Youtube dell’organizzazione, con la partecipazione del Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese). Il 6 dicembre del 2019 gli è stata recapitata una lettera minatoria “Ti consigliamo di non fare tanto il rispettoso della giustizia. Hai capito male come funzionano le cose. A Cellamare non puoi comandare tu. Ci siamo capiti. Sindaco avvisato, mezzo salvato…altrimenti…a buon intenditore poche parole”. Questo il messaggio, a cui è seguito un secondo avvertimento con l’esplosione di una bomba che ha distrutto gli spogliatoi dei campi di calcetto del comune e l’incendio appiccato alla macchina della moglie dell’assessore ai lavori pubblici. Atti censiti tra i 559 commessi nel 2019 ai danni di sindaci e consiglieri, uno ogni 15 ore. Gianluca come molti dei suoi colleghi, non si è fatto fermare, consapevole di agire nel rispetto della legalità, con la fiducia di chi lo ha eletto e il sostegno del sindaco di Bari, Decaro e del Presidente della regione, Emiliano, che hanno partecipato alla fiaccolata di solidarietà. Continua lungo la sua strada iniziata quando ragazzino chiese, al sindaco del tempo, di aprire una piscina comunale, proseguita con una elezione coincisa con la nascita della sua prima figlia, portata avanti senza che nemmeno la pandemia abbia potuto ostacolarla. La sua traccia è una piccola dedica agli uomini e alle donne, che, con un atto di responsabilità civile hanno deciso di donare un pezzo della loro vita e della loro intelligenza al servizio delle comunità in cui vivono e della nostra democrazia.
La traccia: l’amministrazione limpida e accurata di un comune
“Ho iniziato il mio impegno per il comune all’età di 14 anni. Misi insieme un gruppo di coetanei per chiedere al sindaco di allora che si costruisse una piscina comunale e dei campi di calcetto. La piscina ancora non c’è, i campetti sì. Non ho una tradizione famigliare nella politica: mia madre è casalinga, mio padre gommista. Da loro ho appreso l’amore per gli altri e l’onestà. Con questi valori, a 19 anni mi sono candidato come consigliere comunale. Sono stato eletto: la prima esperienza, durante la legislatura mi ha consentito di capire i meccanismi della macchina amministrativa. Mi sono ricandidato e sono stato nominato assessore alle politiche sociali, ruolo che ho ricoperto per sette anni e mezzo. Si è poi verificato un problema nella maggioranza: mi sono dimesso e ho deciso di candidarmi come sindaco.”
“E’ stata una campagna elettorale straordinaria che ha visto la mia vita coinvolta completamente. Mia moglie Alessandra, incinta, mi ha accompagnato in ogni tappa, fino quasi al giorno del parto. Le elezioni sono state il 26 maggio, la nostra Mia Maria è nata il 22. Ricordo che gli ultimi comizi, appena finivo, andavo in clinica, poi tornavo al comitato. La forza e l’energia me l’ha data la mia famiglia e la mia comunità che mi ha sostenuto in una sfida non facile. Eravamo in quattro a correre, due di loro con un passato politico importante, il terzo era il sindaco uscente. Ho vinto per 170 voti che in un piccolo comune non sono pochi.”
“La proclamazione è stata fatta il 27 maggio: pronta la mia squadra e soprattutto l’organizzazione delle mie giornate. Il mio lavoro principale è il soccorritore del 118: ho deciso di non mettermi in aspettativa perché è la mia passione, conciliabile con la mia attività da primo cittadino. Faccio turni di dodici ore per tre giorni a settimana, compresi notturni e festivi, gli altri quattro riesco a dedicarli completamente all’amministrazione. Rimane un po’ sacrificata la mia famiglia, ma ho condiviso la scelta con mia moglie che è sempre al mio fianco. Per questo, è stato naturale per me, chiamarla, la mattina del 6 dicembre, dopo che il messo comunale mi ha lasciato sulla scrivania la lettera minatoria. L’ho letta, sono rimasto fermo davanti la finestra che si affaccia nella piazza, impietrito.”
“La prima cosa a cui ho pensato è stato difendere i miei affetti più cari, la mia piccola di appena sei mesi. Subito dopo ho chiamato la polizia perché si facesse al più presto luce su un episodio che purtroppo non è stato isolato. Nella notte tra il 6 e il 7 gennaio hanno messo una bomba negli spogliatoi dei campi di calcetto, aperti da poco. Un danno da migliaia di euro. E’ aumentato il mio turbamento, la mia incredulità: non avevo mai pensato ci fosse un clima tale nel mio comune. Ho sempre solo portato avanti il mio lavoro nel rispetto della legalità, senza credere che questo potesse generare reazioni così gravi.”
“E’ stato convocato il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. La risposta significativa l’ho ricevuta anche dalla mia comunità. Il 15 gennaio è stata organizzata una fiaccolata a cui hanno partecipato Antonio Decaro, sindaco della città metropolitana di Bari e presidente dell’Anci, e il presidente della Regione, Michele Emiliano. E’ stato un segnale importante per dimostrare che non sono solo. Purtroppo non si sono fermati gli attacchi: il 31 gennaio, mentre ero qualche giorno in vacanza con i miei, per staccare dalla tensione, mi hanno chiamato per informarvi che avevano incendiato la macchina della moglie dell’assessore all’urbanistica.”
“Non ho avuto nemmeno il tempo di riflettere che siamo finiti in un’altra emergenza. I primi di febbraio il comune è stato il primo dell’area metropolitana a registrare casi di Covid. Ci siamo subito attivati per affrontare la nuova sfida che mi ha visto “sul campo” come sindaco e “nel campo” come soccorritore. In ambulanza ho portato malati poi accertati. Un lavoro che si è dimostrato più pericoloso di quanto avessi mai previsto. Un collega è stato contagiato, asintomatico ha continuato ad avere contatti con noi. Mi sono dovuto mettere in isolamento volontario: sedici giorni fino al terzo tampone negativo che mi ha concesso la possibilità di tornare operativo.”
“Per fortuna ho una squadra ben affiatata. Penso in particolare al mio amico fraterno, collega del 118, assessore alla protezione civile, Francesco Di Gioia. Se non potevo partecipare ad una riunione perché impegnato su un altro fronte dell’emergenza, sapevo di poter contare su di lui. Con gli altri abbiamo condiviso scelte non sempre popolari, come l’ordinanza per la quale era consentito fare la spesa una volta ogni due giorni. Dovevamo contenere in ogni modo le uscite. Le reazioni, a volte risentite dei cittadini, sono state compensate da un’attenzione costante al benessere di tutti. Abbiamo fatto già tre bandi di distribuzione dei buoni spesa, stiamo per far partire il quarto. Non abbiamo acquistato i buoni pasto che favoriscono la grande distribuzione, abbiamo preferito richiamare le attività commerciali locali e stilare con loro un accordo. In questo modo stiamo provando ad aiutare le famiglie che hanno difficoltà a fare la spesa e i negozi del territorio che faticano a ripartire.”
“Stiamo provando a ricominciare. Non nego di avvertire, come altri colleghi sindaci, una sensazione di distacco dalle istituzioni centrali. Alle competenze che ci vengono assegnate non corrispondono spesso adeguate risorse. Penso alla scuola: non credo che noi si possa garantire gli spazi necessari per ripartire seguendo le nuove normative. Non abbiamo certo i fondi a disposizione per predisporre alternative alle scuole del territorio. Certo non ci fermiamo. Stiamo pensando se e come mantenere qualche evento della stagione estiva. Ci terremmo molto ad inaugurare i campetti di calcio che siamo riusciti a sistemare. Mentre le indagini vanno avanti, abbiamo voluto dimostrare che Cellamare non si piega realmente: le strutture colpite, sono state ripristinate. Come primo anno da sindaco non mi sono certo annoiato, ma nessuna avversità è riuscita ad intaccare il mio entusiasmo. Mi hanno spesso definito un sognatore, mi sento tale perché ho scelto di intraprendere questa strada per realizzare delle grandi idee per la mia comunità. La mia lungimiranza corrisponde al desiderio di lasciare una bella traccia di questi anni, nei quali continuerò a fare del mio meglio.”
La traccia volante: solo chi sogna, impara a volare.
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