Manuela per i diritti delle donne a 360°

“Si deve sanare la dicotomia tra ciò che si dice e quello che si fa. Siamo in una situazione di emergenza tale che ben venga ci siano tante persone nelle piazze il 25 novembre, anche molti politici e autorità: l’importante è che continuino a manifestare il loro interesse, il contributo e l’intervento anche nei restanti 364 giorni.”

sto violenzaNon credo molto nelle giornate dedicate, nelle celebrazioni con autorità. So di non essere originale, come chi dice di odiare Sanremo, poi sa a memoria anche le canzoni delle nuove proposte, o chi non sopporta il Natale e sogna una casa americana con le renne che si illuminano in giardino. La mia è in realtà una idiosincrasia contro l’ipocrisia di chi si ricorda di determinate problematiche solo il giorno in cui è scritto nel calendario che, per decisione di massime istituzioni, bisogna occuparsene. La violenza contro le donne è però un fenomeno di quotidiana barbarie a cui si rischia di assuefarsi, tra notizie che non arrivano più tra i primi servizi del telegiornale, considerate quasi una routine. Invece è una strage contro cui si devono attivare tutte le antenne possibili, sempre e ancora di più, nella giornata che vuole provare, non solo a ricordare tutte le vittime, ma a capire insieme come evitare che continuino ad essercene. Nella mia incoerenza quindi di scrivere in occasione di una ricorrenza, provo a ribadire la necessità di non essere ipocriti, raccontando la storia di chi dedica da diversi anni, almeno dieci ore della sua giornata, ad occuparsi, in maniera fattiva ,dei diritti delle donne. Manuela Campitelli, giornalista, attivista, anima di Punto D e ora di REAMA per Pangea, si occupa dell’accoglienza, della tutela, del futuro e dell’attenzione mediatica sulle condizioni di chi ha meno forze e meno voce. Lo fa da donna tosta di Ostia, mamma fiera di due figli maschi, senza mai perdere la concretezza, oltre le manifestazioni di un giorno che pure organizza e a cui partecipa energica.

La traccia: l’impegno contro la violenza alle donne

manuela in regione“Ho iniziato a lavorare nei giornali locali di Ostia, dove ho sempre vissuto, già da quando avevo 18 anni e ho continuato subito dopo la laurea in Scienze Politiche. Nella mia tesi ho focalizzato l’interesse sul ruolo della giornalista, analizzando la figura di Arundhati Roy, intellettuale indiana. “

“Voglia di conoscere, di divulgare, di far sapere le realtà di disagio: la mia professione sin dall’inizio sembrava votata a questo obiettivo. Nelle difficoltà, ovviamente, trovavo situazioni ancora più drammatiche legate alla condizione della donna, dove al disagio economico spesso corrispondeva (ancora oggi è una deduzione quasi immediata) uno stato di violenza.

Mi ricordo un episodio in particolare: una donna venne con il marito in redazione al Giornale di Ostia, per raccontare della loro situazione di difficoltà economica. Mentre parlavano, cominciarono a litigare e lui la picchiò: due sberle forti a cui lei reagì, come le persone avvezze alla violenza, in maniera silenziosa.”

 “Avevo 18 anni, raccontavo, facevo cronaca e trovavo sempre questioni di genere. Stessa sorte nel settimanale Carta dove aggiunsi l’approfondimento di questioni sociali. “

“Dalla narrazione all’intervento diretto. Nel 2006 sono entrata a lavorare in Regione, mi occupavo di ufficio stampa, ma ero anche ( e ancora sono) consulente per interventi e leggi sulle problematiche femminili come la n. 4 del 2014 (Riordino delle disposizioni per contrastare la violenza contro le donne in quanto basata sul genere e per la promozione di una cultura del rispetto dei diritti umani fondamentali e delle differenze tra uomo e donna).

Nel 2010 vengo investita direttamente da una delle discriminazioni più comuni nei confronti delle donne: divento mamma ed inizio ad avere problemi sul lavoro. Lancio quindi il blog “Genitori precari” e contemporaneamente mi chiamano anche dal Fatto Quotidiano per scrivere approfondimenti sulle questioni di genere e su maternità e dirette conseguenze. “

manuela blog

Punto D. per Michela e per le altre

“Nel 2012, nel nostro territorio, viene uccisa Michela Fioretti. L’assassino è il suo ex marito. Le dinamiche sono quelle tristemente note per ogni caso di femminicidio. Una giovane donna, una madre che lascia due figlie e un futuro da vivere. Ci sentiamo con due amiche, Nicoletta e Giorgia, e decidiamo di organizzare una manifestazione “Un fiore per Michela e le altre”. Avvengono altri episodi, sempre vicino a noi che ci impongono di urlare più forte la nostra rabbia e il nostro dolore. A due settimane dalla prima manifestazione, ne organizziamo un’altra “Mai più” e siamo tantissime.”

“Diventiamo un riferimento per le donne del quartiere e non solo: decidiamo quindi di costituire l’associazione. Nasce Punto D. Il nostro faro sono le 4 P della Convenzione di Istanbul contro la violenza alle donne: prevenzione, presa in carico, politiche integrate, posizione del colpevole (a cui si spera di non dover arrivare). Noi ci siamo concentrate soprattutto sulla prevenzione e sulla creazione di un percorso di interventi legati e coerenti.
Da poco ho aggiunto anche un pezzetto per la presa in carico, visto che una volta a settimana lavoro in un centro antiviolenza a Fiumicino.“

manuela manifestazioneUna settimana di impegno

“La mia settimana è lunga e per la larga parte dedicata alla difesa delle donne. Dal lunedì al giovedì vado a lavorare per la Onlus Pangea a piazza Vittorio, dove mi occupo dell’ufficio stampa e del progetto REAMA. Da Ostia significa un lungo viaggio: un’ora e un quarto di macchina, se tutto va bene. Un giorno a settimana sono al centro antiviolenza. Alcune mattine sono operativa nelle scuole per i progetti di formazione di Punto D. Nei ritagli di tempo scrivo per il blog e per il Fatto quotidiano. Quando c’è bisogno e mi chiamano, vado a dare il mio contributo di conoscenza e partecipazione nei tavoli istituzionali, come sto facendo di recente per il DDL Pillon. Vado sia come Punto D sia come Pangea. Le ore che rimangono sono tutte per mio marito e i miei due figli.“

“Non potrei allentare, tengo troppo alle diverse iniziative che sono legate l’una all’altra. Basti pensare all’impegno nelle scuole. Siamo state a sensibilizzare contro gli stereotipi di genere in vari istituti, anche dove c’erano tutti maschi. In un liceo, dove sembravano tutti orientati verso Casa Pound, hanno esordito, asserendo che l’uomo forte è l’unico che può mantenere l’equilibrio, alle fine siamo riuscite a mitigare molto le loro posizioni. Se si parla con i ragazzi, se non si dà per scontato ciò che loro pensano, si può costruire ed elaborare una consapevolezza importante. Adesso cominceremo un lavoro nella scuola media di Dragona, frequentata dalle figlie di Michela Fioretti. Obiettivo: rivalutare la storia delle donne, quella parte spesso dimenticata, ma fondamentale di coloro che hanno dato un contributo fondamentale nelle varie fasi storiche del paese.”

Ed ora REAMA

“La sensibilizzazione dei ragazzi è connessa, in qualche modo, al mio lavoro attuale: REAMA, la rete per l’empowerment e auto mutuo aiuto che sto costruendo con Pangea nel territorio nazionale. Stiamo attivando un sistema di antenne territoriali in tutta l’Italia: centri anti violenza, professioniste, avvocati, psicologi, ex vittime. Deve essere una rete qualitativa che consenta, ogni volta che arriva una richiesta di aiuto, tramite lo sportello anti violenza online, di saper bene dove indirizzare.”

“Puntiamo molto sull’integrazione nel progetto delle ex vittime per toglierle da una condizione di vittimizzazione continua e renderle antenne. Spesso per chi sta subendo violenza è più facile aprirsi con chi ha avuto un’esperienza simile, ma poi c’è bisogno del passaggio tecnico che può avere con chi è esterno alla condizione.”

reama

“Oltre allo sportello di aiuto online, a diverse attività di sensibilizzazione, abbiamo attivato uno sportello contro la violenza economica. E’ una novità che difficilmente si prende in considerazione e invece riguarda tantissime donne: a cui viene impedito di lavorare; a cui chiudono il conto per aprirne uno in comune, gestito solo dal marito; che vengono usate come prestanome per aziende in fallimento. Noi mettiamo a disposizione due tributariste che si occupano anche della rinegoziazione e eliminazione del debito. Le richieste di aiuto allo sportello sono già molte: la maggior parte delle vittime lo è anche di violenza economica.”

25 novembre tutti i giorni

manuela consenso informato“Il 25 novembre sarà la giornata internazionale contro la violenza alle donne che cade in un periodo di recrudescenza paurosa del fenomeno. Nel 2015 organizzai la manifestazione del Comune di Roma per questa occasione. Abbiamo illuminato Piazza del Popolo di rosso e realizzammo flash mob nelle stazioni della metro, focalizzando sul tema della violenza fisica e sessuale che è sempre, purtroppo, di attualità. In Italia c’è la logica del “No e No”, mentre vorremmo seguire il modello svedese del “Sì e Sì”, per il quale va da sé che “se non te lo dico è No.” Una reale forma di consenso informato. “

“Oltre le parole c’è bisogno dei fatti. Dobbiamo puntare all’applicazione della Convenzione di Istanbul, sia a livello nazionale, sia internazionale. Per farlo si deve lavorare insieme: istituzioni e associazioni. Deve esserci un legame stretto tra chi amministra un territorio, chi orienta le scelte politiche e legislative del paese, chi gestisce i fondi per le varie problematiche e chi, concretamente, quotidianamente vive il tema, assistendo le vittime o impedendo che lo diventino. I centri antiviolenza non possono operare senza finanziamenti che ne garantiscano anche solo le spese per rimanere aperti: in sinergia con le istituzioni, si può valutare, però, come traslare bene le risorse per utilizzarle nel modo migliore e questo può saperlo solo chi si occupa direttamente del servizio. “

“Si deve sanare la dicotomia tra ciò che si dice e quello che si fa. Siamo in una situazione di emergenza tale che ben venga che ci siano tante persone nelle piazze il 25 novembre, anche molti politici e autorità: l’importante è che continuino a manifestare il loro interesse, il contributo e l’intervento anche i restanti 364 giorni.
Insieme, perché c’è bisogno del massimo delle energie condivise.”

sto violenza

La traccia volante: Approccio integrato. Io sono concreta. Il problema della violenza contro le donne, le riguarda a 360°: violenza fisica, psicologica, economica. Serve un supporto per ogni aspetto: dal recupero della fiducia in sé a quello della relazione con i figli; dalla ripresa fisica al reintegro professionale.

Approccio integrato è l’immagine di una donna con mille mani, ognuna che si tende ed ognuna che deve essere accolta.

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