Andrea e un piccolo gigante di generosità

“Sono passati 8 anni dal nostro ritrovarci, quasi per gioco, nella scuola Gulliver, rimangono sempre vive le 5 parole che legano le nostre azioni insieme: solidarietà, sussidiarietà, partecipazione, gratuità, fraternità. Sono gli strumenti della nostra rivoluzione gentile.”
gulliverOrganizzano nel territorio risposte per domande a cui altri non pensano: la cura di spazi pubblici condivisi; l’offerta di beni di prima necessità a chi è in condizioni economiche difficili; la gestione di progetti sociali e culturali aperti a tutti, senza bisogno di biglietti. Le Onlus rappresentano, in alcuni luoghi, il volto buono della società che non si arrende all’indifferenza. A Pesaro da otto anni c’è Gulliver, il nome di un gigante, mutuato da una scuola materna nella quale è iniziata l’avventura di un gruppo di genitori, poi riuniti in una organizzazione senza scopo di lucro che ha inventato e porta avanti iniziative ormai indispensabili per la città. A guidarli c’era e c’è Andrea Boccanera, tecnico del 118 di Rimini, sognatore realista, definito da altri “non controllato e non controllabile” se non dalla volontà di darsi da fare per gli altri.

La traccia: idee e progetti di solidarietà

gulliver andrea 2“E’ cominciato tutto per gioco: 8 anni fa nella scuola dell’infanzia di Muraglia. Ci siamo messi insieme tra genitori per sistemare delle aree intorno all’edificio, messe veramente male. Abbiamo chiesto un aiuto ai negozianti della zona per comprare delle piantine con cui abbiamo realizzato una siepe e poi degli alberelli per creare un piccolo bosco. Non ci siamo limitati all’esterno. La domenica ci incontravamo a scuola: noi pitturavamo le aule, mentre i bambini giocavano in giardino. Avevamo però sempre più difficoltà ad avere permessi per agire in questo modo estemporaneo: abbiamo deciso di formare un’associazione. Conoscendo però alcune realtà del volontariato, volevo fare le cose per bene, con serietà, per questo ho preferito suggerire la forma della Onlus. Per conservare la nostra credibilità ho chiesto il riconoscimento della personalità giuridica perfetta in Prefettura. Una garanzia maggiore per tutti.”

“All’inizio eravamo insieme genitori, maestre e bidelli della scuola Gulliver, poi le insegnanti sono uscite dalla Onlus, e noi ci siamo allargati anche ad altre scuole. Ci siamo inventati la prima raccolta di indumenti per il riuso a Natale ed è stato un successone, replicato anche a Pasqua. D’estate abbiamo aperto la prima bottega e non l’abbiamo più richiusa.

Siamo un gruppo vario, ognuno con una professione riconosciuta: ci sono il pompiere, il commercialista, il poliziotto. La città ci ha subito accolto con affetto, anche le istituzioni. La Prefettura ci ha chiamato per realizzare il progetto pilota “Migranti volontari” che poi è stato portato anche in altre città, ma purtroppo ora non c’è più. Chiamavano i nostri volontari nelle scuole. Man a mano che si formavano i comitati di gestione con genitori e insegnanti, noi venivamo interpellati per organizzare diversi progetti. Abbiamo messo i contenitori per il riuso in vari istituti: ora siamo in 65 scuole. Si portano i vestiti usati: tre quarti vanno alla Caritas; una parte, malmessa, viene buttata; un quarto arriva alle botteghe. Ne abbiamo due, con tre persone assunte e la possibilità di finanziare diversi progetti con le risorse raccolte.”

Riuso, scuola, accoglienza e prospettive diverse

“In questo modo abbiamo potuto fare iniziative di prevenzione al bullismo, contro la violenza alle donne. Finanziamo tutti i corsi sulla sicurezza nelle scuole medie. Le risorse risparmiate dagli istituti possono essere investite in altro modo. Nel Liceo Mengaroni abbiamo aiutato a ripulire e risistemare delle aule che sono utilizzate per i ragazzi disabili e per realizzare altre idee. Diamo un input ai ragazzi di cittadinanza attiva. “

“Purtroppo, nel tempo, molte iniziative importanti che avevamo messo in campo si sono dovute fermare o rallentare. Penso al progetto dedicato ai migranti. Quando li accompagnavo a lavorare, scendevo insieme in strada e vedevo l’accoglienza delle persone che portavano loro il caffè e i biscotti. C’era voglia di conoscersi. Quando c’è stata una protesta a Borgo Santa Maria dei genitori che non volevano i nostri volontari, tutti gli altri si sono schierati con noi. Non c’è solo ignoranza, per fortuna. Però, pur essendo un progetto a costo zero, è scemato l’interesse anche da parte della cooperativa con cui collaboravamo. Si temono i rischi di una iniziativa di questo tipo e si preferisce tenere i ragazzi chiusi nelle strutture, così nessuno può fare polemica. E’ un peccato, se penso che tre dei ragazzi che seguivo hanno trovato tutti lavoro: uno qui a Pesaro, uno in un’altra città italiana ed uno in Francia. Adesso c’è paura, indolenza e sfiducia.”

 “Mi dispiace per l’esito che sta avendo anche il progetto di alternativa al carcere che consente ai detenuti, negli ultimi due anni della pena, di collaborare con noi. Il problema in un periodo di crisi è far accettare che si chiedano risorse per il reinserimento di un detenuto e non per investire su un padre di famiglia incensurato. Non arrivano quindi più gli aiuti dal Ministero per consentirci di inserire altre persone. Era un modo per far assaporare la libertà e proporre un ritorno possibile. Sono provvedimenti temporanei che, se non supportati nel tempo, perdono efficacia. Come le borse lavoro che, per 6 mesi di stipendio minimo, richiamano tantissime persone con Isee sotto i tacchi.”

Più volontari per più bisogni

gulliver logo“Noi non ci guadagniamo nulla, abbiamo i nostri lavori e facciamo tutto questo in maniera volontaria con un piccolo gruppo di dipendenti. Volontaria è anche la famiglia che porta i propri sacchi di indumenti usati. Certo è difficile un impegno quotidiano, mentre per i grandi eventi come la Fiera del Riuso ci litighiamo i turni. I volontari non la possono prendere come un gioco. Hanno un’età media tra i 40 e i 50 anni. Non ci sono molti ragazzi. Noi portiamo i nostri figli per mostrare loro cosa si può fare. Vengono gli studenti per i progetti di alternanza scuola lavoro ma poi, finito il periodo, non restano. Forse non sentono il bisogno. E’ difficile anche trovare chi si esibisca nei nostri eventi gratis. Quando serve professionalità si deve pagare. Ed io anche nell’organizzare spettacoli ed iniziative culturali punto sulla qualità.”

“I volontari comunque non mancano, sono aumentati in questi anni, ma di pari passo anche i bisogni, soprattutto quello del lavoro. Abbiamo un registro per le famiglie dove, chi non può, segna per poi saldare nel tempo l’acquisto dei vestiti per i propri figli. C’è chi non può permettersi nemmeno un acquisto di tre euro. A chi è in particolare difficoltà, noi forniamo ciò di cui hanno bisogno: carrozzina, passeggino e scaldabiberon, l’occorrente per i primi mesi. “

gulliver fiera del riuso“Per alcuni progetti riusciamo a lavorare in rete con altre realtà, anche se io non sono molto simpatico perché sono considerato troppo serio. Noi andiamo avanti lo stesso. A volte mi attaccano, dicendomi che non sono controllato né controllabile. Credo sia invece questa la nostra forza. Unita alla passione per quello che facciamo. Io prendo le ferie per potermi dedicare alla settimana della Fiera del Riuso, seguire tutto: dalla sistemazione delle sedie, ai trasporti, alla gestione dei convegni e dei concerti. Ci divertiamo ancora molto. Siamo sognatori e ci piace sognare, anche se puntiamo sulla concretezza. In primavera apriremo un market sociale, per gestirlo ci serviranno magazzinieri, metteremo l’annuncio sul sito (https://www.onlusgulliver.com/) e speriamo di ricevere risposte per gestirlo al meglio.”

gulliver gruppo“Sono passati 8 anni dal nostro ritrovarci, quasi per gioco nella scuola Gulliver, rimangono sempre vive le 5 parole che legano le nostre azioni insieme: solidarietà, sussidiarietà, partecipazione, gratuità, fraternità. Solidarietà intesa come azioni di aiuto rivolte all’altro che è in difficoltà, consapevoli che il proprio bene non è mai disgiunto dal bene altrui. Sussidiarietà, ossia: assumersi in proprio la responsabilità dell’agire. La scelta di prendere l’iniziativa, di liberare la propria creatività, di valorizzare ciò che c’è, anziché fermarsi davanti a ciò che manca. Partecipazione attiva che è sentirsi parte di una comunità di persone. E’ l’espressione viva di una sussidiarietà e una solidarietà correttamente intese e collegate. La gratuità porta invece a superare il proprio io per incontrare l’altro in modo autentico. Infine la fraternità che fa guardare alla persona come fine e non come mezzo. Sono gli strumenti della nostra rivoluzione gentile.”

La traccia volante: Due motti. Il primo è: “Avanti punto.” E’ la frase con cui concludiamo sempre le nostre comunicazioni. Non ci guardiamo mai indietro, ma mettiamo il piede sul gradino avanti. Così diamo un senso al nostro secondo aforisma condiviso: “Ab assuetis non fit passio.” Dalle cose abituali non nasce la passione, quindi…

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