“Nel territorio siamo un riferimento: le nostre porte chiuse, per alcuni, hanno significato un ulteriore abbandono e tradimento. Solo percepirlo è stato allucinante. L’importante è tornare a stare insieme, nel rispetto delle regole, ma dal vivo, nei nostri spazi che sono tornati aperti e vissuti o al sole del nostro mare.”
A Destra Volturno, frazione di Castel Volturno, mancava un segnale importante per decretare la lenta ripresa verso la normalità: la riapertura della Casa del Bambino, con tutte le attività collegate alla struttura che fa capo alla Missione dei Padri Comboniani. Sono stati mesi molto difficili nel comune del casertano, abitato per la maggior parte da famiglie di migranti che vivono del lavoro dei campi o di altri piccoli impieghi giornalieri, bloccati durante il lockdown. Qui, dove anche le storie degli italiani sono caratterizzate da una forte matrice di incertezza professionale ed economica, sono state ancora più evidenti pure le complessità per bambini e ragazzi di accedere alla didattica a distanza. Pochi i supporti informatici a disposizione in abitazioni nelle quali è stata un’impresa ricavarsi uno spazio riservato per le proprie comunicazioni scolastiche. I comboniani, padre Daniele Moschetti in testa, conoscono bene il territorio nel quale operano, hanno unito le loro forze a quelle di altre organizzazioni locali, girando in sicurezza, anche durante la pandemia, per consegnare, casa per casa, quanto sono riusciti a raccogliere insieme alla Caritas di Capuae per non cessare l’ascolto delle problematiche di ognuno. La relazione diretta in alcuni luoghi non può proprio essere sostituita, c’è bisogno di una vicinanza di gesti e parole per mantenere viva una speranza che a Destra Volturno si chiama uguaglianza, solidarietà, condivisione. Sensazioni che si respirano sin da piccoli e aiutano a crescere negli spazi della Casa del Bambino. Finalmente ha potuto aprire nuovamente la porta, chiusa poco dopo l’inaugurazione della nuova sede e partire con l’organizzazione del centro estivo. Paola Russo, coordinatrice della Casa, ma anche anima del progetto Action Women per l’autodeterminazione delle donne attraverso il lavoro,racconta il senso e l’emozione di quella che sembra una nuova avventura dopo l’apparente fine del mondo. Questa traccia è un tassello utile a capire quanto la ricostruzione possa valere solo se compiuta insieme, passo dopo passo, senza dimenticare chi rimane indietro.
La traccia: il centro estivo a Destra Volturno
“Sono entusiasta, senza il mio lavoro non riesco a stare: si spengono molte delle mie motivazioni. Chiudere la Casa del Bambino, ha significato, per me, dover abbandonare tanti dei bambini e ragazzi che abbiamo in carico. Siamo riusciti a rimanere in collegamento con loro, attraverso whatsapp o le videochiamate per aiutarli a fare i compiti, ma la relazione rimane la base della nostra missione. E’ stato uno shock, anche perché noi eravamo consapevoli che non tutti i nostri ragazzi avevano le possibilità di mezzi tecnologici per rimanere in contatto. Molti non riuscivano a trovare un proprio spazio di riservatezza da cui comunicare, troppa gente nell’unica sala da cui era consentito utilizzare lo smartphone. C’era una bambina, che aiutavamo per i compiti, che si chiudeva in macchina per riuscire a comunicare con calma. Pensiamo che per tutti loro la scuola a distanza sia stata molto complessa.”
“Le famiglie ci hanno cercato per capire se almeno lo spazio per far trascorrere ai figli un’estate diversa fosse un’opportunità concessa. Appena abbiamo capito che si poteva, abbiamo pensato come avremmo potuto organizzarci per il campo estivo. L’ordinanza regionale che ha concesso l’autorizzazione, ha accelerato i nostri preparativi. Abbiamo messo l’annuncio solo sulla nostra pagina di Facebook: dopo 8 ore erano già finiti i posti disponibili per la pre iscrizione. In tutto possiamo accogliere 35 bambini e ragazzi, divisi in quattro gruppi a seconda della fascia d’età, seguendo le proporzioni di legge con gli educatori. Siamo meno operatori quest’anno, perché una di noi è in maternità: la squadra è composta da me, Padre Daniele, Padre Sergio, Francesco e Maria Chiara. In più siamo felici di avere con noi due care conoscenze che cambiano ruolo all’interno della struttura: Emanuele che frequenta la casa dalla terza elementare e ha appena affrontato la maturità, passa dall’altra parte e diventa educatore, mentre Matar, il nostro giovane mediatore, esperto di lingua italiana aggiunge altre competenze alla sua figura, aiutandoci con i ragazzi.”
“Il tema ce lo hanno suggerito Padre Daniele e Padre Sergio “Siamo tutti sulla stessa barca”. Ribadirlo attraverso le attività e i laboratori che faremo, risponde a due esigenze. La prima è continuare a porre l’attenzione sul tema dei migranti che a Castel Volturno rimane centrale; la seconda, collegata, rappresenta uno stimolo a ritrovare la vicinanza in tempo di distanziamento. Ci saranno giochi di ruolo. Posso svelarne solo due: uno li vedrà compiere un percorso di viaggio e di avventure per approdare in un posto sicuro; un altro “Pandemic” li trasformerà in scienziati che devono girare il mondo per salvare le città dal virus. Sarà il modo per esorcizzare le paure.”
“Per noi è fondamentale dare questo segnale di riapertura. E’ stato gravissimo fermarsi: poteva compromettere il nostro futuro. Avevamo appena concluso i lavori della nuova sede: il 15 febbraio abbiamo fatto la festa di inaugurazione. Per il territorio siamo un riferimento, le nostre porte chiuse per alcuni hanno significato un ulteriore abbandono e tradimento. Solo percepirlo è stato allucinante. E’ evidente che si ha bisogno di socialità, anche nelle chat ci ripetiamo che ci siamo mancati e lo diciamo sul serio. Cominciamo il 1 luglio: ci divideremo tra la Casa del Bambino per le attività pomeridiane e il Lido Luise, la nostra base sulla spiaggia, dove trascorreremo le giornate lunghe. Per una questione di responsabilità chiediamo una piccola retta mensile, simbolica che non fa niente se non pagheranno tutti. L’importante è tornare a stare insieme, nel rispetto delle regole, ma dal vivo, nei nostri spazi che sono tornati aperti e vissuti o al sole del nostro mare.”
La traccia volante: “Non dobbiamo aver paura che su dieci persone che bussano alla porta, una sola ha veramente bisogno. E’ meglio aiutare tutte e dieci, piuttosto che mandar via a mani vuote l’unica bisognosa.” Don Tonino Bello
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