Ezilda fa inciampare nella realtà

“Rimango dell’avviso che la Scuola deve, coltivando il paradigma dell’impermanenza, fornire costantemente agli alunni, attraverso le discipline di studio, la possibilità di coltivare orizzonti di senso e costruire strumenti perchè ognuno trovi la propria strada.” 

ezilda makkox pagella 2.pngPiù vado avanti nell’impegno di aprire una piccola finestra sul mondo, più scopro prospettive che fanno ben sperare sull’orizzonte. Spesso arrivano dalle scuole, luoghi spesso criticati per lo stato di incuria strutturale e di rassegnazione salariale dei docenti. Trovo invece proprio tra corridoi, aule e laboratori di istituti di vari indirizzi e in diverse città, la cura dell’attenzione e della speranza. Se ne occupano presidi, insegnanti, collaboratori che offrono agli studenti, dai più piccoli ai liceali, idee alternative, semplici eppure innovative, per entrare nella realtà attraverso lo studio. Una di loro è sicuramente Ezilda Pepe, dirigente del Liceo Scientifico Mangino di Pagani in provincia di Salerno. I giornali si sono occupati della sua scuola all’indomani della giornata della memoria, perché, d’accordo con gli altri insegnanti, aveva voluto mettere una pietra d’inciampo all’ingresso dell’istituto per ricordare il ragazzo di 14 anni del Mali, morto nel Mediterraneo, con la pagella cucita nella tasca. L’immagine era girata in rete nella toccante riproduzione disegnata di Makkox: il racconto visivo del disperato tentativo, comune a migliaia di ragazzi, di raggiungere l’Europa per continuare un progetto di vita che riparta proprio dalla studio. Ezilda però, che evoca personaggi epici già nel nome, non si limita a gesti che non pensava raccogliessero tanta risonanza, il suo è un lavoro quotidiano, prezioso, a creare scenari che possano coinvolgere gli studenti attraverso diverse discipline in una battaglia culturale contro l’ignoranza e l’indifferenza che generano il buio della violenza. Lo stesso giorno della posa della pietra, nel Liceo si metteva in scena lo spettacolo teatrale “C’era una volta una nave”. La memoria di tragedie passate si incontrava con il presente del barcone dei migranti, attraverso percorsi coerenti costruiti con le materie curriculari, storia, filosofia, arte unite ad esperienze di vita come un progetto di integrazione che i ragazzi hanno condotto negli anni passati con un centro per richiedenti asilo, da poco smantellato. Ezilda mi ha emozionato con il racconto, sospeso tra latino e italiano, di quella che è una missione determinata e appassionata che fa entrare altro vento buono nella piccola finestra sul mondo

 La traccia: la scuola come scenario

ezilda in piazza

“Ho scelto lettere classiche per passione, ma anche perché ritenevo non avrei mai potuto conseguire la laurea in medicina, che sarebbe stata il presupposto per poi studiare per fare la psicanalista, altra mia aspirazione. Considerata la mia assoluta incapacità di comprendere le discipline scientifiche (credo di essere discalculica, ma nei primi anni 70 si era semplicemente “ciucci in… “), ho compensato, trovando grandi docenti nelle discipline umanistiche al Liceo che mi hanno consentito di costruire e consolidare la mia “bibliopatia”.”

“Dopo la laurea, il prof mi pubblicò un estratto della tesi e mi propose di continuare a lavorare con lui. La “fortuna” ,che  è “vox moedia”, volle che fossero banditi immediatamente i concorsi a cattedra cui partecipai. Passione e ragione( quest’ultima a giorni alterni), mi hanno condotto a una pratica di insegnamento all’insegna del motto “ Litterae non dant panem, sed vitam servant”.

La letteratura come strumento per comprendere le ragioni degli altri, esercizio di democrazia, e insieme spazio per coltivare la bellezza .

La skolè e gli scenari

“Ho mantenuto fermo l’orizzonte di attesa, il più alto possibile, ma ho sempre lasciato la possibilità di rispondere in base alla specificità, nella convinzione che lo spazio della Scuola (orgogliosamente con la S maiuscola) sia e debba essere skolè.”

“Ho cambiato mestiere nel 2010/11 e ho fatto esperienza nella Scuola Media, sempre nel mio paese Pagani, in provincia di Salerno, dove ho avuto modo di conoscere tutti quei ragazzi che, al Liceo in cui insegnavo, lo stesso in cui lavoro oggi,  non accedevano. Questo sguardo nuovo mi ha fatto scoprire un aspetto che avevo fino a quel momento “ agito” , ma non compreso, cioè la necessità di far passare la conoscenza anche attraverso il corpo. Gli allievi più difficili, e ce ne erano con storie familiari dolorose, avevano bisogno di essere toccati, prima che nella mente, nel cuore, anche passando attraverso un contatto, un abbraccio, una carezza.”

ezilda liceo mangino“Oggi, per mandato istituzionale, tutti i giovani hanno diritto a una formazione di qualità ed è sempre maggiore il numero di alunni “ non scolarizzati”, espressione abusata di coloro che non hanno ancora compreso la necessità di accompagnare sul cammino della conoscenza. Ci sono le prove INVALSI, gli Esami di Stato etc., questo ossimoro in cui la Scuola si deve muovere, per fare coincidere qualità e quantità, è una mission impossible, un doppio vincolo batesoniano che produce l’attuale schizofrenia, in cui tutti hanno torto perché ognuno ha le sue ragioni.”

“Rimango dell’avviso che la Scuola deve, coltivando il paradigma dell’impermanenza, fornire costantemente agli alunni, attraverso le DISCIPLINE di studio, la possibilità di coltivare orizzonti di senso e costruire strumenti perchè ognuno trovi la propria strada.”

“Il mio mestiere obbliga  a curare gli “scenari”, quindi mi sforzo che vengano attuate progettualità condivise. La mia idea è che non devono esserci progetti , ma che la Scuola sia il risultato di una progettualità comune, per questo ho spinto che a Pagani si cominciasse a costruire un curricolo verticale locale, dall’infanzia alle superiori, con un protocollo d’intesa firmato a novembre che vede l’azione condivisa del Comune e, a mano a mano, di tutti portatori d’interesse. Per ora siamo all’anno zero e stiamo facendo formazione sulle Avanguarde Educative alle Scuole di Pagani grazie a docenti del Liceo.”

ezilda la memoria“Come è nata l’idea della pietra di inciampo dedicata al bambino del Mali? E’ stata mia e delle docenti che hanno curato l’attività didattica per scenari all’interno dell’orario curricolare. Mi aspettavo una sensibilizzazione interna, ma non una risonanza come quella che si è configurata, un auspicio questo positivo. Credo che la sensibilità sia anche il risultato di un processo di conoscenza e la sensibilizzazione una naturale ricaduta.” 

La traccia volante: Un motto da vecchia latinista “ Dum docent discunt, dum discunt docent”

( quando insegnano imparano, quando imparano insegnano)

 

 

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