“E’ come se vivessi una doppia attesa: quella del nostro bambino e quella della fine di questo periodo, nel quale non potrò fargli conoscere direttamente il mondo, gli amici e il resto della famiglia. Rispetto a tutti coloro che sono a casa, però, io provo sensazioni belle che mi spingono ad essere necessariamente ottimista.”
Ha mostrato la foto di un bucato al sole e ha regalato a tanti un sorriso. Stesi c’erano una micro maglietta con dei musi di gatto e un minuscolo pantaloncino giallo. Li indosserà il suo bambino: data prevista del parto lunedì 16 marzo. Carlotta Piraino, attrice romana, diventerà mamma nei tempi del coronavirus. Non è la sola, in tante stanno affrontando un’avventura, sì emozionante, ma anche piena di timori, preoccupazioni, dubbi nella fase più ansiogena della storia del paese. La sua traccia è l’arcobaleno, disegnato ed esposto su tanti balconi. Senza sentirsi un’eroina, Carlotta comunica la forza di portare vita e gioia a tutti coloro che sente vicini e che potranno conoscere il piccolo Zeno, solo quando questo virus passerà.
La traccia: diventare mamma ai tempi del coronavirus
“Sto bene: il tempo scade lunedì. E’ il mio primo parto quindi potrebbe esserci un po’ di ritardo, anche se io spero di no. E’ maschio, lo chiameremo Zeno, senza riferimenti a Svevo: ci piace il nome, ci auguriamo anzi che non fumi troppo da grande. Nascerà al Sant’Eugenio, dove lavora la mia ginecologa. Mi agita un po’ l’idea che debba passare dal Pronto soccorso per registrarmi e accedere al reparto. L’ultima volta che sono andata in ospedale per il monitoraggio, la scorsa settimana, mi sono resa conto della gravità generale della situazione: ho visto gli anziani piangere separati dai loro figli, medici e infermieri correre senza sosta. Subito dopo ho chiamato la mia dottoressa per chiederle se avessi potuto evitare di tornare a fare il controllo il giorno successivo. “Lo senti, si muove?”. Mi ha chiesto la ginecologa. “Mi dà un sacco di calci!” le ho risposto e ho guadagnato di tornare al monitoraggio sabato.”
“Non abbiamo ancora trovato le mascherine, né sappiamo se ce le forniranno in ospedale, ma con il futuro papà stiamo cercando di continuare a pensare in positivo. Noi abbiamo un obiettivo così importante che riesce a focalizzare ogni nostro sforzo, emozione e timore. Ho continuato a lavorare fino a quindici giorni fa, andando nelle scuole a insegnare recitazione ai bambini, la mia fonte massima di energia. Volevo vivere la mia gravidanza con serenità, certo non mi aspettavo tutto questo. Ho trovato però un’altra sorgente di luce: tutti gli amici e i parenti che mi stanno chiamando, trasferendomi affetti e cura.
E poi c’è il papà che mi ripete quanto sarà super forte Zeno, proprio perché nasce in questo periodo così difficile. Ci immaginiamo già i racconti epici che potremo fargli sui giorni precedenti la sua nascita. Mi dispiace che non potrò condividere il momento del parto con i nonni, temo dovranno aspettare anche per conoscerlo. Adesso però importa solo che lui stia bene e che arrivi a portare un messaggio di gioia a tutti quelli che mi sono intorno.”
“Abbiamo la valigia pronta, ci auguriamo che almeno facciano entrare un’altra persona con me in sala parto. Certo, avendo intravisto tutto ciò che mi circonda, farò di tutto per non lagnarmi eccessivamente. In fin dei conti devo solo partorire, non posso pretendere di ricevere troppe attenzioni da medici ed infermieri. Conto su Zeno e sulla mia invincibile positività. Con altre partorienti abbiamo avuto la fortuna di essere seguite al Consultorio di Centocelle, dove, oltre al corso preparto, ci avevano confortato su una serie di servizi fondamentali che avremmo trovato subito dopo, per aiutarci nell’allattamento e nel sostegno psicologico. Non credo potremmo usufruirne, per il momento le attività si sono tutte fermate.
E’ come se vivessi una doppia attesa: quella del nostro bambino e quella della fine di questo periodo, nel quale non potrò fargli conoscere direttamente il mondo, gli amici e il resto della famiglia. Rispetto a tutti coloro che sono a casa, però, io provo sensazioni belle che mi spingono ad essere necessariamente ottimista.”
“Stendo i miei micro bucati, da cui mi rendo conto di aver scelto principalmente capi di colore giallo che mi mettono di buonumore. Sabato affronteremo il pronto soccorso per il monitoraggio così ci prepareremo all’assetto da tenere per il momento in cui entreremo per uscire in tre: con il nostro Zeno in braccio, simbolo, suo malgrado, della vita che non si ferma, anzi continua ad essere meravigliosa.
La traccia volante: Sentirsi. Me l’ha suggerita una mia amica che mi ha ricordato l’importanza di uno strumento fondamentale della mia professione: la voce. C’è bisogno di sentire l’uno quella dell’altra, ancora di più per stare insieme a distanza, continuando a comunicarci emozioni.
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