“Ho deciso di rimanere a Milano, ma non giudico chi è partito. Quando si ha paura non si riesce a pensare: il virus spaventa tutti. Lontani dalla nostra, ma chiusi in casa, non rimane che trovare il modo per superare nel miglior modo il presente e costruire il futuro: sarà difficile, ma bellissimo.”
E’ stato un istinto a cui non è seguito il freno della ragione. Prima che venissero ufficializzate le disposizioni che rendevano tutta l’Italia zona rossa, domenica 8 marzo, in tanti hanno preso treni, auto e aerei per ritornare dal nord al sud. La paura di dover affrontare l’influenza soli, senza la vicinanza della famiglia, ha prevalso sulla riflessione di quanto potesse essere rischioso portare con sé anche il contagio. Molti, che però hanno fatto meno notizia, si sono fermati e, proprio per amore dei loro cari e della loro terra, hanno deciso di rimanere. Mary La Targia, performer palermitana, pur con il biglietto aereo già prenotato da tempo, non ha preso il volo da Milano. Ha deciso, d’accordo con i suoi genitori e con i coinquilini, siciliani e pugliesi, di aspettare e vivere questo periodo, costruendo progetti futuri in una casa distante centinaia di chilometri dalla propria. I timori per il destino professionale di una categoria poco tutelata restano, ma è di più la voglia di tornare a sentire i raggi del sole isolano, riabbracciare la nonna ottantenne e regalare un sorriso agli ospiti del Villaggio Albatros, dove Mary fa l’animatrice che è certa, garantirà una stagione serena anche a chi riprenderà finalmente a lavorare. Oggi è la giornata mondiale del Teatro, la traccia di Mary è anche un piccolo contributo per essere vicino a chi, appena sarà possibile, donerà di nuovo emozioni sul palcoscenico.
La traccia: la responsabilità di una scelta
“Sono arrivata a Milano quattro anni fa da Palermo per frequentare l’Accademia “SDM Scuola del Musical”. Mi sono diplomata e da due anni faccio la gavetta come performer: ballo, recito, canto. Dal 10 novembre eravamo in scena con “La Fabbrica del cioccolato” alla Fabbrica del Vapore. Dovevamo continuare fino all’8 marzo, invece il 23 febbraio abbiamo fatto l’ultima replica, solo intuendo che potesse esserlo. Era domenica, avevamo la pomeridiana, altre produzioni si erano già fermate e teatri avevano chiuso. Alla fine di quello spettacolo avevo le lacrime, quasi sentissi quanto stesse per accadere.”
“Avevo prenotato il biglietto aereo per scendere a casa il 14 marzo. Finite le repliche, potevo stare con la mia famiglia un paio di mesi prima dell’inizio della stagione al Villaggio Albatros a Marina di Lesina in Puglia dove faccio l’animatrice – cantante. Già quella domenica, il 23 febbraio, ho iniziato, però, ad avere dubbi. Stavo bene, ma avevo frequentato luoghi affollati e poi mi sono chiesta: se fino alla partenza sto chiusa in casa, ma poi nel percorso verso l’aeroporto dovessi entrare in contatto con qualcuno malato? Se fossi asintomatica? Potrei portare il virus giù? Le domande che mi ponevo e che condividevo con i miei genitori, sono aumentate nel corso dei giorni.”
“Sono legatissima alla mia famiglia e alla mia terra. Appena posso scendo. Verso marzo poi sento il richiamo del sole e del mare ancora più forte. Proprio questo amore mi ha fatto decidere di non rischiare. A casa, a Palermo ho anche mia nonna che ha 80 anni, non potevo pensare di infettarla. Non giudico, però, chi è sceso. E’ stato la prima reazione istintiva di tutti quando è girata la comunicazione delle nuove restrizioni. Quando si ha paura, si vuole la mamma, figuriamoci se non si sa nemmeno quali siano le sensazioni che stiamo provando. In pochi secondi, anche io ho ipotizzato di partire da sola in macchina e poi mettermi in quarantena, appena arrivata. Ho respirato, però, e mi sono confrontata con il mio coinquilino, palermitano come me. “Non possiamo far stare male tutti!” Ha prevalso questo timore sugli altri e abbiamo deciso di restare.
Conosco chi è andato senza mettere in nessun modo a rischio i propri famigliari o concittadini, chiudendosi in casa, evitando qualsiasi contatto. Noi abbiamo fatto un’altra scelta che è stata accolta con orgoglio da mia madre e mio padre. Avrebbero voluto assolutamente avermi con loro, ma hanno capito. Non sono tranquilli: se non rispondo al terzo squillo della seconda telefonata della giornata si spaventano, ma sanno che ho la forza per reagire e superare anche questo periodo.”
“Per fortuna in casa siamo in quattro, ognuno geloso della propria indipendenza, ma capita di ritrovarci a fumare una sigaretta sul balcone, a guardare la gente che non c’è per strada e scambiarsi battute sul nostro stato d’animo. Non ho certo perso il mio spirito organizzativo, come quando ho creato una “spa” nel bagno con la musica adatta, le luci al led e le candele. Viviamo le atmosfere di una Milano che non ci saremmo mai aspettati di vedere. Le poche volte che si esce a fare la spesa, non si incontra quasi nessuno, se accade si ha quasi paura, con l’ansia massima di emettere un solo colpo di tosse. Gli unici rumori sono le sirene delle ambulanze.”
“Passiamo la giornata nelle nostre stanze, sicuramente stiamo approfittando pure per conoscerci meglio tra di noi. Cerchiamo di non pensare troppo al futuro professionale oppure dallo sconforto sarebbe difficile salvarsi. Il nostro lavoro era una tragedia già prima del virus, siamo una categoria per niente tutelata. Ogni anno, in questo periodo, iniziano le audizioni per le produzioni della stagione successiva che già non sono molte. Ora è tutto rimandato, rischia che in tempi brevi non si riescano a preparare gli spettacoli: a settembre, molto verosimilmente, saremo senza lavoro. Riapriranno i negozi ma noi saremo fermi almeno un anno.”
“Cerco di essere ottimista, quindi sto lavorando con il gruppo del Villaggio Albatros. Ogni giorno ne animiamo uno virtuale con dirette, balli di gruppo e baby dance online. Stanno arrivando delle prenotazioni anche per quello reale, per cui stiamo preparando coreografie e spettacoli che speriamo di poter fare, dal vivo, questa estate. Dovrei partire il 18 maggio, ma la vedo dura, puntiamo almeno su luglio e agosto.
Voglio pensare che presto tutto finirà, bene. Spero che non aumentino i contagi giù, perché conosco la situazione: temo non ci siano risorse e strutture adeguate per rispondere all’emergenza. Quando la paura aumenta, chiamo la mia famiglia, scherzo con i miei coinquilini e cerco di trovare la gioia in quello che sto facendo a casa: dalla “spa” in bagno alle lezioni di balli di gruppo online.”
La traccia volante: Il segreto della felicità non è fare tutto ciò che ti rende felice ma essere felice di tutto quello che fai.
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