“Porto la spesa, vado in farmacia, igienizzo gli spazi comuni, controllo e conforto ogni persona di cui mi sento responsabile. Finirà questo brutto periodo e torneremo a stare insieme, come siamo abituati con le 80 famiglie di Colli Aminei di cui sono fiero di essere il portiere.”
“Come sta? Ha visto Montalbano ieri sera? Serve qualcosa?”. La giornata di Rosario Tripodi, portiere a Napoli, comincia con un giro di chiacchierate citofoniche con i suoi condomini. Le 80 famiglie del palazzo di Colli Aminei, nel quale lavora da 22 anni, sanno che anche nelle settimane difficili di quarantena e isolamento possono contare su di lui. All’ora di pranzo va a fare la spesa e la consegna a chi non può uscire nemmeno una volta settimana, senza mai lasciare la guardiola incustodita: da qui controlla che nessuno sconosciuto, privo dei presidi di sicurezza, varchi il portone. Ha fatto sanificare ogni angolo del palazzo, messo a disposizione il gel igienizzante all’uscita dell’ascensore e ricoperto maniglie e pulsantiere con pellicole che cambia continuamente. Il suo ruolo va oltre quanto viene richiesto, ma lo fa senza pensieri, perché così interpreta la sua professione di cui è grato al padre Ciro, proprietario di una ditta di pulizie che lo fece arrivare a lavorare nel contesto dove ha potuto crescere con serenità la famiglia. Con la moglie, supporto eccezionale, i tre figli, la squadra del Napoli nel cuore, difenderà anche questa volta i suoi condomini per tornare presto ad organizzare le feste e le occasioni per stare insieme che caratterizzano la quotidianità di un luogo prezioso che trasmette calore in questo momento di solitudine.
La traccia: la cura di un portiere napoletano
“La domenica in cui hanno comunicato che tutta l’Italia diventava zona rossa, ho messo un post su Facebook, comunicando che mi mettevo a disposizione a fare la spesa alimentare e in farmacia per tutti quelli che me lo chiedevano, per evitare il più possibile di fare uscire di casa. Tra le 80 famiglie del condominio ce ne sono 30 di anziani soli: ho capito anche le difficoltà dei famigliari ad aiutarli. Mi hanno chiamato subito figli e nipoti per chiedere di seguirli. Niente di eccezionale per me, lo sanno bene le badanti a cui vado a dare una mano per non fare lasciare da soli in casa coloro che assistono o a spostare chi è allettato.”
“E’ il mio modo di lavorare. Io ci sono, sia per gli anziani, sia per i giovani del mio palazzo, in guardiola da 22 anni. Nel 2018 mi hanno fatto vincere l’attestato come portiere dell’anno che sono andato a ritirare a Roma insieme ad altri 20, selezionati su tutto il territorio nazionale. La gratitudine è il premio più importante per chi fa il mio mestiere. Adesso non c’è bisogno di cerimonie, ognuno deve fare quello che può per superare questo periodo che nessuno si poteva aspettare. Mi sono subito organizzato. Prima che ce ne fosse la reale necessità per la possibile presenza di casi positivi, ho fatto sanificare tutti gli spazi e predisposto i presidi minimi per garantire l’igiene quotidiano: gel all’uscita dell’ascensore e copertura con pellicola di pulsantiere, corrimano e maniglie. E’ una deformazione famigliare: mio padre aveva una ditta di pulizie come pure mia moglie. Il virus non ha potuto varcare la soglia del condominio e cerchiamo di mantenerlo lontano il più possibile.”
“Per questo mi occupo personalmente della consegna della spesa. I condomini chiamano al supermercato: se fanno il servizio mi portano le buste in guardiola, oppure vado direttamente a prenderle io e le porto con guanti e mascherine in casa. Per evitare che si agitino ed escano a prelevare al bancomat, anticipo spesso io il pagamento, poi, quando potranno, in sicurezza, mi ridaranno i soldi. Non è questo quello che conta ora. Non importa nemmeno se riceverò in ritardo lo stipendio: ma con quale cuore posso citofonare per chiedere di saldare la rata del condominio!”
“Ho la fortuna di avere la mia famiglia in salute, mia moglie che è la mia colonna e i miei tre figli che studiano, a tutti noi non manca nulla, posso aspettare. La serenità mi consente di non far mancare mai una parola, un sorriso un’attenzione anche ora che serve più di prima. Ogni mattina mi sincero che stiano tutti bene e scambio anche qualche battuta dal citofono con coloro che hanno bisogno di compagnia. Cerco di non lasciare mai incustodita la guardiola da cui controllo che si rispettino le regole richieste con discrezione. “Perché uscite in due?” ho chiesto ad una coppia che mi ha risposto, quasi fossi un vigile, che uno andava a fare la spesa e l’altra a prendere la pensione. Sono venuti due tecnici della telefonia, non li ho fatti entrare perché non avevano la mascherina: se avessero starnutito contro un condomino che passava mentre facevano il lavoro? Non mi posso permettere distrazioni per difendere le famiglie che sono come la mia. Sono riuscito a far riflettere chi aveva richiesto l’intervento: “Avete la linea? Aspettate a renderla più veloce che poi andremo di nuovo tutti più forte”.”
“Devo ammettere che si stanno comportando bene, anche i bambini e i ragazzi. E’ arrivato il messaggio che se ce la facciamo è una vittoria condivisa che ci consegnerà diverse lezioni. La prima è il rispetto per gli altri, in particolare gli anziani. Dalla mia postazione vedo che a volte ci sono figli e nipoti che si dimenticano di venire a trovare genitori e nonni, ora che non si può fare se ne capisce l’importanza e il valore. Sono preziosi, io ci scherzo e loro mi restituiscono un affetto che sono almeno dieci rate di condominio. Ogni Natale, il 23 dicembre, organizziamo una cena per stare tutti insieme, lo facevamo prima di questa pandemia e non vedo l’ora di ritrovarci. E’ la dimostrazione di quanto bene faccia la condivisione, senza chiedere nulla in cambio. Questo voglio trasmettere ai miei tre figli: ci si deve dare da fare per sé e per gli altri. L’ho imparato da mio padre Ciro, grazie al quale dopo aver perso il posto nel ristorante dove facevo il cuoco, 22 anni fa sono entrato a lavorare in questo condominio nel quale tutti sono una famiglia che il virus non colpirà.”
La traccia volante: aiutati che Dio ti aiuta.
praticamente sei il “Raffaele Giordano” dei Colli Aminei invece di Palazzo Palladini.
Complimenti per le tue lodevoli iniziative e “Forza Napoli”!!!
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