Carlo sfida la libertà della pietra

“A chi mi chiede cosa si deve fare per diventare scultore rispondo: avere passione ed un posto dove darle sfogo. C’era un mio caro amico pittore, Paolo Muratori, che veniva qui, si sedeva, mi guardava e spesso mi chiedeva “ma come fai ad avere tutta questa fantasia?”. La risposta non la avevo e per fortuna non la ho, ma continuo a creare.”

carlo sculture 1

Una strada poco assolata nel centro di Pesaro, stretta tra il Duomo e via Rossini. L’ingresso piccolo da cui si irradia la luce riflessa dalla pietra di alcune sculture. E’ un pomeriggio stanco, intorno il caos di un grande evento per i bambini, decido di rifugiarmi in quello spazio di anime, apparentemente immobili. Mi accoglie Carlo, camicia jeans rosa e scalpello in mano al suo tavolo da lavoro. So che ogni domanda rivelerà la mia ignoranza, spero di coprirla con lo stupore. Carlo Mari è un artista riconosciuto in città e non solo. Noto per le sue opere in pietra e in argilla e per aver ideato la Gavardiana: evento che, per una settimana ad agosto, mostra opere di diversi autori in un museo da percorrere nella strada. Sono entrata ormai in quella che scopro chiamarsi Saletta Maselli, come la storica cartolibreria di famiglia che per anni ha rifornito di quaderni, fogli e libri scolastici tutto il centro della città. Mi perdo in un silenzio irreale tra le figure di donne e uomini bassi che si incontrano a rappresentare scene o offrono i loro corpi per formare disegni e scritte. Carlo ha capito e accetta di raccontarmi un frammento della sua storia che non è chiusa in quello spazio, ma vi ha trovato una casa sicura per custodire la sfida della fantasia sulla libertà ribelle della pietra. E le sculture non mi sono sembrate più anime immobili.

La traccia: sculture come racconti

carlo ritratto 1

 “Sono da 32 anni qui nel mio laboratorio in via Gavardini. Realizzo sculture con la pietra rossa del Furlo o quella bianca delle Cesane di Urbino. Ho sempre avuto una predisposizione, ma avere lo spazio che mi ha lasciato mia madre, mi ha dato la possibilità di esprimermi liberamente. La cartoleria Maselli della mia famiglia era storica in città, qui mia mamma vendeva i libri scolastici. Poi ha lasciato i locali a me a e a mio fratello ed io ho capito subito cosa ci avrei fatto.

Sono un ex insegnante di matematica alle medie. Vicino alla mia scuola c’era un artigiano che realizzava mobili e utilizzava anche la pietra. Ci passavo molto tempo: osservavo ed imparavo.

Avevo la fantasia e la voglia di renderla arte, mi mancava solo il posto in cui far vivere le mie opere. Per questo, da quando sono entrato qui, non ho più smesso di modellare, cesellare e dare un corpo di pietra o di argilla alle mie idee.

carlo sculture casa aperta

“La pietra è scagliosa: facile commettere un errore a cui è difficile porre rimedio. All’inizio rischiavo di più, ora se sbaglio mi arrabbio molto. Da quando sono in pensione, trascorro qui dalle sei alle otto ore.  Mi capita di venire a lavorare anche dopo cena. Racconto delle storie in scultura che hanno inizio, fine e spesso diverse interpretazioni. C’ è la rappresentazione di una casa che si chiude, vicino, la stessa figura mostra una casa che si apre. Ci sono le parti inferiori del corpo maschile e femminile e in mezzo delle mani unite, si possono anche mischiare: avere due parti maschili o femminili che si stringono. C’è il gruppo degli “sfigati comunque non arresi”, come li aveva nominati mio padre, che risale il ponte.

 

Riproduco diversi volti.”

“Posso impiegare fino a due mesi e mezzo se il racconto che voglio trasmettere è elaborato. Come la stazione ferroviaria nella quale tutti i personaggi sono con lo smart phone o il mio grido contro la violenza: uno scenario unico nel quale ho riprodotto l’immagine simbolo di piazza Tienanmen, il cannone fermato da un uomo solo, vicino i bambini , le madri che curano i figli e l’ingresso di una banca.

carlo sculture violenza

La mia visione della vita è in un messaggio scritto con l’argilla “Io non credo”, nel quale le lettere sono formate dai corpi. E’ il mio modo di ribadire che non accetto nulla che mi venga imposto da altri.

carlo scultura scritta

Non sono burbero, mi piace raccontare le mie opere e sarei felice anche di insegnare la mia arte, ma sono sempre meno coloro, sia che abbiano voglia di ascoltare, sia di imparare.”

“Quando mi chiedono il prezzo di alcune delle mie sculture mi viene l’ansia, le sento tutte così mie e poi purtroppo siamo in un periodo nel quale più che vendere si svende. Allora preferisco tenerle qui con me. Mi occupo di loro dall’inizio, andando a prendere la pietra, ultimamente ad Urbania. Un materiale che sembra inerme invece mi parla: mi suggerisce spesso da dove partire.”

carlo scultura scena

“Quando finisco, le guardo e già penso ad un’altra idea da realizzare. Il prestigio è arrivato, mi conoscono tutti, per questo tengo molto al mio laboratorio. A chi mi chiede cosa si deve fare per diventare scultore rispondo: avere passione ed un posto dove darle sfogo.

C’era un mio caro amico pittore, Paolo Muratori che veniva qui, si sedeva, mi guardava e spesso mi chiedeva “ma come fai ad avere tutta questa fantasia?”.

La risposta non la avevo e per fortuna non la ho, ma continuo a creare. “

La traccia volante: la sfida e la fantasia

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