“Ai ragazzi che vengono a Via Tasso, ripeto spesso che il Museo è come il buco di una serratura da cui guardare il mondo. Da queste stanze si può scoprire la storia che è stata, analizzare quella presente e capire quella che verrà. Il 4 giugno 1955 è stato inaugurato, speriamo di riaprire presto, intanto festeggiamo insieme, online, il nostro compleanno.”
Il 4 giugno del 1955 il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi inaugurò il Museo storico della Liberazione in Via Tasso 145, nella stessa data, nella quale, 11 anni prima, Roma era stata liberata dall’occupazione nazi fascista. Una giornata e un luogo che racchiudono il senso della storia della democrazia del nostro paese. Sotto il comando del tenente colonello Herbert Kappler, nel palazzo, utilizzato come carcere dal Comando della Polizia di sicurezza, passarono circa duemila tra donne e uomini, partigiani, militari e cittadini comuni. Venivano portati, anche senza motivo, interrogati, detenuti e torturati, destinati al carcere di Regina Coeli, al Tribunale di guerra, alla deportazione, oppure, come accadde per molti, alle Fosse Ardeatine. Dopo il 1944, fu occupato da sfollati, finché negli anni ’50 la proprietaria donò allo Stato quattro appartamenti con l’esplicita clausola che vi si dovesse creare il Museo storico della Liberazione. Ispirato ai memoriali militari, e istituito come ente pubblico autonomo nel 1957, il Museo «ha per fine di assicurare al patrimonio storico nazionale la più completa ed ordinata documentazione degli eventi storici nei quali si concentrò e si svolse la lotta per la liberazione di Roma durante il periodo 8 settembre 1943 – 4 giugno 1944». Negli anni, migliaia di studenti, ricercatori, cittadini, non solo italiani, hanno visitato le celle di detenzione, mantenute ancora come furono lasciate dai tedeschi in fuga. Nelle sale espositive e nel prezioso archivio hanno ritrovato traccia del passato anche privato, recuperando la memoria dei propri cari. Nel 2010 il Museo ha rischiato la chiusura per mancanza di fondi, quasi si considerasse la storia conservata al proprio interno sacrificabile all’economia. Si è salvato e ha rilanciato le proprie attività, senza mai fermarsi a luogo di pura celebrazione del passato, anzi ha condotto e stimolato progetti di approfondimento e ricostruzione per rendere ancora più tangibile l’importanza di un legame attento con il presente e il futuro anche in connessione con realtà analoghe in Italia, in Europa e non mondo. Quest’anno, però, l’anniversario era di quelli significativi: avrebbe richiesto un festeggiamento con una certa solennità, ma il virus lo ha impedito. Nell’ attesa di poterlo fare dal vivo, si celebrerà online: da domenica 31 maggio a domenica 7 giugno, ricordando anche l’anniversario dell’avvento della Repubblica, sul sito www.museoliberazione.it e sulla pagina Facebook del Museo verranno pubblicate parole, fotografie, disegni e altre immagini, video, canzoni, inviate da tutti coloro che hanno avuto o sentono un legame forte con questo posto. A raccoglierli e leggerli ci sarà, anche Antonio Parisella, Presidente del Museo, Professore di Storia contemporanea all’Università di Parma e di Storia sociale urbana alla Lumsa di Roma. La sua traccia permette di ricostruire una parte fondamentale della storia che, da Via Tasso, continua a svegliare le coscienze e a intrecciarsi con quella di altri paesi. Nelle sue parole la prospettiva si apre a tutti gli approfondimenti possibili per cui sarà fondamentale tornare a frequentare le sale al più presto. ( L’immagine di copertina è un dono che Zerocalcare fece al Museo nel 2014 proprio per ricordare la liberazione di Via Tasso il 4 giugno 1944)
La traccia: passato, presente e futuro di un luogo di storia
“Stiamo ricevendo e mostreremo messaggi che dimostrano il rapporto che continua ad unirci a coloro che sono venuti o frequentano abitualmente il nostro Museo. Dai ragazzi delle scuole agli intellettuali, ai rappresentanti politici che seguono le nostre diverse attività. Ci ha molto colpito la chicca che ci ha donato il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli. Ci ha mandato un video che riprende la sua commemorazione di Luis Sepulveda durante la quale riportava la definizione del verbo “resistere” dalle parole dello scrittore cileno: “Ammiro chi resiste, chi ha fatto del verbo resistere carne, sudore, sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere, e vivere in piedi anche nei momenti più difficili”. Ne stanno arrivando anche altri che dimostrano perché sia importante, celebrare i 65 anni, anche se in maniera diversa, a distanza.”
“E’ una ragione intrinseca all’uomo e alle vicende che questo luogo rappresenta. Qui si pone l’attenzione su cosa leghi ciò che accadde tra il 1943 e il 1944 e i movimenti politici che si richiamano a quel periodo e proliferano in Europa. E’ una realtà che noi abbiamo sempre denunciato, riportando numeri e fatti. Non ci si rende conto che nel nostro continente ci siano stati più attentati con una matrice di estrema destra, rispetto a quelli legati al terrorismo islamico: la strage nell’isola di Utoya in Norvegia nel 2011, dove persero la vita decine di studenti, è un esempio tristemente tangibile. Chi si meraviglia e parla di attacchi improvvisi alla democrazia, ha poca memoria, per questo è fondamentale si ricordi ciò che è stato che per alcuni sta continuando.”
“C’è poi un motivo legato al mondo dei beni culturali per il quale è bene che si celebri la storia e il presente del Museo di Via Tasso: dimostrare come la nostra realtà sia inserita in un contesto molto più ampio di luoghi che non mantengono il ricordo della resistenza solo in termini di memoria di combattenti e reduci, ma preservano tracce importanti di quella che è stata la vita e la cultura italiana. Spazi che forniscono occasioni uniche per ricostruire cosa è stato il nostro paese e traghettarlo nel presente.”
Da Memoranea a Siti di coscienza
“Nel 2013 abbiamo avuto l’incarico dalla Presidenza del Consiglio di partecipare al censimento dei Musei della Resistenza: partivamo da una base di 60 posti, ne abbiamo individuati 130. Il progetto Memoranea ha portato al monitoraggio dei luoghi simbolo, già organizzati con percorsi espositivi, per l’inserimento in un portale. Questa l’attività che abbiamo condiviso con il Centro Studi Movimenti di Parma, tenendo conto delle indicazioni del Comitato per gli anniversari di interesse nazionale istituito nell’agosto del 2012.”
“Abbiamo costruito una mappa dalle Fosse Ardeatine a Sant’Anna di Stazzema passando per i tanti piccoli musei di montagna in Piemonte e sugli Appennini. Abbiamo scoperto storie di famiglia ed ecomusei. Spazi diversi nei quali ci si impegna, non solo a conservare la memoria, ma anche ad organizzare attività culturali, eventi aperti alla cittadinanza: penso al ricco calendario del Museo Cervi. Luoghi che fanno riflettere e si aprono agli artisti.
“Censirli ci ha fatto giungere a scoperte inattese, necessarie per affiancare alla gastronomia, che a volte sembra l’interesse principale nei percorsi culturali, la storia che non ci si aspetta. Ci siamo emozionati a ricostruire le tracce di Carlo Levi in Basilicata: ad Aliano, il museo nel quale sono raccolte le opere che ha donato al comune e la sua casa. Le case natali sono un’altra guida affascinante: da quella di De Gasperi a Pieve Tesino che è stata dedicata all’Europa, a quella di Gramsci a Ghilarza, sempre in Sardegna ad Armugia è da visitare la casa di Emilio e Joyce Lussu, combattenti, politici e intellettuali. Nella sua villa a Grazzano in Piemonte abbiamo invece scoperto come il general Badoglio avesse cominciato a creare il museo di sè stesso. In ognuno di questi posti si organizzano mostre, visite didattiche ma anche concerti e spettacoli.”
“Sono presidi vivi di memoria come siamo noi, felici di aver contribuito a raccontarli e renderli punti visibili di una rete che lega storie e prospettive. Come quella dei Siti di Coscienza, la International Coalition of Sites of Conscience, nella quale sono racchiusi siti storici, musei e monumenti dedicati a promuovere e proteggere i diritti umani in diverse regioni del mondo. Il Museo di Via Tasso c’è insieme a Soweto in Sudafrica, ai gulag in Siberia fino agli spazi nei quali si difendono i diritti degli aborigeni. L’idea di una storia condivisa è alla base del progetto che sta conducendo il Museo Nazionale della Seconda Guerra mondiale, il National WWII Museum di New Orleans. Stanno costruendo l’itinerario della Liberazione, per far ripercorrere le tappe degli interventi delle truppe americane in Europa: per l’Italia verrà segnalata Cassino e il Museo di Via Tasso.”
La finestra sul mondo
“E’ un’altra strada attraverso la quale continueranno a venire a visitare le nostre stanze e a studiare nei nostri archivi, studenti dall’Asia all’America: abbiamo delle Convenzioni con Università americane che mandano ricercatori per interi semestri. E’ una finestra dalla quale osserviamo i cambiamenti della politica nei confronti della storia e della società: in autunno doveva venire un architetto dal Brasile per realizzare uno studio sulla trasformazione delle carceri in luoghi della memoria. Ci ha scritto, comunicandoci che il governo Bolsonaro gli impediva di uscire dal paese e aveva abolito i fondi per i gruppi di ricerca impegnati all’estero. I legami con il passato ci portano inevitabilmente a pensare ai provvedimenti di Mussolini che portarono Enrico Fermi a trasferirsi negli Stati Uniti.”
“Ai ragazzi che vengono a Via Tasso, ripeto spesso che il Museo è come il buco di una serratura da cui guardare il mondo. Non mancano coloro che giudicano con scetticismo quanto si può trovare percorrendo le nostre sale, ma siamo ancora la fonte di scoperte pubbliche e private per la quarta generazione dalla fine della guerra, che ritrova qui tracce dei propri cari o del quartiere. La nostra storia è intrecciata a quella della città. Il due giugno metteremo online nel sito, tutto il frutto della ricerca del professor Giuseppe Mogavero, che ci ha lasciato da poco e aveva realizzato una mappatura delle lapidi che ricordano avvenimenti e personaggi legati ai mesi dall’estate del 43 fino alla Liberazione: “I Muri ricordano. La Resistenza a Roma attraverso le epigrafi ( 1943 – 1945). E’ un lavoro di ricostruzione della memoria che continua attraverso gruppi di ricercatori che così riescono a saldare il rapporto tra il passato e il presente della città.”
“In questa ottica, soprattutto nei mesi nei quali il virus ci ha costretti a stare fermi, ci siamo dedicati all’allestimento di una sala dedicata alle trasformazioni di Roma durante il fascismo. Un’osservazione che, partendo da quanto è stato modificato nel settore scientifico o in quello cinematografico, ha posto un’attenzione particolare alle borgate. Analizzandone le vicende abbiamo avuto l’evidenza di come la parte est della periferia cittadina sia stata la realtà più attiva contro l’occupazione nazi fascista. Abbiamo realizzato una carta dei bombardamenti su Roma: furono ben 57, l’ultimo alla vigilia della liberazione. Sono stati ritrovati documenti che attestano come proprio questo aspetto, spesso sottovalutato, fosse centrale per le sorti dei cittadini. Le donne raccolsero ben 4000 firme che consegnarono agli ambasciatori dei paesi neutrali presso la Santa sede per chiedere che si sostenesse la popolazione colpita, sia dalle conseguenze dell’oppressione nazi fascista, sia dai bombardamenti che andavano a colpire soprattutto le stazioni nelle quali sostavano i treni con i viveri e il vestiario che venivano così a mancare. Stiamo lavorando per far emergere questa realtà di Roma come pure quella legata alla rete clandestina delle organizzazioni assistenziali che mostrano quanto fu fondamentale il contributo delle donne, principalmente coinvolte in queste attività.”
“Stiamo pensando ad un riallestimento perché continuano ad emergere lati da approfondire e far conoscere, senza dover ricorrere ad investimenti in inquietanti esperimenti tecnologici. Penso che ci hanno proposto una ricostruzione virtuale dell’attentato di Via Rasella, abbiamo preferito investire nell’approfondimento delle ricerche sul DNA dei resti trovati alle Fosse Ardeatine. Insieme al Dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società dell’Università di Tor Vergata, all’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica, all’Ufficio storico della Polizia di Stato e all’Associazione nazionale famiglie italiane martiri (ANFIM), abbiamo costruito una piattaforma ViBiA (Virtual Biographical Archive), un archivio virtuale delle vittime delle Fosse Ardeatine, allestito grazie al finanziamento erogato proprio dall’Università. Si può trovare la schedatura di documenti per lo più inediti e la catalogazione di oggetti di produzione e provenienza diversificata (reperti e oggetti appartenenti alle vittime), che risiedono in un unico dossier virtuale anch’esso dotato di un set di dati biografici e storici. La ricerca continua: si sta completando il percorso per cui è stata restituita l’identità a coloro di cui vennero trovati solo pochi resti. Con l’Università abbiamo attive anche altre collaborazioni, come il corso di Archivistica che si svolge proprio al Museo.”
“In questo modo interpretiamo il senso della nostra resistenza che dal passato ci proietta al futuro che ci ha fatto superare anche le fasi più dure quando nel 2010 temevamo ci avrebbero chiusi. In quel periodo con il capogruppo alla Camera del PD Enrico Franceschini, tentammo di far passare degli emendamenti alla finanziaria che ci facessero arrivare dei fondi, purtroppo non vennero approvati. Non appena Franceschini diventò Ministro dei Beni Culturali venne a far visita al Museo e nella prima finanziaria riuscì a far approvare un budget annuale. In questo modo siamo tranquilli per le spese di gestione e possiamo partecipare ai bandi per i finanziamenti alle attività di ricerca. Si sono stabilizzati i rapporti con il Comune e la Regione.”
“Il Museo di Via Tasso è un luogo di memoria operativo, per questo stiamo cercando di capire come riprendere tutte le nostre attività in sicurezza. Trovandoci all’interno di un palazzo nel quale vivono anche delle famiglie, consideriamo difficile poter allestire un percorso in entrata e uno in uscita, dovremo per il momento riorganizzare le modalità delle visite di gruppo: diminuendo i componenti, dotandoli, oltre dei dispositivi previsti, anche di audioguide sanificate, del libro nel quale abbiamo raccontato la nostra storia e rimandando ai contenuti online attraverso i quali ci si potrà preparare o si potrà riflettere su quanto visto. Le prenotazioni delle visite non si sono mai fermate, proveremo ad accontentare tutti nel tempo.”
“Il direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, ci ha mandato un ritaglio del giornale originale nel quale si raccontava l’inaugurazione del Museo il 4 giugno di 65 anni fa, con tutte le istituzioni presenti. Un ricordo molto celebrativo di cui siamo grati, ma, soprattutto negli ultimi 30 anni noi ci siamo dedicati principalmente ad attività che ci permettessero di coinvolgere giovani, ricercatori, studenti in Italia e dal mondo. Al Museo hanno ritrovato i contatti con le proprie origini i pronipoti maori, nepalesi, indiani di veterani che hanno combattuto la Campagna d’Italia. Abbiamo gli emozionanti resoconti filmati o scritti delle classi che sono passate nelle nostre sale e hanno voluto fissare le sensazioni ricevute in raccolte o libri come quello di un Liceo di Isernia, uscito da poco. Questo è lo scopo a cui speriamo di tornare a dedicarci al più presto, per continuare a passare il testimone per la costruzione della speranza di un mondo realmente libero e democratico.”
La traccia volante: “Ammiro chi resiste, chi ha fatto del verbo resistere carne, sudore, sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere, e vivere in piedi anche nei momenti più difficili”. Luis Sepulveda
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