Facciamo la cartella con Alessandra e Andrea

“A scuola bisogna essere accolti, senza differenze, accadeva a Tor Bella Monaca, una delle zone più povere di Roma, nel 1960. Proprio da qui parte l’iniziativa per continuare a fare in modo che sia così nel 2019: raccogliamo offerte per dare agli 80 bambini, sgomberati a Primavalle, lo stesso contenuto delle cartelle dei loro compagni di classe.”

Cops showered with objects by squattersRayane non voleva finire ritratto in una foto simbolo: avrebbe preferito rimanere nella sua stanza, tranquillo, come i suoi coetanei, con i giochi, i disegni alle pareti e magari, in un angolo, lo zaino da riprendere quando ricomincia la scuola. Invece, la notte di dieci giorni fa, hanno circondato il suo palazzo: agenti armati hanno ordinato a tutti di uscire. Ha preso quello che ha ritenuto fondamentale: i libri antichi venduti da suo papà al banco di Porta Portese. Con lo sguardo arrabbiato o, meglio, frastornato, è passato davanti ai poliziotti con quel carico di cultura pesante, più grande di lui. La sua immagine ha catturato l’attenzione mediatica. Come purtroppo spesso sta accadendo in questo periodo: i volti e i corpi dei bambini sono l’ultimo baluardo per sconfiggere l’indifferenza su temi verso i quali manca l’interesse costante. C’è chi ha attivato il pensiero senza fermarsi alla commozione e organizzato un’iniziativa speciale. Alessandra Laterza e Andrea Catizone hanno ideato una raccolta speciale “Facciamo la cartella”. A settembre, Rayane e gli altri 80 bambini sgomberati da via Cardinal Capranica dovranno tornare in classe, avranno bisogno di tutto ciò che serve, quaderni, astucci, diario per non avvertire ancora più la distanza dai compagni che troveranno nelle nuove scuole dove verranno iscritti. Le offerte raccolte saranno mirate a questo scopo. Alessandra è la libraia di Tor Bella Monaca, titolare di Booklet Le Torri, (https://traccevolanti.com/2019/01/14/alessandra-tra-libri-e-cuore-a-tor-bella-monaca/), è stata una delle nostre preziose tracce e conti nua a seminarne, partendo proprio da uno dei luoghi che lo stereotipo vedrebbe sempre in emergenza, non pronto ad attivarsi per dare il proprio contributo. E’ lei che mi racconta come si può non essere indifferenti in maniera concreta, perchè ognuno può fare qualcosa, se vuole.

“Prima o poi mi fermerò: andrò in ferie anche io. Abbiamo organizzato un flash mob con tutti i bambini che hanno partecipato ai tantissimi laboratori che abbiamo organizzato quest’anno per comunicare al quartiere che saremo chiusi dal 5 al 25 agosto. Prima e dopo porterò avanti la nostra ennesima iniziativa per occuparci, insieme, degli altri “Facciamo la cartella”.

“Come a molti, ha colpito anche me l’immagine di Rayane che lascia la sua casa portando via i libri. E’ nato e vissuto nel posto da cui lo stavano allontanando per sempre. Sono contraria alle occupazioni, ma penso che chi lo faccia non abbia altre strade per dare un tetto ai propri figli. Mi sono informata, sono andata oltre l’emozione dello scatto. Ho scoperto che quel bambino ha una famiglia regolare: due fratelli, una mamma che lavora come baby sitter, un papà con il banco di oggetti antichi a Porta Portese. Sono suoi quei libri. Rispetto a quanti sono riusciti a criticare questa che a me è parsa un’evidenza, io ci ho letto un elemento che dà ancora più senso al suo gesto. Se penso a cosa prenderebbe mia figlia nella stessa situazione, la vedo con il suo zainetto, le corde per fare le collanine: le sue cose. Lui ha pensato alla sua famiglia e non a sé.

La sua generosità mi ha spinto a muovermi per ripagarla e per aiutare anche gli altri bambini che hanno vissuto lo stesso trauma, la mattina di dieci giorni fa.”

facciamo la cartella alessandra e andrea

“Mi sono chiesta di cosa potrebbero aver bisogno. Ho chiamato la mia amica Andrea Catizone che si occupa dei diritti dell’infanzia, anche con la sua onlus Family Smile. Le ho detto:“Vorrei che iniziassero l’anno come gli altri loro compagni, che si preparino la cartella il giorno prima.” Mi ha risposto: “Hai trovato l’idea e il titolo: “facciamo la cartella”.”

“Il significato più profondo lo ha letto chi si è occupato della grafica: Ivan Mattei ha messo vicino le foto della sua mamma, bambina di Tor Bella Monaca di 50 anni fa, perfetta nel suo grembiule e fiocco e Rayane con i suoi libri grandi. Plasticamente ha dimostrato come a scuola bisogna essere accolti, senza differenze, facendo vedere come questo fosse possibile in una delle zone più povere di Roma nel 1960. Proprio da qui parte l’iniziativa per continuare a fare in modo che sia così nel 2019.”

facciamo la cartella ok

“Molti si sono attivati subito per dare un contributo a partire dalla Fondazione Nilde Iotti. L’IBAN è quello della associazione di Andrea: seguiremo e informeremo in maniera trasparente per superare i dubbi che ormai vengono a chiunque decide di offrire. Non ci saranno cartelle con portachiavi o simboli che dimostrino siano frutto di questa raccolta, non vogliamo che si identifichino coloro che verranno aiutati. Anzi, ci prefiggiamo che non si sentano differenti almeno nel loro materiale scolastico rispetto agli altri: quaderni e penne alla moda, astucci completi di tutto ciò che serve, il diario del personaggio preferito.”

“Mi stanno chiamando in tanti, io so che le famiglie del quartiere hanno difficoltà economiche, ma nessuno si è tirato indietro: fosse solo per comprare una scatoletta di colori hanno dato il loro contributo. E’ il valore aggiunto di Tor Bella Monaca. In questi mesi l’ho constatato anche con le nostre attività e i laboratori. Non hanno un costo esoso, ma possono comunque costituire un piccolo sacrificio che i genitori fanno pur di arricchire con esperienze, contenuti e contatti il tempo dei propri figli. Mi piacerebbe che il Comune garantisse gratuitamente alcune iniziative per i bambini che non vivono solo di scuola.

Vedremo come proseguirà la raccolta, intanto vogliamo assicurare a tutti e 80 il contributo per avere nella cartella ciò di cui hanno bisogno, quello che avanzerà potrà essere investito in altri progetti per loro, come consentire di praticare uno sport.”

“C’è anche chi ha voluto offrire di più. Mi ha contattato una famiglia che si è presa l’onere di pagare l’affitto a Rayane per consentire che sia lui, sia i suoi due fratelli, possano rimanere nella zona e continuare a frequentare la stessa scuola.

Le persone si stanno sostituendo nel fare ciò che dovrebbe garantire uno stato di diritto. E’ giusto che si faccia rispettare la legge contro le occupazioni abusive, ma anche che si permetta ad un bambino di avere un luogo nel quale crescere, studiare, giocare e leggere.”

facciamo la cartella alessandra

“Ci hanno soprannominato “dame di carità”: non mi dispiace se questo significa che stiamo dando il nostro piccolo contributo per non voltare la testa, aiutando, come possiamo, a ridurre le differenze che siamo noi adulti a creare. Quando vedo alcuni bambini del campo rom , vicino alla libreria, sedersi sulle scale e leggere insieme ad altri, anche se non capiscono la stessa lingua o non hanno le stesse possibilità, capisco il valore dell’integrazione e uno degli scopi più importanti del mio lavoro.”

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