Laura avrebbe compiuto 17 anni: non c’è motivazione per accettare che non ci sia più, uccisa da un assassino senza assoluzione.

Nessuno provi a giustificare l’omicidio di una donna. Sembra assurdo ma nel 2019, anno in cui è avvenuto un femminicidio ogni tre giorni, è urgente ribadirlo. Bisogna gridarlo, scriverlo ovunque si possa. Zittire e cancellare, invece, dove ci si permetta di pensare e asserire il contrario. E’ una necessità culturale, intellettuale, umana perchè è ancora troppo diffusa la convinzione odiosa e insensata del “se l’è andata a cercare”. Striscia sottile, tra le righe di un titolo di giornale, quando per raccontare l’uccisione di una compagna, una moglie, una figlia, prova a formulare un alibi. “Lo aveva lasciato: non poteva accettarlo e l’ha uccisa”; “ la amava ma non era corrisposto e l’ha uccisa”; “si era innamorata di un altro e l’ha uccisa”. Si arriva fino al paradosso: “ha ammazzato sua figlia per vendicarsi di sua moglie.”
E’ ciò che ha continuato a leggere, a sentire, a percepire, Giovanna Zizzo, madre di Laura, dolcissima bambina di 11 anni, vittima della violenza insensata del padre che l’ha uccisa il 21 agosto di cinque anni fa. In quella mattina d’estate del 2014, nella casa di San Giovanni La Punta, aveva intenzione di eliminare anche gli altri tre figli. Senza pudore, si è trovato la giustificazione: “l’ho fatto per colpire mia moglie che mi aveva lasciato.” Una motivazione che per fortuna non è bastata per la legge, è stata confermata in Cassazione la condanna all’ergastolo, ma ha continuato a vagare nell’insensibilità ed ignoranza di una parte dei concittadini di Giovanna. Sguardi, mezze parole o frecce alle spalle l’hanno costretta a vivere nel silenzio, spesso sola, il dolore più acuto che si possa provare.
“Doveva accettare il tradimento del marito, essere infelice, così avrebbe salvato i suoi figli.” Questo il pensiero che in molti non si sono vergognati di esprimere, rivendicando la necessità che la donna accetti, per il quieto vivere di tutti, anche di una comunità, spesso silenziosamente connivente con un clima che genera tragedie della coscienza e dell’anima.
Oggi Laura compirebbe 17 anni, sua mamma non ha retto più. In virtù di quell’amore per cui non esistono parole abbastanza alte, ha chiesto rispetto per lei, per sua figlia e per la sua famiglia. Ha scritto una lunga lettera al Corriere della sera in cui ha dovuto rettificare che le vittime di questa terribile storia sono loro. Non è per niente scontato in un comune che non si è costituito parte civile nel processo; dove si è bocciata una mozione che chiedeva l’impegno a costituirsi parte civile in eventuali altri procedimenti che riguardassero la violenza sulle donne; nel quale non si è organizzata una manifestazione, istituito un premio, dedicato una stele, un monumento per ricordare quella giovane donna meravigliosa, martire di un mostro. Solo un albero è stato piantato dai compagni di classe nel giardino della scuola: mai curato, è stato abbandonato, come pure la piccola targa finita, distrutta, in un campo di calcio.
Le tracce di Laura sono innumerevoli nel cuore di Giovanna, dei suoi fratelli e di tutti coloro che l’hanno amata, ma sarebbe importante che fossero impresse nei luoghi in cui ha vissuto, estese anche a chi non l’ha conosciuta, perchè non si perda memoria di una storia bella, interrotta da un incubo da cui non ci si può svegliare. Un monito non solo verbale affinchè non possa più accadere.
Simona Lanzoni, vice presidente Fondazione Pangea Onlus e coordinatrice Reama, rete per l’empowerment e l’auto muto aiuto per le donne che subiscono violenza e per i loro figli, ha rivolto una richiesta diretta, che deve essere condivisa, per tentare di acquisire forza nel pretendere una concreta risposta.
“Facciamo appello all’attuale sindaco e a tutta l’amministrazione comunale perché prenda posizione, in primis contro questa gogna che Giovanna deve subire quotidianamente, dichiarando apertamente da che parte sta e assumendo tutte le iniziative necessarie a ricordare la storia di Laura nei modi dovuti per sensibilizzare le coscienze degli uomini e delle donne. Ma ci rivolgiamo anche alla parte buona del paese, che sappiamo essere tanta, perché prende pubblicamente le distanze da chi, ancora oggi, dimentica chi sia la vittima.”
Laura avrebbe compiuto 17 anni: non c’è motivazione possibile per accettare che non ci sia più, uccisa da un assassino senza assoluzione.
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