“Tanti stanno facendo la pizza in casa, ma noi abbiamo continuato a consegnare le nostre. Per Pasqua aggiungeremo un pensiero che manifesti l’affetto verso i nostri clienti. Ognuno deve dare un proprio contributo per dimostrare che insieme si può ricominciare nello spirito giusto.”
Una delle città simbolo dei colpi subiti da turismo del nostro paese è sicuramente Venezia. Prima l’alluvione che ha danneggiato negozi, ristoranti, bar e allentato l’afflusso dei visitatori, poi il blocco totale di questi mesi. Servirà uno sforzo in più ai veneziani per riprendersi, ma in molti non vedono l’ora, in sicurezza, di poter ricominciare. Chi conosce bene il senso di questo verbo ed è abituato a non far mancare il proprio contributo dove serve è Maurizio Toffoli, il pluripremiato pizzaiolo del Lido ( Punto Pizza da Maury). Pure in tempo di coronavirus non si è tirato indietro: badando a non mettere in difficoltà i suoi collaboratori, ha continuato a impastare e consegnare la bontà delle sue pizze ai clienti. Per Pasqua porterà loro un pensiero in più: un grande uovo che potranno vincere i tre più fortunati. Nessun costo o biglietto per partecipare, basta lo scontrino. E’ il modo con cui Maurizio ha deciso di affrontare questa ennesima sfida, con lo spirito con cui da quattro anni fa volontariato per i piccoli pazienti del reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale di Padova. Non ha smesso di credere che insieme, rispettandosi e volendosi bene, si possa affrontare ogni avversità. Questa la sua traccia per ringraziare sia i suoi tanti colleghi che non hanno spento il forno, insegnando a molti di noi quale debba essere il sapore vero della pizza, sia i riders che stanno continuando a portarci a casa uno spicchio di normalità.
La traccia: non solo pizza
“Ci hanno lasciato andare avanti e abbiamo continuato a lavorare. Abbiamo lasciato il Banco, che ci manca e ci siamo dedicati soprattutto all’asporto, usando tutte le accortezze necessarie. Ho chiesto ai ragazzi se se la sentivano di continuare, non hanno avuto dubbi. Mi sono tolto qualcosa io per pagare le tasse, ma ho fatto in modo che a loro non si intaccasse il regolare stipendio. Noi piccoli artigiani stiamo portando avanti una parte importante dell’economia italiana.
Venezia quest’anno è stata colpita in maniera incredibile dalle avversità: prima l’alluvione e poi la pandemia. Noi siamo al Lido, ma ho molti amici con attività in centro che mi descrivono i luoghi più belli del mondo come spettrali, vuoti, anzi purtroppo non mancano gli sciacalli che approfittano della situazione per rubare nei negozi chiusi.”
“Lo spirito giusto si deve far sentire, invece, proprio in questi momenti di difficoltà: non mollare, nel rispetto degli altri, sia colleghi, sia clienti. I nostri sono rimasti affezionati. Ci sono molti che hanno cominciato a farsi la pizza da soli, un paio mi hanno chiesto consulenza. Mi fanno sorridere perché penso a quanto mi raccontava mia nonna sulla guerra, quando ognuno si arrangiava a modo proprio. C’è però chi è rimasto fedele al nostro impasto. Sono soprattutto le famiglie che vivono qui al Lido che ovviamente ordinano meno pizze del solito, quando il sabato c’era la fila fuori dal locale.
Non importa, ho voluto dedicare un piccolo gesto di affetto e riconoscenza per questa Pasqua che sarà un po’ tristina. L’idea me l’ha data un amico del mio paese nel Cadore. Ho chiesto al mio fornitore di farmi avere tre belle e grandi uova di cioccolato che regaleremo a chi verrà sorteggiato nell’estrazione di sabato sera. In pratica metteremo ogni copia della comanda fatta in una scatola e pescheremo: ai tre più fortunati arriverà un pensiero dolce e gustoso da parte nostra. C’è chi credeva bisognasse pagare un biglietto, non è il momento di chiedere altro, si deve contribuire, per quello che si può, a rendere l’atmosfera meno pesante.
Si spera in un ritorno a breve a quella che non sarà, però, per molto tempo la normalità a cui siamo abituati. Sono quattro anni che collaboro con la Fondazione Città della Speranza. Quando vado dai bambini ricoverati nel reparto di oncoematologia pediatrica, per insegnare loro a fare la pizza, sono abituato a coprirmi come ora devono fare tutti, guanti e mascherina per evitare di veicolare batteri da fuori. Credo, o meglio, spero che questa situazione che si è verificata, restituisca al maggior numero di persone, le sensazioni che provo ogni volta, entrando e uscendo dall’ospedale. Capire cosa significa essere isolati e allo stesso tempo apprezzare la qualità della vita fuori. Se pensiamo a come la natura abbia ricominciato a vivere, a respirare, dovremmo ragionare sul rispetto che è necessario tra le persone e con l’ambiente che ci circonda. Oltre a queste conferme, un’altra è stata fondamentale per me ed è la stima profonda per medici ed infermieri. Loro sì che non hanno mai fatto mancare il loro prezioso sostegno alla comunità.”
“Se si riuscirà ad essere consapevoli di quanto questa esperienza ci stia insegnando, si ricomincerà con uno spirito diverso. Lo vedo già ora nelle file ordinate davanti ai supermercati, non c’è più quell’ansia, dettata dalla fretta con cui trascorrevamo le nostre giornate. In pizzeria borbottavano per un minuto in più di attesa.
Dalla nostra prospettiva, aspettiamo che ci spieghino come poter riprendere un contatto diretto con i clienti. Mi sento comunque più fortunato degli amici ristoratori a cui servirà un cambiamento totale di spazi e tempi. Riprenderemo a servire la nostra pizza al banco, ma nel frattempo non fermiamo le consegne comprese quelle speciali per Pasqua. Speriamo che nessuno in casa scopra i segreti dei nostri impasti, così la gusteranno e apprezzeranno ancora di più.”
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