Perché oggi penso a Tania e la ringrazio

Non c’è dibattito sul femminicidio e non ci può essere con chi lo nega , ci sono valori come essere contro il razzismo, contro la pedofilia, essere contro il nazismo e il fascismo, essere contro il femminicidio che in questa nazione sono fondamentali. Non c’è nessuna pluralità di opinione che possa giustificare il sacrificio di tali valori, soprattutto per il giornalismo.”

tania passa

Ieri scorrevo i post su facebook e le notizie sui giornali: si susseguivano opinioni, appelli ad evidenziare come la giornata di oggi, non possa, non solo storicamente, ma anche per la tragica attualità, considerarsi una festa. L’8 marzo io l’ho sempre vista, grazie a mia mamma, come un’occasione per rivendicare diritti non per andare a mangiare la pizza con le amiche, in una società civile quello lo si può fare sempre. Ieri però ho sentito ancora più forte, anche dopo il profondo e interessante convegno di REAMA, un’ansia professionale di trovare le parole giuste per non tacere, per raccontare quanto stia accadendo, ma pure per mandare messaggi adeguati rispetto alla deriva culturale che ci travolge. Ed ho trovato il post di Loredana Cianfanelli che pubblicava un pezzo scritto da sua figlia Tania Passa, il 25 ottobre del 2012, per Articolo 21. Titolo : “Non c’è dibattito sul femminicidio”.

C’era tutto: la cronaca, l’indignazione, la resistenza, l’appello ai colleghi della stampa e agli intellettuali in generale a rispettare i valori che superano le opinioni.

(https://www.articolo21.org/2012/10/non-ce-dibattito-sul-femminicidio/?fbclid=IwAR3IXsq8ZDPUNShFCcDldYC5ko_Sn67DLNPo7FTvk80FW764clPmPQuQ7J0).

Tania ci ha lasciato nel 2013 per un maledetto tumore contro cui ha combattuto, senza mai dimenticare gli altri, anche in una battaglia così privata. La ricordo a scrivere per protestare contro la disparità di accesso alle cure, le prestazioni sanitarie non garantite, sempre con le parole giuste, senza cedere alla retorica.

Ho chiesto a Loredana se potessi condividere il post nel nostro profilo, ha acconsentito, ma mi è sembrato un gesto automatico da parte mia, che non desse il giusto peso a quanto questa giovane giornalista, pioniera della comunicazione online e dell’utilizzo dei mezzi multimediali, con uno sguardo così aperto e proiettato, avesse lasciato in eredità, a partire da questo pezzo. Ho deciso di provare ad accompagnare le sue parole.

Lo aveva scritto prendendo come spunto la richiesta ad un direttore di rispondere in merito ad un articolo sessista apparso nel suo giornale. La sua riflessione però si era spinta oltre ad interrogare un’intera categoria che, nel silenzio e nella superficialità dell’analisi, si rende connivente di un sistema che non riesce a far rispettare i diritti e la libertà delle donne.

Scrive Tania:

“Non c’è dibattito sul femminicidio e non ci può essere con chi lo nega , ci sono valori come essere contro il razzismo, contro la pedofilia, essere contro il nazismo e il fascismo, essere contro il femminicidio che in questa nazione sono fondamentali. Non c’è nessuna pluralità di opinione che possa giustificare il sacrificio di tali valori, soprattutto per il giornalismo. Purtroppo in Italia i valori non vengono prima delle opinioni, questo è il Paese in cui molti giornalisti e direttori egocentrici stanno distruggendo anche l’ultima briciola di civiltà e coscienza per far posto a un cinismo che mette spavento.”

Era il 2012, sono passati quasi 7 anni di titoli e articoli nei quali si è parlato di: “amori violenti” “raptus di gelosia” “bravi ragazzi trasformati in orchi” “donne fragili” “ragazze deboli”;  servizi e approfondimenti televisivi con uomini che giustificano la sottomissione delle donne; parole ed espressioni mirate a colpire la coscienza e a riportarla ad un medioevo delle idee e dei valori.

tania copertina 2

7 anni fa, Tania si indignava:

“ Come si fa a considerare più opinioni sui valori? E’ come se uno mettesse un post di Messina Denaro e poi di Borsellino. Non è pluralità, ma rendere opinabile la mafia. In Italia si paga con la vita il cinismo degli uomini . Ho bisogno di indignarmi ancora contro il cinismo maschilista che con leggerezza considera lecito avallare l’odio sessista , non lo si può scambiare per opinione.”

Nelle sue conclusioni, lasciava una traccia forte di impegno e di lotta:

“so tutto, non ho le prove, ma so chi sono i mandanti morali di tutti quegli omicidi: sono i tanti misogini come lei che messi nei posti di potere dell’informazione italiana possono influire sull’informazione del Paese, formare valori e disvalori fino a rendere opinabile e leggero ammazzare una donna. Provo vergogna per tutti voi per colpe che non potrete vedere mai a causa di una mediocrità sessista. Io però so tutto non ho le prove, ma lo so e voglio urlarlo a nome di Carmela e le altre 99 che in 10 mesi sono state già ammazzate.”

Sembra di vederla questa piccola, affascinante donna di Albano mentre scrive e si arrabbia. Concludeva con numeri che oggi crescono, giorno dopo giorno: la statistica non riesce a stare dietro alle percentuali delle donne vittime di violenza e di femminicidio.

Le tracce della forza, dell’impegno e dell’appello di Tania sono forti e proseguono anche in un premio, il premio giornalistico “Tania Passa. Cronache del femminicidio”, promosso dall’ Ordine dei giornalisti del Lazio, Fnsi, Usigrai, Articolo21 e Giulia Giornaliste (http://premiotaniapassa.it/).  Il tema della prima edizione è stato ‘Il racconto giornalistico della violenza sulle donne nel rispetto dei valori del Manifesto di Venezia (http://www.autoeditoria.it/2017/ManifestoVenezia/IMG/MANIFESTO%20DI%20VENEZIA.pdf.).Un decalogo che i rappresentanti della stampa italiana si sono dati proprio per cercare di rispondere a quella vergogna culturale a cui si richiamava Tania: non essere indifferenti, tenere alta l’attenzione, usare il linguaggio giusto. Il bando è rivolto oltre alla carta stampata e web, video, alle scuole di giornalismo. Penso che questo avrebbe reso felice Tania che ha presentato diversi progetti per l’educazione alla legalità, con un interesse continuo alle nuove generazioni.

 

Ho chiesto a Loredana di poter scrivere un giorno di più della sua Tania, lo faremo, ma oggi mi sentivo che fosse giusto, qui, dove provo a raccontare di chi lascia il segno, riportare il pensiero e la memoria di una donna che lo ha fatto e continua a farlo, ricordandoci che l’8 marzo non è una festa, ma una giornata per rivendicare i valori e la libertà delle donne con le parole giuste, come nel resto dell’anno.

Grazie Tania.

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