“Ogni giorno sono in farmacia a rispondere ai dubbi e consigliare i clienti. Abbiamo finito le mascherine, se arriveranno quelle che ho ordinato, le darò gratis, come ho sempre fatto. La mia la disinfetto ogni sera, quando la tolgo per vestire i miei panni di giornalista con i Senza giacca. Tutto, sempre con il sorriso.”
“Avete le mascherine?” Questa domanda rimarrà nella memoria delle migliaia di farmacisti italiani, costretti, da metà febbraio del 2020, a dover rispondere con incertezza crescente fino a dover ammettere che “no, non ce ne sono e non si sa quando arriveranno”. Il problema è che una delle categorie professionale più esposte al rischio di contagio, durante questa emergenza, dopo il personale tutto degli ospedali e i medici di base, rischia di finire anche quelle a propria disposizione per poter continuare ad offrire un servizio che rimarrà fondamentale. Serve allora tutto l’ottimismo di chi fa questo mestiere da 30 anni, unendo preziose competenze da comunicatore, per mantenere il clima meno teso e proseguire in una funzione di informazione e rassicurazione preziosa. Antonio Astuti è il farmacista di Corso XI Settembre a Pesaro ed anche l’anima dei Senza Giacca, gruppo di giornalisti, attivi sui social e nella rete locale Rossini tv con trasmissioni dedicate allo sport e alle storie dei personaggi del territorio. La sua traccia rivela la passione per la sua doppia professione che lo porta ad analizzare il presente con sano realismo e inguaribile fiducia nel futuro. A dargli la forza, l’esempio di chi l’ha preceduto e trasmesso i valori che sente il dovere di portare avanti e diffondere.
La traccia: comunicare positivamente in farmacia e in tv
“In questo momento è fondamentale chiedersi “come stai?”, dando valore alla risposta. Stare bene ora ha un peso tutt’altro che relativo. In farmacia percepisco la paura non solo per sè stessi, ma soprattutto per i propri cari. Noi ci siamo: una seconda linea, pronta a fornire informazioni e supporto, consapevoli che il rischio maggiore lo stiano affrontando medici ed infermieri negli ospedali. Noi riusciamo ancora a proteggerci, facendo rispettare le distanze e adottando sistemi di sicurezza, come i pannelli di plexiglass davanti al bancone che impediscono di essere raggiunti dai droplets (le famigerate “goccioline” che trasmettono il virus).”
“Devo essere onesto, all’inizio, ero tra coloro che invitavano a non diffondere il panico. Ricordo che ai primi di febbraio, intervistato da Radio prima rete, avevo svolto un’analisti tecnica di quanto stesse accadendo in Cina, senza immaginare ciò che sarebbe accaduto a breve, così dirompente, anche nella nostra città. Quando poi ci sono stati i primi casi in Lombardia, avevo continuato a mantenere un atteggiamento teso al contenimento della paura che si stava animando, basandomi sui dati epidemiologici che allora avevamo in possesso.
Nel giro di pochi giorni, mi sono reso conto della rapidità con cui stava peggiorando la situazione. La mia prospettiva è stato l’ospedale di Pesaro. Abituato a svolgere la propria funzione nella tranquillità di una città di provincia, ben organizzata dal punto di vista sanitario, è entrato in piena emergenza. Senza aver più il tempo di analisi, siamo finiti tutti in un vortice in cui è stato lampante non si trattasse di una semplice influenza, ma di qualcosa di molto più contagioso e forte da debellare.”
“Ho cercato di mantenermi freddo, pur capendo quanto sarebbero stati duri la partita e soprattutto gli scenari successivi. Non si doveva assolutamente perdere tempo, per questo apprezzo come la città abbia risposto, rapidamente, alla necessità di cambiare la propria quotidianità. Sono contrario alla comunicazione del concetto di “accaparramento”: non ho visto le persone assaltare i supermercati, ma sentito la naturale ansia crescere in chi ha visto trasformarsi radicalmente la vita. In farmacia l’atteggiamento si è manifestato con un aumento di clienti che sono venuti a prendere le medicine per cui prima avrebbero ritardato l’acquisto, nel giusto timore di non poter tornare nelle settimane successive con la stessa frequenza. Non ho avvertito la paura della fine delle scorte, per cui comunque abbiamo rassicurato, soprattutto chi deve prendere salvavita. Adesso, devo ammettere che mi auguro, rispettando tutti le regole imposte, che il periodo di blocco, non duri ancora a lungo, oppure potrebbe entrare in difficoltà la filiera di produzione dei materiali, legata ai destini di diversi paesi nel mondo.”
“Il nostro ruolo, però, non è quello di instillare dubbi e ansie, ma cercare di fornire suggerimenti e informazioni per superare questa fase. I mezzi di comunicazione sono martellanti, in linea di massima, si è consapevoli di ciò che si può e ciò che non si deve fare. Capita ancora che vengano clienti che, candidamente, ci rivelano di avere a casa un marito o una moglie con qualche linea di febbre, a cui dobbiamo ricordare che non devono uscire. Il farmacista non si sostituisce al medico, ma manteniamo la funzione di primo consulente salutistico. Nei periodi normali ogni giorno migliaia di persone varcano l’ingresso dei nostri locali per domandarci consigli. Ora principalmente chiedono le mascherine. Fino a metà febbraio qualcuna l’abbiamo avuta e data subito alle persone che sappiamo ne avessero più necessità perché immunodepresse o con famigliari affetti da altre patologie. Ci tengo a precisare che né prima, né dopo, faremo pagare nulla per le mascherine. Le ho ordinate, ma proprio oggi mi hanno detto che il carico è fermo in Turchia. Ho smesso anche di promettere ai clienti. Due mesi fa ne avevo tenuto un pacchetto per noi. Io non sto più cambiando la mia: la disinfetto ogni sera, credo che abbia mantenuto un potenziale di azione ridotto al 5%, speriamo basti. Abbiamo gli altri sistemi di protezione, per cui non mi lamento: non entrano più di due persone per volta, a distanza da noi e tra loro di un metro e mezzo minimo. Per fortuna noi non stiamo risentendo del problema di personale che hanno avuto altri colleghi, dove c’è chi si è ammalato e deve rimanere a casa come chi era insieme durante il turno.
L’importante è mantenere aperto il presidio, anche con la formula del notturno, battenti chiusi, ma operativi. Sulle farmacie si deve continuare a contare. Chi passa ora, oltre ai gel igienizzanti che abbiamo finalmente a disposizione, compra molta vitamina C che non cura il virus, ma è sempre utile a rafforzare le difese immunitarie. Per il resto mi attengo solo alle evidenze scientifiche e ai canali accreditati: spero ci comunichino al più presto la ritrovata soluzione.”
“Non voglio perdere il mio ottimismo proprio ora. Mi aiuta il fatto che, tolto il camice, la sera, posso entrare nei panni dei Senza Giacca, il gruppo di amici con cui ci dedichiamo a comunicare leggerezza, ironia non senza una preparazione accurata, con brevi trasmissioni nei nostri canali social e da due anni su Rossini Tv. Ci occupiamo principalmente di sport, ma raccontiamo e intervistiamo anche personaggi che rappresentano Pesaro culturalmente e artisticamente. Stiamo per lanciare una nuova idea sul profilo e nel sito che stiamo rinnovando: mezz’ora di conversazione, nel nostro stile, con un personaggio famoso. Posso rivelare che inizieremo sabato 28 marzo, collegatevi alle nostre pagine per la conferma degli orari, ma orientativamente nel pomeriggio: saremo in diretta con Pierluigi Pardo, telecronista di Dazn e conduttore di Tiki Taka. Continuiamo a lavorare, mantenendo le distanze di sicurezza, a progetti anche per la televisione. Hanno già trasmesso due puntate di un altro nostro format, dedicato a storie di sportivi celebri: hanno avuto un buon successo. Ci siamo per trasmettere la sensazione che le cose vanno avanti e al più presto torneremo alla normalità.
La mia vita è stata sempre una corsa, equilibrata e felice tra le mie due professioni: sono giornalista da prima di essere farmacista. La mia famiglia ha rilevato la farmacia, che esiste dal 1898, negli anni 60. I miei genitori sono stati i titolari fino al 2010 quando sono subentrato io che però svolgo questo mestiere dal 91: ho fatto la gavetta in 39 farmacie in giro per l’Italia. Ho avuto grandi maestri da cui ho appreso come portare avanti le mie passioni, unite da una mia caratteristica che ora sembra distante dalla realtà: l’apertura agli altri. Dopo aver ricevuto il passaggio di idee e capacità, non posso fare a meno di trasmettere e condividere dal mio bancone, dal profilo social e da uno studio televisivo. Finchè riesco e posso, con il sorriso.”
La traccia volante: Positività, solidarietà e condivisione. Tre parole su cui baso la mia vita.
Rispondi