“Arriva nel silenzio il segnale che si può colpire chi, come noi, da 30 anni accompagna tutte le maggiori manifestazioni nelle quali si rivendica solidarietà, pace, uguaglianza. Con noi ci sono, non solo le realtà del movimento, ma anche tutte quelle legate al mondo della cultura e dello spettacolo con cui abbiamo collaborato in questi anni e le famiglie della Palestra di musica popolare.”
Quando si partecipa ad una manifestazione o ad un evento in un luogo pubblico, la musica ha la funzione di collante e di enzima che aumenta l’entusiasmo e l’allegria. Bastano pochi strumenti per creare l’atmosfera nella quale, spontaneamente, si viene avvolti. Suoni e voci attirano l’attenzione e quindi amplificano cause e campagne per cui ci si ritrova in un corteo o nelle piazze. Le bande e i gruppi che accompagnano questi momenti non mirano alla celebrità, vogliono solamente esserci, anche dove le note di una tromba e di un rullante cercano di moderare quello di urla e di possibili attacchi di chi vuole solo far rumore. A Milano da 30 anni ricopre questo ruolo, oltre a quello di repertorio musicale vivente dei canti popolari e di protesta, la banda degli Ottoni a scoppio. Una storia di goliardia, note, rivendicazioni e amicizia. Dal Carnevale alternativo alla Palestra di musica popolare, dalla serenata a Dario Fo al riconoscimento della Benemerenza civica, il gruppo si è guadagnato sul campo la stima e anche l’affetto del mondo della cultura e della società civile milanesi. Una riconoscenza per quanto suonato e ritmato in questi anni che si spera sarà evidente martedì 26 febbraio alle ore 10, nel presidio, organizzato davanti al Tribunale di Milano, dove saranno processati Spinash e Juancarlos, due componenti del gruppo. Sono stati denunciati, a distanza di tre anni, con l’accusa di resistenza aggravata e favoreggiamento personale, reati commessi secondo la Digos durante una manifestazione il giorno della prima della Scala il 7 dicembre 2014. Con Ivan Calaminici che considera gli Ottoni una seconda famiglia, quindi senza risparmiare critiche, ricostruiamo tracce della storia di questa banda che dovrebbe continuare a far parlare di sé per l’allegria e la forza che riesce a trasmettere e non per l’attacco di chi vuole impedire a trombe, rullanti, sassofoni e gran casse di continuare a suonare.
La traccia: le note che accompagnano cortei e manifestazioni di piazza
“Circa 34 anni fa, in centro, tra piazza del Duomo e Brera, venne organizzato un carnevale alternativo a quello ufficiale allestito dal Comune. In quella occasione un gruppo di amici decise di mettersi insieme in maniera goliardica, distinguendosi dagli altri, indossando la divisa delle brigate internazionali della guerra civile spagnola. Si facevano notare anche perché avevano strumenti assurdi, trombe scalcagnate e bombardini che hanno imparato a suonare mentre suonavano. Cominciava l’avventura della banda “Ottoni a scoppio.”
“Erano 5 componenti all’inizio, legati dal gasento, un’empatia che esplodeva naturale quando si ritrovavano insieme. La stessa che mi ha attratto nel 92 quando sono entrato a far parte del gruppo che nel frattempo si era arricchito di altri musicisti.
Il repertorio degli Ottoni a scoppio comprendeva canti di lotta da tutto il mondo. Oggi abbiamo un patrimonio di circa 80 pezzi, tra musica popolare e di protesta. Ai fiati si sono aggiunte negli anni le percussioni, ma c’è anche chi ha suonato il basso elettrico con l’amplificazione a pile. Non mancano violini e fisarmoniche. Tendenzialmente sono fiati, clarinetti, trombe, tromboni e poi rullante e gran cassa.”
“Quel giorno del 1992 suonavano tutti nel cassone di un motocarro aperto sul retro, impossibile resistere alla tentazione di salire. Andai ad un loro concerto insieme alle officine Schwartz, un gruppo di Bergamo, non ebbi più esitazioni: dalla esibizione successiva, sarei stato con loro insieme alla mia tromba che avevo imparato a suonare da due anni.
Ho capito subito che la banda è come una grande famiglia: si può lasciare per un periodo, ma il legame resta e poi si torna sempre. All’inizio ho assistito e partecipato a degli eventi organizzati direttamente dal gruppo: come quando durante la guerra del Golfo, vestiti tutti di nero ci si sdraiò a piazza del Duomo, mentre suonava un basso attaccato ad un amplificatore a batteria.
Abbiamo fatto vari viaggi nei luoghi nei quali serviva l’attenzione e anche l’allegria che evoca la musica. Siamo andati in Bosnia dopo la guerra, portando anche i giocolieri. In Palestina e a Cuba. Abbiamo girato anche in Italia, incontrando gruppi gemelli, come la banda Roncati di Bologna con la quale partecipammo ad un festival di musica popolare nella Sila. Eravamo a Genova nel 2001. Abbiamo girato tutta la Puglia insieme a Pino Minafra e 100 musicisti.”
“Siamo caratterizzati dalla spontaneità con la quale ci ritroviamo e iniziamo a suonare. Ora siamo spesso chiamati dall’ARCI o dall’ANPI perché vogliono la nostra musica ad accompagnare le loro manifestazioni.
Ci sono varie anime nella banda, chi vorrebbe partecipare di più alle iniziative dei movimenti a cui idealmente siamo legati, chi punta ad una maggiore autonomia. Sono diverse anche le posizioni politiche al nostro interno: chi è più a sinistra, chi ambientalista, chi tendenzialmente anarchico. Mi piacerebbe si ricreasse un movimento come c’era negli anni passati, ora si vedono bandiere rosse con diversi simboli ognuna: servirebbe una maggiore unione.
Diverso è il clima goliardico che si respirava sin dall’inizio e che resiste: quando si va a cantare ad iniziative organizzate da comunisti si cantava e canta Addio Lugano bella; quando, dagli anarchici, si intona l’Internazionale.”
“Noi siamo un collettivo musicale e politico, nel senso che amplifichiamo con la musica le istanze di chi ha meno voce: chi lotta per la casa, chi per l’ambiente, i disoccupati, i migranti, diffondendo note di pace e di gioia. Abbiamo la caratteristica di continuare a suonare anche quando la situazione sembra mettersi male, nel tentativo estremo di riappacificare gli animi: comunque non indietreggiamo.
E’ successo nel 94 durante lo sgombero del centro sociale Leoncavallo, noi suonavamo tra lanci di pietre e lacrimogeni. Uno di noi si è fermato ad aiutare una ragazza che era caduta ed è finito in questura con il rullante bucato, processato per direttissima il giorno dopo.”
“Non siamo abituati però ad essere attaccati e soprattutto ad essere considerati pericolosi. Nel 2012 il Comune di Milano ci assegnò anche la benemerenza civica. Avevamo partecipato ad alcune manifestazioni cittadine, portando la serenità dei nostri spettacoli e ci venne riconosciuto. Uno dei nostri grandi ammiratori era il Nobel Dario Fo: improvvisammo una serenata per il suo compleanno e lui ci dedicò uno dei suoi quadri. “
“In tanti, in questi anni si sono avvicinati alle nostre attività a cui si sono aggiunte i corsi che svolgiamo nella Palestra di Musica popolare. Il preside della scuola di Via Pareto, periferia nord della città ha messo a disposizione la palestra ad un gruppo di noi che, nei momenti liberi, almeno due pomeriggi a settimana, va ad insegnare ai bambini di quella e di altre scuole diversi strumenti. Non si fanno lezioni frontali, ma di gruppo per rendere l’esperienza anche un momento di incontro e di scambio. Le famiglie sono così entusiaste che il passaparola ha fatto in modo che si aprirà un’esperienza simile anche in una scuola della zona sud. “
Pensavamo fosse chiaro lo spirito e lo scopo del nostro gruppo e invece due di noi sono stati denunciati per fatti risalenti al 7 dicembre del 2014 e ora ci troviamo coinvolti in un processo che inizierà il 26 febbraio. Spinash e Juancarlos erano con il resto del gruppo alle manifestazioni di protesta che si organizzano ogni anno davanti la Scala per la Prima. Era una formazione ridotta, in tutto 10 di noi, e si suonava come al solito. E’ arrivato un corteo più scalmanato e gli ottoni si sono messi in mezzo tra questo e la Digos. Certo non si poteva immaginare che per un’azione, svolta spesso con lo scopo proprio di utilizzare la musica a calmare ed evitare il peggio, due di noi sarebbero stati attenzionati per tre anni fino alla denuncia.
Invece Spinash che è un sindacalista dei lavoratori della Scala e JuanCarlos, un “temibile” insegnante videomaker che ha realizzato da anni i nostri filmati, dovranno rispondere di resistenza aggravata e favoreggiamento personale.”
“Un po’ sconvolti abbiamo chiamato a raccolta, non solo le realtà del movimento, ma anche tutte quelle legate al mondo della cultura e dello spettacolo con cui abbiamo collaborato in questi anni. Da Moni Ovadia a Roy Paci: chi non potrà essere con noi al Presidio Rumoroso che abbiamo organizzato davanti al Tribunale, sta lasciando un contributo per pagare i nostri avvocati.
“Giù le mani dalla banda” è uno slogan che rivendica l’assurdità per cui chi fa musica liberamente possa subire questo tipo di trattamento.
Temiamo faccia parte di un disegno generale per cui è previsto il carcere per chi è trovato a suonare in uno spazio senza il permesso di occupazione di suolo pubblico. Il problema è che sta succedendo in un clima nel quale chi dovrebbe sostenere determinate istanze, difendere la cultura e la libertà si presenta diviso e dall’altra parte c’è chi vede aumentare consensi proprio utilizzando l’arma della paura.”
“E arriva nel silenzio il segnale che si può colpire chi come noi da 30 anni accompagna tutte le maggiori manifestazioni nelle quali si rivendica solidarietà, pace, uguaglianza.
Ci sostengono anche le famiglie della scuola e della palestra che hanno partecipato ai nostri concerti nei quali hanno visto con quanta passione seguiamo i loro ragazzi.”
“Il 26 ci sarà il presidio, il 2 saremo alla manifestazione nazionale contro il razzismo People, mentre continua la nostra vita bandistica e la raccolta dei fondi per gli avvocati affinchè non si fermi. Tra poco verrà pubblicato Storie di banda, un lavoro che ha attinto al nostro archivio di testimonianze di tutte le persone che hanno suonato, ascoltato, marciato, avuto a che fare con la banda in questi 30 anni.
Speriamo che tutto serva a ribadire chi siamo e cosa vogliamo fare: suonare insieme per chi ha bisogno della musica per farsi sentire.”
La traccia volante: Contro qualsiasi cosa che non va, Ottoni a scoppio a rappresaglia. Contro il processo che ci attanaglia ottoni a scoppio a rappresaglia.
Rispondi